top of page

L'EVENTO

La Cavalcata Carsica è, per definizione ormai, una “gara non gara” che si tiene ogni anno lungo il sentiero 3 (o Alta Via del Carso) che attraversa tutto il Carso Triestino, lungo il confine con la Slovenia, partendo da Pese per arrivare a Jamiano, in provincia di Gorizia.
Il percorso misura 53 km: mulattiere larghe, sentieri stretti e pieni di rocce con qualche tratto di asfalto. Il panorama è molto vario con la vista sui monti della Slovenia (Nanos, Taiano), la vista sul mare quando si arriva nei pressi dell’Hermada. Un percorso che permette di apprezzare la ruvida bellezza del carso. Si sfiorano le “vette” del carso: Concusso, Orsario, Lanaro, M.te dei Pini, Hermada; nulla a che fare con le gare in montagna ma le salite non mancano. Alla Cavalcata possono partecipare sia i corridori sia che i ciclisti: i primi partono alle 7.30, i secondi alle 8.00. 
Ci si trova ogni anno alla prima domenica di dicembre, poco prima del ex valico confinario di Pese (parcheggio del ex-albergo Touring): si dà il proprio nome e cognome ai due volontari che, da anni, si preoccupano di registrare i partecipanti… e via, si è iscritti; non ci sono coppe, medaglie, pacchi gara e menate varie.
Sul libro “Carso di Corsa” (Transalpina Editrice, autori Fabio Fabris e Mauro Santoni) c’è un intero capitolo dedicato a questa gara, cara a tanti runners triestini. La “prima edizione” di questa gara risale al 87, quando un gruppo di amici decide di correre tutta l’Altavia del Carso. Giusto per capire di che cosa si tratta vi riporto il racconto di Pollo (nikname sul forun di Spirito Trail):

"Già il nome è intrigante, non è Ultra Raid Trail Tour, ma un’inusuale “Cavalcata”, che dà tutto il senso di una corsa epica e definitiva, l’altopiano carsico tutto d’un fiato, da Pese, sopra Trieste, a Jamiano, sopra Monfalcone. Niente reclam, niente sponsor, niente organizzazione, niente pettorali, niente assistenza, solo un sentiero con i segnavia rossi e bianchi del CAI, con il numero tre qualche volta evidente e altre no, a dipanare un filo che scorre in un ginepraio di tracce, stradine, sentieri, doline, radure, boschi e roccette. Non cercatela su internet o nei calendari gare, non la troverete, presentatevi semplicemente alle sette del mattino al valico confinario di Pese e, come da ventidue anni a questa parte accade, non sarete i soli. Per le iscrizioni due maturi cronometristi, imbacuccati per il gelo mattutino, sul retro di un vecchio furgone volkswagen prendono nota di nome e cognome dei partecipanti. Briefing da un altoparlante fissato sul tetto del furgone, pochi minuti prima dello start alcune indicazioni sul percorso in triestino stretto: “muli, el sentiero xe segnado, ma atenti ai bivi, normalmente se va a sinistra, ma qualche volta anche a destra, oggi poi xe sol e xe facile, la corsa va verso ovest, quindi el sol lo gavé o in schiena o a sinistra, se ve lo trovè in fronte gavé sbagliado e dové tornar indrio”. Campagna io non getto i miei rifiuti: “muli, lassé el Carso come lo gavé trovado, quindi cartine e butiliete tegnile con voialtri, poi al massimo le lassé sull’asfalto dove se traversa, che noi ingrumemo le scovaze e le portemo via”. Alle sette e trenta lo start per i runners, quest’anno record con ottanta presenze, cui seguirà alle otto quello per una cinquantina di bikers.
La partecipazione è trasversale, escursionisti e alpinisti che chiudono la stagione assieme ad atleti da strada, anche forti, che provano l’emozione del trail sulla lunga distanza, sfida all’ultimo metro con se stessi o con gli avversari di club e scampagnata tra amici, gente che viene dalle ultra a godersi l’ultima passeggiata fuori porta e animali da mezza maratona che provano a superare i propri limiti. Lo spirito è quello giusto, amicizia e sana competizione, goliardia e amore per la natura. Per questa corsa potrebbe calzare a pennello l’acronimo TAA: trail autogestito agonistico.
Il tracciato percorre integralmente l’Alta Via del Carso Triestino, cinquantatre chilometri lungo il confine tra Italia e Slovenia, in un continuo saliscendi per un dislivello positivo totale di circa millecinquecento metri, senza salite importanti e raggiungendo si e no i settecento metri di quota. Pur essendo a pochi chilometri dalla civiltà, l’ambiente è selvaggio, a tratti anche aspro, e alterna boschi meditativi a squarci di grandi panorami verso il mare del golfo di Trieste e, sul lato opposto, verso le vallate e le alpi innevate della Slovenia. Per chilometri e chilometri non si incontra niente e nessuno, solo boschi di piccole querce e di pini marittimi, brevi tratti di prato con animali al pascolo, verdi e umide doline, pietraie riarse dalla bora, vecchi cartelli e cippi di confine, asfalto praticamente zero, come ha detto qualcuno “è un’indigestione di carso”. Pochi i passaggi per piccoli centri abitati, Grozzana, Monrupino, Medeazza, o in attraversamento alle strade asfaltate che portano ai valichi di Basovizza, Fernetti, san Pelagio, dove i locals ricevono assistenza da amici e parenti mentre chi corre in autonomia tira dritto con il camel sobbalzante sulle spalle. Punti cospicui sono il monte Concusso, il monte Orsario, il monte Lanaro, la sella del Mercoledì ed il monte Ermada. Il terreno è vario, tratti di carrareccia più o meno manutenuta si alternano a sentieri dal fondo molto tecnico, in cui la corsa diventa durissima perchè la facile pendenza invita ad allungare la falcata, ma ogni passo nasconde un’insidia. La segnatura è buona, anche se bisogna restare concentrati, soprattutto nei tratti scorrevoli, dove alla minima disattenzione si può perdere il bivio da cui si stacca il piccolo sentiero da seguire, e si finisce col tirare dritto. E’ proprio un bel correre, volendo in compagnia, ma anche in beata solitudine per chi preferisce così. Per molti tratti lo sguardo è a “fuoco corto”, ad osservare il sottobosco, i segni, le tracce o ad inseguire pensieri, poi inaspettatamente dietro un angolo il paesaggio si apre e la vista si allunga, ora a cercare punti riconoscibili del golfo, ora a capire le valli e le montagne dell’ignoto sloveno.
Verso la fine, con la stanchezza che oramai si fa ben sentire, si vede dall’alto il paese di Jamiano, una lunga discesa e poi poche centinaia di metri di risalita da un vallone, e dove la carrareccia muore sull’asfalto i due cronometristi fermano il tempo e annotano il nome. Niente striscioni, niente docce, niente premiazioni, niente mezzi per rientrare alla partenza, solo un pentolone di the cui provvede un generoso volontario, un paio di lattine di Lasko pivo ghiacciata lasciate da un benefattore su un muretto e grandi chiacchiere e commenti tra gente che si cambia all’aperto. Aria di festa da fine stagione, cordialità triestina, e alle quindici i cronometristi sbaraccano, chi non è riuscito ad arrivare in tempo si arrangerà, d’altronde “col sol in fronte” in qualche chilometro si è di nuovo nella civiltà. La Cavalcata Carsica si chiude così, senza clamori, in piacevole clima di amicizia e con dentro la sensazione di aver ancora una volta concluso un viaggio. Tra qualche giorno in un oscuro angolo del sito del Marathon Club Alabarda di Trieste ci saranno le classifiche e forse il Piccolo avrà pubblicato un trafiletto, niente di più. Semplicemente stupendo."

​

// LUNGHEZZA: 53 km
// DISLIVELLO +: 1.300 m
// PARTENZA: Prima domenica di dicembre
// TEMPO LIMITE: Nessuno

​

IL RACCONTO DI NAZARENO (Fonte sito Runningforum.it)

​

CAVALCATA CARSICA 2016: IL PRIMO AMORE NON SI SCORDA MAI

Ci sono momenti, eventi particolari, nella vita di ognuno che segnano inevitabilmente, l'inizio, la fine o il cambio di rotta di un percorso.
A dicembre 2012, senza alcuna preparazione oggettiva, dopo soli 7 mesi dal mio ritorno alle corse, mi misi a fare 50k nei boschi, la mia prima Cavalcata Carsica. E fu amore a primissima vista.
Non sapevo che di lì a poco, gli obiettivi agonistici e non solo, si sposteranno per la maggior parte sui sentieri, sulle rocce, sui pendii sempre più duri. In poche parole: Trail Running. Una folgorazione, che però ebbe maturazione lenta, più facile migliorarsi su strada, meno sui sentieri...senza ripercorrere passo dopo passo le mie fasi, la Cavalcata per me è più di una gara. E' una festa di iniziazione, che di lì a poco ha preso sfumature di apprendistato e via via di dottorato. Migliorando il tiro e cercando di limare sempre qualcosa al crono precedente. 50k circa di carso doc al 100%, veloce, ma infido, roccioso e tortuoso, tanti strappetti, circa 1320m di D+ spalmati su varie colline/montagnole con nomi caratteristici, talvolta quasi fiabeschi.
Il carso va domato, sembra placido, quasi inerte, ma con il passare dei km, i piedi non rispondono più così bene ai comandi, gli appoggi non sono più così puliti, le rocce ogni tanto fanno male, si insinuano nel sistema limbico e attivano paure ancestrali...insomma quello che poteva sembrare abbastanza semplice diventa km dopo km più difficile, più aspro.
La Cavalcata Carsica del sentiero 3 è un condensato di tutto ciò.

40 giorni di preparazione per uscire da una situazione difficile post prima 24h e via a caricare i muscoli, di velocità, salite, ricognizioni, giri misti, dislivello...40 giorni intensi, dove la volontà di arrivare al top c'è eccome...
L'ultima ricognizione, i preparativi, ci siamo. Siccome "la gara", è da sempre, un Ultra trail autogestito agonistico, tutto deve essere preparato in autonomia, comprese macchine alla partenza e all'arrivo, per chi non vuole assistenza nel mezzo, come il sottoscritto, portarsi l'occorrente per sopravvivere a questi 50k a canna e così via...

Dopo il rituale dell'iscrizione del nome e cognome sul furgone, dove due ampie e lunghe file di persone si dividono (una che fa riferimento ai podisti e una ai ciclisti) e si affacciano verso i due furgoni, dove "i pionieri", i vecchi ultrarunner che inventarono per gioco questo evento, mettono nero su bianco chi ne vuole fare parte.

Mi scaldo un pochino, sono vestito poco, torno giusto giusto in tempo e da una fredda come sempre Pesek, via...si parte e parto a bomba, con me il socio Gabriele e dietro a noi tutti quanti. La partenza è strong, la prima salita sul pratone la prendo decisamente a bomba...i primi km volano via veloci e con me c'è anche Enrico Viola. Al km 2 sulla prima discesa tecnica, nel momento in cui il signore del 3, Paolo Massarenti, ci raggiunge, Gabriele prende una brutta storta che dopo uno scricchiolio prende i toni di un urlo, sono in discesa rallento, quasi mi fermo, nel frattempo mi faccio superare da un paio di altri trailer...scendo e arrivo al primo paese, Grozzana, da dove si sale per la prima asperità di giornata, il Cocusso. In salita vado decisamente forte, supero Enrico e raggiungo Augusto che mi aveva superato in discesa...davanti a me il grande Paolo, che prima dello scollinamento non vedo più...dietro a me e ad Augusto, arriva niente di meno che il grande Ivan Cudin, riscendiamo assieme, parlottando, nonostante le piogge dei giorni precedenti le condizioni del sentiero sono perfette, il Carso ha drenato molto bene...inizia a soffiare un fastidioso borino gelido, ma per il resto la giornata volge al bello.
Dopo un tratto di forestale, il sentiero scende su discesa tecnica accidentata, una delle poche che non voglio mai prendere a bomba, lascio andare Augusto ed Enrico mentre io e Ivan procediamo con tranquillità...incremento al volo la velocità sulla carraia che attraversa gli allevamenti di bovini e dopo il passaggio stradale mi rituffo in un quel caleidoscopio di colori che è il Carso...il tratto successivo è uno dei miei preferiti, recupero facilmente su Enrico ed Augusto...Ivan invece inizia a pigiare sull'acceleratore...questi tratti di single track/forestale sono davvero splendidi...ma verso il decimo km inizio a sentire una certa "pesantezza"...e infatti dopo aver incrociato la Basovizza-Sezana, devo fermarmi per la prima pausa popò ...mi passa Enrico che di lì a poco recupererò nuovamente...il sentiero fa zigzag fra le rocce appuntite e le pietre e dopo Gropada, diventa splendido superando il Monte dei Pini e scendendo verso Fernetti...supero il tratto della ferrovia che porta all'autoporto di Fernetti, il primo tratto è alla fine...ritrovo e supero Enrico, ogni tanto sorseggio il tè che mi sono portato nella borraccia che tengo in mano e proprio mentre sto entrando in paese, mi fermo nell'ultimo tratto di bosco, per la seconda pausa non voluta...per un attimo mi passa anche l'altro Enrico, Enrico Pausin, mio compagno di team e mentre si ferma per una mini pausa ristoro, lo risupero imprecando sui problemi patiti...sul tratto stradale che ci ricongiunge al sentiero, ritrovo Viola e lo risupero per la terza e definitiva volta. 1h19', circa 16 km un pò troppo rispetto a quanto calcolato...
Ci immettiamo nel sentiero che porta ora in cima all'Orsario, un piccolo monticciolo bello pietroso, cerco di correrlo praticamente tutto, distanzio Viola, invece Pausin mi prende dopo lo scollinamento, sulla discesa successiva...si apre un bel pezzo di single track boscoso, in certi tratti fangoso, che alterna parti molto veloci a tratti più lenti e tecnici. In men che non si dica, mi trovo a Zolla, sotto la rocca di Monrupino. Ho sotto tiro Enrico, che si ferma per una mini pausa ristoro e passo Augusto che invece si ferma per altro...proseguo attorno la rocca e mi riprende Enrico, qui facciamo un pò di elastico fino all'abitato sloveno di Voglje. Prima di arrivare in paese, davanti al maneggio lo risupero. Poi il sentiero 3 si biforca fra ufficiale e non. Io prendo il bollato che passa le vecchie cabine di confine e sale un crinale e ridiscende ai piedi del Lanaro, Enrico ed Augusto prendono il sentiero basso che passa le proprietà private e così mi superano...prendo un taglietto "in faccia" che mi dà fastidio e impreco...subito dopo mi fermo per la terza pausa non voluta (forse anche dal nervoso...), nel frattempo dei ciclisti (i primi 5-10 comunque) partiti mezz'ora dopo (7.30 podisti/8 ciclisti, l'orario di partenza) mi prendono, ma sul successivo tratto di continui strappi e discese li riprendo e riprendo pure Augusto...con cui inizio a correre assieme. Non sono arrabbiato con lui, che non è nemmeno autoctono...
Proseguiamo assieme...il pezzo che andiamo a fare è decisamente ostico, non lascia in pace nemmeno un attimo...superata la zona del Lanaro, e fra un poco si passa quella del San Leonardo, dove i ciclisti prima superati, ci ripasseranno.
Il 3 è un continuo susseguirsi di paesaggi carsici, la landa carsica in tutta la sua espressione. Dopo dei tratti facili ci rituffiamo in un dedalo di sentierini dissestati, mi fermo per la quarta pausa (finalmente l'ultima), non programmata, Augusto mi attende e proseguiamo assieme, il tratto che sfiora il confine e lo passa in vari punti è infido. A un bivio precedente stavo quasi per perdermi, qui invece lo trovo io, un segnetto appena percettibile che indica di salire...dico ad Augusto di mangiare, ormai i km sono circa 30 e la salita si fa alternando corsa a camminata...prendo un gel e ritorniamo a correre...ora due tratti decisamente poco corribili ci attendono prima di Gorjansko. Dopo un tratto roccioso e infido, arriva la famigerata Sella del Mercoledì e i suoi massi appuntiti ed alberi caduti. Prendiamo un ciclista in crisi mistica e dopo il tratto difficile si torna a correre, qui prendiamo velocità e fino al passaggio stradale si corre a bomba. Fra gruppetti di persone e singoli che ci incitano, arriviamo a Gorjansko dopo circa 3h07', i km sono 35. Inizia l'ultimo tratto, forse, anzi senza forse, il più veloce e corribile. Se ne hai però...perchè il Carso erode a poco a poco le tue energie, fino a portarle al lumicino...su circa 50 km almeno il 70% sono un nugolo di pietre, difficili da far digerire ai piedi...le mie Roclite sono all'estremo, ormai si stanno disgregando, ma mi vogliono portare fino alla fine. La terza parte del percorso, inizia subito a farsi veloce, Augusto intanto si è fermato...ora sono in uno stato catartico, per i primi km incontro qualche corridore che va in senso opposto e che mi sostiene, qualche ciclista, ma niente di più...stringo i denti, anche se facile, il sentiero è lastricato di pietre...mi fermo per farmi il laccio ad una scarpa e proseguo...dopo aver scollinato il piccolo e modesto Sambuco che finisce in una valanga di pietre...riscendendo, capisco che sta rinvenendo Augusto, lo attendo e riproseguiamo assieme...non manca molto all'ultima salita di giornata e infatti dopo un bivio, prendiamo quello giusto e da lì iniziamo a salire l'Ermada. Passiamo la cavità carsica che si apre sul sentiero all'inizio della salita, il sentiero nel frattempo si assottiglia e diventa un boscoso single track, pieno di roccette e radici. La salita va a strappi, qui lascio dietro Augusto, che in salita non tiene il mio passo...dopo il bivio con il sentiero 8, il 3 prosegue la sua corsa, verso i tralicci, ora il sentiero si allarga e diventa una carraia, dopo un pò di mangiabevi , finalmente arriva la discesa che porta all'ultimo strappetto prima dell'oleodotto...incontro una coppia di vecchietti intenti a farsi un'uscita trekking e mi guardano straniti salgo sull'ultima rampa di giornata, superando una bici, poi sulla terribile discesa dell'oleodotto, vado giù piano, per timore che la bici mi possa franare addosso, davanti a me intanto si paventa il mare, sullo sfondo Monfalcone e il golfo...nel frattempo Augusto si butta a kamikaze e mi fa pure cadere...io e la bici scendiamo e dopo aver superato il paese di Medeazza e aver salutato un pò di gente, mi rimetto sul sentiero per gli ultimi 4k scarsi di gara. Rivedo Augusto e dopo qualche centinaia di metri, lo riprendo, gli chiedo se vuole finire assieme o meno, dice di si e allora proseguiamo di buon ritmo in un tratto in falsopiano e poi sulla discesa successiva prendiamo velocità, ormai sono gli ultimi km, stringiamo i denti...all'orizzonte si staglia l'abitato di Jamiano, fine del sentiero 3 e "arrivo" della Cavalcata. Aumentiamo il ritmo e sul drittone finale ci stringiamo la mano, salutiamo un amico venuto a vedere gli arrivi e proprio mentre ci apprestiamo a salire sulla rampetta finale, vediamo che a 200 metri da noi c'è Enrico Pausin. anche quest'anno mi beffa di un solo minuto ahimè, se poi ci mettiamo i problemi intestinali e il taglietto che mi ha fatto a metà gara allora un pò di fastidio c'è...ma in fin dei conti passerà, no problem! Arrivo assieme ad Augusto, siamo quarti per quest'anno, con un bel 4h30', mio nuovo pb del percorso...mi complimento con tutti, Paolo e Ivan in primis e attendo l'arrivo degli altri...manca poco e arrivano anche Viola e subito dopo un ottimo Paolino. Che ha anche le chiavi della macchina...ecco ora si che si può far festa, vino, birra, tè a fiumi, ci cambiamo e salutiamo tutti e poi fra sorrisi e battute si pensa alla prossima ...ciao caro 3, ci rivediamo per la "nostra" sfida la prossima prima domenica di dicembre, ma sono sicuro che alcune tue parti le calpesterò molto prima e più volte...

bottom of page