top of page

L'EVENTO

Benché i numerosi amanti dello sport e delle vacanze attive troveranno indubbiamente sufficienti motivi per avventurarsi in Istria nordoccidentale già nei mesi invernali, è con l'inizio della primavera che il numero delle iniziative proposte aumenta notevolmente offrendo così lo spunto per visitare quest'area della penisola istriana proprio a tutti, dai semplici amanti dell'attività fisica fino agli appassionati di sport estremi. In particolare, la città di Umago nel mese di aprile accoglie la corsa ultratrail di 100 miglia.
La terza edizione ha visto la partecipazione di ben 700 corridori provenienti da 30 diversi paesi!
La corsa, che inizia ad Albona e termina a Umago, si svolge lungo un percorso di 171 km, con 7120 m di salita e 7400 m di discesa. Partendo da Albona, prosegue attraverso Vojak fino a Pinguente, per poi deviare verso l'interno attraversando alcune perle dell'Istria come Colmo, Draguccio, Zamasco e Montona. Successivamente il percorso si riporta sul sentiero originale attraverso Portole in modo tale da percorrere, sulla strada verso Umago, le bellissime località di Piemonte d'Istria, Grisignana e Buie. Il limite temporale massimo per concludere la corsa è di 48 ore. [Fonte Sito internet http://www.coloursofistria.com]

100 MILES OF ISTRIA: 171 KM SELVATICI E DIVERTENTI ATTRAVERSANDO LA PORTA DELL'EST (IL RACCONTO DI NAZARENO)

(Fonte sito Runningforum.it)

 

INTRODUZIONE
"Istria...Istria, così vicina a casa, che rievoca ricordi vicini e lontani, che non hanno ancora trovato pace.Istria, porta verso l'Oriente, territorio amato e anelato e troppe volte diviso.Istria selvatica e spartana, ma dolce al tempo stesso. Istria che ancora si esprime in italiano, con inflessione slava, ma che in realtà è più slava di quanto si possa credere, oltre i chiostri romanici, oltre le fortificazioni di veneziana memoria, oltre i resti delle antiche città romane.Ebbene si Istria...in Istria c'è un viaggio a piedi da fare, lungo 171 km, con 7120 m di dislivello positivo. Un viaggio duro, in parte anche cattivo, ma ricco di bellezze che offuscano la vista e fanno perdere il fiato.L'idea primigenia era Madeira...isola avventurosa, lontana ed esotica, lì un viaggio duro e un pò più corto, facente sempre parte a quel famoso circuito dell'UTWT (Ultra Trail World Tour), affascina e non poco...ma le iscrizioni se ne vanno prima ancora di raccapezzarsi e allora via, spendiamo meno, facciamo un viaggio in terre vicine e suggestive ed Istria sia! I giorni prima sono stati di gestione mentale principalmente, fra una giornata e l'altra scorgevo le altimetrie tra un ristoro e l'altro, la lista iscritti, i loro coefficienti ITRA (che stavolta sono stati decisamente poco interpretativi...) e via, i giorni passano, arriva giovedì e io mi metto a preparare un pò il tutto, i primi indumenti da gara (per la prima parte), i ricambi per Buzet (seconda metà di gara), affardellare lo zainetto, ricontrollare per l'ultima volta il materiale obbligatorio (stavolta davvero minimal )Per il resto io, Paolo (amico che preparo da un anno e che in Istria correrà la sua prima 100, in realtà 108k), Marta e Fede e a distanza l'altro amico Morris (che farà la 42k) e fidanzata, avevamo già fatto il punto su strutture ricettive e affini. Eravamo ok, su tutto dal punto di vista logistico.Per il resto dovevamo metterci del nostro!Gli immancabili in bocca al lupo, le strette di mano e quant'altro, si va a nanna, si dorme poco poco ahimè La mattina di venerdì, fra ultimi preparativi, commissioni varie e viaggio passa velocemente, cerco di rilassarmi, ma non è facilissimo.Fa molto caldo e capisco che questo sarà l'andazzo anche per tutta la gara che mi appresto a fare Arrivano le 12 e qualcosa, trafelati, siamo a Umag da un pò e appena vista una truppa di trailers che scendono verso il lungo mare ci infiliamo dentro...evvai! E' il posto giusto!Fra una cosa e l'altra mi dimentico di portare con me lo zainetto per i controlli, errore stupidissimo ritorno alla macchina e lo prendo su, ritorno al ritiro pacchi gara e bib e prendo tutto quello che mi compete. Pettorale numero 34 e via. Il mini-expo sotto il tendone lo vedo un pò di sfuggita, mi riprometto di ripassarci...poco prima due ragazzi macedoni (Macedonia slava, per un greco è importante rimarcarlo )mi mostravano dove organizzano un gran bel Ultratrail...Parte l'ansia, vedo gente distesa che si smazza birre medie a manetta fuori il piazzaletto dove si aspetta l'ok per andare ai pullman navetta.L'organizzazione mi dice che entro l'una devo essere operativo, in quattro e quattrotto, mi cambio, preparo la borsa per metà gara, indico a Marta cosa fare, mi vesto, mi incremo, metto le Inov-8 ai pedi, mi preparo lo zainetto...ho paura di aver sbagliato qualcosa, ma chissene...in un sacchetto un panino, dell'acqua e una barretta...saranno le ultime cose che metterò in bocca prima della partenza o forse no...Porto la borsa per Buzet al ritiro borse personali, eppoi fra il viavai di persone, saluto un sacco di amici, fra cui le leggende Paolone Massarenti ed Enrico Viola, il buon Ricky con immancabile compagna e cane, l'immancabile Inchi con morosa al seguito...prima avevo scambiato due chiacchiere con un serafico Charlie Sharpe, amico fortissimo su queste distanze, di mille battaglie...facce note e meno note, i tedeschi che si sparano l'ennesima birra, dopo aver finito il panino, arriva l'una e mezza...ci siamo, le navette ci aspettano!Saluto Marta con un bacio e le dico che andrà tutto bene, nel frattempo Inchi fa lo stesso con la sua dolce metà, un gruppone di slovacchi, con...slo-vacche al seguito si fanno mille foto prima di imbarcarsi, manco fosse una chiamata alle armi...Ci siamo, scruto un pò i pullman, Charlie mi precede nella scelta, io scelgo quello dopo il suo...Entro e fra un'accozzaglia di trailer di decine di nazioni, trovo posto vicino alle scalette accanto a un simpatico trailer sloveno...dietro ci sono Klemen, forte trailer sloveno che conosco e il suo amico Peter, anche lui ottimo atleta. Ci salutiamo e il pullman inizia il suo viaggio che ci porterà da un capo all'altro dell'Istria..."

 

PARTE I

"In pullman non riesco ad addormentarmi, oltre alla tensione, fra le gracchiate del gruppetto sloveno e le bisbiglie ad alta voce dei miei mezzi connazionali greci, non si addormenterebbe nemmeno un ghiro lá dentro...in realtà uno che si addormenta c'è, è un asiatico che si addormenta in un modo innaturale e dorme come un sasso...sarà l'indonesiano che chiuderà in 47h51' ed ultimo finisher I km passano...la tensione si addentra piano piano nei nostri pensieri, intanto io addento la barretta ciocofruttosa che mi ero portato dietro e continuo a bere a volontà...arriviamo ad Albona quasi un'ora prima della partenza...mi sgranchisco, scappo nella toilette di uno dei locali che sta nella piazza centrale e faccio "l'ultimo scarico pregara" riempio la bottiglia con dell'acqua di rubinetto, e allacciate le mie Inov-8 Roclite 243 che mi accompagneranno per i primi 90 km di questo viaggio, mi butto in zona partenza. L'organizzazione, sotto la loggia ha imbandito una tavolata con ogni bendiddio da pizza a tartine salate, per carnivori, vegetariani e vegani...super! Mangio tre cosine e poi mi blocco, sennò dopo la partenza mi limiterei a rotolare...in piazza rivedo tutti, amici e conoscenti e sconosciuti...il temibile Tilen Potocnik (che stavolta farà una gara davvero supersonica), Charlie rilassatissimo, io scherzo con gli italiani, fra cui Inchi ovviamente...parliamo e ci facciamo scattare qualche foto assieme...ridendo e scherzando mancano 15'!Vedo Bohard chiuso nel suo mondo, tiratissimo, tutto vestito Hoka dalla testa ai piedi e con la musica alle orecchie fin da subito...Gli altri top sono nascosti, intanto mi metto a parlare con il gruppo di greci e ci facciamo fare alcune foto, emozionati di sentire parlare la loro lingua da un non appartenente alla loro cerchia, con uno in particolare lego subito, il buon Theo (anche lui di Salonicco...) qualche gran pezzo di ragazza dell'est che si smazza 171 km mi fa senso....saluto il buon Renè Fahrengruber, che farà gara vicino a me fino a Trstenik...e via...mi metto a metà del gruppo non parto davanti...e in men che non si dica, si parte! I primi schizzano e io pian piano dopo il tratto nel borgo storico, supero gran parte del gruppone che mi stava davanti...sulla discesa in bitume Inchi mi saluta e io anche, dice che è partito davanti e per trecento metri si è ammazzato...io continuo a superare...dopo un tratto boscoso e pietroso in discesa, dove scherzo con Theo, mi trovo sul lungomare, di nuovo bitume...la gente che non sa della gara ci guarda un po' stranita, io proseguo imperterrito in una tranquillità assoluta, prendo la Canepa, ci scambio due chiacchiere e proseguo...sullo sfondo vedo Massarenti, Viola, Charlie e subito davanti a me, un Luca Guerini stra-vestito con i pantaloni lunghi, e bastonacci in mano, nella tutina Tecnica ciondola oscenamente con le gambe, un altro trailer forte che corre davvero male...lo supero facendo il pelo alle bancarelle assiepate sul lungomare e dopo una svolta a sinistra si inizia a salire...la prima rampa di asfalto sembra così leggera...i pini marittimi fanno da contorno perfetto alla carraia che si inerpica subito dopo l'asfalto...supero ancora gente e tengo sempre a vista il trio di riferimento....il mare si fa sempre più lontano là sotto...sul tratto totalmente esposto al sole, la cima si fa vicina...alterno corsa a camminata, un atleta vestito di nero mi fa da elastico, lo riconosco o così mi pare, penso sia Ivan Blecic, il più forte trailer croato, intanto supero il suo amico Ante Pesic e inizia una discesa divertente...e molto veloce...sulla rampa successiva, dopo aver salutato due volontari dell'organizzazione, mi fermo a fare pipì, poi proseguo, nel mirino ho Enrico che vedo serpeggiare lì davanti con un altro runner vestito di bianco...il tratto di carso successivo è meraviglioso, fra odori di primavera, roccette ed erba e in sottofondo il mare...rivedo l'altro runner in bianco e non riesco ancora a riconoscerlo...sulla salita che scollina sopra la grande ciminiera della centrale termoelettrica di Porto Fianona, riprendo sia Enrico sia l'altro...all'inizio stento a riconoscerlo...ancora il runner di nero vestito si fa vivo, ma sulla discesa netta che dà verso il porticciolo, stacco lui e il signor mistero...saluto Enrico, che mi dice che fa molto caldo ed io annuisco...dopo il tratto dritto in asfalto arriva una salita facile su asfalto, scalini ed infine una traversata off-road che sembra tutto fuorché un sentiero con quell'erba alta...un fotografo mi aiuta a vedere una bandierina quasi invisibile fra l'erbacce, sento delle urla di bambini sempre più vicine...dopo una veloce camminata fra rovi ed erba, saluto i ragazzi che stanno girando il video della gara e arrivo sulla rampa di asfalto e poi sono in paese...fra una piccola folla di gente, passo e mi ritrovo dentro la terrazza di un bar dove c'è il primo ristoro/check point a Plomin...sto bene, molto bene e ho paura di esagerare...siamo appena al diciassettesimo kìlometro e sono passate da poco le 17.30. Al ristoro mi fermo due minuti per bere e mangiare le immancabili banane, dieta di ogni Ultra ormai...nel mentre vedo il runner di bianco vestito...è Jay Aldous!!!!! La leggenda americana dell'Ultra Trail, il loro Marco Olmo, il più forte Master over 50 americano...lo saluto e riparto...in salita vado come un treno e a pensarci mi viene la pelle d'oca...vado avanti e preso dalla frenesia proseguo di buona lena, dopo un traverso, innescando appena la marcia, la strada si fa davvero ripida ed inizio ad alternare camminata a corsa...in men che non si dica, Jay mi prende e qui inizia un dialogo fantastico per quasi un'ora, prendiamo uno scoppiato della prima ora, un rumeno cappellone e dopo lo stacchiamo di brutto, mangio mezza barretta e proseguo cercando di far bella figura con Jay, sulla discesa successiva mi aiuta a seguire la strada giusta, stavo per essere ingannato da una pietra rossa che sembrava una bandierina caduta...proseguiamo spalla a spalla e mentre la strada torna a salire, io gli dico che sono un buon runner ma che su quelle distanze sono ancora in via di apprendistato, gli dico: "I'm running with a TRAIL legend" e lui mi risponde sorridendo: "But I'm an old man..." Sono senza parole...la strada si fa sempre più angusta tratti con roccette, radici, erbacce, dove non vedi dove metti i piedi, tutti piccoli tornantelli...passata l'ora dal ristoro Jay, scherzando mi dice...'"I'm sleepa" e prende il comando delle operazioni...in pochi minuti non lo vedo più, ma per me la gara può finire qui, ho corso un'ora con uno dei pionieri del Trail Running mondiale, mica fuffa...finito il pezzo duro, inizia una carrareccia lunga eterna in leggera salita, io sono solo, solissimo...mi concentro sulla gara, sulla vita e proseguo...sono le 19 quasi e il sole inizia a scendere...quando la strada termina di salire, sento il rumore dei bastoni sempre più forte da dietro...è Hrstovac fortissimo trailer sloveno, dall'inconfondibile mise, rasato ai lati e codino che spurga dalla nuca, in discesa inizia mulinare come un pazzo, non voglio uccidermi e dopo un po' lo lascio andare...di nuovo da solo...dopo questa discesa facile, inizia uno dei pezzi più duri, il sole all'orizzonte quasi mi acceca, tanto è basso, il sentiero passa in mezzo a un traverso di lastre appuntite e perlopiù mosse che uccidono i piedi...un patimento vero e proprio...mi sto avvicinando al check point di Bodaj, ormai manca poco...mentre ci penso, vengo preso dal gruppetto ceco-slovacco, un tipo vestito in arancione con i temibilissimi Martin Halasz e Mil, Martin con i bastoni vola, il ragazzino ci sa fare...proseguo con loro e finalmente dopo circa 3h30' arriva il ristoro di Bodaj, su un infimo tavolino da campeggio, qualche tanica d'acqua, frutta e cioccolato, una bottiglia di Coca-Cola...il minimo indispensabile...mi fermo a mangiare e a bere, mi faccio versare la gasatissima e traboccante Cola e via...gli altri già partono, io sento già freddo, mentre sono passati già 4-5' riparto, con borracce riempite e pancia piena...mi fermo un attimo, sulla discesa per mettermi i manicotti, inizia a fare freddo! nel frattempo, quel mangiasassi di Kana (ultimo vincitore dell'MMT...) mi strizza d'occhio e io lo saluto, mentre finiscono le operazioni di vestizione...riparto, fra poco inizia la lunghissima ed a tratti infinita notte istriana..."

 

PARTE II

"Bodaj è già lontana...fa freddo, la temperatura è drasticamente scesa, non è ancora buio, ma fra poco la luce della frontale sarà necessaria. Intanto penso alla strada e al dislivello portati a casa finora: 32-33 km e quasi 1900 m di D+, ne mancano ancora tantissimi...la breve discesa che porta al borgo sopra Bodaj è facile e mentre le tenebre iniziano ad offuscare la visuale, sento dietro di me Enrico che sta rientrando. Lo aspetto e facciamo strada comune, nel frattempo ci passa un atleta slavo con i bastoncini, io mi metto la frontale e subito dopo l'accendo, chiedo a Enrico se ho chiuso la tasca senza far danni e appena usciti dal borgo, arriviamo alla diretta per Mali Učka che poi ci porterà sul muro per arrivare in cima al Vojak, la punta più alta del monte Učka con i suoi 1400 metri circa.Seguo Enrico e al bivio per una lieve disattenzione, perdo contatto da lui. Proseguo del mio passo, la salita la conosco e assolutamente non è da prendere alla leggera, sento da dietro il rumore di bastoncini...sapevo benissimo che non utilizzandoli in salita avrei perso qualcosa, ma volevo fare una 100 Miglia senza.A metà della salita ormai completamente adagiata nel buio più pesto, mi passa Klemen, uno dei ragazzi che avevo vicino in pullman, il suo andare su forte con i bastoni è inarrestabile. In men che non si dica siamo in cima alla cima più piccola, sopra le nostre teste una distesa di stelle infinita, a destra le luci di Abbazia e ancor più in là Fiume.Uno spettacolo pazzesco, che quasi non mi fa sentire il vento freddissimo e forte che ci colpisce da una parte e dall'altra.Il rumeno cappellone che avevo superato con Jay Aldous subito dopo Plomin, si fa vivo e con uno sprazzo di energia, mi precede in cima al Vojak. La temperatura rasenta lo zero, non ci saranno più di 3 gradi e con il vento sembrano ancor meno...superata la zona pietrosa antistante l'antenna del centro metereologico, inizia la discesa...scatto in discesa prima su asfalto e poi single track e pian piano mi metto in scia del rumeno che a poco a poco vedo sempre più vicino...dietro di me, un runner ingiacchettato e incappucciato con una gambata che riconosco mi affianca, è Denis Treu, che in discesa va davvero come un treno, lo tengo abbastanza bene e dopo un tratto continuo di single track accidentato, supero il rumeno...Dopo un tratto più ripido e fangoso, Denis mi scappa via, ma ormai da dietro l'angolo spuntano le luci di Poklon, ci siamo! Qualche minuto dopo arrivo al check point del 43.o km.Addento frutta in quantità, ho paura che il freddo mi uccida lo stomaco e mi faccia finire anzitempo la gara...bevo un thè caldo, bollente quasi, ma che mi salverà eccome...mangio ancora qualcosina. Nel frattempo, arrivano Theo, Jonathan Franciosi, un bulgaro che riparte subito, un paio di sloveni/croati, il rumeno cappellone di nuovo ko, e infine Francesca Canepa e Luca Guerini. Riparto con alle calcagna il buon Denis, alla successiva salita dopo un tratto di asfalto, rallento un po', lo stomaco è sottosopra...riparto di corsa, la coppia slava si mette fra me e Denis, nel frattempo su questa lunga strada forestale tutta su e giù, illuminata dalla luce delle frontali, arriva da dietro Theo, mi affianca e da qui parliamo per un bel po' in greco, di gare e di tempi, di gare in Grecia, di cosa facciamo nella vita, delle Inov-8...con noi ora corrono anche Francesca Canepa e Luca Guerini, che con i suoi bastoni vien su veemente. Inizio a camminare sull'ennesimo strappo per mangiare mezza barretta, intanto gli altri si allontanano, la Canepa mi fa paura, corre su ogni salita dopo 6h e oltre 2600 m di D+ sulle gambe Resto da solo, da dietro si fanno vivi la seconda donna, Julia Boettger scortata da Fahrengruber armato di bastoni.In salita vanno più o meno al mio passo, poi in discesa, Julia all'inizio stacca entrambi, poi la riprendo e la supero.La discesa è boscosa e veloce, un letto di aghi di conifere, la rendono soffice, qualche albero caduto qua e là e delle radici esposte sono gli ostacoli maggiori...prendo il largo e arrivo al ristoro di Brgudac (57 km e quasi 3000 D+), in poco più di 7h10'. Presenti al ristoro, Canepa e Guerini che saluto mentre se ne vanno, Theo, Denis e un trailer svedese con un tatuaggio enorme sul braccio dx con cui facciamo elastico da un po'.Ci raggiungono dopo qualche minuto Boettger e Renè, la tedesca ingurgita una quantità assurda di Cola, io intanto mangiucchio qua e là, riempio le borracce e parlando in greco con Theo, i volontari del ristoro, non capiscono quante lingue parli visto che li saluto in sloveno...Riparto con Theo, da alcune ore ho un piccolo problema da non sottovalutare, cistite da sforzo.Mi capita raramente, ma quando capita è una gran rottura, bruciori alla vescica, stimolo a fare pipì pressochè continuo. Mi fermo a fare pipì e perdo contatto da Theo e lo svedese. La situazione non è fantastica ma si prosegue, il pezzo forse più duro, per il freddo e la stanchezza sta arrivando, Julia in salita va molto forte, dopo un po' la lasciamo andare, resto da solo con Renè, che nonostante i bastoni fa fatica. Questo tratto ha dislivelli continui fra salite ripide e discese altrettanto ripide. Su una di queste la combo delle combo del malessere trail: fango, radici, rocce viscide e un tappeto di foglie che non fa vedere in nessun modo dove metti i piedi, faccio un bel ruzzolone, ma fortunatamente cado di sedere senza conseguenze...proseguo con Renè dietro e sulla successiva salita, una Denise Bourassa mostruosa, ci supera con un'agilità pazzesca, le donne top di questa gara sono davvero molto forti.Lo svedese tatuato viene riassorbito sulla successiva discesa e sulla salita sopra Trstenik, lo passo, arrivo in cima che fa un freddo pazzesco e un vento fortissimo e gelido non dà tregua Qualcuno dei volontari (di cui una faccia nota) ci incita, io e lo svedese cerchiamo le bandierine che il vento ha fatto cadere. Mi giro tutto il versante dx, ma c'è solo un burrone da paura...poi lo svedese mi indica le bandierine, cadute dalla forza del vento, sul versante sx...mi butto giù, mentre Renè scollina, inizio a prendere velocità sui pratoni e mentre vedo una luce in lontananza che penso sia il ristoro, il sentiero si fa sempre più ostico, le pietre sempre più cattive e mosse, anche di grandi dimensioni, distruggono i piedi...con le mie scarpe extremly minimal, le sento tutte La discesa verso Trstenik non finisce più...finalmente intravedo pali della luce e case, evvai dico!A 10h di gara arrivo al checkpoint del 75.o km circa con poco meno di 4000 m di dislivello positivo già messo sulle gambe.In questo ristoro c'è un greco che gestisce le operazioni e che scherza con me vedendo le bandiere greche sulla mia bandana. Io sono parecchio esausto, non mi sento bene, ho freddo, mangio poco, solo un po' di frutta, lo stomaco e quasi ko. Bevo due bicchieri pieni di thè bollente per scaldarmi, la gente che mi chiede come sto, vede che non ho una bella cera.Intanto lo svedese è già ripartito, Renè è appena arrivato e si è pure ritirato. Via via arrivano altri 5-6 atleti, io ho freddo e non riesco a ripartire, dopo quasi venti minuti, fermo al ristoro, arriva l'altra forte americana, la Taylor, che riparte subito.Io rischio di addormentarmi, ma poi qualcosa mi dice di muovermi, tremando, mi metto su la giacca, rimetto sulle spalle lo zainetto, saluto e riparto...quasi sbaglio strada, poi inizio a rientrare con le testa nella gara, torno a correre, voglio correre, non voglio fermarmi qui!"

 

PARTE III

"Trstenik è il limbo, un limbo di sofferenza, un limbo fra corpo e mente. E' come se in quei 20 minuti fermo al ristoro, il corpo che pensa, che viene gestito in perfetta sincronizzazione dal cervello, che manipola dolore e fatica per portarti avanti, abbia smesso di colpo di funzionare.
Appena ripartito sono frastornato, batto i denti fortissimo, nonostante la giacca appena messa su e il thè bollente bevuto non più di 10 minuti prima, una crisi di freddo pazzesca, rischiarata solo da una luna crescente luminosissima che mi guarda compassionevole da lassù.
Inizio ad aumentare il ritmo e per farlo mi attacco a cose che devono farmi reagire: penso a chi non c'è più e a cui sono legato, penso a chi sta affrontando sfide ben più difficili e che non può assaporare quelle sensazioni, che seppur di fatica, sono sintomo di salute. Mi attacco e attacco la strada bianca che sale dolcemente prima di inerpicarsi con maggior durezza, mentre salgo prendo la Taylor, la supero con facilità, lei tenta di attaccarsi dietro ma dopo qualche minuto molla, mi avvicino ad un paio di trailers che mi avevano lasciato al ristoro precedentemente.
Il pezzo successivo è un tratto di corsa onirica, rischiarato dalla luna, il terreno non è più così accidentato e dopo una discesa e un'ulteriore strappetto, mi trovo su una strada asfaltata, non capisco bene dove caspita passa la gara, il cartello più vicino segna Buzet barrata, siamo sul territorio giusto, ma dove si passa? Vedo un'auto che fa assistenza a qualcuno lì sulla strada e gli chiedo dove si gira, nemmeno il conducente lo sa con esattezza, attendo che chi mi stava dietro arrivi, con ogni probabilità qualcuno sa dove si passa...arrivano due trailer croati o sloveni e mi passano entrando in un sentiero, la bandierina (una sola e su una deviazione ne vanno messe almeno due...) era nascosta dietro una pietra e tirata dal vento era appena percettibile...li ripasso e arrabbiatissimo brucio il sentiero, il pezzo boscoso è facile e veloce, mi ritrovo su una discesa su asfalto che prendo a velocità folli, tanto da non vedere la sola balisa che segnava la deviazione dentro il bosco. Mi sparo così un bel pò di strada e poi ritrovo il sentiero, di nuovo risupero e continuo a metter gamba sul percorso...arrabbiato all'ennesima potenza, ma finalmente sto bene...arrivo a un traverso nel bosco dove c'è un bivio e di balise non se ne vede nemmeno l'ombra, aspetto chi mi sta dietro e attendo che qualcuno sappia dove passare, con il tipo che mi precede, dico in inglese che non è segnata bene e lui mi manda a quel paese visto che sono un italiano lamentoso ...io l'ho mando a sua volta forbitamente a quel paese e lo stacco senza possibilità di strami vicino...finito il tratto boscoso e insidioso per la segnaletica, bisogna attraversare i binari della ferrovia, successivamente un pò di strada e poi un altro traverso, che vedo finalmente, dentro un sentiero bello corribile, che accenna appena appena a salire, è l'ultimo strappetto prima della discesa per arrivare in paese. Le luci di Buzet si intravedono all'orizzonte e minuto dopo minuto sono sempre più grandi...uscito dal sentiero, inizia una bella discesa prima su carraia e poi su asfalto che accenna ad entrare in paese, inizio a superare gente, ne supero 3-4-5 nel giro di pochi minuti, fra cui lo svedese tatuato. Uno di loro mi chiede quanto manca alla base vita e io gli dico non più di un kilometro...continuo ad andar veloce e non vedo il nastrino che ci fa girare su una strada secondaria, lo svedese me lo indica, lo ringrazio e riparto a velocità doppia...superato il tratto di strada che accompagna un canale, mi immetto sulla strada che porta in centro, vedo sulla rotonda un tipo dell'organizzazione che mi dice che mancan poche centinaia di metri...e di andare a sinistra. Dopo poche decine di metri, una deviazione netta dentro un polo sportivo, porta al palazzetto che fa da base vita in quel di Buzet. Sono da poco passate le 4.30 del mattino, vedo Marta ed entro in palazzetto. Marta mi dice che i passaggi sul liverace on erano stati aggiornati per tempo e che era arrivata appena da un quarto d'ora alla base vita. Le mie previsioni delle 12h per fare i primi 90k circa e oltre 4500 D+ di gara erano azzeccate.
Mostro il pettorale e mi danno il sacco di metà gara con i ricambi e le varie cose messe dentro, scarpe comprese.
Marta lo apre e mi prende le cose che poi indosserò, intanto tolgo le scarpe e vado a prendermi un piatto di patate e crauti, bello caldo, lo mangio con fame, ma con una fame mozzata da uno stomaco poco ricettivo. Chiedo a Marta se mi prende da bere e dell'acqua per le borraccette.
Nel frattempo mi metto a parlare con Enrico Viola che era arrivato da un pò, era arrivato a Trstenik un pò prima di me, poi sul tratto della ferrovia, fra la frontale ballerina e le poche forze, ha chiesto un passaggio a una macchina e arrivato a Buzet si è ritirato.
Parliamo della gara, delle impressioni sul percorso, sulla durezza di certi tratti della prima parte...anche Paolone Massarenti si è ahimè ritirato, dei "nostri" sono l'ultimo rimasto in gioco. Bohard intanto è primo e con una proiezione mostruosa. Man mano che mangio, parlo, arrivano i superati dell'ultimo km. Saluto Theo, che sta finendo di mangiare e saluto i supporters greci presenti.
Nel mentre inizio a cambiarmi, mi incremo i piedi, mi tolgo i vestiti fradici e metto maglietta e cosciali nuovi, calze nuove ovviamente e Salomon Sense pro nuove (un azzardo? non lo faccio mai...) ai piedi, metto con difficoltà il pettorale sulla maglietta appena indossata e mentre mi metto dentro un paio di barrette e un paio di gel che avevo messo di scorta, lascio il sacco a Marta, saluto Enrico, saluto tutti, è già passata mezz'ora cribbio! Esco dal palazzetto qualche minuto dopo le 5.
Inizio a sentir freddo... saluto Marta con un bacio e inizio a mulinare un pò le gambe...sento i piedi duri come il cemento...poi appena caldi inizio a sentirmi meglio...aumento il ritmo, la strada scende e dopo un km e mezzo di asfalto, la cistite mi fa di nuovo visita e prima di immettermi sulla strada bianca che costeggia il fiume, faccio l'ennesima pausa fisiologica dagli scarsi contenuti...
Pensavo di avere dietro qualcuno, ma non vedo nessuno...riparto e sul tratto infinito di carraia impongo un buon ritmo, dopo una rapida salita e una discesa sopra un ponte di legno, mi passa un atleta con bastoni che va tantissimo, gli lascio strada e capisco che c'è chi ne ha ancora tanto anche più di me. Prima Enrico a Buzet, mi diceva che se ne avevo ce n'era da correre e non sbagliava...anche a Theo confidavo che la seconda parte era quella su cui volevo fare la gara...adesso devo trovare le energie per farlo, le gambe stanno ancora bene...nel frattempo arriva un tratto fatto di diversi guadi (Enrico mi aveva avvisato pure di questo! ) sul primo guado vedo una Taylor in grande difficoltà, la saluto con un "It's not easy" e la passo...al ristoro successivo si ritirerà...continuo a metter su un buon ritmo, il sentiero e scorrevole e piacevole, peccato che sia inframezzato da parecchi guadi, 4-5 almeno, su due poi l'entrare con i piedi nell'acqua è inevitabile...il tempo e i km passano sono su una salita ripida, le primi luci del mattino si fanno via via più vivide...la temperatura inizia a salire...dopo un bel pò di solitudine, inizio a sentire la mancanza di sonno...inizio a patire il sonno, su questa cavolo di salita ciondolo dannosamente...bevo Coca Cola e qualcosina serve...e mentre mi riprendo, da dietro arriva un trailer vestito di biancoverde...è uno dei trailer più forti del suo paese su queste distanze, è il bulgaro Plumen Cukev. Lo saluto e iniziamo a fare strada assieme...dopo un pò mi riprendo e alterno anche corsa a camminata...la crisi sembra essere passata e sulla successiva rampa di asfalto che porta al piccolo borgo di Hum, dopo che una macchina di sloveni ci incitasse, lo stacco...entro nel borgo, mentre lo svedese tatuato esce...un giro dentro la rocca e arrivo al ristoro...102 km circa e quasi 5000 metri di dislivello sono stati portati a casa! Il ristoro è davvero misero, qualcosina da bere, acqua e Isotonic, cola, patatine, salatini e un pò di frutta...almeno quella! vado di arance a banane come al solito, da alcuni ristori ho iniziato a metterci anche qualche fetta di limone!
Saluto Plumen che è appena arrivato, riempio le borraccette di acqua e Cola e riparto...da qualche ora ho iniziato ad usare la musica alle orecchie, la utilizzo solo in Ultra lunghissime, dove la gestione del sonno e fondamentale...una delle ragazze al ristoro, non disdegnava il rock che avevo nelle cuffie...
Riparto e uscendo dal paese, vengo salutato da un folto gruppetto di sloveni...dopo un pezzetto di strada, inizia una nuova carrareccia tutta in discesa e mi ci butto a capofitto...un cane, libero nel suo giardino mi guarda stranito...scendo e riscendo...inizia il "mio pezzo" che però dura poco...la strada torna a salire, un piccolo grande inferno inizia a farsi sentire, a inizio salita, tolgo la giacca e la frontale e riparto...la salita finisce su un tratto di strada esposta al sole...saranno le 8 del mattino si e no, ma fa già un caldo fotonico la percezione del caldo è decisamente condizionata dalle tante ore sulle gambe, ma il caldo vero sta per venire e questo è fuori discussione.
Sulla lunga strada che sale verso a un borgo semi disabitato e fuori dal mondo, visto che sembra di essere tornati indietro quasi di 60 anni, mi volto dietro e vedo Plumen e un gruppetto di altri 2-3 atleti lì vicino, a un centinaio di metri abbondanti davanti a me, vedo lo svedese dal braccio dx colorato. Sulla salita raccolgo le energie e mi alimento, mi raggiunge Plumen e un buonuomo su un mezzo di lavoro che passa in mezzo ad un cantiere ci indica la strada giusta, qualche persona qua e là si trova sul percorso che ci incoraggia sorridendo...inizia la discesa e qua tiro dritto e forte nel giro di poche centinaia di metri, stacco Plumen e gli inseguitori e prendo lo svedese che mi fa i complimenti e mi lascia strada...il sentiero è scavato nella roccia ed è abbastanza tecnico, il mio terreno di battaglia, infatti mentre passavo lo svedese, gli rispondo: "Thanks, downhill is mine..."
passano i kilometri e i minuti dopo alcuni traversi e un passaggio su asfalto, con discesa bella ripida, prima di arrivare su una lunga strada bianca che costeggia i campi, stoppo la corsa e mi fermo per pausa pipì, ritorno a correre e sento sete, cammino una attimo e prendo la borraccia grande con i sali che nello zaino, inizio a bere sorsate a più non posso, fa caldo! Ogni tanto mi bagno la testa, anche con i sali, così mi faccio uno pseudo shampoo all'arancia Inizio a vedere i pali della luce, saluto un contadino impegnato su un trattore e mi addentro verso un sentiero più interno, c'è un'ultima salitina da percorrere, la cammino e appena spiana, torno a correre...intravedo uno specchio d'acqua bello grande. Proseguo e ora lo vedo ancor meglio...
Esco dal sentiero e le balise e i segnali sull'asfalto mi dicono di andare avanti. Adesso lo specchio d'acqua prende totale forma davanti ai miei occhi, è il bacino d'acqua artificiale che si crea dal blocco delle acque del fiume Butoniga e della sua omonima diga. Fondamentale sorgente d'acqua che rifornisce di acqua potabile tutta l'Istria! Finisco la discesa su asfalto e superata un sbarra arrugginita, mi metto a correre sulla strada bianca che sta sopra la diga.
Dall'altra parte vedo gente che aspetta, e che mi saluta a gesti...si ci siamo, siamo al ristoro del centodiciannovesimo...aumento un pò il ritmo e fra gli applausi e gli incitamenti arrivo al ristoro di Butoniga. Sono passate 17h e 25' di gara, 119 km e oltre 5400 metri dislivello portati a casa. Praticamente una LUT Nel frattempo rivedo due facce della gara, il fortissimo trailer sloveno Hrstovac e un altro trailer suo connazionale che si sono appena ritirati. Mi salutano e i fanno i complimenti. Mi bagno immediatamente la testa e bevo a più non posso, riempio tutto l'armamentario e mangio ovviamente frutta in quantità. Nel mentre arrivano Plumen e i due inseguitori che hanno fatto gruppo. Con ancora una porzione di banana in mano, saluto tutti e parto, il caldo è sempre più forte...bisogna scappare!"

 

PARTE IV

"Bisogna scappare, bisogna scappare...me lo ripeto più e più volte, il caldo si sente, è reale, non è un'allucinazione dovuta allo sforzo e alla notte insonne. Mi sono bagnato il capo a più non posso, ma il sollievo dura poco, troppo poco. Il single track erboso che costeggia il fiume è un patimento, sto drittone erboso è duro da mandare giù. Dopo circa un km inizio a camminare per qualche minuto e poi riprendo a correre, mentre attraverso il ponte e prendo la salita, si rifà vivo Plumen, lo saluto e saliamo assieme.La salita sopra Butoniga all'inizio è riparata, poi via via ci assorbe energie sempre più grandi. Approfitto per nutrirmi, ma nemmeno nutrirsi è semplice dopo circa 18h di viaggio, intanto la vegetazione fa capolino verso il cielo, ci siamo finalmente! In cima, un paesino semi-disabitato, con qualche cristo che ci guarda tra il serio e il faceto. Ad uno di loro chiedo dove posso trovare una fontana e mi viene indicato vicino alla chiesa...la vedo come un miraggio! Peccato, che esca pochissima acqua (e non so nemmeno se sia potabile...), riempio metà borraccia e mi bagno la testa. Passa del tempo e un runner mi supera, oltre a Plumen che prosegue...ma inizia la discesa e allora cambiano le carte in tavola...ripasso subito il runner vestito di azzurro e poi riprendo successivamente Plumen sulla discesa che prima su asfalto e poi su strada bianca ci porta a Motovun, la bellissima Montona. Passo un pò di tempo con il bulgaro e a parte le lamentele per il caldo, gli indico la meta del prossimo ristoro, incastonata in cima a una collina, una piccola città murata è dove dobbiamo andare...Arrivati su un drittone su strada bianca, inizio ad aumentare il ritmo, vedo qualcuno dell'organizzazione in bici che ci sostiene, e nel frattempo in un paio di km mi ritrovo completamente da solo, la musica nella cuffia (ne uso una sola) sta rifacendo lo stesso loop, in salita corro per un bel pò, poi a metà collina inizio a camminare. Prendo un salvifico gel e dopodichè alterno corsa a camminata...i minuti passano e la cima e con sè il paese si fanno sempre più visibili.Appena esco dal sentiero e mi immetto sulla strada che porta in cima, vedo dietro di me, non lontano, il runner vestito di azzurro...Torno a correre e poi a camminare, c'è sempre più gente, una netta deviazione verso l'interno del paese mi fa superare un gruppo di ragazze tirate a lucido mi immetto sulla strada ciottolosa che si inerpica fino alla piazza principale che sta dentro le mura antiche. Incrocio una splendida gatta bianca a pelo lungo e poi entro nel porticato e finalmente al ristoro!Sono esausto, ma sto abbastanza bene, inizio a bere a più non posso, a riempire ogni sorta di contenitore in mio possesso e a farneticare qualcosa in sloveno. Più che la fatica, inizio a sentire la mancanza di sonno, il caldo mi sta cucinando... Il runner sloveno vestito in azzurro, mangia due robette e va via prima di me, io mi fermo ancora un pò...Poi decido di ripartire e la gente assiepata fra i bar e i ristoranti mi indica la strada sbagliata. Fortunatamente un volontario mi dice di seguire la strada opposta per uscire dal paese...sono frastornato e decisamente assonnato. Mentre scendo, mi saluta Plumen con un "Hey man", visto che deve ancora arrivare al ristoro...Un bimbo dolcissimo mi accompagna per gioco per i primi 500 metri in discesa sui sanpietrini, esco dal paese e entro su una bella carrareccia, vedo un pò di gente in bici che mi viene in contro...cerco di svegliarmi, ma non ci riesco, intanto mi passano i primi della 69k, compresa Ajda Radinja che stravincerà la gara femminile e arriverà seconda assoluta, che bello quando la superavo a velocità doppia il 6 gennaio scorso alla Corsa della Bora...arrivato fra camminata e corsetta appena accennata, in fondo, mi metto la sveglia e mi butto sul prato, ancora umido, che sollievo!Un tipo sloveno che segue un suo amico mi chiede come sto e io gli dico che mi metto a dormire per 20', solo 20! Il microsonno ha effetti benefici e riparto sul drittone verso Oprtalj che le gambe vanno da dio...prendo gente della 69k, che dopo soli 32k vanno meno di me...riprendo un macedone slavo che sta soffrendo il caldo come non mai e successivamente, a 42k partita, faccio un bel pò di strada con due ragazzi italiani che fanno la 42 (uno è di Faenza e mi dà appuntamento al Passatore), l'esperto dei due doveva fare la 100 miglia, ma per un infortunio che ha compromesso la preparazione, ha deciso di fare la corta con un suo amico, che invece non aveva mai fatto più di una mezza su strada. Ci scambiamo più volte su e giù le posizioni, tutta questa gente, della 108, della 69 e della 42, sono buoni "salvagenti" per far passare km e crisi...la salita che prima si presentava piacevole e dove mi fissavo sul nome di Anita Weiss...(Anita Weiss, Anita Weiss, una runner austriaca della 69k che su questa rampa va forte, ma giustamente ha solo qualche ora sulle gambe)... fra filari e boschi, inizia a fare male, il caldo la sta inasprendo...nel frattempo mi accorgo che alcuni atleti della mia gara (Plumen compreso), mi hanno passato mentre riposavo in quel di Montona...non ne faccio un dramma e proseguo...scolliniamo finalmente e dopo che un volontario buonanima mi da un pò d'acqua e mi bagna la testa, in mezzo alla prima parte del paese, inizia la lunga discesa verso la parte bassa di Oprtalj dove c'è il ristoro...riesco a tenere anche chi ha 101 km in meno di me sulle gambe e dopo aver passato la parte centrale del centro abitato, l'asfalto torna dolcemente a salire...per un pò cammino e mi lascio sfilare da i runner delle gare più corte...finalmente torna la discesa! All'angolo di un vicolo vedo Marta, Fede e Sara, le saluto e scendo le scalette...i tipi del ristoro mi chiedono se voglio qualcosa e gli dico di si! Ahahahah il ristoro è adibito su una terrazza che prima non si vedeva...mi metto a sedere e inizio a mangiare un pò di frutta qua e là...Non sono in condizioni splendide, il caldo è sempre più insopportabile, lascio la borraccia grande, che oramai è da un bel pò che tengo costantemente in mano, su un tavolo, appena riempita da un volontario...su un altro tavolo, mangio frutta con calma stavolta, perchè lo stomaco si sta richiudendo...bevo un pò di tutto fra Cola, acqua e thè, intanto Marta mi sprona a continuare e mi dà una mano con le borraccette piccole...nel frattempo arriva un signore friulano con gli occhiali, che conosco da un TA fatto assieme alcuni anni fa, mi saluta e mi fa i complimenti (su ST si chiama cianix, forse presente con lo stesso nick anche su RF...), lo saluto e saluto anche Piero Toffoli, anche lui impegnato nella 69k, mi dice che non è giornata, abituato a ben altre posizioni, ma che se la sta passando comunque, gli dico che dovrei chiuderla entro le 26h e mi incoraggia...mentre il mio cervello, dice di doversi muovere, visti i già 15' passati al ristoro...arriva Morris, che mangia qualcosina, mi dà una pacca sulla spalla e riparte...io riparto con lui, ma dopo qualche decina di metri non posso stargli dietro e rallento, d'altronde ho 140 kilometri nelle gambe, lui poco più di 10...la discesa successiva su carraia la faccio corricchiando in maniera goffa, viste le mie gambe pesanti come macigni...alcuni della 42 e della 69 che mi passano mi guardano straniti e fanno i fighi, vedendo che un runner apparentemente abb forte, vada meno di loro, quasi godendoci...d'altronde ho corso 4 o quasi 3 volte la loro distanza, vorrei vedere loro...mi fisso su un tipo abb in carne che però corricchia onestamente, vedo che è della 108k dal colore blu del suo pettorale...la salita successiva è quasi onirica, come il piccolo cinema onirico dei Tre allegri ragazzi morti, che ogni tanto serpeggia fra i brani che ascolto...sento di nuovo una fiacca brutta, che quasi mi frena...usciamo dopo il rampone ben difeso dal sole, grazie alla vegetazione florida, che i cartelli dicono già Grožnjan...in realtà manca ancora un bel pò...ci immettiamo su una carraia, che porta in paese, ma la lucidità e la forza le ho perse da un pò...provo a correre un pò, poi anche in discesa devo alternare molta camminata e poca corsa...mi risveglio un pochino solo quando, il paese è davanti a me, ci entriamo mentre un gruppo di auto d'epoca di lusso e autoni di lusso più moderni, targati principalmente Austria e guidati da signori attempati e in tiro da gita fra ricconi, occupano tutta la strada...supero la zona delle bancarelle e poi giro sui sanpietrini che mi portano in piazza dov'è adibito il ristoro...dentro il marasma generale, dove decine di atleti e atlete di tutte le altre gare, mangiano e bevono, gridano e parlano, facendo un pò di stretching e mangiucchiando e bevendo qua e là mi riprendo un pochino...riempio tutto l'armamentario e mentre mi preparo a riprendere, come un'allucinazione, in mezzo a quel pittoresco paesino (non per altro viene considerato il paese degli artisti in Istria... ) di Grisignana, vedo un pettorale bardato di rosso, 100 Miglia quindi...è della quarta donna, di un monumento dell'Ultra running europeo e mondiale, di Ulrike Striednig. Per parlare bene di questa wonder woman che ha passato da alcuni anni i 50, dovrei scrivere parecchio...atleta polivalente, un vero caterpillar che vale ancora 8h nelle 100k, 215 km nelle 24h, vince gare da assoluta in patria e titoli a go go ...la signora austriaca mi saluta con un cenno e riparto...sono assonnato, troppo assonnato, usciti dallo splendido borgo antico di Grisignana, inizia una discesa leggera in asfalto, prima di prendere un sentiero che ci porterà sulla Parenzana, la ciclabile che arriva fino a Buje...sulla discesa Ulrike mi prende e mi supera in facilità...dopo qualche centinaia di metri, a pochi metri dall'inizio della Parenzana, decido di dormire una seconda volta, imposto la sveglia a venti minuti, e mi butto su un bel prato, sotto un albero che mi fa da ombra...un buonuomo che sta lì a guardare i passaggi sorride e io con lui e mi butto giù...il rischio crampi è sempre altissimo in queste operazioni...molta gente delle altre gare mi vede e capisce che sono uno della 100 Miglia un pò stanchino...prima che la sveglia faccia capolino, mi sveglio in automatico, con gran fatica mi rialzo e poi a Parenzana appena cominciata, inizio a correre...un attimo di suspense, perchè la strada si biforca, chiedo a chi mi segue se devo andare nella galleria e poi via...alterno 15 minuti di corsa a buon ritmo, a 5 minuti di camminata...i km passano, la cistite sembra essere rientrata, fortunatamente è da un pò che non mi devo fermare di continuo a tentare di svuotare la vescica...bagnandomi ripetutamente la testa e bevendo costantemente, riesco a mettermi dietro un sacco di gente delle altre gare...la Parenzana ahimè è tutta esposta al sole , sono le 16 e qualche minuto, sono passate poco più di 24h e oltre 150 km...faccio elastico con un signore italiano della 42k vestito di blu, sul discesone che porta in paese a Buje, lo ritrovo nuovamente, passo correndo la zona antistante il piccolo stadio di paese, dove tifosi sfegatati intonano "Buje-Buje" e altre parole che non comprendo... Una salita su asfalto fino all'inizio della cittadina storica e dopo aver salito delle scale, vedo il tendone e la zona del ristoro...ancor prima vedo Marta e Sara, Marta mi dice che Paolo è arrivato da poco e ha fatto molto bene la sua gara e Morris si sta divertendo un mondo, a parte la sua narcotica fissazione per i gel...mi bagno la faccia e la testa, bevo e mangio qualcosa, addirittura provo a mangiare un pezzo di dolce che va giù, piano piano ma va giù...sono le 16.45 circa, intanto Marta mi dà tutti passaggi e gli arrivi della mia gara e strido gli occhi sapendo il tempo del primo, il podio tutto con tempi stratosferici e il ritiro del vincitore del Tor, Patrick Bohard, a una decina di km circa dall'arrivo, dopo aver comandato per oltre 100k... riparto nell'ultimo pezzo di questo viaggio, davanti a me una donna impegnata nella 69k con i bastoncini...mentre esco dalla zona del ristoro, un signore croato, mi incoraggia, dicendo che sono un grande, che tutti coloro che si cimentano in distanze simili sono dei campioni, io lo ringrazio con un cenno e riprendo con forza sull'ultima vera rampa della gara...arrivato sulla discesa aspetto un attimo e riparto, la strada passa in mezzo a delle casette che portano su una strada bianca, c'è ancora un pò di salita e io ritorno a camminare...anche nel pezzo successivo, riparto a correre, ma poi un'improvvisa salitina mi fa camminare...dopodichè mi metto in testa una cosa: correre bene per 12-15 minuti e camminare per 3-5'...cerco di focalizzarmi sulla fatica e a tener duro, nei minuti di corsa cerco di attaccarmi agli affetti, alle persone care, agli amici, ogni step di corsa è legato a dei ricordi in tal senso...dopo una parte piena di ulivi, con persone ancora in fase di raccolta, il sentiero si fa meno riparato dal sole...in questi km mi alterno sempre con le solite facce, una ragazza della 42k, il signore italiano vestito in blu della 42k, un tipo con gli occhiali forse della 69k, passiamo alcune case rurali e Umag si fa sempre più vicina, qui non mangio più nulla, ogni tot mi bevo un sorso di Cola, giusto per avere un pò di zuccheri istantanei...passo correndo la zona che costeggia l'autostrada, capisco che le 26h sono quasi sicure...dopo una leggera salitina, riparto di corsa, inizio ad aumentare un pò il ritmo e a prendere altra gente...sempre più gente...inizia il lungo drittone erboso che costeggia un canale, qui supero per l'ennesima volta l'italiano, che non vedrò più...supero diversi gruppetti che vedendo il pettorale rosso mi sostengono, compreso un ragazzo croato che sta finendo camminando la 108k accompagnato dalla sua ragazza...dopo un pò di strada bianca, torna l'erba, prendo un ragazzo croato della 69k armato di bastoncini con cui scambio due chiacchiere e nel frattempo rivedo Ulrike, la supero, riesco ancora a correre e mentre inizio l'ennesimo step di corsa, un dolore terribile al tda dx mi dice di camminare...dopo il superamento di un piccolo ponte,il ragazzo croato della 69k mi supera, ormai i palazzi alti di Umag, che prima erano lontani all'orizzonte, sono molto molto più vicini...mi volto dietro e vedo il gruppo con Ulrike, che ha ripreso compatto a correre...finalmente finisce il tratto sul canale, entriamo in città...prendo come riferimento il ragazzo della 69 che mi sta davanti...alcuni volontari ci indicano dove dobbiamo passare...manca meno di un km...mancano 500m...ormai è fatta...dopo lacune centinaia di metri in città, siamo sul lungomare, in mezzo a una bella folla, supero il ragazzo croato e altre due-tre persone, saluto la gente e arrivo!!! E' fatta: 171k con 7120 D+ in 26h36'10" ...ottimo tempo, che per questa volta vale solo un trentanovesimo posto, ma sono felice! Marta non mi aspettava così presto a Umago, ma volevo arrivare quanto prima...all'arrivo rivedo Klemen e Peter, sono arrivati qualche minuto prima di me, ci facciamo i complimenti a vicenda...dopo la medaglia e una pausa al ristoro...rivedo Ulrike che è appena arrivata, le dico che è quarta delle donne e mi complimento con lei...rivedo i miei amici, che sono arrivati da un pò, mi complimento con loro, anche se rimarcando le loro posizioni, rispondo dicendo che la gara assolutamente più competitiva era la 100 Miglia (proprio perchè facente parte dell'Utwt), dove il livello era elevatissimo, nelle altre gare il livello era decisamente più basso...alcune persone che stavano sul percorso mi salutano, io li ringrazio e mentre aspetto che Marta vada a recuperare la macchina ho l'ennesima crisi di freddo...doccia, pisolino (ho la febbre...mi succede spesso dopo una gara molto lunga) e poi andiamo a cena...sono disintegrato e ho bisogno di sonno!Il giorno dopo va decisamente meglio e dopo un pranzo a base di tartufo istriano a Grisignana (in cui per caso rivedo il ragazzo croato della 69k con cui ho finito la gara, con famiglia al seguito, che mangia al tavolo vicino al nostro...) e un giro a Montona, il week end volge al termine...Grazie Istria, è stata dura ma bellissima...buone probabilità che ci rivediamo anche l'anno prossimo!"

100 Miles Istria 2017

100 MILES OF ISTRIA 2017, TENTANDO IL COLPO...(IL SOGNO) (IL RACCONTO DI NAZARENO)

(Fonte sito Runningforum.it)

 

PARTE I

Dopo il Bericus, esco fuori convinto e rigenerato. Metto su un'altra settimana non leggerissima fra gli 85 e i 90 km con parecchio D+ e poi scarico la settimana successiva. Oramai marzo arriva alla fine e nel giro di pochi giorni, l'Istria è lì. Il ricordo dello scorso anno è ancora molto vivido. So dove ho sbagliato, so dove devo limare minuti e minuti per raggiungere l'obiettivo che ho in testa.
So che dovrò fare una gara meticolosa, una gara calcolata nei minimi particolari e non sarà semplice.
Fino ai 100 km, ormai ho trovato abb facile "calcolarmi" ma sopra è sempre un enigma. Le variabili si decuplicano e qualsiasi dettaglio può confermare o inficiare la buona riuscita del viaggio.
Il giovedì corro un pò di km su percorso ondulato...le sensazioni sono ottime.
L'indomani, dopo aver lavorato il mattino, partiamo in tarda mattinata.
Tutto è affardellato al meglio. Lo zaino nuovo, l'Ultrun di Compressport, riesco a riempirlo al top per far stare tutto e di più. Il grosso del cibo lo metto in una belt piccolina, quella del pacco gara di Cesano.
Riusciamo ad aggirare le ore di coda alla frontiera di Dragogna, prendendo quella dopo. A Sicciole c'è molta meno gente in fila e nel giro di poco tempo siamo in Croazia. A mezzogiorno siamo a Umago, resta ancora di trovare la zona del ritiro pacco gara/pettorali che quest'anno è cambiata.
La troviamo non prestissimo e infatti mi preparao abbastanza velocemente incasinandomi non poco fra borsa per Buzet (metà gara) e quant'altro...riesco appena in tempo, a prepararmi per bene. Lascio la borsa della base vita all'una e corro alle navette. Saluto Marta, che non mi seguirà, ma verrà domani nell'ultima parte di gara e prendo il pullman più vuoto tra i 4 messi a disposizione dall'organizzazione.
Cerco di rilassarmi, metto il mio pettorale numero 28 sulla maglietta, mangio le pizzette che mi sono portato dietro, bevo e metto in opera gli ultimi dettagli. Davanti a me un gruppo di trailer veneti e uno di trailer austriaci. Fanno un brusio tremendo, vorrei cercare di riposare ma non ci riesco.
Non me la prendo male e dopo aver attraversato tutta la regione istriana e i suoi panorami unici, che riattraverseremo anche in gara, siamo ai piedi dell'irta che porta al centro storico di Albona. La start line è proprio in cima alla collina, nel cuore del centro storico della cittadina istriana.
Mancano quasi due ore alla gara...
Nel mio pullman fra gli altri, anche Jimmy Pellegrini, che visto in tutta la sua lunghezza fa un certo timore  
Un torpedone di atleti/e di ogni dove si sparge in piazza. Vado in uno dei bar in piazza, mi bevo un caffè e nel mentre il barista mi riempie buona parte delle borracce, stragentile...dopo una pausa popò, vado a salutare tutti e tutte vicino alla loggia dove l'organizzazione ha messo su un rinfresco che nel giro di qualche minuto svanisce nel nulla. Saluto tutta la compagine del nordest, fra cui Cesco Rigodanza, Gabry, Ricky, Matteo...il grande Paolone, Michele Piatto con il fido levriero Killian (un nome, un indizio  ) che farà assistenza a Matteo...prima ancora ho salutato il grande Denis Treu e uno dei miei totem personali, Enrico Viola.
Passa il tempo, alcune foto e saluti con varia bella gente, Inchi in primis, Cristiana Follador e chiacchierata pre gara con un altro dei miei totem, il grande Luca Guerini. Mentre io, Cesco e Gabry ce la raccontiamo con un gruppo di atleti trentini...Alen Paliska dà il via alla gara...rimpiango di non essere partito davanti, il primo km più che correre si cammina fra una selva di gambe...la cosa che qualcuno dovrà spiegarmi è perché chi punta a finirla in poco meno di 48h (il tempo massimo concesso), debba partire davanti e fare tappo...passata la prima discesa dove saluto Inchi che era partito come suo solito davanti a tutti, supero un bel pò di gente sulla seconda discesa che presenta tratti più tecnici...fa davvero molto caldo, sono in maniche corte e pantaloncini e i manicotti messi dentro a metà nei pantaloncini. Ho deciso di metterli già dopo il primo ristoro perché verso le 18, la temperatura muterà sicuramente.
Finita la discesa che porta al lungomare, sui 2 km di asfalto supero anche Ricky e tanta altra gente...vedo sempre più fisici tonici e capisco che runner dopo runner sto entrando nel gruppo che mi interessa...saliamo la prima rampa dura che corricchio in tranquillità e poi finalmente prendiamo il sentiero...gli odori e i colori della primavera fanno capolino, davanti a me vedo figure note, fra cui Cristiana Follador e Francesca Canepa, tallonate dal buon trailer bulgaro Pirin Galov. Vado a un passo tranquillo ma costante, prendo in salita le due donne e Pirin e raggiungo altri due atleti che vedendo il loro numero di pettorale (in molte gare dell'Ultra trail World tour, il numero dei pettorali viene dato per coefficiente Itra, i più bassi sono quelli degli atleti con coefficiente più alto, di solito), capisco che sono gente tosta. Sul tratto in altopiano, dopo aver incontrato il primo fotografo e i ragazzi con il drone (parte contraddistinta da numerosi falsipiani) dopo una piccola pausa pipì, mi lascio sfilare da uno dei due davanti e sento qualcuno alle mie spalle. E' Gabry, lo vedo abb bene, ma capisco che mi sta celando qualcosa. Questo tratto è molto panoramico, il cielo terso del cielo, si accompagna al blu acceso del mare. Il sentiero di gara calca perfettamente la sagoma del golfo ed è uno spettacolo per gli occhi. Siamo assieme a Sebastian Frei, forte trailer austriaco, vestito completamente di nero e rosso Salomon. Dopo aver salito sopra la ciminiera di Portalbona, scolliniamo e scendiamo subito verso il porticciolo...la discesa è facile e velocissima...io vado cauto, con me Gabry e Sebastian che si stacca...ci passano a bomba 4-5 atleti che non capisco se abbiano tenuto conto che mancano ancora circa 160 km alla fine della gara.
Fra di loro una Francesca Canepa in spinta, che vedo tonica ma forse troppo a tutta fin dall'inizio...arriviamo al porticciolo e dopo un tratto di asfalto, c'è il tratto erboso in salita che porta al paese di Plomin, dove c'è il primo ristoro e CP della gara.
Le erbacce e le ortiche grattano non poco le nostre caviglie, dietro di noi scorgo qualche figura...spuntiamo fuori dal bosco, sotto la rocca...Michele Piatto ci saluta e ci dice che stiamo andando bene, io gli dico che ce la stiamo prendendo comoda e Alen Paliska se la ride...1h37' di gara e poco meno di 18 km in saccoccia...arriviamo al ristoro, con Francesca che sta ripartendo e dopo poco arriva anche Cristiana, in mezzo a me e a Gabry un altro manipolo di trailer.
Dopo un paio di bicchieri di liquidi (acqua e Cola) e un pò di frutta, si riparte...cerco di correre il tratto ripido che porta in cima al primo scollinamento...ribecco un paio di atleti...poi facciamo elastico con un tipo partito decisamente forte...siamo io e Denis Treu...scherziamo e nei momenti in cui si cammina ci si parla un pò, la testa è "nel viaggio". Stimo molto Denis, uomo di montagna, atleta forte nelle XL, può dar filo da torcere a molti trailer più veloci di lui, un vero mastino che difficilmente, anzi quasi mai, molla.
Gabry è ancora con noi, ma su una discesa dissestata lo perdo di vista...intanto Plomin e dietro la collina, a breve risaliamo nuovamente e mentre il sentiero da carraia facile diventa single track erboso e a tratti tecnico, risale Cesco...resto con lui una ventina di minuti, parliamo e discutiamo sul da farsi. Lo vedo bene, mangia e beve di continuo, i bastoncini li usa alla grande (il passato sciistico aiuta...) e dopo un pò, dopo aver preso prima il ragazzo russo con maglietta giallo fluo e num. 26 in piena crisi (gia adesso???) e un tipo seminudo con solo svolazzini e zaino sopra, fermo in un angolo in crisi mistica, risalgono altri 3-4 atleti...Seb Frei, un paio di austriaci e Duncan Oakes...il pezzo duro non è poi così lungo, scollinato, scendiamo su una prima carraia che poi risale la collina...un altro gruppetto è dietro di noi...stiamo andando tutti a bombazza! Mi lascio sfilare da questo gruppetto che sale forte, con un paio di sloveni fra cui Miha Vidali e volti nuovi...corrono forte, io corricchio bene ma sempre in pieno controllo...alla fine della carraia inizia il tratto tecnico, qui mi faccio raggiungere da Denis e lo facciamo all'inizio assieme, è un tratto decisamente quasi incorribile. La traccia del sentiero è pressoché inesistente e ed è un continuo susseguirsi di massi fissi e mossi in una pineta sempre meno fitta e sempre più fredda, il tutto in salita...i piedi iniziano a fare male, ma nelle mie Inov8 Terraclaw 220 ho una specie di soletta salva piedi dell'Altra che mi fa da scudo alle pietre appuntite.
Sto bene, ed inizia a far freddo...non voglio consumare troppa energia, ho iniziato mangiare qualcosa e bevuto un pò di acqua e sali. Dopo il primo ristoro ho già infilato i manicotti che scendevano a penzoloni nei primi km, perchè ora, dopo circa 3h di gara, si inizia a sentire il freschino.
Il ristoro spartano di Bodaj non è poi così lontano...perdo per alcuni metri Denis, abbiamo perso la traccia della gara, qui le balise si vedono poco o nulla...dopo un pezzo di off road, ritroviamo il percorso e dall'altro versante c'è anche Pirin Galov ad accompagnarci...ormai il ristoro è vicinissimo...un pezzo duro fra le rocce sporgenti in cresta, Cristiana è dietro di me di poco. Ormai la carraia è lì dietro all'ultimo strappetto...la prendo e poi scendo a bomba verso il ristoro...come da tabella circa 3h45' per 32k con 1800m abbondanti di D+...insieme a me, Denis, Pirin, gli austriaci, qualche new entry, il forte ungherese Gabor Nyakas e Cristiana, che si ferma meno di tutti...io mangio di tutto e bevo molto, riempiendo anche la borraccia d'acqua...riparto di buona lena, salutando i volontari splendidi in questo ristoro a dir poco spartano (l'unico situato in un piazzaletto senza un reale appoggio logistico)...la carraia passa vicino ad un recinto pieno di cavalli, poi inizia il tratto di saliscendi veloce che porta a quell'insieme di case che sta sotto al Monte Maggiore, la montagna più alta dell'Istria, in croato l'Ucka. Assieme a me c'è Gabor e questo mi fa piacere, è un atleta estremamente intelligente, di una regolarità pazzesca. Quando il sentiero si interseca e sale nel bosco per arrivare all'insieme di case di pastori, ormai la frontale è ben accesa sopra la mia testa...avvicino di molto chi è davanti a noi...e dopo aver superato le case, all'incrocio per prendere la diretta per la cima del Vojak, la cima principale dell'Ucka, inizio a camminare con i miei Curve. Salgo una meraviglia e in men che non si dica, supero diverse persone, fra cui Denis...capisco che manca poco al pianoro che porta allo strappo finale...tengo un discreto ritmo e ogni tanto corro un pò, poi supero uno degli austriaci e attacco la rampa del Vojak...sono le 21 circa e da qui in alto si scorge un panorama da mozzare il fiato...la luna in semi plenilunio che si nasconde ed esce ogni tanto da una coltre di nubi, le luci di Fiume dall'altra parte sul mare...i rumori della notte, le luci delle frontali dei miei compagni d'avventura, tiro uno Wow dovuto e salgo con il sorriso fino in cima...scollino assieme ad Helmut, dicendogli di fare attenzione...dopo un tratto di pietre appuntite bruttine e viscide, superiamo l'antenna della stazione meteo e iniziamo a scendere...dopo un pò d'asfalto si va su e poi giù su single track semi tecnico e non facilissimo...ma veloce...faccio da apripista a Helmut e i soci che ci stanno dietro di poco...fra cui il suo amico tatuatissimo e con maglia rossa Hannes. Scendiamo di buon passo e gli dico che manca poco al ristoro...dopo aver passato la strada e preso il secondo pezzo cade dietro di noi Hannes...fortunatamente senza gravi conseguenze, solo qualche escoriazione...nel mentre il ticchettio dello zaino di Pirin Galov si avvcina e su un tratto largo mi sorpassa...lo lascio passare...ormai sul terzo ed ultimo tratto del single track in discesa, anche Pirin cade, in maniera goffa, anche lui fortunatamente senza conseguenze...seguo la sua ombra a qualche metro di distanza...ormai Poklon è a poche decine di metri...le luci del ristoro stile villaggio di Natale, sono inconfondibili...ci siamo, ancora un tratto bastardo semi fangoso e pieno di radici, con qualche capitombolo che sento dietro (e qualche imprecazione  ) e ci siamo!
Arrivo sotto il tendone in 5h30' spaccate come da programma, per fare questi oltre 43k con circa 2440m di D+...con me ci sono tutti: Denis, Pirin, gli austiaci, Gabor...qualche altro trailer sopraggiunge, ho freddo intanto...ho paura, perché sto così bene, ma non capisco cosa abbia lo stomaco. Mi sforzo di mangiare cose "elaborate" tipo wafer, pane e formaggio, oltre la frutta. Bevo un sacco di tè caldo...mi fermo un bel pò al ristoro...voglio stare bene ed essere in forze...il prossimo pezzo so che sembra non finire mai...riparto salutando tutti, per ora sto bene, ma la notte è lunga, lunghissima e siamo appena all'inizio...

 

PARTE II (L'INCUBO)

Le sensazioni che lascio camminando fuorin dal tendone di Poklon sono contrastanti. Mi sento rifocillato, ma strano allo stesso tempo...non capisco casa mi stia succedendo. Intanto dopo un breve tratto in asfalto, mi rimetto sul sentiero di gara, il tè che ho versato in una delle due borracce è talmente caldo, che per tenerlo con me devo raffredarlo con un bel pò d'acqua dell'altra borraccia...il tratto che sto per calcare è uno dei più corribili...una lunga. lunghissima forestale, con in mezzo un paio di strappi niente male.
In queste remote zone forestali, illuminate solo dalle nostre frontali, il tempo scorre lentamente...due tipi in vena di far numeri partono a cannone sugli innumerevoli saliscendi che troviamo fin da subito, per scaricare la frenesia, urlano come dei pazzi...mi dico ma questi che si sono fatti a Poklon?
Intanto faccio un pò di tira e molla con un ragazzo che va più o meno al mio stesso ritmo, ha il numero 90...speriamo non mi salga la paura  
Il tratto è facile è particolarmente privo di difficoltà...capisco che a parte bere il tè annacquato al sapore di "polverina" non mi riesce di mangiar nulla e che ho una sensazione di pienezza che mi induce ad aspettare Brgudac per cercare di nutrirmi...il silenzio dei boschi istriani è affascinante, siamo solo noi a far rumore...in sottofondo i versi dei rapaci notturni e di qualche altro animale. Su una rampa scavata nel bosco, fra tronchi d'albero tagliati di recente, inizio a battere un pò la fiacca...con me il solito gruppone...intanto Gabor si è volatilizzato.
Arriviamo ad uno svincolo presidiato, con tanto di fuoco propiziatorio, qui c'è lo strappo che soffro, molto, anzi moltissimo...mi stacco da diversi atleti che corrono con me e proseguo del mio passo...scollinato il Cicarija, il primo pezzo della discesa è terribile...il buio e le poche energie mi tolgono la voglia di correre, ma più cha altro su questa ripida discesa, il problema sono le foglie. Le foglie ad aprile? Incredibile, ma anche nei due tratti successivi, troveremo un sacco di km di single track completamente ricoperti di foglie...già farli di giorno non sai dove metti i piedi, figurarsi di notte.
Sotto c'è di tutto...dal fango, alle radici e alle immancabili pietre...mi semi stiro il bicipite femorale dx e dopo aver fatto passare un paio di atleti e imprecato le forze creatrici dell'universo, torno a corricchiare onestamente.
Il sentiero torna ad essere facile, pietroso ma veloce. Ormai son passate quasi due ore da quando o lasciato Poklon e vedo fra gli alberi le luci di Brgudac...mi affianca un atleta che mi chiede dov'è il ristoro e gli dico che ci siamo...in men che non si dica ci troviamo sulla strada asfaltata ed in paese, Il ristoro è adibito in una casa all'inizio del piccolissimo centro abitato.
Il tipo che mi ha appena superato entra qualche secondo priima di me e mntre sto entrando, saluto Cesco Rigodanza e Paolo Massarenti. Entrambi particolarmente provati. Capisco che anche per loro non è giornata...
Al ristoro mi fermo moltissimo, quasi un quarto d'ora, mi sforzo di mangiare ma non mangio praticamente nulla. Bevo molto tè caldo e parlotto con il buon Denis, 7h30' e poco più per fare 57 km con 3000m D+ non male comunque, ci diciamo.
Oltre alle ormai facce note dei ristori precedenti, arriva la forte trailer slovena Alina Pavc, seguita come un'ombra ai ristori dal marito allenatore...parte prima di noi. Dico a Denis di andare mentre gli dico che ho freddo e metto la giacca...finalmente esco dal ristoro e superando una tavolata di gente che mi saluta e che contraccambio con un Vecer ('sera), mi butto sul sentiero di gara, dopo un piccolo monumento commemorativo e una cabina del telefono senza telefono...si apre un nuovo mondo, quello del bosco...sul pratone sconfinato corro abb bene, il tempo sembra non passare mai, sono da solo e gli elementi visivi e uditivi costituiscono uno stato emozionale ed esistenziale unico, aumentato nelle sue percezioni dalla fatica. Dopo un breve salita che camino veloce coni bastoni, immerso nel bosco, vedo che sono già passati 30-40 minuti.
Un viaggio metafisico, più che fisico, una catarsi annebbiata dalla fatica e dal buio.
Arrivato su una carraia facile che non ricordavo, vedo che c'è qualcuno che mi sta raggiungendo...mi dico strano, perchè penso sia andato abb forte...il tratto successivo porta in cima all'Orljak, la correnti scorrono fredde e pungenti sulle gambe e le braccia, che seppur coperte soffrono...mi sono sforzato a mangaire un pezzo di barretta che nonostante diverse sorsate stavo per rigettare. In cima all'Orljak saluto un volontario che si scalda davanti a un falò...la discesa successiva è un continuo lamento per le pietre mosse e le foglie e lascio passare il tipo che ho alle calcagna...fra diversi saliscendi sono nuovamente da solo. Anzi no, a farmi compagni c'è il bosco, con in suoi rumori, i suoi misteri.
Dopo un lieve tratto di salita asfaltata illuminata dal riverbero di luce della luna, inizia a piovere qualche goccia...splendido. Anche la fatica fa un passo indietro, la grande crisi che mi sta attanagliando, per un pò non la sento.
Ancora qualche avvicendamento, avrò perso 3-4 posizioni al massimo, attendo l'ultima salita prima dell'infida diesca che porta al piccolo abitato di Trstenik. Alle pendici del monte, ho la vista annebbiata, il fiato corto, le gambe dure. Devo fermarmi e raccogliere le ultime forze e portarle al ristoro. Mi metto su una pietra, prendo un integratore che in parte verso su una scarpa, bevo un pò di tè e saluto Ulrike Striednig in grande spolvero, che mi chiede come sto. Gli dico "So lala" (così così, per non dire male...), riparto dopo un pò e dopo aver scollinato scendo nei pratoni infidi e pietrosi che girano la spalla della collina che sta sopra il paese.
Riesco a vedere ancora le luci della frontale di Ulrike e di chi la precede.
Ma dopo un pò non le vedo più...vedo che si stanno approntando per la discesa altre "luci"...la parte fra pietre e sottobosco è un purgatorio. Le erbacce, i rovi e le pietre tagliano la pelle delle caviglie...tanti piccoli tagli che bruciano e fanno sgorgare sangue...sul tratto più tecnico della discesa, contraddistinto da veri e propri massi, un trailer rumeno con barba lunga da hipster e num. 56, mi raggiunge. Mi chiede dov'è il ristoro...gli dico che mancano pochi km e siamo arrivati, indicandogli i pali della luce che stanno sotto di noi...gli dico che secondo me, la parte più dura del percorso l'ha fatta ed è proprio quella che ha appena corso, lunga, infida, fredda...dopo aver rischiato le caviglie ancora un paio di volte arriviamo finalmente al ristoro...2h55' per arrivare da Brgudac...davvero molto...la mancanza di forze si è fatta sentire drasticamente.
Sotto il tendone un gruppo di volontarie molto gentili ci chiede il numero e io mi sforzo di tirar giù della zuppetta insipida...riesco a mettere in bocca anche due-tre chips, ma niente di più. Con il cucchiaio prendo un pò di pastina, ma al secondo boccone mi sento male allo stomaco e desisto a finirla.
Riparto frastornato e con già un paio di atleti e il ragazzo rumeno che mi accompagnano...i primi due prendono il largo, con il rumeno resto un pò, poi non lo vedo più...devo svegliarmi, devo reagire. Non so cosa fare, mai poi sulla rampa che porta in cima allo Zbevnica, mi fermo, bevo Cola e metto la musica nelle orecchie grazie all'ipod che mi sono portato nello zaino...ho portato le cuffie sbagliate e quindi i pezzi che ascolterò sono soltanto 3-4, ma mi danno la carica giusta per reagire...recupero su quelli davanti e tengo dietro chi ho alle calcagna...dopo un pianoro velocissimo e un'ultima salita, scollino.
Qui un altro volontario, che è Tommaso de Mottoni, che conosco bene ma che nell'annebbiamento del mio cervello non riconosco, mi chiede il numero, glielo dico, lo saluto e scendo...in discesa all'inizio prendo velocità e quando rientro nel bosco, sui tornatini trovo un trailer che sta andando piano piano, al numero 71 e sta cercando le pile di ricambio della frontale. Mi chiede di fargli luce. Mi fermo per alcuni minuti che sembrano ore. Non riesco ad apririgli il guscio dove sta la pila esausta, decide di utilizzare le stilo e portare la frontale in mano...mi ringrazia e riparto...ma ho perso il passo...dopo un pò di discesa su single track tecnico che smebra non finire mai, passiamo una strada asfaltata, incrociamo un furgone che ci viene da dietro...riprendiamo il sentiero e dopo pochi minuti ci ritroviamo a Slum, non siamo ancora a Buzet putroppo...riprendiamo il sentiero e il bosco successivo sembra non finire mai...le forze mi abbandonano e il ragazzo con frontale in mano e un altro trailer che da un pò ci accompagna, prendono margine...attendo con ansia di vedere la stazione ferroviaria di Buzet, che è il preludio alla base vita...ma non arriva.
Finalmente questo bosco che finisce con una leggerissima ma interminabile salita, si apre. Un pò di discesa ed ecco la stazione ferroviaria di Buzet.
Passo un nugolo di case e fra un cane abbaiante e tanta stanchezza, prendo una lunga carraia in discesa...bellissima da correre, meno se ti dici dev strascinare. Corricchio come riesco e stringendo i denti scorgo le luci della cittadina istriana...vedo le luci al neon blu del palazzetto ancora lontane...si fanno un pò più vicine, scendo e finalmente vedo strade asfaltate. Il sogno si è tramutato in incubo, ormai sono da poco passate le 5 del mattino, 13 ore di gara.
Scendo lungo il canale per circa mezzo km, sento che qualcuno sta sopraggiungendo...con la forza della disperazione, aumento un pelo il ritmo quando mi trovo sulla strada principale...sono all'incrocio, una macchina dell'organizzazione presidia la zona e dopo un leggero zigzag, passo sul prato dietro al palazzetto e poi finalmente ci sono. Non so più come chiamo, anche in questo tratto ho solo bevuto, non ho mangiato nulla.
Ormai sono consumato, sono molto molto provato. Sono circa le 5.20, dico alle volontarie il mio numero e mi siedo difronte a Rigo. Appoggio la testa sulle braccia che sono sulla tavolata. In questo momento dentro la mia testa, stanno già scorrendo i titoli di coda... 

 

PARTE III (LA RINASCITA)

Rigo mi fa da balìa, nel vero senso della parola.
Tolgo cappellino e frontale. Lascio lo zaino e i bastoncini vicino al tavolo.
Chiedo della zuppa sotto consiglio di Cesco...zuppa di verdura, calda buona...che faccio una fatica boia a tirar giù...ci metto una quindicina di minuti a tirar giù un pò di verdure senza masticarle (il senso di nausea era allucinante) e tirar giù il liquido caldo...poi con l'aiuto di Rigo, prendo il mio sacco di metà gara e vado su. A dormire in branda...con me altri atleti, parecchi oserei dire, fra cui anche il grande Paolo Massarenti e Klemen Zupan.
Mi butto giù tutto dolorante, la sbucciata alla mano procurata in discesa, ancora aperta, che brucia. Intanto mi corico e raffiorano in me sensazioni, immagini della gara...scorrono fiumi di immagini in quel dormiveglia così particolare...sono le 6.30, l'alba è di lì a poco a venire. Mi alzo e mi sento bene, mi cambio completamente. Metto il pettorale sulla maglietta pulita, mi incremo e prendo un pezzo di parmigiano e consumo un integratore...un pò di stretching e scendo con il malloppo di nuovo in palestra.
Ormai si è riempita da far paura, io come Lazzaro scendo e mi bevo un pò di Cola e acqua frizzante addentando due fette di pane e Nutella.
Saluto Paolo, Michele Piatto e Matteo Pasian che straniti mi chiedono cosa ci faccio lì...gli dico che sono quasi due ore che sono in base vita...mi affardello lo zaino, lascio il sacco e con le nuove buone sensazioni saluto tutti, ora inizia la sfida con me stesso. Fare il crono dello scorso anno non sarà facile, anzi quasi improbabile. Complessivamente ho perso fra le 3 e le 4 ore. Ma 27-28h si possono fare.
Parto a canna, esco da Buzet in spinta, un gruppo di anziani fuori da un parcheggio mi saluta e mi incita...sono particolarmente colpiti da come corra forte. Inizio a superare gente. Sempre più gente. 5-10-15...i km sull'argine del fiume passano molto veloci. Dopo una ripida e breve salita, prendo un italiano, ci scambio due chiacchiere...con gli italiani, quasi a scusarmi, dico di essermi fermato un sacco e per questo sto andando in quella maniera...al ragazzo italiano dico che iniziano i guadi (a memoria pensavo fossero 3, invece saranno 5-6) e inizio in parte a bagnarmi i piedi...
Il tratto boscoso è bellissimo e lo corro con gran facilità, supero altre 5 persone...avanzo a tutta...superiamo un piccolo abitato e un bellissimo gattone mi taglia la strada, poi di nuovo si torna sul sentiero principale, dopo un pò di saliscendi, mi ricordo che fra poco incontreremo il piccolo abitato abbandonato nel bosco, di Bencici. Era un abitato perlopiù di contadini e boscaioli che stavano ai piedi della collina dove si erge l'antica cittadina di Hum. Inizia la salita, intanto ho superato altre 2 persone...i bastoncini mi danno una forza motrice incredibile e in breve tempo sono su...sulla curva intravedo altra gente e uno splendido capriolo mi taglia la strada...la carraia si erge ancora per un pò, poi dopo un pò di mangia e bevi ecco la strada, un pezzettino di sentiero in salita e poi ancora asfalto in salita...chiedo a un signore quanto manca al ristoro...circa mezzo km mi dice lui...avanzo camminando e corricchiando, la salita è tosta, poi dopo aver salutato un pò di gente, supero la targa di Hum e entro nell'antica minuscola cittadina. Una ragazza dell'organizzazione mi aiuta a trovare il ristoro imbucatissimo.
Vedo un paio di atleti seduti e piegati dalla fatica, io sto bene. Li saluto e dopo un pò di frutta e Cola e il riempimento delle borracce, chiedo alla ragazza del ristoro che parla pure italiano, se ha segnato il passaggio, dice di si. Saluto, ringrazio e riparto pimpante...1h31' per coprire la distanza da Buzet a Hum, terza migliore frazione assoluta, solo dietro ai due americani. Meglio di Bosa e Kienzl, pazzesco . Inizia il tratto per arrivare a Butoniga...saluto ancora degli spettatori del momento e punto a prendere la gente che ho beccato che usciva dal ristoro mentre io stavo entrando...il primo pezzo e su carraia facile...dentro a campi e argillose tracce di trattori. Il cane rognoso è sempre là come l'anno prima e proseguo per la mia strada...mi sovviene che a breve attraverseremo un altro paesino sempre in cima a questi colli, tutti simili, tutti brulicanti di vita. Prima alcuni tratti di strada mista carraia...ormai il sole si sente, fa caldo.
Vedo della gente vicina e salgo su bene, prima su terraglia e poi su strada siamo su un pezzo bello ripidino attorniato da vigne e uliveti.
Il tratto successivo è tutto un bel correre, siamo all'altezza dell'abitato di Draguccio, supero un paio di atleti proprio attraversando il paesino alquanto pittoresco.
Proprio su un tratto facile, dopo un piccolo tratto di canalone divertentissimo, dopo aver superato un atleta rumeno che farfuglia cose a caso, mi giro per capire cosa vuole e fra le pozzanghere formatesi nelle tracce dei trattori, su una cado. Mi infango ben bene una parte, bastoncini compresi, me la rido su e torno a correre...ora inizia un lungo tratto in discesa, superato un altro piccolo abitato con altri cani abbaianti che ricordo dall'anno indietro, mi metto a correre su una discesa ripida in asfalto...il tratto è doloroso per le articolazioni, indubbiamente cattivello.
Finalmente sceso, dopo un ponte con copertura stradale e una pausa pipì, cammino un attimo bevendo un pò di Cola mista acqua e ritorno a correre...vado di buona lena in mezzo ai solchi dei trattori, mi diverto anche se preferirei un pò di sentiero vero...il paesaggio agreste è pieno di colori, dietro di me un trattore mi fa da accompagnatore e spingitore mentale, perché non voglio farmi raggiungere...
I km fra i campi scorrono svelti, mi pare di scorgere il lago artificiale...si forse ci siamo!
Proprio mentre penso che manca davvero poco, una bella rampa di melma rappresa mi dice che non è così...salgo vorticosamente il colle, ormai fa caldo...il fango mi ha incrostato le mani e continuo a bere...finalmente la strada spiana, prendo un ragazzo ceco che era partito un'ora abbondante prima di me da Buzet, lo sauto, gli dico che ho riposato un bel pò ed è per questo che sto così bene, lo rassicuro che la diga ormai è vicina...dopo un altro piccolo canalone divertente, la carraia si tranquillizza e dopo poco, si congiunge con una strada asfaltata...dalla parte alta scendono quelli della 69k, un bel torpedone oserei dire...ne passo alcuni e dei tizi sloveni vedendo il mio pettorale rosso mi salutano scherzosi, scherzo con loro anche sul fatto dell'infangata...passo dietro la sbarra ed eccomi sulla diga di Butoniga...la vista è davvero di quelle che esaltano gli occhi...un serpentone di gente che la percorre nella sua lunghezza...le acque racchiuse sulla sinistra, un bel burrone alla destra...mi avvicino al ristoro tenendo il passo di alcuni della 69k che hanno appena 18k nella gambe...ed eccoci...18h58' e sono a Butoniga. Scherzo con i volontari, chiedo dell'acqua per sciacquarmi e poi parto a mangiare e a bere, mangio frutta, wafer e robe varie...riempio le borracce con acqua e ahimè non c'è Cola, allora mi do a quella pseudo aranciata che vendono solo in Croazia, la Cedevita...intanto ho preso altra gente della mia gara, fra cui nientepopodimeno che la grande Denise Bourassa, monumento dell'Ultra trail americano, in difficoltà. Parlo con lei e ci scambiamo le personali disavventure. Riparte qualche minuto prima di me con il suo pacer, un ragazzo americano di nome Sam.
Uscendo dal ristoro saluto Michele che aspetta Matteo, gli fa da assistente/pacer formando con la sua compagna e la moglie di Matteo una bella crew.
Sto andando bene, ho recuperato oltre 35 posizioni in 30 km circa. Si riforma il serpentone sul pezzo erboso che costeggia il canale.
La gente della 69 mi incita, poi alcuni mollano facile e li supero easy...vedo a poche decine di metri Denise e Sam...dopo un km e mezzo, finisce il piattone erboso e si riparte a salire abbastanza impetuosamente.
Una salita dura, infida, che cambia spesso morfologia del terreno...partiamo con fondo boscoso e sassetti e poi via via sempre più massi, rocce mosse piuttosto grandi, la vegetazione è sempre meno, siamo esposti al sole. Supero decine di persone. I bastoncini Curvè sono una bomba...passo anche Denise e il suo pacer, intimandogli di bagnarsi la testa, inizia a fare un caldo boia e il rischio di prendersi un colpo di calore è elevatissimo...continuo la mia scalata...ormai non manca molto allo scollinamento e infatti dopo poco, abbozzando anche un pò di corsa, supero facile altra gente...si corricchia in discesa...anche se le gambe iniziano a sfaldarsi un pochino...la discesa bella facile prosegue fra tratti di carraia facile misto strada...scendiamo del tutto ed ecco che sopra le nostre teste si erge là in fondo lo splendido paese di Montona. Là bisogna arrivare...
Un tratto di drittone che corricchio con difficoltà, poi ai piedi della collina, iniziamo a salire...supero qualcuno della mia gara che si mischia con la gente della 69k e mi pare di vedere qualche pettorale blu della 108k, prendo due italiani che fanno la 69, ci parlo un pò, assieme a noi un runner croato sempre della 69k accompagnato dal cane...la carraia si erge docile, ogni tanto si fa più dura, ma su qualche tratto corricchio pure...
Ormai i terrazzamenti alla nostra sinistra stanno per concludersi, davanti a me, l'ultimo tornante su strada...ci sono anche varie ragazze, agguerrite a non farsi superare dai runner maschi...ovviamente senza dare importanza alla gara che stanno facendo...entriamo sulle scalette che portano al centro del paese e quindi al ristoro.
Il lastricato sconnesso non è certo di aiuto, ma nel giro di poco tempo, passando il bellissimo borgo di veneziana memoria, fra casette, negozietti e qualche bar ristorante, arrivo all'arco che segna l'entrata alla piazza principale...finalmente Montona!
Fa caldo, molto caldo. Siamo attorno a mezzogiorno e cinquanta e le temperature stanno salendo. Becco Pirin Galov, incredibile, gli ho beccato un'ora abbondante in una quarantina di km. Quelli che circa ci mancano per l'arrivo...scherzo con lui e mi faccio una doccetta con un boccione d'acqua...entro nel gazebo, mangio un pò di frutta e robe varie e ohi ohi...vedo una Redbull! Me ne scolo una nel giro di 5 minuti, mi riprendo un attimo, constatando che le borracce sono piene dopo averle riempite con una signora un pò casinista che sparge acqua e liquidi ovunque, riparto...nel frattempo il duo americano è appena arrivato...riparto e in discesa, un gruppo di turisti che classifico come russi mi guarda un pò stranito...fra lo stupito e il deferente...le prime centinaia di metri non corro, i ciottoli disastrati su discesa ripida uccidono i piedi, fortunatamente capisco che a breve potrò ripartire, superando la parte finale del paese antico con i suoi negozi di souvenir e tartufi istriani.
Riparto, con gente che mi saluta e a cui contraccambio il saluto...ecco la carraia dove alla fine, lo scorso anno mi misi a dormire...faccio un pò di corsetta e su una curva mi fermo a fare pipì...una coppia della 69k mi passa e con loro un paio di ragazze...intanto con me c'è un tipo con canotta verde e manicotti della 100 miglia, ci facciamo forza facendo un pò elastico uno con l'altro...finito il tratto di carrareccia immersi nel bosco, c'è il tratto di strada che ci porta alla collina che si inerpica sopra Portole. Ciclisti che vanno in senso contrario e il tipo in canotta che mi stacca...vedo un edificio enorme che è una locanda/ristorante. Lo prendo come punto di riferimento e dico voglio correre fino a lì.
Ma faccio due riprese prima di arrivarci...poi riparto correndo...la strada ora sale più decisa, l'abitato di Levade me lo sto lasciando alle spalle, quando il tipo rumeno che mi aveva fatto involontariamente cadere mi riprende.
Lo seguo per un pò, poi vedendo che fra un pò ricomincia la salita, mi tranquillizzo un pò...inizia la salita, decisamente tosta e so che qui posso fare la differenza...e infatti, dopo aver passato un paio di bellissime case rurali che stanno all'inizio del sentiero, dopo alcuni vecchi ruderi, inizia la salita vera e propria, punte al 30% e io godo, un gruppo di rumeni della 69k è ormai diventato un mio fun club, si fermano ogni volta a farmi passare mentre mangio la salita, ne prendo tanti, tantissimi, anche stavolta, anche il trailer con canotta verde, a cui dico quando lui mi sorride "Moments", supero anche le due ragazze che corrono assieme la 69k e vedo che il bosco si sta diradando...prima di una vedetta, riprendo un gruppo di italiani che erano ripartiti da Buzet circa un'ora e mezza prima di me. Li saluto, dicendo loro che con quel passo 28h le fanno sicuramente. Ora la rampa per un pò si sposta su asfalto, ma per poco, ci riaddentriamo nel bosco, fino ad uscirne dopo una discesetta, supero lo svizzero Thomas Camenisch che saluto e poi altra gente della mia gara, la targa Oprtalj segna l'ingresso in paese...si ci siamo!
Supero un pò di gente di varie gare...so che Marta mi aspetta al ristoro, supero un tratto in leggera salita correndo abbastanza agevolmente e poi giù e su e di nuovo giù. Ritrovo il rumeno della caduta, Pirin e altra gente...fra la miriade di gente che vedo al ristoro, c'è anche Adriano, che si è appena ritirato dalla sua gara, la 69. Mi spiace gli dico e mi fa un pò di assistenza prendendomi del tè, Marta mi prende da bere, ormai non manca molto le dico. Mi dice di vedermi bene, ho recuperato quasi 50 posizioni da Buzet e sono ancora in buone condizioni. Mangio un paio di pezzi di dolce con il tè che mi ha portato Adriano. Mi fermo un pò di più a questo ristoro e poi riparto ben rifocillato...questo pezzo me lo ricordo come bastardo...riparto dopo un annoso passaggio su erba con salto di oltre un metro (farlo saltando dopo 140 km è un pò rischioso...), riparto correndo bene, mi tengo i riferimenti di vari 69sti e passiamo il cartello dei meno 30k all'arrivo...ormai mi metto in testa un countdown e vado avanti...un primo strappetto che ci porta al borgo semi disabitato di Antonci, dove vedo qualche runner riposarsi sul muretto panoramico...un tratto che costeggia la chiesa porta ad una salita su asfalto e il cartello che cita comune di Grisignana è bastardissimo...sono con un tipo della 108k e un altro, passiamo un tratto boscoso, lussureggiante, i km non sono più così veloci...fa caldissimo poi e questo mi disturba alquanto.
Ma fino a che stiamo nella vegetazione, il caldo è sopportabile...superato un ultimo strappo, si erge sopra le nostre teste lo splendido paesino di Piemonte d'Istria. Una volta comune con oltre 1000 abitanti, patria di molti esuli, ormai il progressivo spopolamento lo ha portato nei decenni a diventare frazione, ora con appena una sessantina di abitanti.
Nella fontanella che sta difronte alla bellissima chiesa, saluto un paio di volontari della gara e mi fiondo sull'acqua chiedendo scusa a chi era poco prima di me...riparto e la cosa che disturba è che Grisignana è lì sotto ma non così vicina come sembra...dopo un tratto di discesa in carraia, che costeggia le antiche mura e un cimitero, inizio a sentire un bell'indurimento alle gambe...ancora una rampetta e poi ci rimettiamo su una strada sassata esposta al sole che costeggia la collina e ci porta in paese. Io non riesco a correre, sono in debito di forze...mi supera un pò di gente e per la prima volta da Buzet a parte rari casi, perdo una manciata di posizioni della mia gara...stringo i denti, il caldo assassino mi sta uccidendo, finalmente dopo un pò di bosco e dopo una galleria, ecco la discesa e poi la salita che ci porta al ristoro...si ci siamo, sono sulla salita che mi porta in paese, saluto gli spettatori del momento e poi entro in paese, cerco di corricchiare qualche metro e finalmente vedo le bandiere degli sponsor dietro l'angolo, arrivo al ristoro, sono le 16.50 e siamo a 150 km circa sulle gambe. Marta mi dà una mano a mangiare e a bere qualcosa, ma il caldo mi nausea...non mi fa voglia nulla.
A quel punto mi vien voglia di fare un microsonno, ho davvero preso un gran caldo e mi ha scombussolato non poco nel giro di una decina di km.
Mi metto su una brandina una ventina di minuti, dicendo a Marta a che ora svegliarmi...riparto bene e un pò rimbecillito e con un pò di posizioni perse. Proprio mentre riparto, risupero il terzetto di italiani che avevo ripreso prima di Portole e li saluto dicendo di aver fatto un'altra pausetta...corro bene con dietro Denise che ha perso il suo pacer che è andato avanti, ora lo sostituisco io!
Inizia la Parenzana, una lunghissima ciclabile, dopo un paio di gallerie, attacco a correre a buon ritmo, superando prima il cartello dei meno 20 km e gente di varie gare...solo nei tratti in leggera salita stacco un pò e proprio su un tratto in leggera salita mi riprende Denise. Ma la discesa cambia morfologia, torna il bosco e le pietre e io ci sguazzo beato, riprendo lei e altra gente, con altri due faccio un trenino diretto a Buje...proprio mentre penso di essere già arrivato la traccia della gara fa uno strappetto nuovo fra rovi e boscaglia, che goduria!
Scendiamo su asfalto, affiancando il campo di calcio del Buje e poi passata la strada, la rampa di bitume che porta al ristoro...camminata il più veloce possibile...ormai ci siamo, vedo le scalette, vedo Marta. Ok, meno 12 e spicci ed è finita!
Marta mi aspetta con la seconda Redbull di giornata e mangiando giusto un pò di frutta, la butto giù. Mi fermo una buona decina di minuti, sfruttando anche il personale medico, che con lo spray crio terapico mi rivitalizza i polpacci, intanto anche Denise è arrivata...riparto, dando a Marta appuntamento all'arrivo per il tramonto.
Dopo una rampa di cemento, finalmente si torna a correre...saluto un pò di gente del paese e mi immetto fra le case, fra poco ritorna la Parenzana...faccio un pò di elastico con Denise e poi dopo un tratto rivestito di scarti edilizi che fanno paura più dei sassi, riprendo velocità...mancano 10 km dice il cartello, mi metto a correre con gente della 69k e inizio a prendere qualcuno della 42k. Della 69k c'è una runner croata vestita di rosso che mi prende come riferimento, la tranquillizzo dicendole che non le servirà la frontale, che arriverà con il tramonto...superiamo un bel pò di gente, dopo il primo tratto erboso sull'argine del canale, superata la famigerata rampetta che sorpassa l'autostrada, passiamo un piccolo nugolo di case, ormai mancano 7-8 km dico alla runner croata...sulla discesa un gruppetto di ragazzini ci aspetta per un high five in corsa, ripassiamo sull'argine boscoso e nel mentre ritorna Denise con gambe super, sto con lei 2-3 km andiamo a 6'/km e anche sotto, davvero un gran andare dopo oltre 100 miglia e oltre 7000m di D+. In fondo vedo il cartello dei meno 5 km e la lascio andare...da qui per circa 2 km alterno corsa a qualche minuto di camminata...mi riprende un pò di gente, far cui la runner croata della 69k, sono stanchino...ma quando inizio a vedere Umago sullo sfondo e il cartello dei -3 e là, riparto a correre...supero una decina di persone in un km, un'altra decina quella dopo...viaggio anche più veloce di prima con Denise, ormai manca un km, dopo un piccolo passaggio sull'altro lato del canale, ormai il sentiero erboso arriva alla sua conclusione, a mezzo km circa dall'arrivo saluto la ragazza croata e altra gente che supero...è fatta, passo la rotonda che porta al campo sportivo...in mezzo ad una selva di persone urlanti, ci sono...28h15', 171 km e oltre 7100m di dislivello positivo...finita!!! Do un bacio a Marta e saluto lo speaker e gli amici che sono all'arrivo, alcuni hanno fatto la 69k, altri hanno solo assistito, fra di loro Maurizio, che mi fa i complementi e mi dice che del nostro gruppo solo io ed Enrico (Viola) l'abbiamo portata a casa...mi fermo su una sedia parlando con lui. Intanto Marta recupera il borsone in macchina. Mi doccio parlando con il famoso rumeno della caduta e altra gente, fra cui alcuni italiani. Dopo la doccia, trovo il terzetto di italiani appena arrivati, li saluto, parliamo un pò e riparto con Marta verso la macchina. non sono soddisfatto del risultato, ma dell'esperienza si. Ho fatto una gran bella rimonta, guadagnando oltre 30 posizioni alla fine. L'ho portata a casa nonostante a Buzet le possibilità fossero pressoché nulle...ora mi aspetta un altro viaggio dell'Ultra trail World Tour, Penyagolosa CSP 115k e mancano soltanto 13 giorni. Hasta pronto! Il prossimo pettorale parlerà spagnolo!

Istria 2018

100 MILES OF ISTRIA 2017, TENTANDO IL COLPO...(IL SOGNO) (IL RACCONTO DI NAZARENO)

(Fonte sito Runningforum.it)

 

PARTE I - 00 MILES OF ISTRIA 2018: UN VIAGGIO-TABU' IRRINUNCIABILE 
L'Istria, si sempre l'Istria. Come nel 2016 e nel 2017.
E' un viaggio che porto francobollato al cuore. Sono luoghi (soprattutto quelli della seconda parte), che mi riportano indietro nel tempo, che mi riappacificano con un territorio, che in epoche passate e attraverso a vie intersecate del mio patrimonio genetico, erano anche miei.
L'Istria, così vicina e così lontana.
Ovviamente opto, per il viaggio intero, senza riduzioni. Il viaggio che da 2 anni a questa parte fa parte dell'Ultra Trail World Tour e che quest'anno ha fatto un pienone pazzesco. Oltre 400 iscritti e uno stuolo di nazioni da far invidia a molte gare più titolate. Il livello di quest'anno è diverso rispetto all'anno prima, meno punte di altissimo livello, ma un livello medio-alto sulle XXL molto vasto, con tanta gente che vale ampiamente un sub30h sulla distanza. C'è da divertirsi, insomma.
I giorni prima, sono un pò frenetici, manco il tempo di ristabilirsi dal gozzovigliare pasquale ed eccoci qua, a poche ore dall'Istria. Quest'anno la distanza è di 168 km e il dislivello positivo è di 6540m ma il percorso in alcune parti è cambiato con particolari sorprese che andrò a scoprire man mano che mi metterò a correrlo-
Mi metto in testa 3 obiettivi: 23-24h nel caso riuscissi ad esprimermi al meglio, senza problemi particolari, 26h se fossi riuscito a replicare la gara del 2016 (con problemini di gestione, ma tutto sommato nulla di particolare) e 28h, replicando le ore del 2017, se avessi incontrato difficoltà più probanti.
Arriva il giorno della gara, mi sono messo d'accordo con la Salvetti Crew di incontrarci a Trieste, per fare il tratto Trieste-Umag assieme (così l'indomani Marta potrà seguirmi sul finale di gara). Fortunatamente, il viaggio fila drittissimo, arriviamo in perfetto orario, senza dover evitare code al valico di Dragonja e siamo al ritiro pettorale di Umag già per le 11.30 circa.
Lascio Carlo in VIP zone e io mi appresto a prendere il mio pettorale, che in 5 minuti dopo i vari step, recupero assieme alcuni gadget, maglietta e birra (che berrò a pranzo). Dopo un giretto fra gli stand, saluto un pò di gente qua e là, Tommaso e gli amici di S1, gli amici di Vipava e della DXT (senza Paolo), approfitto per cambiarmi già in tenuta di gara, poi saluto Carlo e famiglia che giustamente vanno verso Laurana, sede della partenza della 110 km e della loro sistemazione...incontro nella waiting zone, Inchi, Luca Moro, Mattia Depaoli e via via tutti gli altri...non ho preso nulla per pranzo e allora, siccome nelle vicinanze non c'è nulla da mangiare, mi scollo la birretta con il logo della 100 Miles of istria assieme a un sacchetto di gustossimi sgranocchi al grana padano, una mezza barretta e della non ben definita frutta secca salata che delle simpatiche fanciulle dispensavano in mezzo agli stand in formato sacchetto.
Finito tutto ed è ora di avvicinarsi in zona pullman. Una selva di gente affardellata di zaini, bastoncini ed ammennicoli vari, si infila dentro ai pullman e nel giro di pochi minuti si parte!
Il viaggio fila veloce, fra qualche sonnecchiata e qualche chiacchiera. Fa un caldo boia.
E già alle 15.30 siamo a Labin. Entriamo nella vecchia Albona, arroccata sulla sua atavica collina e il pullman ci lascia ad un km dalla piazza centrale. Ci fermiamo per una pausa pipì condivisa con paesaggio spettacolare e poi via giù verso la piazza centrale.
Manca tanto tempo. Troppo. Il rinfresco pregara, quest'anno non c'è (che peccato!) e allora attendiamo accaldati, dopo un caffè e dell'acqua, in zona bar Albona, che con ogni probabilità aumenterà il 10% dei suoi ricavi annuali, grazie agli avventori della 100 miglia.
Manca meno di un'ora, parlo un pò con Giulio e gli do un paio di dritte su come impostare la gara. Poi, dopo aver parlato con Depa e gli altri, mi metto in zona partenza. Facce note e non. Il maestro Luca Guerini si fa vivo e mi fermo a parlare con lui e l'altro maestro Enrico Viola. Si materializza anche Francesca Canepa. Davanti Inchi, Manuel e degli atleti esteuropei che non conosco. Uno bulgaro, con due Inov-8 race Ultra di diverso colore. Non so perché, ma questo lo battezzo subito come possibile outsider (ed infatti arriverà 4°!)
Alen Paliska fa il countdown e dopo i vari in bocca al lupo fra di noi, dà il via alla gara.
Ci siamo, partenza a razzo di Inchi, che poi riprendiamo. La partenza è nuova ed è in leggera salita verso il cimitero e poi si entra in un sentiero tutto nuovo. Mi ritrovo assieme ad Enrico, con 2-3 atleti davanti. il sentiero è Carso puro, sembra il 3 o l'1. Ci sono delle deviazioni nette che si vedono solo all'ultimo momento. Su una di queste, perdo contatto con Enrico, che vola in discesa in modalità kamikaze. In discesa ritrovo il grande Paul Giblin che saluto, poi sul tratto in asfalto mi lascia dietro con estrema facilità. Prendiamo delle scalette, che nel giro di poche centinaia di metri, ci fan fare un sacco di D+. Saluto dei supporter sloveni avvolti dalla loro bandiera e via su in salita. Rivedo Paul con Enrico e altra gente. Fra cui Aljosa Smolnikar che mi ha affiancato dopo le scalette. Inizia il tratto nuovo su sentiero sassoso, che ci farà scollinare dall'altro lato la collina di Plomin. Dopo quasi un'ora di gara e un continuo tira e molla con quella vecchia volpe di Gyurko, vengo affiancato da un terzetto tutto italiano composto da Alessio Zambon, il Depa e Luca Moro, c'è la passiamo con qualche chiacchiera su progetti futuri ed indicazioni di gara e scolliniamo. Vediamo la mega ciminiera di Luka Plomin che svetta davanti a noi, fa ancora molto caldo. Io e Alessio scendiamo veloci. Lui mi parla di gel e gare, io dico la mia principalmente sulla gara che stiamo correndo. Arriviamo in zona porto, mentre arriva la macchina della diretta TV, così gigioneggiamo un pò scherzosamente davanti alla telecamera. In 1h23' siamo al primo ristoro, dopo poco meno di 16 km e oltre 500m D+.
Sto bene. Troppo bene. Ma ho caldo. Troppo caldo.
Memore dell'esperienza del 2017, so che devo mantenere lo stomaco aperto, nella transizione giorno/notte. Allora oltre a frutta e thè, addento un dolce alla crema, che con fatica riesco a mandar giù. Riparto con Luca Moro e dopo la salita che ci porta nella parte alta del paese, lascio il terzetto italiano e Gyurko davanti. Sopraggiunge anche qualcun altro. Passata la strada, mi ritrovo con il maestro Luca Guerini, che prendo come riferimento. Resto con lui, scambiamo due chiacchiere. Sono passate 2 ore di gara e si inizia sentire un pò più di freschino. Scolliamo questa parte della collina, contraddistinta da una lunga e larga sterrata. Nel frattempo l'aria frizzante istriana ci pervade con i suoi odori di primavera. Un inglese in bomba ci supera (si ritirerà al 55° km) per raggiungere il gruppetto Depa-Moro.
Scolliniamo o quasi, perché un c'è un tratto molto ripido e sassoso che finisce in cresta. Qui, lascio Luca e mi faccio riprendere da Stipcevic e Alberto Furlan. Ho ancora il dolce che mi naviga nello stomaco. Finalmente si scende, il primo tratto è facile, anche se poi diventa un single track accidentato, mi ritrovo con Renè (2 anni dopo) e facciamo il tratto off road nuovo, davvero cattivo e selvaggio, con pietre mosse di ogni tipo, una scarpata e ramaglie e arbusti taglia gambe. Il tipo bulgaro bicolore e la Canepa, ci sorprendono da dietro, assieme ad altri 2-3 atleti. Ci ritroviamo su una carraia velocissima. Ormai siamo al tramonto, prendo un pò di coraggio ed aumento il ritmo. Ri-supero Francesca e un altro e dopo alcuni saliscendi, ecco il ristoro di Prodol. 2h58', circa 26 km e oltre 1100m D+. Mi fermo a mangiare ed a bere qualcosa. Francesca vola via come fosse una maratona stradale e gli altri idem. Resto con Renè ed inizia la famigerata notte...

 

PARTE II

Il freddo interseca subito le strade degli ultratrailer. Sono da poco passate le 20 e la temperatura è scesa drasticamente, Renè è andato avanti, lo vedevo troppo tirato (infatti anche lui si ritirerà al 55°km), lo saluto dicendo che corricchio mettendo su i manicotti...resto da solo, nella penombra, ormai è il crepuscolo. Accendo la frontale. Spunta un atleta alto e strutturato che mi passa in velocità, nonostante corressi sempre a discreto passo. Arriviamo all'imbocco del bosco. Ora si che mi ricordo dove stiamo andando. Il single track è stretto strettissimo, accidentato a dir poco, questo è uno dei tratti con più sassi in assoluto.
Mi raggiunge Miha Vidali in gran spolvero, cerco di stare con lui, ma non è facile. Il dolce è ancora nello stomaco e assieme a un pò di parmigiano e poco altro, punta a (non) essere digerito. E' una terribile sensazione quella di dover rallentare con gambe perfette, causa stomaco sottosopra. Ma l'aspetto fisiologico in una 100 miglia, è fondamentale. Senza carburante, non arrivi alla fine.
Gioco forza, perdo ancora una manciata di posizioni. Sul tratto in cresta, mi prende quel vecchio lupo di Denis Treu, ottimo punto di riferimento.
Mi fermo a far pipì su un pianoro che sta tra un tratto tecnico ed un altro e perdo contatto. Ma torno subito sotto.
Finalmente siamo giù, ma manca ancora un tratto boscoso e ripido, che cerco di fare al meglio possibile.
Usciti dal tratto, ripiombiamo su carraia accidentata, affiancata da un muretto di pietre in rovina. La notte è bella, fantastica. Ma terribilmente fredda. Cerco di bere almeno. Trangugiando un pò di calorie qua e là. Arriviamo tra il nugolo di case che sta sotto al Vojak, la cima principale dell'Ucka.
Passato l'ultimo tratto in asfalto, ritorniamo su sentiero. Che all'inizio è fangosissimo e poi via via si indurisce. Le rampe sono subito arcigne. Ribecco Denis e sono assieme ad un paio di rumeni e alcuni polacchi. Il tratto non è lunghissimo, ma si sale in maniera irregolare, con tratti corribili inframezzati da tratti ripidi. Finalmente (lo si percepisce dall'aria sempre più violenta e fredda), ci stiamo avvicinando alla cima del Vojak. Alcuni tratti di semi arrampicata e poi via su tratto semi pianeggiante che porta all'ultimo tratto. Alcuni volontari con torcia e vestiti da cima a fondo ci incitano sul pianoro prima della rampa finale. Io, Denis e un gruppetto di altre 2-3 unità iniziamo a salire, dico a Denis di guardare lo spettacolo che spunta a destra del costone. Fa freddissimo, saremo a 1300 metri circa e sicuramente la temperatura a fatica va sopra lo zero. Sulla rampa arcigna, lo stomaco mi ricorda il suo stato d'animo e rallento. Così facendo, mi godo la figata di panorama che spunta pian piano sotto i miei occhi. Le luci di Abbazia e di Fiume, in lontananza, in una notte stellata come non se ne vedevano da tempo. Salgo, incontro il forte francese Audran e Scilla Tonetti con la sua cresta multicolor, ora è la seconda donna. Saliamo assieme in fila indiana, il pezzo ripido si fa in una decina di minuti e poi su in cresta. Dove il freddo è a dir poco pungente. Dopo un pò di su e giù fra le pietre appuntite, si inizia a vedere, in prossimità dell'antenna dell'osservatorio meteorologico, un sacco di neve. In parte dura ed in parte soffice. Passo un punto di controllo e inizio a scendere, prima su asfalto e poi si ritorna su sentiero. In men che non si dica, mi trovo con la neve fin sopra le caviglie. Pazzesco, chi l'avrebbe mai detto. Inizia un tratto che non ricordo, che va su e poi torna giù, torna su e va finalmente giù. Tutto innevato o quasi. In discesa di notte, con la neve soffice, devo trovare confidenza. All'inizio corricchio lentissimo, poi inizio a velocizzarmi. Intanto supero un paio di gruppi di trailer notturni che vanno da Poklon al Vojak per assistere alla gara. Li saluto e via, nel frattempo qualcuno che vuole prendersi qualche rischio in più, mi passa. La parte successiva in discesa è un mix di fango e neve, non bellissima da correre. Molto molto più lenta rispetto agli anni scorsi. In certi punti si vedono a fatica le balise. Si iniziano a vedere le indicazioni per Poklon, si scende ancora. Un paio di scivoloni e poi finalmente un tratto tecnico asciutto, dove mi ci butto e recupero qualche posizione. Il tratto finale in discesa è un caos con il fango, vado dritto e perdo per 100 metri le balise, indico chi mi sta dietro che le balise non ci sono e le ritroviamo dall'altra parte. Ormai pochi metri di fango e poi eccoci a Poklon. 5h52' per oltre 41 km e circa 2300 metri di dislivello positivo. Il ristoro illuminato immerso nel bosco, sotto la cima dell'Ucka. Qui c'è sempre un gran tifo. Ho i piedi ghiacciati da tutta quella neve e non sto bene. Mi fermo per mettermi subito la giacca e mi sforzo di mangiare 3 pezzi di pane con marmellata e nutella, assieme a un buon mezzo litro di thè caldo e un pò di frutta. Mi riempio una borraccia di tè e un pò d'acqua e riparto. Nel frattempo ho perso qualche posizione, visto che molta gente riparte come se dovesse fare non più di 70 km. Ora arriva un tratto molto corribile e veloce. Circa 14,5 km con poco più di 250 D+, tutti o quasi su forestale. Esco fuori dal ristoro con un ragazzo croato, pettorale numero 93, si chiama Borko. Facciamo un pò di tira e molla e lo passerò a -5 dal ristoro di Brgudac. Il tratto è veloce, velocissimo, nel frattempo ho passato altri 2 ultrarunner un pò in difficoltà sui saliscendi istriani. Ma alcuni punti li ricordo altri no, capisco che ci fanno fare l'altro versante e che arriveremo a Brgudac dall'altra parte. Ne ho la certezza, quando passiamo un paesino che nelle versioni scorse veniva aggirato, ed entriamo dentro all'abitato, per poi fiondarci in una zona molto particolare e con un fondo a tratti morbido e a tratti sassoso, estremamente particolare, una specie di mega canalone carsico. Correndo piuttosto veloce non si sente nemmeno il freddo. Bevo molto e qualche pausa pipì è necessaria. Intanto sento "presenze" dietro che stanno arrivando forte e non sono coloro che ho superato.
L'ultimo pezzo di bosco e poi dopo un pò di salitina, dove mi butto giù un gel, arriviamo su strada. Capisco che per arrivare Brgudac dobbiamo entrare da sinistra. Un pò di salita ed ecco il ristoro. 7h52', quasi 56 km e 2600 D+. Al ristoro, vedo il ragazzo svizzero numero 33 affranto, consolato dai genitori che lo seguivano. Qui a Brgudac si iniziano a contare i ritiri. Intanto, mi sforzo di bere della zuppa calda ed addentare alla rinfusa un pò di pastina, del dolce e del salato. Provo i datteri e bevo cola. Mi metto un pò di redbull e acqua nella borraccia e allo scoccare delle 8h riparto. Al ristoro, ho visto facce conosciute, come Andi Mamic e il russo Chervyakov, Uno spagnolo con i manicotti della Penyagolosa (come i miei) è la new entry.
Il tratto fino a Trstenik all'inizio è completamente cambiato. Infatti un volontario mi indica di andare a destra e non a sinistra come era usuale negli anni passati. Si inizia subito a salire, una salita arcigna e cattiva, una lunga lingua di pietra. All'inizio della salita, un cartello cita il rientro della gara dentro i confini del parco nazionale dell'Ucka. La salita mi apre le gambe. A metà capisco che non sto benissimo, mi siedo su un tratto un pò più aperto, dopo aver fatto passare il gruppetto che stava con me al ristoro precedente. Allungo un pò le gambe e mi riposo un attimo. Poi riparto. Il tratto brutto dura ancora un pò, poi finalmente si scollina e si scende. Anche qui neve e in alcuni tratti anche tanta. Dove non c'è neve, c'è fango. Riprendo alcuni atleti che si erano avvicendati a me e inizio un tira e molla con un ragazzo russo (numero 92) che corre con l'ausilio di un solo bastoncino (Why?). Sui tratti veloci lo riprendo subito, alcuni saliscendi e mi ritrovo assieme a lui all'imbocco della salita per l'Orljak, dove mi fermo a fare pipì ed addento un gel. La salita fino in cima passa veloce. Arrivo su in pochi minuti e dopo aver salutato il volontario (mamma che freddo!!) scendo dall'altro lato del monte, pieno di neve anche qui. Ma fortunatamente per poco. Inizia un tratto corribile e monotono. Il ragazzo russo è lì poco davanti a me. Intanto da un pò, il verso della volpe mi echeggia in un'orecchia, nell'altra invece, ho iniziato ad ascoltare un pò di musica. Finisce il corribile ed inizia la salita per il Gomia. Un tratto che inizia leggermente in salita, per poi finire duro ed aspro. Inizio a soffrire in salita ma non demordo. Sento che qualcuno dopo molto tempo si sta avvicinando. Infatti sul tratto di salita duro dentro il bosco, mi si avvicinano tre atleti, Borko, un danese o svedese e il giapponese Kubo (si proprio lui od un omonimo, che conobbi nel tragicomico finale dell'Utmb 2015, dove lo superai a Col des Montets e nonostante le 13h per finire la gara, non riuscì a fare gli ultimi 15 km). Li seguo a distanza e finalmente dopo un tratto esposto al vento, ecco le balise che si chiudono ad angolo e finalmente scollino e scendo. Inizia un tratto da delirio. La discesa inizia tecnica ma corribile, infatti supero di nuovo Borko e resto vicino al duetto con Kubo. Poi inizia un tratto di saliscendi nel bosco, piuttosto folle. Pieno di arbusti in germoglio che tagliano le gambe come stiletti ed una varietà di pietre mosse ed appuntite da masterclass. Qui inizio a sbraitare (non che prima non l'avessi fatto) e proseguo con difficoltà in alcuni punti. Dietro Borko perde contatto, ma rinviene qualcun altro. Il tratto dopo è decisamente tecnico, con pietre e massi ovunque. Finalmente Trstenik è qui. Torno a correre appena il sentiero diventa più facile e in pochi minuti sono fra le case del paesino. La prima persona che trovo è il papà di Carlo Salvetti, che sta aspettando il passaggio del figlio. Scambio due chiacchiere e entro al ristoro. 11h e 15' circa per arrivare ad oltre 73 km e circa 3500 D+. Mi alimento con difficoltà e bevo tantissimo tè caldo. Ritrovo Chervyakov e altre facce note come Jakub Hajek che se la ride. Decido di scaldarmi un pò e di tentare di aprire lo stomaco. Per farlo mi butto giù sulla sedia con la coperta, sotto lo sguardo stranito di mamma Salvetti e Michela (la morosa di Carlet). Mi riprendo, mi rifocillo un pò, scherzo un pò con il papà di Roby Mastrotto e riparto. Ho perso tante posizioni, fra cui anche quelle dei due amici trentini che mi hanno ripreso poco dopo il mio arrivo. Riparto convinto e subito dopo torno a correre, supero 3-4 atleti con facilità nel giro di mezz'ora, ma nel frattempo, saluto in corsa Carlo, che mi passa con gran passo (difficile che potesse essere uno della 100 miglia). Il tratto e tutto su carraia larga e sassosa. E tutta in salita, prima leggera e poi via via più arcigna, con tratti ben sopra il 10%. Sul tratto finale mi prende Roby Mastrotto, lo incito e ci salutiamo, intanto incalzo altri della mia gara. Dopo un tratto veloce fra una cima e l'altra, mentre scollino definitivamente l'ultimo tratto montano della gara, mi incrocia anche il terzo della 110, Tilen Potocnik, che saluto. Inizia ad intravedersi il crepuscolo e dopo aver detto il numero di pettorale alla volontaria in cima, mi butto giù a capofitto. Riprendo subito altri 2 della 100 miglia, praticamente fermi in discesa. Dopo un piccolo tratto brutto ed accidentato (ed anche fangoso), riparto nella mia rincorsa a Buzet, sul trattino asfaltato ne riprendo un altro. Sono ripartito dal ristoro di Trstenik dopo circa 11h50', vorrei esser giù per le 14h tonde. Sulla discesa pietrosa, ribecco Chervyakov in crisi mistica e poi ancora un lungo tratto di pianoro e saliscendi, che finisce passando la parte alta di Buzet (ma mancano ancora tanti km ahimè). Dopo un manipolo di case e superato un monumento ai caduti, mi butto giù in discesa dietro ad una proprietà privata. Sulla carraia, mentre sto curvando all'interno del boschetto, becco un atleta che era andato avanti e si è perso. Gli indico dove sono le indicazioni e proseguo. Nel lungo tratto in leggera salita, proseguiamo assieme. In mezzo un fuorviante borgo, che però è solo l'avvisaglia di essere nelle vicinanze di Pinguente (Buzet). Infatti poi ci re-immettiamo in bosco e continua il tratto in leggera salita, che finalmente finisce, dopo aver attraversato un morbido single track fangoso e il tutto porta ad una discesa pietrosa ripida. Sullo sfondo ecco Buzet!
Appena il tratto si fa più facile da correre innesto la marcia, per riavvicinarmi al tipo che avevo ripreso. Con le prime luci del mattino, in discesa superiamo la ferrovia e supero anche il compagno di quest'ultimo tratto, che sul piano e in salita corre e in discesa è piantato. Inizia una lunga carraia sassosa che cerco di tirare. Mi ritrovo dopo circa 13h50' alla fine della carraia, entro nel borgo a nord di Pinguente, saluto le persone che trovo in mezzo alle viuzze, che mi contraccambiano il saluto. Passo un punto di controllo ed ormai vedo la strada principale. Ecco il tratto a fianco del canale ed ecco, la strada che porta alla base vita. Sul dritto in leggera salita mi pianto un pochino dopo la tirata precedente. Ci sono. Passo alcune casette con cani chiassosi e poi all'incrocio mi butto dentro sul vialetto che da al palazzetto. 14h01' sono a Pinguente, dopo oltre 88 km e 4000 D+...

 

PARTE III

A Buzet, sembra di essere ad una corrida. Ogni atleta che entra e che esce viene osannato da un Olè ed un applauso.
In base vita, rivedo un sacco di facce conosciute. Gli amici trentini, il francese Audran che fa stretching, Borko che cerca di mangiare...alcuni atleti della 110 e soprattutto un gruppo di amici che sono in fase pre-gara della 67km, la terza delle quattro distanze dell'evento. Il socio Gabry, Adriano e Roby, mi chiedono come sto e sdrammatizzando un pò gli racconto delle mie disavventure serali. Finalmente lo stomaco sta meglio. Mi tolgo le scarpe e vado a prendere da mangiare. Un piatto pieno con metà patate bollite e metà di riso alle verdure. Nel frattempo, tiro fuori la roba che mi servirà per la seconda parte di gara. Mangiando, scherzo con gli spettatori amici e viene a trovarmi anche Maurizio, in veste di spettatore e supporter all'occorrenza. Mi cambio la maglietta (rischio la canottiera), mantengo manicotti (ormai luridi) e pantaloncini (non proprio pulitissimi...), mi metto il capellino, un pò di crema solare e poi cambio scarpe e calze...metto i rifornimenti in zaino per la seconda parte e mi verso mezza redbull e acqua in una borraccia. Tutto ok, se non fosse che dopo circa 40 minuti di pausa, mentre sto uscendo...dimentico il pettorale!
Il buon Maurizio lo va a recuperare sul tavolo dove mi ero messo, lo rimetto e salutando lui e le ragazze del CP, riparto.
Sono le 7.45 del mattino, soleggiatissimo e fa già caldo.
Riparto di buona lena, talmente buona che supero subito un atleta, il russo Afanasenkov, un cagnaccio con i baffoni e maglia verde fluo che mi porterò dietro per un bel pezzo.
Lo supero, ma sul lato erboso lungo il canale, gli indico che sono andato dal lato sbagliato, le indicazioni non sono chiarissime su quel bivio. Ritorno indietro e superando il ponticello, mi metto sul lato giusto. Risupero il russo e via...corro bene, anche dopo la prima rampa, ma ecco che fanno il loro fantastico ritorno i guadi...ahimè quest'anno pure impetuosi, visto che ce n'è tanta di acqua. I sassi su cui saltare sono immersi nell'acqua. Purtroppo, con le scarpe che mi ritrovo (Cascadia vecchie), ho davvero poco grip. Ci metto un pò a superarli e infatti mi faccio riprendere sia dal russo che da una coppia di ungheresi/sloveni che si prendono rischi e passano facile...superiamo un atleta intento a strizzarsi le calze e poi via avanti, in questo brulicare di campi e distese infangate. Il duo si allontana e io mi ritrovo con il russo alle calcagna. Purtroppo non ho le scarpe ideali per la fangazza, peccato perché da asciutto, questo pezzo è molto veloce, un altro atleta intanto ci passa. Finalmente ecco il paesino di Kotli, sulle sponde del fiume, con il suo sparuto numero di case, ci saluta e invece di immetterci nella forestale per Bencici, ci fanno fare una strada asfaltata in salita per almeno un paio di km, che io alterno fra camminata veloce e corsa...fa caldissimo, bevo e mi bagno e sono appena le 9 del mattino.
Finito lo strappo su asfalto e dopo un pò di corsa vera fra vari saliscendi, si entra su single track fangosissimo, dove non so dove mettere i piedi, faccio fatica a stare in piedi e torno a sbraitare contro il mondo. Questo tratto è nuovo rispetto alle edizioni precedenti.
Riesco a superare le sabbie mobili sotto Hum e nel mentre una coppia (lui e lei) di tedeschi, sopraggiungono. Sopra le nostre teste si scorge la sagoma della "più piccola città del mondo", come viene definita dai croati. La cittadella fortificata di Hum. Da lì ancora un tratto di asfalto e uno piccolo di bosco e poi l'ultima rampa dura e soleggiata su strada, dove distanzio il russo e mi metto in scia dei crucchi. Si entra a sinistra quest'anno per arrivare in paese, ed eccoci al ristoro, dopo che una mamma ed un bambino italiani mi salutano e dopo che a un volontario dico "Ammazza quanto fango c'era!" Al ristoro mangio frutta e bevo tanto, redbull compresa. Riempio una borraccia e via. Seduto e ritirato, ribecco il ragazzo russo nr. 92, quello con un solo bastone.
Il tratto per Butoniga, inizia con discese che mi piacciono tanto, un ragazzo svedese e il duo crucco vanno avanti, mentre faccio una pausa pipì. Il duo lo riprendo subito e resto con loro dietro di poco e un ragazzo inglese nr. 91, Rich Cross. Sul tratto duro in salita su asfalto lo distanzio bene e resto con davanti lo svedese e la coppia tedesca dietro. Il tratto fra minuscoli gruppi di case e campi, lo tiriamo assieme, un pò io e un pò la coppia tedesca, che in un frangente guadagna qualcosa. Poi Rich ritorna, sulla discesa e ulteriore salita per Draguccio. Uno splendido borgo istriano, con una grande storia. Traci, Austriaci e Veneti si sono succeduti in particolare, nella sua storia e hanno lasciato varie cose. Nel borgo del drago, superiamo sul vialetto centrale diverse case e prima di aggirare la chiesa principale, fuori da una casetta, uno stuolo di bei gatti istriani ci guarda straniti. Inizia la parte veloce, e glielo dico a Rich e infatti inizia un tratto velocissimo, fra discese di terra e in parte sassi e campi. Quanti campi. Dopo un passaggio fra case, dove saluto i sempre "amichevoli" cani (meno male son legati), finalmente ecco un altro gruppetto di case più denso, è l'abitato di Juradi, dove vedo una vecchia spia silente dell'epoca titina, una Zastava bianca lasciata in mezzo ad una corte di una casa. Dove c'è una netta discesona su asfalto spaccagambe per raggiungere il pianoro fra i campi. Fa ancora più caldo. Ogni tanto metto in bocca qualcosa (gel, parmigiano o un pezzo di barretta), ma sempre meno. Ora si va avanti principalmente a liquidi. E dove ci sono corsi d'acqua o fontane è doveroso bagnarsi. Salutato un gruppo di ciclisti, mi immetto nel lungo e noiosissimo drittone fra i campi. A tratti asciutto, a tratti (parecchi) fangosissimo e quindi per evitare la melma, si va su e giù a bordo dei campi. Sto su e giù viene interrotto solo dal mordi e fuggi di Rich, che prima sta con me e poi sparisce. Su una salita breve ed arcigna, salgo con regolarità e saluto un vecchio istriano, esclamandogli in croato "Che caldo", lui annuisce e se la ride. Il suo sguardo trapela, divertimento ed orgoglio, perché atleti di mezzo mondo stanno attraversando i suoi campi, che per decenni sono stati compagni solitari delle sue stagioni.
Si ritorna sulla palta, indurita o morbida che sia. Fra i campi, percepisco che sto riprendendo qualcuno ma che da dietro sta rinvenendo qualcuno. Supero un atleta rumeno in difficoltà e gli chiedo se è tutto ok. Con me Rich e Gabriele Cimarosti, che mi fa specie sia già qui (e infatti a Motovun alzerà bandiera bianca)...sulla salita successiva li distanzio un pò e plof, finisco fino al ginocchio in un pozzangherone di fango. Sporco soprattutto gambe e bastoncini e imprecando ai 4 venti, vado avanti. Ritornano Gabriele e Rich e con loro finalmente vedo il tratto della diga. Un pò di salita per arrivare sulla carraia che sfocia sul curvone di una strada che immette nella diga e finalmente ci corro sopra...un bimbo mi fa da apripista ed eccoci. 19h15' per arrivare a Butoniga.
Dopo 117 km e circa 4900m D+. Qui mi lavo mani, gambe e in parte i bastoncini. Rivedo un sacco di gente e cerco di arraffare qualcosa fra dolce e salato e finalmente mi bevo una birra. Mi mangio un cubetto di parmigiano e sono a posto. Riparto verso mezzogiorno e mezza e il tratto a fianco del canale è un forno. Mi faccio superare da chi era con me al ristoro, faccio fatica anche a camminare. Ci sono 25 gradi, pazzesco. Appena inizia a salire il sentiero, mi metto sotto un albero e mi riposo un quarto d'ora. Riparto all'una e finalmente mi sento meglio o comunque non spossato. Riparto pompando con i bastoni e bevendo a più non posso. Sul tratto che arriva in cima a Zamask a 411 metri slm, che supera prima una casa solitaria e poi arriva in mezzo al borgo di Zamask appunto (dove mi bagno di gran classe sotto la fontanella, in mezzo ai bimbi che corrono qua e là) riprendo il russo baffuto e lo supero in discesa. Siamo sulla discesa che porta ai piedi del colle di Montona. Il tratto finale è una distesa di liquame fangoso, su cui sbraito ed impreco...finalmente sulla carraia, metto nel mirino un altro atleta che sto riprendendo. Il tratto pianeggiante cerco di corricchiarlo come posso, appena la strada si inerpica pian piano fra i terrazzamenti, prendo un gel e mi carico per la salita a tratti corribile a tratti dura, che porta a Montona. Finalmente dopo i filari, ecco un tratto di strada che ci porta in mezzo al paese. Un tipo sloveno vestito di bianco mi sta alle calcagna. Intanto cerco di fare più veloce possibile il tratto fino in cima al colle e quindi al paese. In mezzo a nutriti gruppi di turisti, entro nella piazzetta centrale e...non c'è il ristoro! Come sempre splendida è Montona, semplicemente una gemma da valorizzare e visitare... Peccato che il ristoro sia stato spostato circa un km più in basso...riparto veloce e poco prima del ristoro vedo Marta. Arrivo al ristoro, dopo 21h50' con 129 km circa e quasi 5600m D+. Mentre mi alimento fra frutta, liquidi e formaggio, Marta mi dà una mano a recuperare i liquidi per le borracce e arrivano il russo baffuto e un Manuel Viezzi in gran spolvero e in seminconscienza da caldo. Mi alzo, saluto Marta e si riparte subito correndo...
Tratto veloce fra i filari e poi...fango ancora!
Sulla successiva carraia, mi riprende lo sloveno in bianco e dopo poco non lo vedo più. Sul tratto asfaltato che passa l'abitato "dei tartudi" di Levade, mi trovo a corricchiare fra lo sloveno e Manuel. Non sto benissimo, ma non demordo, arriverà la crisi anche per gli altri. Manuel mi supera e dopo che Marta mi saluta passando in macchina, sulla rampa su strada, ci immettiamo fra i campi e poi sulla salita che da Levade porta in cima alla collina che sovrasta Portole. La salita è caldissima, fra un nugolo di case, saluto degli istriani che stanno lavorando in cortile e poi fra i ruderi delle case vecchie, si inizia a salire sempre più. Sulla salita, supero un atleta che non vedevo dalla sera del giorno prima. Un danese, un certo Johansen nr. 69, in crisi totale. Cammina piano e tutto storto. Il tipo aveva tirato come un pazzo il giorno prima ed ora era alla frutta. Arriverà (incredibile) a Umag, appena in 34h e 8 minuti...
Il tratto è duro ed arcigno, superata una salita prima boscosa e poi aperta e dopo aver salutato una spettatrice, si sale ancora fra una piccola pineta, che finisce con il valicare il colle. Finalmente si scende. Vedo che davanti a me ci sono diverse persone vicine che corricchiano per arrivare al ristoro. Manca poco...superato il centro del paese di Oprtalj (Portole), si scende in picchiata e poi si risale leggermente, a fianco del cimitero (ce ne sarà un altro poco più in là, al ristoro ...) e infine si scende nuovamente fino al tendone bianco. Tendone bianco che vedo avvicinarsi lemme lemme. Finalmente vedo Marta e corricchiando arrivo al ristoro di Portole in 23h28', dopo circa 136 km e mezzo e quasi 6000m D+.
Mi fermo con Manuel e rivedo i trentini ed altra gente lasciata ai ristori precedenti. Mangio frutta, bevo quello che riesco...altra redbull e via. Inizio a vedere sempre più gente della 110 e della 67 intanto. Resto con un paio della 110, ma dopo il primo tratto su carraia, mi sento male e mi butto giù un attimo all'ombra di un muretto. 10 minuti e mi sento meglio, anzi quasi bene. Riparto alla grande, supero chi mi aveva superato e dopo un guado e relativa pausa pipì, distanzio il primo gruppo di gente della 110 e della 67. Su un tratto di terrazzamenti nei pressi dell'abitato di Antonci, prima del paese di Piemonte d'Istria, un gruppo di ragazzini in perfetto italiano mi chiede un autografo e una foto assieme, ovviamente mi fermo e li saluto. Inizio ad aumentare la velocità ed attraverso Piemonte d'Istria con ottime gambe, saluto i volontari di un punto di controllo e riparto in salita, dopo la chiesa di questo bellissimo paese, spingendo a tutta. Piemonte d'Istria era un comune di oltre 1500 abitanti fino al secondo dopoguerra. Patria di tanti esuli, la sua bellezza velata di tristezza, è rimasta e pervade gli occhi di chi l'attraversa. Fa ancora caldo, dopo il tratto in salita asfaltata che dà alla fontana storica del paese, prendo un gel e bevo per la volata fino al ristoro. In salita riprendo altri della 110, della 67 e addirittura della 42. Scollino l'ultimo asperità facendo zigzag e poi in discesa supero anche Manuel (incredulo su quanto andassi forte in quel punto) ed altri atleti, alcuni anche della mia gara.
Sulla carraia velocissima faccio elastico con un russo della 100 miglia, dalle ottime gambe. Tiriamo a più riprese ed ecco che dietro spunta fuori la sagoma di Grisignana. Dopo un tratto in leggera salita e dei campi, la carraia si immette fra delle case, ci siamo. Il russo è poco avanti a me. Si scende sotto una porta in pietra e dopo un tratto in discesa, ecco la salita per il centro del paese. Eccoci, saluto Marta e finalmente c'è il ristoro spostato a lato strada, fuori dalla parte storica, pavimentata in ciottoli. 25h35' per circa 148 km e oltre 6300m D+. Mi fermo, mangio frutta e bevo, tantissimo. Manuel arriva un pò dopo. Intanto rivedo altra gente e riparto con un rumeno nr. 51, Istvan e i due amici trentini, Franco Fraccaro e Luca Molinari. Il tratto è di una noia mortale, dopo un pò di asfalto, ci si immette sulla Parenzana, che dopo una galleria fangosa, è un'infinita carraia, piana e in leggera salita o discesa. Faccio un pò di tira e molla con Istvan, una ragazza della 110 ed altra gente. Il russo con cui avevo battagliato prima di Grisignana ed un ungherese, pompano di brutto. Finalmente, dopo aver corricchiato ed alcune volte camminato, si scende su discesa un pò più tecnica. Qui mi lancio, supero un finlandese della 100 miglia che è accompagnato da una ragazza della 67 ed aumento. Sul tratto boscoso, ho davanti Istvan e dietro Manuel.
Finalmente, dopo un tratto ruvido, con le ultime luci della sera, arriviamo a Buje. Superiamo il tratto del campo di calcio e poi sulla salita asfaltata, vedo anche gli altri che ci precedono. Dopo le scalette e il passaggio pedonale, inizia il tratto al 10% (come cita il cartello), che per 2-300 metri sale fino alla stradina che ci porta alle scalette e poi al ristoro. Finalmente, dopo 26h 54', siamo al 155° km abbondante ed ultimo ristoro. Mancano ancora 13 km circa e 140 D+. Mangio wafer per disperazione bevendo cola e acqua. Mi cambio maglia e me ne metto una di cotone , inizia a fare freddo...con la maglietta della 24h di Belluno del 2016, mi fermo a farmi mettere un pò di spray ghiaccio sulle gambe. Nel frattempo i trentini sono già ripartiti, anche se erano dietro nel tratto precedente e Manuel, che ha vomitato l'universo, non riesce più ad ingerire nulla.
Ci mettiamo la frontale e via, sono da poco passate le 20, sono le 20.06-07 e dopo la rampa in asfalto si inizia a scendere. Io ed Istvan corriamo bene davanti e Manuel ed altra gente ci segue. Si riavvicinano dopo che mi fermo un attimo per l'ennesima pausa pipì.
Ci siamo. E' il momento. E' arrivato il momento di chiudere in bellezza.
Dopo un trattino fangoso, inizio ad aumentare il ritmo. Prendo le prime 10 persone, nessuno o quasi della 100 miglia. Il tratto è prima su pietra e poi su erba lungo il canale, infinito, che porta ad Umag. Supero i trentini e dopo il cavalcavia che sovrasta l'autostrada, aumento. Supero un'altra dozzina di persone. Il single track è morbido, mi ricordo che nei pressi c'è una fattoria. Mi metto in testa le 28h e non demordo. Supero altra gente, supero la fattoria in leggera salita e poi di nuovo giù prima sul canale e poi fra i campi. Un tratto in semi asfalto, dove supero altra gente e anche Istvan. Capisco che manca ancora un pò. Dopo un pò di bosco evitiamo un tratto pieno di uliveti e poi ancora in mezzo a delle proprietà private. Non ricordo quando possa arrivare il momento in cui sferrare l'ultimo attacco sul pezzo di argine finale. Ma dopo un giro in mezzo ad una proprietà privata, eccolo! Lo scorso anno c'erano anche i cartelli che scandivano gli ultimi km, quest'anno no.
Aumento un pò e supero altri gruppi di persone. Le luci di Umag, sono sempre più vicine. Aumento ancora.
La luce fioca della mia frontale di scorta, scorge non benissimo i buchi fra l'erba ma ormai è finita o quasi. Supero il primo rialzo ed ecco il ponticello e dopo altri 2 sorpassi (saranno una sessantina in tutto negli ultimi 13 km, peccato non moltissimi quelli della mia gara...) arrivo a Umag, una volontaria mi indica di passare a destra e poi a sinistra e mi ricordo tutto ciò dall'anno precedente. Passo la strada, passo l'incrocio ed eccomi sul tratto finale. Saluto tutti, c'è anche Marta. 28h53' e i 168 km e 6540m D+, sono terminati. 59° assoluto su circa 400 partenti, in una gara dell'Utwt, manco male. Un'altra grande esperienza, anche questa volta l'Istria rimane un tabù come gara, per via della notte difficile. Ma rimane anche una grande prova di resilienza. Attendo gli altri all'arrivo e percepisco di essere andato bene, perché per oltre 10 minuti non arriva nessuno della 100 miglia. Arrivano assieme Istvan e i trentini, li saluto e poi via in doccia, dove si fa un pò di bar sport.
Anche questa è portata a casa!! Istria grazie ancora ed arrivederci al prossimo anno!!!

bottom of page