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Libri sulla corsa da non perdere!

Di seguito troverete le recensioni sui libri sulla corsa da me letti.

Marco Olmo - Il corridore

Operaio nel cementificio Buzzi nelle valli del cuneese, con costanza e forza di volontà si allena sulle montagne intorno a casa sua. La partenza è modesta: arriva penultimo a una campestre di quattro chilometri. Ma lui capisce che quello che conta è non demordere. Dopo un periodo passato a gareggiare nella corsa in montagna e nello sci-alpinismo, all'età di quarant'anni ha iniziato ad affrontare competizioni nel deserto africano, raccogliendo un successo dopo l'altro. Vent'anni dopo vince l'ultra trail più dura e più importante del mondo: il giro del Monte Bianco. Ventuno ore di corsa in completa autonomia, senza fermarsi né a mangiare né a dormire.

 

La carriera di Marco Olmo

Marco Olmo ha intrapreso l'attività podistica tardi, a 27 anni, “quando gli altri smettevano”, come dice lui. Dopo un periodo passato a gareggiare (e a vincere) nella corsa in montagna e nello scialpinismo, all'età di quarant'anni ha iniziato ad affrontare competizioni estreme nel deserto africano, quali la Marathon des Sables, 230 km in assoluta autosufficienza alimentare e condizioni climatiche proibitive nel deserto marocchino, la Desert Cup (168 km nel deserto giordano), la Desert Marathon in Libia e la Maratona dei 10 Comandamenti (156 km sul Monte Sinai), raccogliendo un successo dopo l'altro. Il suo “vagare” in giro per il mondo l'ha portato a gareggiare in Martinica nel Tible Raid, dove si è piazzato quinto, e a partecipare anche alla Badwater Ultramarathon nel deserto della California: 135 miglia non-stop tra la Valle della Morte e le porte del Monte Whitney (da -86m, punto più basso degli Stati Uniti, ad oltre 2500 m) che si corrono con temperature che superano i 126 gradi F° (circa 52 °C). A 58 anni è diventato Campione del Mondo vincendo l'Ultra Trail du Mont Blanc, la gara di resistenza più importante e dura al mondo: 167 km attraverso Francia, Italia e Svizzera oltre 21 ore di corsa ininterrotta attorno al massiccio più alto d’Europa.

Ha vestito la maglia azzurra in due occasioni: nel 2002 per partecipare alla 24 ore di corsa a Gravigny in Francia classificandosi 23º (199 km 931m), e nel 2009 in occasione del Campionato del Mondo IAU individuale di UltraTrail a Serre Chevalier sulle alpi francesi; ottenendo un 14º posto in classifica generale e arrivando 1º nella categoria veterani, nonostante il tracciato di gara non gli fosse del tutto congeniale (68 km 3500m +) a detta dello stesso Olmo.

Orlando Pizzolato - Correre secondo Orlando

E' il primo libro del due volte vincitore della Maratona di New York. Duecentoquaranta pagine in cui il grande maratoneta, nuovo Direttore Responsabile della rivista Correre, riversa in forma di parole e tabelle tutta l'esperienza e la passione di una vita dedicata alla corsa, per rispondere alle aspettative di chi si vuole allenare con l'obbiettivo di partecipare ad una maratona o anche solo correre per mantenersi in buona forma, elemento fondamentale per un generale benessere fisico e mentale.

 

La carriera di Orlando Pizzolato

Pizzolato vinse due edizioni consecutive della maratona di New York nel 1984 e nel 1985 e giunse quarto nell'edizione del 1986. Salì inoltre sul gradino più alto del podio anche alle Universiadi del 1985, svoltesi a Kobe, e primeggiò alla maratona di Venezia del 1988, mentre giunse secondo agli Europei di Stoccarda 1986, alle spalle dell'altro maratoneta italiano Gelindo Bordin. Ai Campionati del mondo del 1987 di Roma Pizzolato giunse settimo, e concluse in sedicesima posizione la prova delle Olimpiadi di Seul del 1988. Tra le vittorie minori vanno ricordati i trionfi nel 1979, nel 1983 e nel 1984 al Giro podistico internazionale di Castelbuono.

Murakami Haruki - L'arte di correre

Quando, nel 1981, Murakami chiuse Peter Cat, il jazz bar che aveva gestito nei precedenti sette anni, per dedicarsi solo alla scrittura, ritenne che fosse anche giunto il momento di cambiare radicalmente abitudini di vita: decise di smettere di fumare sessanta sigarette al giorno, e - poiché scrivere è notoriamente un lavoro sedentario e Murakami per natura tenderebbe verso una certa pinguedine - di mettersi a correre. Da allora, di solito scrive quattro ore al mattino, poi il pomeriggio corre dieci o più chilometri. Qualche anno più tardi si recò in Grecia dove per la prima volta percorse tutto il tragitto classico della maratona. L'esperienza lo convinse: da allora ha partecipato a ventiquattro di queste competizioni, ma anche a na ultramaratona e a diverse gare di triathlon. Scritto nell'arco di tre anni, "L'arte di correre" è una riflessione sulle motivazioni che ancora oggi spingono l'ormai sessantenne Murakami a sottoporsi a questa intensa attività fisica che assume il valore di una vera e propria strategia di sopravvivenza. Perché scrivere - sostiene Murakami - è un'attività pericolosa, una perenne lotta con i lati oscuri del proprio essere ed è indispensabile eliminare le tossine che, nell'atto creativo, si determinano nell'animo di uno scrittore. Al tempo stesso, questo insolito libro propone però anche illuminanti squarci sulla corsa in sé, sulle fatiche che essa comporta, sui momenti di debolezza e di esaltazione che chiunque abbia partecipato a una maratona avrà indubbiamente provato.

Enrico Arcelli - Voglio correre

Ci sono momenti in cui anche tu vorresti mollare tutto e cambiare vita. Magari solo per dimenticare stress e preoccupazioni e sentirti libero, leggero, felice. Una soluzione c'è: correre. L'effetto è garantito: perdi peso, torni in forma, stai meglio e sei al settimo cielo. È per questo che la corsa è diventata per tantissimi una passione e una gioia irrinunciabili. Se stai pensando di cominciare, se vuoi diventare un corridore più veloce e resistente, se hai intenzione di affrontare la tua prima maratona, in questo libro scoprirai tutto ciò che ti serve per raggiungere gli obiettivi prefissati. Tecnica, programmi di allenamento, alimentazione, integratori, abbigliamento, dispositivi tecnologici: troverai i consigli dettagliati e aggiornati di uno dei maggiori esperti sulla corsa. Enrico Arcelli - autore del più venduto libro italiano sull'argomento, "Il nuovo Correre è bello", medico dello sport, dietologo e preparatore di moltissimi atleti di vertice - spiega cosa fare per migliorare e aumentare benessere e performance, e fornisce risposte personalizzate ai principianti e agli agonisti per perfezionare e rendere più efficiente il modo di correre. Ma sa anche individuare con rara abilità e grandissimo intuito gli errori che si possono commettere inconsapevolmente e che rischiano di compromettere le prestazioni o causare infortuni. Un testo imperdibile che garantisce risultati sorprendenti e gratificanti in totale sicurezza.

Stefano Baldini - Maratona per tutti

Con "Quelli che corrono" Stefano Baldini ha convinto decine di migliaia di persone a infilare un paio di scarpe da corsa e cominciare a correre. Con "Maratona per tutti" il top runner italiano si prefigge lo scopo di condurre i suoi lettori al traguardo successivo, quello di completare una maratona. 42 chilometri e 195 metri sono un obiettivo ambizioso, ma alla portata di tutti. Lo dimostra il fatto che, solo in Italia, circa 35.000 persone all'anno partecipano a competizioni amatoriali riuscendo a coprire la distanza. E hanno subito voglia di ricominciare. Il segreto sta tutto nel prepararsi con costanza, metodo e competenza, fissando un obiettivo compatibile con le proprie caratteristiche psico-fisiche. Con questo libro Baldini insegna come allenare il fisico e la mente, come vestirsi nelle diverse stagioni, che tipo di scarpa scegliere, come prevenire e curare gli acciacchi, quali tabelle di allenamento seguire in base alle proprie caratteristiche, quali sono i test che funzionano veramente, che tipo di dieta affrontare e così via, fino a una guida ragionata delle principali maratone che si tengono nel mondo. Inoltre, il libro contiene un ricco inserto fotografico con tutti gli esercizi di stretching e di tecnica per migliorare l'economia della propria corsa. "Maratona per tutti" è un manuale in cui ogni aspetto della corsa è spiegato in modo semplice, con rigore scientifico e impreziosito dall'esperienza diretta del suo autore.

 

LA CARRIERA DI STEFANO BALDINI

Tra i suoi successi, spicca la vittoria nella maratona alle Olimpiadi di Atene del 29 agosto 2004, con il tempo di 2 ore 10 minuti e 55 secondi.

Ha iniziato a correre fin da bambino, dedicandosi inizialmente ai 5.000 e 10.000 metri, e passando alla maratona nel 1995. Alto 1,76m per 60 kg, prima di vincere l'oro olimpico ad Atene aveva già preso parte alla maratona delle Olimpiadi di Sydney nel 2000. Ad Atlanta 1996 aveva gareggiato sui 5.000 e 10.000 metri. Ha vinto la maratona sia ai Campionati europei di atletica leggera 1998 a Budapest che ai Campionati europei di atletica leggera 2006 a Göteborg. Ha inoltre conquistato la medaglia d'oro ai Campionati mondiali di mezza maratona nel 1996 a Palma de Maiorca e due medaglie di bronzo nella maratona ai mondiali di atletica leggera a Edmonton nel 2001 e a Parigi nel 2003.

Al termine della maratona alle Olimpiadi di Pechino, che lo vede giungere al traguardo 12º in 2:13:25, l'atleta italiano, all'età di 37 anni, annuncia che quella appena terminata è stata la sua ultima maratona e che ora si dedicherà alle corse su strada. Nel 2010 annuncia il suo ritorno e la partecipazione alla maratona dei Campionati europei di atletica leggera 2010 a Barcellona e, il 9 ottobre 2010, annuncia il suo ritiro[1] dalle competizioni e il suo passaggio a ruoli tecnici federali.

Kilian Jornet - La frontiera invisibile

"Se non sogniamo, siamo morti." Questo è il motto di Kilian Jornet, il giovane skyrunner catalano che il 21 agosto 2013 ha stabilito il nuovo record di salita e discesa del Cervino: 2 ore e 52 minuti per toccare il cielo e tornare indietro. Per Kilian la montagna rappresenta il sogno più grande ma, come ha imparato tragicamente, può anche trasformarsi nel peggiore degli incubi. Durante una traversata del Monte Bianco, infatti, Kilian ha perso il suo maestro, il suo idolo, il suo migliore amico. E il suo mondo è andato in pezzi. Nel periodo che è seguito, fatto di tante domande, dubbi e interrogativi su ciò che stava facendo, ha elaborato un nuovo progetto, studiato per mettersi alla prova ancora una volta, per sondare il confine tra coraggio e incoscienza, per capire davvero se stesso e il senso delle sue imprese. Il progetto prevede di scalare una delle vette più alte dell'Himalaya, il Gosainthan, al confine tra Cina e Nepal. Sono solo in tre, per un'avventura impossibile. Una spedizione invernale, senza corde, armati solo di un paio di sci, qualche provvista e una tenda. Questo libro racconta quel viaggio, che è allo stesso tempo una ricerca, una fuga, un momento di conoscenza, un incontro con luoghi e persone lontane e con gli angoli più profondi di sé. In queste pagine di una sincerità toccante, Kilian Jornet ci invita a seguirlo nel suo viaggio, ad andare oltre noi stessi, a oltrepassare le frontiere...

LA CARRIERA DI KILIAN

Kílian Jornet i Burgada (Sabadell, 27 ottobre 1987) è uno scialpinista e atleta spagnolo di skyrunning, specializzato nell'ultratrail.
Ha vinto la classifica finale dello Skyrunner World Series in tre edizioni consecutive dal 2007 al 2009, e successivamente dal 2012 al 2014.
Da sempre legato alla montagna, Kílian Jornet i Burgada è nato e cresciuto a Cap del Rec, un rifugio a 2000 metri, gestito dalla sua famiglia in quel di Lles de Cerdanya. I suoi genitori, grandi appassionati di sport e di montagna, sin da bambino l'hanno coinvolto in parecchie ascensioni, anche in quota; a cinque anni Jornet i Burgada aveva già toccato i suoi primi tremila e quattromila. All'età di tredici anni ha iniziato a fare gare agonistiche di sci alpinismo, entrando nel CTEMC (Centro de Tecnificación de esquí de montaña), un centro di scialpinismo della Catalogna.
Come molti altri scialpinisti (tra cui Agustí Roc, Manu Pérez o Toti Bes), in estate gareggia nelle corse a piedi per prepararsi (da ottobre ad aprile) alla stagione invernale. Vive a Les Houches, ai piedi del Monte Bianco; in precedenza ha vissuto a Font-Romeu-Odeillo-Via, una stazione sciistica a 1800 metri, dove si allenava e frequentava l'università di Scienze e tecniche delle attività fisiche e sportive.
Con più di 75000 voti a favore, Kílian Jornet è stato eletto dai lettori di National Geographic "Adventurer of the Year" per il 2014.
Il 17 giugno del 2009 ha battuto in 32h54' il record del percorso GR 20, che attraversa l'intera isola della Corsica, riducendo di quasi quattro ore il record precedente detenuto dall'italiano Piero Santucci. Il GR 20 è considerato la via più dura sulla lunga distanza in Europa, con circa 200 km e 12.000 metri di dislivello cumulativo.
Il 30 settembre del 2009 Kílian ha superato un altro record; questa volta in Sierra Nevada (Stati Uniti), concludendo il Tahoe Rim Trail, un percorso di 165 miglia (266 chilometri circa) intorno al Lago Tahoe che attraversa gli Stati della California e del Nevada. Il precedente record di 45h38' apparteneva a Tim Twietmeyer: Kílian Jornet concluse il percorso in 38h32'.
Il 9 giugno 2010 Jornet i Burgada ha portato a termine la traversata dei Pirenei in otto giorni e tre ore. L'atleta spagnolo, partito da Cabo Higuer sulle rive dell'Atlantico con l'ausilio di un Gps e un telefono, è arrivato al Mar Mediterraneo dopo una corsa lunga 830 chilometri e un totale di 40 000 metri di dislivello complessivo. Il precedente record era intorno ai 15 giorni, mentre i normali escursionisti percorrono questa distanza in non meno di un mese.
Il 28 settembre 2010 ha stabilito, in 7h14', il nuovo primato di velocità di salita e discesa del Kilimanjaro, detenuto dal 2004 dal tanzaniano Simon M’Tuy in 8h27'. Partito da Umbwe Gate (1.651 metri), ha raggiunto i 5.895 metri della cima in 5h23'50'’ abbassando di ben 50' il record di sola salita fatto registrare dall'atleta kazako Andrej Puchinin nel 2009[18], mentre il tempo della discesa, al cancello di Mweka (dopo 41 km e 8.492 metri di dislivello complessivo), è stato di 1h51': totale 7 ore e 14 minuti, che hanno gli permesso di abbassare il precedente record del percorso di più di un'ora.
Il 14 giugno 2011 ha impiegato 5 ore e 19 minuti per stabilire il nuovo record di salita e discesa del Monte Olimpo. L'atleta catalano è salito sulla montagna degli dèi dell'antica Grecia percorrendo la via più diretta possibile, tagliando numerose volte il sentiero e attraversando anche tratti di roccia esposti. E dopo un errore di percorso, che gli ha fatto perdere 20 minuti circa, Jornet ha deciso di scalare anche la terza cima dell'Olimpo (vetta Stefani 2908 metri), oltre alle due principali (vetta Mitikas 2.918 metri e vetta Skolio 2.912 metri) come da programma. In totale, il percorso misurava 44 chilometri per un dislivello complessivo di circa 6200 metri su terreno molto tecnico.
Il 12 maggio 2013, a inizio stagione agonistica, partecipa alla Transvulcania Ultramaratón vincendola e stabilendo il nuovo record del percorso in 6h54'09''.
Il 2014 costituiisce per Kilian Jornet una stagione agonistica densa di successi e primati. Il 27 e il 29 giugno si aggiudica rispettivamente i titoli di campione del mondo Skyrunning nelle specialità Vertical Kilometer e SkyMarathon, gare disputate a Chamonix. Il 12 luglio 2014 partecipa alla Hardrock 100 nello stato del Colorado, una delle ultratrail più impegnative nel panorama nordamericano, con 162 Km di percorso e 10000 metri di dislivello. Jornet guadagna la vittoria e stabilisce il nuovo record della corsa in 22h41'35''. Egualmente vince e stabilisce il primato della corsa al Trofeo Kima, al Giir di mont e alla Zegama-Aizkorri mendi maratoia. L'11 ottobre conclude la Skyrunner World Series a Limone sul Garda trionfando in tutte e tre le specialità, la Sky, il Vertical Kilometer e l'Ultra.

Jean Echenoz - Correre

Quando nello stadio di Berlino, ai campionati delle Forze alleate, scorgono dietro il cartello Czechoslovakia un solo atleta male in arnese, tutti si sbellicano dalle risate. E quando quell'atleta, che storditamente non si è accorto della convocazione, attraversa lo stadio come uno sprinter decerebrato urlando e agitando le braccia, i giornalisti estraggono avidi i taccuini. Ma poi, quando nei cinquemila, pur avendo già un giro di vantaggio, non smette di accelerare e taglia il traguardo in solitudine, ottantamila persone in delirio scattano in piedi. Il nome di quel ceco alto, biondo e che sorride sempre non lo dimenticheranno più: Emil Zatopek. La sua aria mite e gentile è una trappola: dacché, apprendista nello stabilimento Bata di Zlin, ha scoperto che correre gli piace, nessuno l'ha più fermato. Il fatto è che vuole sempre capire fin dove può arrivare. Dello stile se ne frega: ignaro dei canoni accademici, corre come uno sterratore, il volto deformato da un rictus. È, semplicemente, un motore eccezionale sul quale ci si sia scordati di montare la carrozzeria. Ai Giochi olimpici di Londra e poi a Helsinki Emil varca le possibilità umane, diventa invincibile. Nessuno può fermarlo: neppure il regime cecoslovacco, che comincia a chiedersi se un grande sportivo popolare non sia una forma di individualismo borghese.

 

LA CARRIERA DI EMIL ZAPOTEK

Emil Zátopek (KopÅ™ivnice, 19 settembre 1922 – Praga, 22 novembre 2000) è stato un atleta cecoslovacco, specializzato nel mezzofondo e nella maratona.
In carriera ha conquistato quattro medaglie d'oro e una d'argento ai Giochi olimpici. Zátopek fu anche il primo atleta ad infrangere la barriera dei 29 minuti sui 10000 m piani (nel 1954); tre anni prima, nel 1951, era sceso sotto l'ora nei 20 km. L'8 marzo 2012 è stato incluso nella IAAF Hall of Fame.
Nato nel 1922, Emil Zátopek si presentò al mondo dell'atletica internazionale ai Giochi olimpici di Londra 1948, dove vinse i 10000 m (alla sua seconda gara su quella distanza) e arrivò secondo dietro al belga Gaston Reiff nei 5000 m piani.
Emil Zátopek sul podio olimpico del 1952, dopo aver vinto l'oro in maratona.
L'anno seguente, Zátopek infranse il record mondiale dei 10000 m due volte, migliorandolo in altre tre occasioni nei quattro anni seguenti. Ottenne il primato mondiale anche nei 5000 m (1954), nei 20 km (due volte nel 1951), nell'ora (due volte nel 1951), nei 25 km (1952 e 1955) e nei 30 km (1952).
La sua fama è legata principalmente alla straordinaria impresa realizzata ai Giochi olimpici del 1952 di Helsinki, durante i quali vinse tre medaglie d'oro nell'atletica leggera. Dopo aver primeggiato nei 5000 m e nei 10000 m piani, conquistò la terza medaglia nella maratona, gara in cui decise di competere all'ultimo minuto e che disputava per la prima volta in carriera. In ognuna di queste gare stabilì anche il record olimpico.
Vinse i 5000 m e i 10000 m piani ai Campionati europei del 1950 e i 10000 m nell'edizione successiva. Due settimane prima dei Giochi olimpici estivi del 1956, Zátopek venne operato all'ernia, ciononostante finì sesto nella maratona olimpica. Zátopek si ritirò dall'atletica nella stagione seguente.
Zátopek era noto per ansimare pesantemente mentre correva, e questa caratteristica divenne il suo marchio di fabbrica. Come conseguenza venne soprannominato la locomotiva umana.
Considerato un eroe nel paese d'origine, Zátopek fu una figura influente del Partito Comunista. Comunque, appoggiò l'ala democratica del partito, e dopo la Primavera di Praga, venne rimosso da tutti gli incarichi importanti e costretto a lavorare in una miniera di uranio come punizione. Emil Zátopek morì a Praga, dopo una lunga malattia, all'età di settantotto anni.
Sua moglie Dana Zátopková (nata esattamente lo stesso giorno del marito) fu anch'essa un'atleta di tutto rispetto. Nella specialità del lancio del giavellotto vinse la medaglia d'oro ai Giochi olimpici del 1952, quella d'argento ai Giochi olimpici di Roma 1960 e due titoli europei nel 1954 e nel 1958.

FABRIZIO PISTONI - ELOGIO DEL LIMITE

Fabrizio Pistoni, classe 1963, è nato e vive a Ivrea (TO) con la moglie e i suoi due figli. Al Tor des Géants del 2010 si è classificato 20esimo. È stato Campione Italiano Junior nella Categoria C2-discesa di canoa fluviale, ha partecipato ai mondiali di rafting nel 1994, con il fratello Marcello, Walter Cecchinelli e Pietro Berga. Il suo team si è piazzato secondo in slalom e terzo in discesa. Ha partecipato ad alcune gare di triathlon (Ironman Embrun e Elba nel 1996). Nel 1998 ha partecipato al Camel Trophy in Argentina e Cile.
Afflitto dalla dipendenza da endorfine, negli ultimi anni ha scoperto la corsa lunga, che gli permette di allenarsi ovunque e di conciliare gli impegni familiari.

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IL LIBRO

«Sogna in grande e osa fallire» queste le parole che Fabrizio, si ripete la notte prima dell’inizio della Tor des Géants: gara estrema dove la forza di volontà non basta, il coraggio è un mero accessorio, l’allucinazione una risorsa cui attingere.
Serve avere coscienza del limite, accettare la fragilità del proprio corpo e del pensiero, affrontare le crisi.

Nel suo libro “Elogio del limite” Fabrizio Pistoni ci racconta la sua esperienza in presa diretta, attraverso un lungo monologo interiore, come se avesse una telecamera dentro la testa, che registra impressioni ed emozioni, in una sorta di flusso di coscienza. La fatica, le evoluzioni e involuzioni del pensiero, le spinte della fame, la sofferenza, i silenzi, gli incontri e i paesaggi mozzafiato sopra i 4000 metri, in una montagna immobile e pura. La gara diventa pretesto per narrare la resistenza, la prova, la fatica, l’elasticità e la creatività della mente, che attinge alle risorse più varie per mantenersi a galla. E superare il traguardo.

«Perché ho la sensazione di esser l’uomo più felice della Terra, mentre nei fatti sono solo uno che corre in montagna, di notte per di più!?! Torno con la mente ai discorsi scomodi della Voce: il fascino di questo gioco sarà forse legato all’essenzialità dei limiti con cui mi sto confrontando (il nostro stesso corpo, l’immensità ineludibile della Montagna e delle sue forme)? o tutto dipende dal timore di non arrivare in fondo a questa gara e dal fortissimo desiderio di riuscirci che ne consegue? Limite e desiderio… di nuovo loro: roba disponibile in abbondanza qui.

La mente riprende a tritare pensieri, la lascio fare, ma le impongo un solo divieto: nessuna domanda del genere “che ci faccio qui?”. Ho avuto un anno per pensarci e desiderare fortissimamente di esser dove mi trovo in questo momento.
Mi torna in mente la bellezza di quell’osa fallire».

Fabrizio Pistoni, classe 1963, è nato e vive a Ivrea (TO) con la moglie e i suoi due figli. Al Tor des Géants del 2010 si è classificato 20esimo. È stato Campione Italiano Junior nella Categoria C2-discesa di canoa fluviale, ha partecipato ai mondiali di rafting nel 1994, con il fratello Marcello, Walter Cecchinelli e Pietro Berga. Il suo team si è piazzato secondo in slalom e terzo in discesa. Ha partecipato ad alcune gare di triathlon (Ironman Embrun e Elba nel 1996). Nel 1998 ha partecipato al Camel Trophy in Argentina e Cile.
Afflitto dalla dipendenza da endorfine, negli ultimi anni ha scoperto la corsa lunga, che gli permette di allenarsi ovunque e di conciliare gli impegni familiari.

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