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STORIE DI CORSA - CORRADO MAZZETTI

Corrado

Le storie di corsa sono dei racconti narrati dal grande atleta e scrittore Corrado Mazzetti, detto negli Stati Uniti Skip Seebeck, di eventi a cui egli stesso ha spesso partecipato direttamente durante la sua lunghissima carriera sportiva in Italia e all'estero. Durante la sua vita Corrado è riuscito sempre a rialzarsi nonostante il destino gli abbia riservato spesso eventi drammatici e duri da sopportare per qualsiasi altro comune uomo.

Per conoscere chi è effettivamente Corrado riporto parte dell'intervista che lo stesso ha rilasciato allo psicologo Matteo Simone:

"Il 23 Gennaio 1988 mentre mi allenavo per correre la 100 Km del Passatore edizione Maggio 1988 alle ore 19,40 venni investito da un auto. Condotto all’ospedale con fratture al perone, al malleolo, con i legamenti del ginocchio destro lacerati, con due costole rotte ed una frattura larga 17 cm al cranio occipitale, alle ore 22,30 entrai in coma. Secondo il parere dei medici con speranze di risveglio praticamente zero. Fin da bambino ho avuto la fortuna di essere istruito a sviluppare i modi più svariati per eludere ed aggirare il pensiero verbale e visualizzare le idee, costruendo mappe e immagini mentali. In coma ho visto un’idea, ho immaginato di svegliarmi, l’immaginazione è più importante di ogni conoscenza, la conoscenza è sempre limitata, mentre l’immaginazione abbraccia il mondo intero. Il pensiero visivo è legato all’emisfero destro ed è molto più fluido perché alimenta l’ispirazione. Ho disegnato il mio risveglio ed il 25 Marzo alle ore 22,30, dopo 63 giorni, ho aperto gli occhi. Si è gridato al miracolo ma la vita è un miracolo, noi siamo la vita, noi siamo un miracolo. A metà Aprile ho iniziato la rieducazione, potevo camminare con le stampelle, ma i medici sostenevano che non sarei più stato in grado di correre. Io preferisco vivere i sessanta secondi di ogni minuto, i sessanta minuti di ogni ora, ogni ora delle ventiquattro di un giorno. Quando correvo non avevo dubbi: VIVO IL PRESENTE E BASTA! Il 28 Maggio mio padre mi fece in regalo, venne a prendermi e mi portò sul Passo della Colla a vedere il passaggio dei centisti. Avevo molti amici da salutare, l’anno precedente ero arrivato 20° in 8h14’ ma uscendo da Brisighella insieme all’amico Kovacs fummo investiti da una moto. Kovacs si dovette ritirare ed io continuai zoppicando, peccato perché a 10 Km dall’arrivo stavamo riprendendo Rossetti, Bellocq era in fuga ma potevamo salire sul palco. Persi quasi un’ora ma arrivai in fondo, quello che non ti uccide può renderti più forte. Aggrappato al mio sogno conclusi la gara, piangendo ma felice di non aver mollato. Sulla Colla, mentre aspettavo i passaggi, ho vissuto la gara che non potevo correre.

A giugno è avvenuto il secondo miracolo: nonostante il parere dei medici ho iniziato a correre! Mio padre mi seguiva in macchina perché ogni tanto soffrivo di labirintite ed ero costretto a fermarmi. Correvo tutti i giorni 3/5 Km, piano ma li correvo, sempre più avviluppato dal mio sogno: ‘Continua a provare, continua ad attaccare, avrò successo se persisterò’, ma avevo bisogno di una guida, nessuna guida è più forte del tuo sogno. Quando ogni tua risorsa fisica e mentale è focalizzata sul tuo SOGNO, il potere di risolvere i problemi si moltiplica all’infinito. Dopo che ho visto il buio mi sono convinto sempre più quanto è importante lasciarsi guidare da un SOGNO.

A Settembre mi sono trasferito negli Stati Uniti dove alla Stanford University c’è uno dei migliori dipartimenti di Medicina dello Sport al mondo guidato dal Prof. M. Dillingham. Dillingham mi affidò alle cure del fisioterapista R. Eaglestone famoso per aver rimesso in sesto i campioni Usa di football. Eaglestone (AQUILA DI PIETRA), il nome è tutto un programma mi fece una sola domanda: ‘Qual è il tuo sogno?’. Risposta secca: ‘Correre a Novembre a New York in meno di tre ore’. Disse solamente: ‘Bene, diamoci da fare’. Dopo due mesi di Isokinetic e training mentale, pratiche alle quali mi sottoposi senza mai fare una domanda, affidandomi completamente a lui senza mai discutere, ero in piena forma: 67 chili di muscoli elastici e potenti; grazie a lui ho sentito scorrere adrenalina a fiumi. Ho immaginato sogni, desideri, ambizioni, miraggi ed illusioni realizzarsi facilmente, a volte quasi con arroganza. Il 6 Novembre ero a New York, la GRANDE MELA mi aspettava come 18 anni prima, quando all’alba correvo a Central Park e poi sempre di corsa alle lezioni alla New York University. Le persone si valutano per quello che possono fare oggi e non per quello che hanno fatto ieri. Alla partenza ero emozionato, non era importante il tempo, solo una cosa contava. Giocarmela fino alla fine. In fondo avevo solo 41 anni. Ero lì per correre ed avrei corso fino all’ultimo respiro. Dovevo solo correre ed arrivare e lo feci, fino al mio ultimo respiro. Corsi in 2h43’40”, 3:55 a chilometro. Al 35° chilometro mi dovetti fermare per un attacco improvviso di labirintite. Sì lasciai qualche minuto per la strada ma mi aiutarono le parole di Eaglestone: ‘A volte, quando sei in difficoltà, sentiti come un ologramma perché ad un ologramma puoi fare tutto, tranne levargli la luce. Se lo fai, muore e senza neppure poter gridare al mondo il suo dolore’. Solo al traguardo ho gridato il mio dolore, ma era gioia. Ma i miracoli non erano finiti ed il 4 Dicembre ho corso nella mia città, era la terza volta che correvo a Firenze in una giornata fredda ed assolata, una nuova storia da raccontare. Ho corso in 2h30’23”, 3’30” a Km come quando ero giovane, anzi meglio perché all’ultimo chilometro il labirinto mi ha fermato per diversi minuti. Abbi il coraggio di vivere ogni secondo, ogni minuto, ogni ora, dove ci saranno momenti difficili e momenti facili. Il successo è vivere ogni istante con coraggio, nel modo più pieno possibile. Questa è la mia storia ma può essere anche la tua o quella di tanti altri, solo allora avrà un senso."

[Fonte http://www.podistidoc.it/]

Petaluna 70

6 DICEMBRE 1970 - MARATONA DI PETALUMA

A Dicembre l'Università di New York sospendeva i corsi fino all'Epifania e così mi trasferii in California, terra di "RUNNERS". Domenica 6 Dicembre 1970 a Petaluma, cittadina di 50mila anime, si correva una Maratona. Mi iscrissi e mi dettero il pettorale numero 3. Mi sentii imbarazzato, poi mi spiegarono che i numeri erano 399 e venivano assegnati in ordine inverso, io ero il terzultimo. Avevo 23 anni, mi sentivo immortale ma avevo voglia di "CRESCERE". Alla partenza feci amicizia con tutti e quando dissi che eravamo il doppio dei partecipanti alla Maratona di New York, che si era svolta a Settembre, sorrisero beffardamente: " Perchè a New York sanno cos'è una Maratona?". In effetti a New York solo tre gatti sapevano che si correva una Maratona; questi californiani mi piacquero molto e negli anni a venire corsi tantissimo in quel stupendo paese.
La gara fu esaltante, feci un ottimo tempo e piazzamento, ma la cosa più importante è che per la prima volta iniziai a scavare a fondo il concetto di "FATICA" per farla diventare in seguito un valore che può arricchire la vita.

Comunemente si pensa alla fatica come al risultato finale dell'assemblaggio di una serie di fattori fisici, correndo si producono alterazioni biochimiche nei muscoli che il cervello registra passivamente sotto forma di sensazione di affaticamento, come mal di gambe e bruciore muscolare, ovvero la FATICA PERIFERICA. A questa se ne aggiunge però un'altra, FATICA CENTRALE, ovvero il ruolo che il sistema nervoso ed il cervello hanno nel limitare la prestazione. La fatica periferica può dunque modificare l'attività cerebrale attraverso dei ricettori neuromuscolari, tendinei e dolorifici. Ma questo processo segue anche la direzione opposta: le componenti emotive e conoscitive sono a loro volta in grado di provocare modificazioni periferiche, di tipo neurovegetativo e sul tono muscolare. Se la sensazione di fatica viene vissuta in modo ansiogeno, il cervello stesso scatena reazioni periferiche che peggiorano la prestazione.

Quel giorno decisi di diventare uno studioso della fatica fisica/mentale e NON HO MAI SMESSO. Al fatidico 35° chilometro iniziai a "vedere" la corsa come una cerimonia che scandiva il corso della mia vita, un FARSI TRASPORTARE dove l' IO PROTAGONISTA non deve toccare il terreno immaginando di ESSERE sollevato o sopraelevato, completamente isolato dal mondo, sospeso tra terra e cielo:il risultato fu che dovettero fermarmi al traguardo o avrei continuato a correre, perchè più correvo e più mi sentivo rallentare, non c'era fretta in quello spazio, si respirava bene in quello spazio, non sentivo sacrificio in quello spazio ERO SEMPLICEMENTE ENERGIA IN MOVIMENTO!

[Fonte: Corrado Mazzetti dal Gruppo FB "Il meglio deve ancora venire"]

Western States

La Western States Endurance Run - 1980/1982/1983

"E' il più antico e prestigioso TRAIL degli Stati Uniti di 100,2 miglia ovvero 161 Km. con partenza da Squaw Valley ed arrivo ad Auburn in California.La prima edizione è del 1974 con un solo concorrente. Si sale per complessivi 18mila piedi e si scende per 23mila piedi attraverso uno scenario stupendo da Emigrant Pass e il deserto del Granite Chief. A chi chiude la gara entro le 24 ore in premio una magnifica cintura con la fibbia d'argento, entro le 30 ore con la spilla di bronzo. Ho provato la gara la prima volta nel 1980, al massimo avevo corso per 50 miglia ed al 75° miglio mi sono ritirato. Vinse Mike Catlin in 18h e 35minuti, primo di 124 arrivati. Ho riprovato nel 1982 e mi sono ritirato poco prima del traguardo, al 90° miglio avevo un ginocchio fuori uso, il mio compagno Les Nightingill mi portò sulle spalle fino al traguardo, ma non avendola corsa tutta andai da un giudice e mi feci squalificare. Vinse Jim King in 16h17minuti, primo di 176 arrivati. Quando prendi una decisione rendila tua, vivi per essa. Le decisioni non fanno le persone, le persone prendono le decisioni. Accettare un insuccesso non sminuisce la propria autostima perchè essa richiede che tu ti comporti al meglio delle tue capacità, se hai dato il meglio puoi ritirarti con onore. Ho riprovato nel 1983, un'edizione passata alla storia per il mal tempo, una televisione locale fece anche un film per celebrare la disperazione dei concorrenti. Vinse Jim Howard in 16h7minuti per una manciata di secondi su Jim King, 196 arrivati. Arrivai 20° in 20h10minuti. Se credi in te stesso, se ti dici sempre POSSO FARCELA, VOGLIO FARCELA, senza mai rischiare la vita, quando sei convinto di poter fare lo fai, devi tentare perchè non puoi mai sapere di che cosa sei veramente capace finché non lo fai."
[Pubblicato sul Gruppo Facebook Correre libera...mente il 04/10/2015]

26 GIUGNO 1982 - IL SECONDO TENTATIVO

Correre per 161 Km sui sentieri e nei canyon della Sierra Nevada in California non è esaltante, molto di più, è vivere un riassunto di tutta la vita in 24 ore, perché in quel giorno ti accadrà dl tutto, paura, coraggio, gioia, frustrazione, svenimento, dolore, ira, piacere, illusione, amarezza, felicità, tradimento, tutte le emozioni possibili e inimmaginabili, con una sola diferenza, se in quelle 24 ore non riuscirai a superare tutti gli ostacoli, potrai sempre riprovare e quindi imparare ad affrontare meglio tutte le prove che la vita ti chiederà di superare; ma se non sei pronto a combattere con le difficoltà che nella vita dovrai affrontare, non vivrai mai una vita gratificante. Correre per me è stato uno strumento fondamentale di crescita personale per aiutarmi a meglio prepararmi a ‘giocare’ il gioco della vita.

Eravamo in una forma splendida, dal gennaio 1981 al giugno 1982 con gli amici della WORSHIP HERO avevamo corso 12 Maratone e avevamo aperto 8 sentieri di 100 miglia e 5 di 150 miglia correndo con tempi fantastici. Siamo in 5, John, Les, io e due donne, la veterana Bjorg e la giovane Mellnda. King e Pellon sono i favoriti ma noi possiamo farcela in 18 ore, forse meno, staremo a vedere. Al 50° miglio, El Dorado Creek, dopo 8 ore, siamo in anticipo di 1 ora ma continuiamo fino al 75° miglio, River Crossing (oggi li fiume si attraversa con le barche, se l'acqua è troppo alta, oppure legati alle corde, allora si doveva nuotare).
Nella attraversata urto il ginocchio sinistro in una roccia ma non ci faccio caso. Usciamo dall'acqua, ci asciughiamo alla meno peggio e si riparte. All’ 80° miglio ml fermo, il ginocchio è gonfio come un cocomero. Briefing veloce, John e la Bjorg sono i più freschi, possono andare a podio, ripartono, Les e Meiinda mi mettono sulle spalle e dopo 7 ore di tormenti arriviamo al traguardo! John arrivò 4° in 17h48m, la Bjorn 1° donna in 18h23m e settima assoluta! Les e Mellnda 104° in 26h13m. Senza di me avrebbero chiuso intorno alla 18 ore, a 100 metri dal traguardo mi feci mettere giù, chiamai un giudice e.....mi ritirai. QUESTA GARA O LA CORRI TUTTA O... NON VALE! Grandi festeggiamenti e cori da ubriachi.

Sì, mi sono ritirato, abbiamo una sola vita da vivere, o la vivi con autorispetto, con un fine, con una strategia di crescita continua, o sei poco più di una marionetta animata di cui sono altri a muovere i fili. Senza obiettivi, priorità e strategie di vita che siano davvero nostre, ci trascinlamo come un gregge lungo l'infinita prateria della mediocrità, incapaci di sganciarci e di realizzare anche una sola minima parte dei sogni che un tempo accarezzavamo. Allora la pensavo cosi e non sono cambiato. VlNSE JIM KING in 16h17min.
[Pubblicato da Corrado Mazzetti su Facebook]

1983 - IL TERZO TENTATIVO

Sono le 5 del mattino, 282 partenti, 11 componenti del WORSHIP HERO, 2 donne e 9 maschi. Previsioni del tempo pessime. Avevo chiesto a Les ed a Ryan di portare due registratori con tutta la musica hard rock disponibile: entrambi sono magnifici, se chiedo loro di fare qualcosa la fanno senza mai domandarmi perché tanto sanno che è meglio non chiedere, presto lo avrebbero scoperto il perché. Squaw Valley è a 1899 slm e per le prime 4 miglia si sale flno a 2.656, 757 metri di dislivello fino al Watson's Monument. Howard e King vanno subito in testa, la salita è un erta ripidissima e come non bastasse inizia a nevicare di brutto. Si forma un gruppetto di 30, lo in fondo con Ryan, Les in testa. Freddo polare, silenzio assoluto: bisogna riscaldare l'ambiente. Les e Ryan ad un mio cenno accendono le radio a tutto volume: Ben Scott (AC/DC) inizia a strillare HIGHWAY TO HELL: "Vivo alla grande, liberamente, abbonato per una corsa di solo andata, non chiedo nulla, lasciamo perdere, prendo tutto in un colpo solo, non c'è un motivo ma non c'è nient'altro che vorrei fare, sono sull'autostrada per Inferno... nessuno riuscirà a farmi rallentare perché sono sulla strada per la terra promessa...". Provate a immaginare la scena, chiudete gli occhi e cercate di sentirvi con noi in quella situazione. Sono al terzo tentativo, non so se avrò un'altra possibilità MA OGGI LO FARO’ e come non bastasse risalgo il gruppetto, cercando di gridare più forte di Ben Scott: "Ho due notizie da darvi - oggi è un giorno bellissimo per morire, ma se staremo insieme non moriremo (non ho mai fumato ‘acidi’, io mi dopavo d'entusiasmo!). La musica è un fantastico catalizzatore di emozioni e tutti salgono con vigore inaspettato, in cima all'Escarpment la neve è già a 45 cm. Skip ‘Ulisse’ ha sfidato le Sirene, questa volta non da solo, con altri trenta Ulisse. nessuno fa domande ma la musica è una sveglia che ci sveglia riguardo la realtà, intorno a noi e dentro noi. Inizia la discesa verso Lyon Ridge, siamo stati bravi e ci meritiamo un premio: "We gotta get out of this piace, if it's the last thing we ever do, girl, there's a better life for me and you" (ANIMALS).

La neve misura ora 60 cm, si scende veloci di tacco, le decisioni efficaci si basano sulla realtà, quella che riconosciamo, e realtà è vivere
senza illusioni. Andare avanti è abituarsi al dolore, non sparirà da solo, lo devi affrontare e battere. Le illusioni esauriscono, il dolore ferisce ma rende più forti. Si sale e si scende per Red Star Ridge, dopo 24 miglia la neve cessa ma la discesa per Duncan Canyon è una lastra di ghiaccio e sono quasi le 10 del mattino. Dobbiamo tomare indietro per un sentiero alternativo allungando di 10 miglia per evitare la discesa e rimanere in quota per salire a Robinson Flat ma come convincerli? "Ci sono momenti nella vita in cui dobbiamo aggirare l'ostacolo e quell'ostacolo non va confuso con l'avversità lungo il nostro cammino, bensì è semplicemente il nostro IO OSTRUZIONISTICO e possiamo superarlo solo con il nostro CARATTERE, carattere è un insieme di convinzioni personali e del modo in cui agiamo su di esse, il nostro modo di prendere decisioni dipende 
ampiamente da ciò in cui crediamo per cui lo sono convinto che arriveremo lassù ed anche voi lo credete".

Les accende ia radio: "WHOLE LOTTA LOVE"... devi calmarti piccola, non sto schezando, devi proprio imparare, nel tuo profondo, dolcezza mia ne hai bisogno... ti darò tutto il mio amore (LED ZEPPELIN). Si torna indietro cantando e poi ancora cantando IMMIGRATION SONG.... veniamo dalla terra del ghiaccio e della neve, dal sole di mezzanotte dove sgorgano le fonti calde, il martello degli dei guiderà le nostre navi su nuove terre per combattere le orde, cantando e piangendo: Valhalla sta arrivando.... il nostro unico obiettivo sarà la riva occidentale“. Giunti a Robinson Flat scendiamo per Mlller’s Defeat, Dusty Corners e arriviamo a Last Chance con la musica degli YARDBIRDS ‘Shapes of thing‘... -se questa è la direzione che seguiremo non possiamo che essere d'accordo ed a questo punto potremo risparmiarci molto lavoro...“. Si scende, si scende, si scende ed ancora su a Devil's Thumb: 'WALK THIS WAY (Aerosmith)... non hai visto nulla fin quando sei giù su un balordo ed allora sei certo di stare cambiando i tuoi modi... camminare in questo modo... lei sapeva quello che stava facendo quando mi ha insegnato a camminare in questo modo‘.

E giù, giù nel Canyon fino a El Dorado Creek (50° miglio), sono le tre del pomeriggio ed una voce canta DREAM ON... Io so che nessuno sa da dove viene e dove va, so che il peccato è di tutti, devi perdere per imparare a vincere. Canta con me, canta per gli anni, canta per le risate e per le lacrime. canta con me solo per oggi, forse domani il buon Dio ti porterà via, continua a sognare finché il tuo sogno diventi realtà‘.

Siamo solo a meta. ci fermiamo un attimo a rifocillarci e Mick lagger intona SATISFACTION. "Vedo con piacere che sappiamo ancora sorridere della nostra follia - dico - ma lo possiamo fare perché siamo integri, e le persone integre non mentono a se stesse, non si perdono in sciocchezze e vanno subito ai nocciolo della questione.

Adesso saliremo a Michigan Bluff, abbiamo imparato a fidarci gli uni degli altri, noi ci meritiamo il meglio ed il meglio deve ancora venire“. Riprendiamo la corsa con SUNSHINE OF YOUR LOVE (CREAM)! Ho aspettato tanto tempo per arrivare dove sto andando nello splendore del tuo amore... starò con te finché ci sarà acqua nel mare...‘ ed al ritmo di l FEEL FREE giungiamo a Bath Rod ma scendendo a Foresthill Schooi inizia a piovere... ed ancora i CREAM con l Feel Free cl aiutano a vedere un pallido sole e poi i Kinks con YOU REALLY GOT ME ci asciugano con la loro "ragazzaa mi hai davvero messo in moto, mi hai preso cosi, non so cosa sto facendo, mi hai davvero preso ora e non posso dormire....'.

Scendiamo a Dardanelles con My Generation (WHO) e dopo una fantastica Behind Blue Eyes ecco Peachstone poi Ford’s Bar fino a Crossing River con Smoking in the Water (Deep Purple).

Siamo al 75° miglio, là due anni prima ci ho quasi lasciato un ginocchio, sono le 8 di sera e gli Zeppelin intonano Stairway to Heaven: ‘C'è una sensazione che provo quando guardo ad occidente e la mia anima piange per la partenza, nei miei pensieri ho visto anelli di fumo fra gli alberi e le voci di coloro che stavano a guardare e ciò mi meraviglla... il pifferaio ci condurrà alla ragione e arriverà un nuovo giorno per chi aspetta da tempo e le foreste echeggeranno di risate..- Ci sono due vie che puoi percorrere ma alla lunga c'è sempre un tempo per cambiare strada, la tua scala e' costruita sul sussurro del vento e mentre scendevamo lungo la vita con le nostre ombre più alte delle nostre anime, là camminava una donna che tutti conoscevamo... e se ascolti molto bene la melodia giungerà a te alla fine quando uno è tutti e tutti sono uno, essere pietra e non rotolare, si può comprare una scala per il cielo....'.

Dobbiamo attraversare il flume, la corrente, nonostante pioggia e neve, non è forte ma tutti sono in silenzio, troppo silenzio. Gli ANIMALS cantano IT'S MY LlIFE, chiamo tutti a raccolta: "Passato il fiume ognuno andrà per la sua strada, adesso siamo in grado di correre da soli però vi chiedo di guardare nel fiume e ditemi cosa vedete?". Silenzio. "Se vedete i massi sul fondo dovete cambiare il centro della vostra attenzione, ripeto cosa vedete? "Vediamo noi stessi, risposero in coro - ‘o quanto meno il nostro riflesso“ — aggiunsi: "Avete visto la parte importante che manta ancora alla vostra decisione: VOI STESSI, ma la vostra decisione di arrivare è ancora priva di voi, pertanto non resta che attraversare quel fiume non facendo la spola fra una riva e l'altra ma fra le due metà che ci compongono, la metà due pensa, la testa, e la metà che prova sentimenti, il cuore, se naturalmente vogliamo prendere la decisione migliore‘. Tutti attraversarono ed arrivarono al traguardo entro le 24 ore (in 108 arrivarono entro il limite delle 24 ore), restai solo con Les che ascoltava a basso volume HEART FULL OF SOUL (Yardbirds). Posi una mano sulla spalla al più grande ‘fratello della strada‘ che
si possa desiderare: ‘Passare questo fiume è semplicemente la nostra consapevolezza di dover collegare la mente e il cuore se vogliamo realmente definirci uomini, e per poterlo fare, dopo esserci posti una domanda interiore, non resta altro che porci una domanda pratica. noi siamo uomini di parola‘.
Attraversammo il fiume insieme ed io prosegui correndo con l'ultimo fiato rimasto fino ad Auburn dove arrivai dopo poco 20 ore di viaggio. Mi rifocillai, mi camblai i vestiti e mi misi sul traguardo ad aspettarlo pregando in silenzio. Dopo poco più di un'ora un fracasso infemale squarclava l'aria, una radio suonava a tutto volume FOR YOUR LOVE e in pochi minuti arrivò Les, sorridente come un bambino. Spense la radio. passò la linea del traguardo, ci abbracciammo ed insieme iniziammo a cantare: " si può resistere...l'AM A MAN‘.

Quando uno è tutti e tutti sono uno sei una pietra che non rotola e puoi salire sulla scala che conduce ai cielo.

[Pubblicato da Corrado Mazzetti su Facebook]

Vienna 84

25 MARZO 1984 - 1° EDIZIONE DELLA MARATONA DI VIENNA

Di ritorno da San Diego ricevetti 2 ottime notizie in un giorno solo : i medici della FIDAL mi avevano ritenuto abile a correre; gli amici americani Peter Fleming e Peter Brett mi avevano chiesto di partecipare a Vienna con loro. Non mi sono iscritto alla Fidal perché avrei potuto gareggiare anche in Italia con il mio vero nome con scritto sulla maglia " LIBERO" (ovvero senza squadra, e poi non ero "favorevole" alle pratiche del Prof. Conconi....), allora ancora si poteva. Alcuni amici mi avevano chiesto di correre la 100 del Passatore, ma a Maggio avrei corso in Australia la Gold Ocean Roaad (km. 243), per il Passatore c'era tempo.
Il 25 Marzo a Vienna era una giornata fresca ma bellissima, ideale per una buona prestazione. I due Peter alla partenza erano silenziosi, strano, molto strano.
Mi avvicino ed inizio a parlare: " sapete la parola inglese "deserve" (MERITARE) deriva dal verbo latino "deservire" che a sua volta vuole dire "servire con zelo". Ma quanti di noi servono con zelo ciò che è realmente nel proprio interesse. Che cosa facciamo realmente? Forse pensiamo di meritarci di meglio, ma spesso non ci crediamo né agiamo in tal senso perché lottiamo contro l'idea che non crediamo di meritarci di meglio. Ho scoperto un segreto: per prendere costantemente delle decisioni migliori bisogna scegliere consapevolmente di CREDERE che meritiamo qualcosa di meglio e di agire di conseguenza. Se adesso vi fermate un attimo a riflettere o, meglio ancora, se riuscite a sentirne la verità dentro di voi e vi ponete la domanda più intima di tutte " CHE COSA CREDO DI MERITARMI", questa gara può diventare una passeggiata fra amici o un combattimento fra i black marlin dei vostri mari che lottano all'estremità della lenza del pescatore. Perché ho scoperto un altro segreto, non è che "qualcosa di meglio" significhi qualcosa di meglio rispetto agli altri, bensì qualcosa di meglio rispetto a quello che la gente fa a SE STESSA. E' UNA COSA CHE SI MERITANO TUTTI. E che cosa possiamo fare se capiamo di non credere realmente di meritarci qualcosa di meglio? Facciamoci allora un'altra domanda: " Se credessimo di meritarci dei risultati migliori, che cosa faremmo?".
Ed ho scoperto ancora un altro segreto, non occorre aspettare di crederci veramente con il cuore: dobbiamo semplicemente fare ora quello che faremmo se fossimo realmente convinti di meritarci qualcosa di meglio."
Partimmo veloci, ogni 5 chilometri ci alternavamo al comando scambiandoci un cinque, agli ultimi metri dall'arrivo ci guardammo come per dirci " CHI PARTE ?", senza parlarci attraversammo il traguardo tenendoci per mano, in 2:24:49.
Quando le nostre azioni migliorano, migliorano anche le situazioni perché le decisioni sono efficaci solo quando agiamo basandoci su di esse e con tempestività: avevamo creduto nelle nostre decisioni quel tanto che basta per agire facendo leva su di esse SUBITO.

Vinse il polacco Antoni Niemczak con l'ottimo 2:12:17, dei 1500 partenti, 734 furono i classificati. Alla sera i due Peter ingoiarono tanta birra quanta ZUZU ne beve in un mese, avevano preso un'altra decisione VELOCE, erano forti come bufali e velocemente l'avrebbero digerita il giorno dopo.

[Fonte: Corrado Mazzetti dal Gruppo FB "Il meglio deve ancora venire"]

Philadelphia 84

17 NOVEMBRE 1984 - LA MARATONA DI PHILADELPHIA

Di ritorno dalla Svezia sono stato malissimo: svenivo di continuo, un'improvvisa piorrea mi stava distruggendo la bocca. Dopo accurate analisi è emerso che nell'incidente del Dicembre 83, la frattura all'occipitale aveva causato un millimetrico abbassamento del condilo mascellare con la conseguente erosione dell'apparato dentale. Ho subito vari interventi chirurgici, i lineamenti del volto sono leggermenti cambiati ma mia moglie sosteneva che ero più bello....contenta lei...ma non potevo correre! Sì lo sappiamo tutti, nessuno può realmente amarci senza realmente comprenderci, se ti senti compreso, senza dubbio ti senti anche amato. Tutti abbiamo dentro un passato segreto, vergogne clandestine, sogni distrutti, speranze nascoste. Belli o brutti che siano i nostri segreti, essi ci appaiono come quella sfera particolarmente intima di noi stessi nella quale realizzare la nostra unicità. Nessuno ha mai fatto quelle precise cose che abbiamo fatto noi, nessun altro ha mai pensato i nostri pensieri o sognato i nostri sogni. Quasi tutti abbiamo fatto cose, sperimentato sensazioni e sentimenti che non abbiamo avuto il coraggio di confidare, di condividere con qualcuno. Pensavamo forse di fare la figura degli illusi, di apparire malvagi, ridicoli, vanesi. Temevamo che altri giudicassero la nostra vita come un continuo odioso inganno. A volte ci sentiamo bloccati dalla paura che gli altri non percepiscano quant'è importante per noi quel segreto, può darsi che in un certo momento della nostra vita abbiamo fatto uscire una parte di noi dalle tenebre della cella per condurla alla luce, sotto gli occhi di un altro. E può darsi ch'egli non abbia capito. Cosicchè ci siamo dati dello stolto per ciò che abbiamo fatto, rinchiudendoci in una solitudine emotiva ancora più dolorosa. Invece, può darsi che qualcuno abbia ascoltato il nostro segreto, abbia accettato la nostra confidenza con intensa partecipazione. Ad agosto l' amico RICCARDO, venne a trovarmi da New York. Ricordo le parole che usò per darmi forza, lui che viveva senza gambe, su una seggiolina, dal Maggio 1974. La sua voce mi comunicava comprensione, dal suo sguardo appariva che aveva capito. Ricordo i suoi occhi incoraggianti, ricordo come la sua mano strinse la mia : c'era una violenza d'affetto grazie alla quale mi sentii compreso. Fu una grande esperienza liberatrice, mi trovai ricco di nuova vitalità, e questo perchè era stato semplicemente soddisfatto il mio immenso bisogno d'essere ascoltato in modo partecipe, d'essere preso sul serio e d'essere compreso da qualcuno. Ripresi ad allenarmi come non mai ed il 17 Novembre corsi a Philadelphia in 2:34:18. RICCARDO era al traguardo, sulla seggiolina, ad aspettarmi. L' amicizia può diventare una grande avventura. Una scoperta sempre più profonda di chi siamo noi e di chi è il mio amico, via via che continuiamo a rivelarci nuovi e più reconditi aspetti di noi stessi. Ci apre la mente, allarga gli orizzonti, ci riempie di nuova consapevolezza, approfondisce i nostri sentimenti, ci fa cogliere il senso della nostra vita. Abbiamo cenato insieme e . quella sera.... ho anche bevuto un bicchiere di vino!

[Fonte: Corrado Mazzetti dal Gruppo FB "Il meglio deve ancora venire"]

La 100 km del Passatore - 25/26 Maggio 1985

Passatore 85

Nel Maggio 1985 ero da poco tornato dagli Stati Uniti quando venni a sapere che di lì a pochi giorni si sarebbe corsa la 100 Km. del Passatore; non conoscevo il percorso, decisi pertanto di farlo in bicicletta dietro ai campioni; la bicicletta, dopo la corsa, era la mia seconda passione. Fausto Coletti vinse in 7 ore e 4 minuti; confesso che era un tempo allora alla mia portata, ma chi non c'è ha sempre perso! Conobbi comunque tanti atleti italiani e stranieri, pertanto l'esperienza restò molto positiva, sicuramente l'avrei corso l'anno successivo.
La cosa che mi colpì fu l'entusiasmo profuso da tutti i partecipanti, anche gli ultimi. Non correvo in Italia da molti anni, non ero abituato a tanta gioia, in Toscana gli atleti passavano quasi inosservati, entrati in Romagna la gente accalcata lungo la strada incitava tutti, anche noi in bicicletta! Molta gente crede che l'entusiasmo o il buon umore sia qualcosa che ti cade dal cielo! Io penso onestamente che il compito più impegnativo della vita è imparare tutti i giorni ad entusiasmarci per quello che stiamo facendo, per quello che abbiamo perché potrebbe non essercene un prossimo! Siete entusiasti di ciò che state facendo? Certo è faticoso. IL LAVORO DELLA VITA E' IMPARARE AD ESSERE ENTUSIASTI DEL LAVORO. Una volta che una persona lo comincia a fare è sulla strada giusta. Un senso di urgenza nel lavoro ci ricorda che ieri se ne è andato per sempre e che domani potrebbe non arrivare mai, ma che OGGI E' NELLE NOSTRE MANI. Ci fa sapere che evitare il lavoro di oggi aumenta quello di domani, ci aiuta a svolgere i compiti che l' oggi ci ha presentato. Se non avete un senso di urgenza nel lavoro, chiedete a DIO di darvelo, qualunque esso sia. Anche se non credete in Dio, se sentite il senso di urgenza del lavoro, sicuramente qualcosa succederà ma poi AGITE DI CONSEGUENZA! Piuttosto che girovagare nella nostra esistenza cercando qualcosa che non è mai esistito, entusiasmiamoci per il nostro lavoro ora e cominciamo a vivere! SI, NEL 1986 AVREI CORSO IL PASSATORE.

[Pubblicato su Facebook l' 11/10/2016]

La 100 km del Passatore - 24/25 Maggio 1986

Passatore 86

"Alla fine di aprile rientro in Italia. Passo tutto il tempo con mio figlio e il rimamente mi alleno per il Passatore, gara di 100 klm che non avevo mai corso. 

Il 24 maggio alle ore 16:00 si parte! L'andatura è veloce ma non troppo, sarà una giornata molto calda, impegnativo scendere sotto le 7 ore, ma ci proverò!

L'ultima volta che ho corso in Italia era il 1974!

Sulla salita di Fiesole riprendo i primi: in testa i francesi Bellocq e Rossetti, l'italiano Perentin che non conosco e l'amico Mocniz. 

Arriviamo a Borgo San Lorenzo (30 km) uno dietro l'altro in 2h 3min. Superata Ronta inizia la salita vera, Bellocq allunga il passo ed io lo seguo: vederlo correre leggero è uno spettacolo, invidio la sua eleganza,  appoggia appena i piedi per terra, respira ogni sei passi. Ma io mi sento troppo bene per stargli dietro, le migliaia di km che ho fatto sulle montagne americane mi hanno reso le gambe resistenti ad un passo più veloce, lo supero ed arrivo al passo della Colla dopo 3:15.

Inizia a fare buio, ho 7 minuti di vantaggio. Non sono mai stato forte in discesa, penso che Jean Marc mi riprenderà, invece arrivo a Marradi dopo 4:18 (ho fatto 65 km) ed ho 12 minuti di vantaggio. 

Mi fermo per cambiarmi la maglia e le scarpe. Mi tolgo le scarpe: i tendini dei muscoli del peroneo lungo, breve e l'estensore dell'alluce si gonfiano come palloncini, il dolore è così forte che non riesco neppure a stare in piedi: LA GARA PER ME E' FINITA, mi porteranno all'ospedale. Bellocq passa e mi saluta, vincerà in 7:06:05, poi Rossetti in 7:15:20, Perentin in 7:26:29 e Mocniz in 7:40:37.

La mattina, subito dopo la premiazione, mi vengono a trovare: sono contento, penso di essere l'unico ad avere un diploma con foto e firme autentiche dei protagonisti senza avere concluso una gara!

La paura di fallire può paralizzarci ma se permettiamo alla nostra autostima di dipendere dai risultati raggiunti, diventeremo schiavi di ogni capriccio del destino. Se decidi di volerti bene, fallo in ogni caso. Non è vincere che conta, ma come si gioca. VINCERE NON E' TUTTO, MA PROVARCI SI. Se ti prefiggi una meta e non riesci a raggiungerla hai due scelte: sei libero di denigrarti o puoi tirarti su: <Mi sono impegnato moltissimo, sono fiero di me, ho dato tutto quello che potevo, accetto di aver fallito, accetto la sofferenza ma continuo a sentirmi fiero e mi voglio bene per il coraggio che ho dimostrato>. 

CHI DECIDE QUANTO VALI? Tu o chi ti sta a guardare? Su chi stai cercando di fare colpo? Dall'inizio alla fine lo spettatore di fronte a cui ti esibisci è sempre e soltanto uno. Solo tu puoi deluderlo e se lo deludi vali poco! 

Tutto sommato avevo appena compiuto 39 anni, ci avrei riprovato l'anno dopo".
[Pubblicato su Facebook il 23/05/2016]

Passatore 87

La 100 km del Passatore - 30/31 Maggio 1987

"L'unico statunitense a correre con me fu Norman Roof, poi venni a sapere che fra gli iscritti ce n'erano altri due ma non ci conoscevamo. Ero li alla partenza insieme a Bellocq e Rossetti. ma avevo imparato la lezione e conoscevo bene il percorso: nessuna forza è più grande di quella che ci fa agire per amore, non avverti alcun sforzo, nessuna tensione, la fatica si trasforma in piacere. Al via i due francesi fanno l'andatura, con Norman ci teniamo leggermente distanti senza perderli di vista. La salita di Fiesole scorre senza strappi ed arriviamo sgranati a Borgo S. Lorenzo. Sulla salita della Colla recuperiamo molte posizioni senza forzare tanto, Bellocq e Rossetti svettano con 5 minuti di vantaggio, segue lo slavo Mocnlz e l'ungherese Kovacs. Siamo dietro di una curva. Quando sei in comunione con la tua energia interiore, assapori a fondo l'essenza dei tuo ESSERE, essere come esperienza globale. Norman cede, in discesa riprendo Mocniz ed a Marradi mi trovo insieme a Kovacs ed insieme corriamo fianco a fianco fino a Brisighelil. Bellocq ha 3 minuti di vantaggio ma Rossetti appare sullo sfondo buio, solo 200 metri ci separano, quando una moto sbucata all'improvviso investe Kovacs, gli crollo addosso slogandogii una caviglia. Grida, urla, troppo dolore, per lui la gara finisce. Ho un malleolo malconcio, provo a correre ma rischio di non arrivare ed allora cammino. Mi dico "Non scoraggiarti se non riesci a salire dal bassifondi al cielo nel giro di una notte". Giuliana, la ragazza che ci segue in bicicletta da Marradi inizia a cantare in forlivese per distrarml, mi diverto e penso che nei momenti difficili si migliora, possiamo essere meglio di quanto immaginavamo se abbiamo abbastanza fede di poter diventare chi dovremmo essere, non puoi cambiare il passato. A tutti piace credere che le nostre intenzioni, le nostre speranze, i nostri progetti non ci sono passati davanti invano, abbiamo bisogno di qualcosa di cui essere fieri, qualcosa che dimostri che i nostri sogni non erano solo dei sogni. E quando si aiuta qualcuno si dovrebbe anche dargli la speranza di esserci a sua volta utili, il gusto di essere dalla parte del donatore, e noi ci stavamo donando a vicenda. Non sarei salito sul podio ma con Giuliana mi misi a cantare "Faenza non ti preoccupare... arrivo lo stesso" 

Gll ultimi 7 chilometri mi portarono via oltre 70 minuti, ma sei un vincitore quando credi che ce la farai comunque. Al traguardo ci abbracciammo con Kovacs e ci ripromettemmo di provarci ancora l'anno successivo. Attila nel 1988 chiuse in terza posizione. io non potei partecipare, ero ancora zoppo, mentre mi allenavo, nel Gennaio 1988, fui investito da un'auto e ripresi a correre solo ad Agosto, assistetti alla gara da spettatore. Al traguardo. una giornalista mi chiese come avevo fatto a rimanere calmo, quando a pochi chilometri dall'arrivo ero sul podio e poi la sfortuna mi aveva fermato. "Pochi minuti di rabbia forte prosciugano maggiori energie di 7/8 ore di corsa, e se volevo arrivare a Faenza, non me lo potevo permettere". Non tutti riescono a provare la gioia dei proprio significato a livello trascendente, ma tutti abbiamo la chance di trovare un senso nell'occuparci dei propri simili in termini che oltrepassano il lavoro quotidiano".
[Pubblicato su Facebook il 27/05/2016]

New York 87

New York Marathon - 1 Novembre 1987

"Giornata fresca, sole, vento leggero freddo laterale, oltre 22.000 iscritti 21.244 arrivati (3.689 donne). Nessun favorito, infatti vince a sorpresa il kenyano l. Hussein 2:11:01, alle ultime miglia stacca il nostro Gianni de Madonna di 52' che la spunta a sua volta per 1 secondo sull'americano Peter Pfltzinger. Pizzoiato 6°, Faustini 22° e Fausto Mollnari 31°. ln campo femminile l'inglese Priscilla Welch prevale in 2:30:17 sulle francesi Bonnet e Villeton. Le italiane: Cesarina Taroni 22° e Paola Moro 23°.

Quell'anno corro a New York con il mio vero nome, pettorale N°10.164. Parto con un muro di 20mila persone davanti, voglio capire cosa si prova a stare in mezzo alla folla. 

Alla partenza impossibile correre, per lo più si passeggia, faccio amicizia con tutti quelli che rispondono al mio gesto amichevole. Lo ZUCCA si sarebbe divertito da...PAZZI! 

Non firmo autografi perché non ho carte e penna né faccio selfie perché non esiste l'iphone! Quando dici Maratona alimenti un immaginarlo. Qualcosa di indefinito. All'interno di quella parola ognuno proietta desideri, speranze. Attorno ad essi gravita un alone di idee in vario modo condivise, si apre una dimensione attrattiva che mette in movimento uno spazio libero che si apre davanti a te, in mezzo a tanti maratoneti. Indipendentemente dalla loro bravura, ho capito quanto sia bello sognare di essere un maratoneta.
La maratona accende sfaccettature molteplici che convergono verso l'idea di una sfida che permette una trasformazione, fa vedere l'esigenza dl un evento che ha la potenzialità di cambiare il quotidiano. Si corre perché la sfida fisica e mentale è qualcosa che aiuta nella vita di tutti i giorni, si ha l'idea di prendere parte a qualcosa che ti mette alla prova in prima persona , ti rende consapevole di possedere un corpo come possibilità dl esistenza e di presenza.

Ridendo e scherzando sono passato alla mezza in 1:40 ( circa 4'50''/Km).

Adesso la strada è libera, incontro un gruppetto di 10 che viaggia a 4m a Km., 2 svedesi, 2 tedeschi, 2 norvegesi, 3 americani ed 1 brasiliano. Facciamo amicizia e chiedo loro se si sentono in grado di andare più svelti. Stefan Lindh ha un sogno, il muro delle 3h, tutti vogliono scendere sotto le 3 ore ma si deve cambiare passo. Prendo il comando incitandoii e km dopo km scendiamo a 3'50'', 3'40'', 3'30“, poi io nei mezzo e tutti intorno. AMICO è una persona con cui hai il coraggio di essere te stesso, ci puoi parlare sorridendo e se possiamo sorridere di qualsiasi cosa, possiamo cambiare qualsiasi cosa. Chiedo loro di spingere ancora, proviamo dolore ma il dolore fa crescere e lo devi prendere di petto perché se svincoli o ti compiangi sei destinato a perdere. Percorriamo la seconda metà in 1h13min., arriviamo tutti insieme in 2h55minufi sgranati di pochi secondi l'uno dall'altro, sono 730° assoluto e 80° M40, eppure sono molto felice perché Si VIVE UNA VOLTA SOLA MA SE LO FAI BENE, UNA VOLTA E’ ABBASTANZA!"
[Pubblicato su Facebook da Corrado]

New York 88

New York Marathon - 6 Novembre 1988

"Giornata di sole, fresca, leggero vento laterale, alla partenza 23.463, arrivati 22.405 di cui 3.974 donne.Lo scozzese Steve Jones fa il vuoto già dalla partenza vincendo con il nuovo record 2:08:20 con oltre 3 minuti sul nostro Salvatore Bettiol e l'irlandese John Treacy, 13° Nicosia, 20° Carlo Terzer e 83° Gianni De Madonna. In campo femminile Grete Waitz fa 9 in 2:28:07 con oltre tre minuti sull'indomabile Laura Fogli e l'americana Samuelson, 7° Graziella Striuli. Ho il numero 190 e parto con la prima linea. A Gennaio un grave incidente mi aveva obbligato a 2 mesi di coma ma a maggio stavo già allenandomi ed a settembre il fisioterapista Eaglestone mi aveva rimesso in forma come mai ero stato. A Ottobre avevo già corso sotto le 3 ore ma New York è un'altra storia! Dopo una partenza non velocissima per mettere alla prova la testa e le gambe, soprattutto la testa perchè soffro di improvvisi attacchi di labirintite, sento di stare bene ed inizio a andare veloce, al ponte Pulaski passo alla mezza in meno di 1h14', neanche me ne sono accorto. Adesso il vento è leggermente di spalle. Arrivo a Columbus Circle, manca un miglio e sono a 2h20', la testa gira come un mappamondo. Come è possibile? Sono super allenato, cado, mi rialzo, cado ancora, sarà un calvario arrivare. Più volte mi fermano perché sto tornando indietro, non vedo la strada ma devo arrivare, so come mi sento e quali sono i rischi, ma davanti a me c'è New York che mi incoraggia, sono nel cuore della Grande Mela, la gente impazzita mi sostiene. Continuo camminando. Qual'è adesso il senso del mio correre. Ho male dappertutto ma continuo a camminare e non so perché lo faccio. Qual è il senso di continuare? Perchè ho deciso di continuare? Chi ha deciso di continuare? Correre è unione e questa mia necessità è adesso urgente. Vedo lo striscione e corro lentamente ma corro. Non so se faccio bene a finire la gara, so solo che in tanti andavamo tutti da quella parte ed io sentivo di appartenervi. Se sono qui è per qualcosa, è per accettare l'invito a servirmi delle mie doti. A Marzo i medici mi avevano pronosticato la fine della mia carriera ignari che il fine della vita è fare di essa una realtà che sia il più possibile bella e felice. Se vuoi dei risultati l'unico permesso di cui hai bisogno è quello di ESISTERE! L'autorizzazione ad esistere è l'unica che ci serve. Prima di iniziare però, hai bisogno di sentire nel tuo subconscio la voce di un maestro che ti dia il permesso di uscire dal tuo egoismo, e quelle parole non verranno mai pronunciate se non da TE STESSO. Cucire la sfida alla certezza di affrontarla ti dice qualcosa di molto importante del motivo per cui sei venuto al mondo: é una conferma, una volta ancora, che la nostra esistenza è l'unico permesso di cui abbiamo bisogno per riuscire. Ed allora, caro Corrado, GO and KEEP GOING, YOU CAN DO IT. Chiudo in 2:43:40, 251° Assoluto e 7° Master 41"
[Pubblicato sul Gruppo Facebook Correre libera...mente il 30/10/2015]

NYM 1972

New York Marathon (3^ edizione) - 1 Ottobre 1972

La gara si correva all'interno del parco su 4 giri di diverso chilometraggio.
L'insuccesso degli anni precedenti spinse gli organizzatori ad abbassare la quota di iscrizione ad 1 dollaro (620 lire] ma gli iscritti si fermarono a 278.
Dall'Ottobre dell'anno precedente ogni giorno mi allenavo sul miglio, minimo tre volte, e dopo 195 tentativi riuscii a stabilizzarmi sui 4'20". Da Novembre a Gennaio '72 lo corsi altre 360 volte intorno ai 4’15".

Adesso ero un VIOLET della N.Y. University, quando superavo un’ avversario facevo un piccolo salto senza voltarmi indietro, mi chiamarono pertanto SKIP SEEBACK.
La mattina del 1° Ottobre 1972 Fred Lebow, che sarebbe divenuto il Patron della N.Y.M., per reclamizzare la gara invitò un giornalista del New York Times ed alcuni di altre testate oltre a molti fotografi. Alle ore 11,00 alla partenza al momento dello sparo si presentarono sulla linea di partenza 6 donne che si accoccolarono in ginocchio con dei cartelli di protesta per la discriminazione che ancora subivano. lnfatti le donne per la Federazione americana non potevano correre una Maratona tranne "alcune", quelle che già lo facevano da qualche anno. Le donne sarebbero dovuto partire 10 minuti prima o dopo gli uomini.
Nessuno partì alle 11 e tutti partimmo insieme alle 11,10. Durante la gara successe di tutto, chi sbagliò direzione, chi corse in senso opposto. chi svenne, non c'erano punti di controllo, i giudici erano solo al traguardo per cui ebbero non pochi problemi a stilare una classifica per la gioia dei giornalisti che fotografarono "divertiti" tutte le scene.

Al terzo giro mi trovai in mezzo ad una trentina di persone che correvano in senso opposto e mi smarrii. All'ultimo giro, poco prima del traguardo, non essendo segnalata la direzione dell'arrivo mi fermai quando giunse un maratoneta che svoltò a destra e lo seguii, anche perché sulla maglia aveva scritto? SONO DI NEW YORK, FIDATEVI".

All'arrivo un giudice distratto ci chiese che tempo avessimo fatto, lo guardammo stupiti e ci disse: " VA BENE 2:50?". A me risultava molto meno ma lungo il tragitto avevo conosciuto la Kuscsik e la Barrett ed ero felice come un bambino. Per motivi sconosciuti alcuni atleti vennero classificati come se fossero partiti alle 11,00 ed altri alle 11,10, e nessuno protestò. 

Robert Karlin vinse in 2:27:53 su Glenn Appell 2:32:51 e Pat Bastick 2:33:42.
Nina Kuscsik vinse in 3:08:42 su Patricia Barrett in 3:29:33, in realtà le donne corsero 10 minuti meno: 187 i FlNlSHER.

La felicità è sempre una benedizione, quella volta fu una vera conquista ed ogni momento magico di ogni giorno è un grande aiuto"

[Pubblicato sul Facebook da Corrado Mazzetti]

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