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L'EVENTO

La ultra del Fregona Trail Fest, l’Antico Troi degli Sciamani, è un viaggio nella Foresta del Cansiglio e nelle sue leggende. Grotte del Caglieron, monte Pizzoc, Cansiglio, villaggi Cimbri, monte Cavallo, questi i luoghi dei sentieri che alcuni racconti narrano venissero percorsi dagli Sciamani del bosco per scendere una volta all’anno in pianura.

Tracciato sostanzialmente rinnovato rispetto alle precedenti edizioni, con riduzioni dei tratti di strada sterrata, e inserimento di sentieri in ambiente decisamente montano, fino a superare i 2000 metri di altitudine.

Brevemente le caratteristiche: i primi 10 km in ascesa fino a Cadolten, poi 25 km circa di saliscendi fino alla misteriosa grotta dell’Ander de le Mate e poco dopo a Forcella Palantina sul gruppo del monte Cavallo, a seguire la salita al rifugio Semenza nel gruppo del monte Cavallo (pnto più alto della gara, 2039), la discesa in val Sperlonga e val Salatis; da qui alle località cimbre di Canaie, Campon, Pian Osteria e Vallorch, per risalire sempre nel bosco al monte Pizzoc al km 66; infine la discesa a planare verso Fregona, godendo di panorami mozzafiato verso la pianura ed in lontananza la laguna veneta.

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IL RACCONTO DI NAZARENO (Fonte sito Runningforum.it)

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ANTICO TROI DEGLI SCIAMANI 2018: UNA PICCOLA CONFERMA CHE LA STRADA E’ QUELLA GIUSTA (1° PARTE)
La “sciamanata” era sempre stata un’esperienza che da quando corro gare di trail running, mi ha affascinato. L’Antico Troi degli Sciamani, con quel suo nome che stordisce per il mistero che emana, le cui leggende evadono i campi del dettato storico popolare ed entrano di diritto in una sorta di pangea goliardico-montanara.
Erano 3 anni che pensavo di correrla e complice l’assenza dal calendario 2018 della Lut, prendo l’occasione al volo e mi iscrivo. Finalmente posso conoscere gli sciamani!
Ahah facendo un po’ di retrologia, ricordo che quando da ragazzino giocavo con i soldatini di plastica, volevo sempre avere i pellerossa, proprio perché tra di loro c’erano quegli statici sciamani, bloccati nello stampo da cui erano nati, con bocca aperta intenta ad urlare, una gamba sollevata e una simil ascia in mano.
Ecco la mia idea fanciullesca degli sciamani, che oniricamente, inconsciamente, permane e di soppiatto torna a farsi viva.
Le settimane fra la T3C e gli Sciamani passano bene, riesco a macinare bei km e parecchio D+. Il venerdì pre-gara, sono conscio di poter fare una buona gara e allora mi metto a fare la conta del materiale obbligatorio e dei vari rifornimenti. Si parte il sabato sera alle 23, siamo in pieno periodo mondiali di calcio e sabato la Croazia si gioca l’accesso alle semifinali contro la Russia. Il sabato fra riposini e preparazione definitiva del materiale, scorre veloce. Partiamo alle 18 circa, in direzione Fregona. Fa caldino, ma accettabile. La sera volge al bello, ma mentre ci avviciniamo alla partenza, nuvole minacciose sorvolano la dorsale prealpina circostante.
Arriviamo ad ora cena e dopo il controllo materiale e il ritiro pettorale, andiamo al pasta party. Qui incontro Inchi e compagna con cui parlotto agevolmente di Ronda dels Cims (in corso), amici trailer, progetti futuri, Mondiali di calcio e intanto “se magna”. Saluto altra bella gente della mia gara e siccome sono già mezzo vestito da gare, devo solo mettere il pettorale e fare alcuni ritocchi, incremarmi doverosamente e poi sono pronto per andare alla partenza. Saluto Marta che non alcuna voglia di prendere un nubifragio estivo addosso. Nel frattempo aspettiamo al Trail Camp l’avvicinarsi delle 23, parlo con Adriano, alla sua prima L, con un Ivan Zufferli malconcio ad una mano ed altri atleti che conosco.
Arrivano le 22.40 circa e controllando sullo smartphone l’evolversi della partita (che arriva ai rigori), seguo il torpedone di gente che va alla start line. Riesco a vedere la Croazia salpare in semifinale, infilo il telefono nello zaino e mi metto in fila per la punzonatura.
Saluto nell’ordine anche Max Calcinoni, Mauro Marchi, Piero Toffoli, Oriano Martin e il grande Ivan Geronazzo: oggi ci sarà da divertirsi.
La voce forte ed orgogliosa dello speaker di mille avventure, Alex Geronazzo, presenta gli Sciamani come solo lui sa fare. Questa è una delle classiche del trail running non solo del Nordest, ma di tutt’Italia. L’edizione attuale, la nr. 15, sarà da ricordare.
E in men che non si dica, ecco il countdown!
Come uno stupido, cerco di infilarmi gli auricolari dell’ipod in tempo e ci riesco per un nonnulla, saluto Superbetta Mazzocco e assieme a Ivan e ad un indomito Andrea Offer, si parte!
Sto bene, sono in buona forma e allora mi prendo la briga di ascoltare il corpo e tirare fin da subito, sulla strada bianca in discesa e poi in salita che assieme ad Ivan Gero e a Mauro attacco a buona velocità. Dopo un tratto ciottolato in salita ed un pratone, vengo affiancato da Andrea e assieme a lui, passo il tratto suggestivo disseminato di passerelle fra le Grotte del Caglieron, illuminate da faretti e dalle nostre frontali. Si ritorna su strada e salutando parecchia gente che incita ed applaude, si torna a salire su sentiero, l’antico sentiero Minerario, che porta alla parte alta del paese. Arrivato a Sonego, saluto un altro po’ di gente e nel mirino ho sempre Andrea. Intanto Geronazzo è già ben poco visibile (e sono passati appena 3-4 km!). Dopo un piccolo anello che rischio di non imboccare del tutto, che ci fa passare da strada asfaltata ad un sentiero pietroso per poi risbucare sulla strada principale, raggiungo Case Bettarel. Da qui in poi inizia la parte vertical del primo tratto di gara.
L’umidità si fa sentire, tutto quel baccano di tuoni e fulmini, non ha portato grosse precipitazioni (almeno a valle), ma persiste nell’aria. Sulle arcigne rampe d’asfalto cerco di correre tutto, poi rientrato su sentiero alterno corsa a camminata. I 3 km del sentiero del Bracconiere (il Cai 981) dal 5° all’8° sono belli tosti, ma mi difendo bene. Intanto vedo avvicinarsi due frontali dietro di me, è passata circa un’ora di gara. Passati il capitello di San Floriano e la Casa Forestale, mentre mi avvicino alla sommità (1300m slm circa) della montagna, sugli alpeggi di Mezzomiglio, Alex Petrut in grande condizione e Marco De Stefani che lo segue come un segugio chiedono strada. Li faccio passare e dopo alcuni saliscendi e lasciato il fitto bosco, dopo un po’ di discesa, ecco il primo ristoro (solo idrico) della gara, immerso fra le casere dell’alto trevigiano. Mi fermo a bere parecchio, l’umidità fa sudare molto e la notte è appena cominciata…riempio la bottiglietta dei Sali con dell’aranciata, aggiungo dell’acqua all’acqua e nel mentre sopraggiunge un terzetto: Mauro, Emanuele Fornasier e il cagnaccio Ivan Zufferli. Formiamo un bel quartetto che dopo un po’ di strada bianca con casere in bella vista, si butta a capofitto su strada asfaltata. Intanto io ed Ivan discutiamo su tutte le volte che ci siamo “sportivamente” bastonati in gara e gli altri se la ridono...
Il tratto è umido, ma molto molto veloce, mi metto davanti a far da locomotiva. Dopo una miriade di saliscendi fra strade bianche e tratti erbosi, ecco la discesa per arrivare al Passo della Crosetta, primo ristoro completo e primo CP di gara. Mangio frutta, bevo in buone quantità, saluto i volontari e riparto velocemente per poter fare poi pipì. Mi volto e non siamo più un quartetto, ma ora un quintetto. Ci ha appena raggiunto l’ottimo Max Calcinoni. Ora la notte si fa sempre più umida…

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ANTICO TROI DEGLI SCIAMANI 2018: UNA PICCOLA CONFERMA CHE LA STRADA E’ QUELLA GIUSTA (2° PARTE)
Siamo un bel quintetto e sulle prime rampe dopo la Crosetta, si percepisce che la pioggia qui in serata è caduta copiosamente, iniziano tratti da fangazza pura, ravanate fino alle caviglie, a cui serve un po’ di tempo per abituarcisi. Dopo alcuni saliscendi, Max prende le redini del gioco, io resto dietro assieme ad un Ivan impaurito. Torna la carraia scorrevole che affianca il Col della Rizza e che “saluta” la Cima Paradise, inizia la zona cimbra…riprendo velocità e riprendo anche i 3 fuggitivi. Ivan resta staccato dietro. Torna un po’ di fango e sui saliscendo infidi, erbosi e fangosi, qualcuno cade con il sedere per terra. Intanto Max sottolinea di apprezzare i miei racconti e io gli dico che questi momenti finiranno nel prossimo (e difatti…) Passiamo alcuni incroci e nonostante il buon ritmo, percepiamo 6-7 unità dietro di noi, sotto forma di frontale.
Questo bel pezzo forestale dell’anello del Cansiglio, ci porta dritti verso il Piano di Valmenera, ristorino idrico di gara. Prima di arrivarci, c’è un ciottolato bagnatissimo e scivolosissimo dove 3 su 4 mettiamo mani a terra e scappato il pericolo, arriviamo al punto di ristoro. Qui inizia a farsi sentire un po’ di freddo-umido, intanto io e Max mangiamo qualcosa, io addento 2 wafer velocemente e butto giù da bere acqua e bibita gassata…riparto con i miei 3 compagni di avventura, ma all’inizio sulla leggera salita d’asfalto che ci riporta nel cuore della foresta del Cansiglio, siamo io e Max. Lui è talmente alto che può tranquillamente alternare corsa e camminata veloce per affiancarmi in corsa. Leve lunghissime!
La salita inizia ad inasprirsi e io sento i wafer che navigano nel mio stomaco. Ho mangiato troppo veloce e ho un piccolo blocco gastrico. Non ci penso e nella fitta boscaglia che ha qualcosa di magico, mi ritrovo con Mauro ed Emanuele ad inseguire Max che vola spedito sulle rampe che portano ai 1589 del Colle del Gal. Rischiamo di perdere la traccia del sentiero e poi via, di nuovo in marcia. Verso metà dei tornanti, veniamo ripresi dal primo gruppetto degli inseguitori. Il duo formato da Oriano Martin e una SuperBetta Mazzocco, che corrono con estrema facilità ed alternano facilmente corsa a camminata…solo Emanuele tenta di stargli dietro. Io e Mauro restiamo al nostro passo, quando Mauro incrementa, gli dico di andare perché devo risolvere i miei problemini…nel mentre fra i continui pianori e saliscendi di questo bellissimo single track forestale, arriva la seconda parte del gruppetto di inseguitori, Ivan Zufferli, accompagnato da Davide Gelisio ed un indomito cagnaccio qual è Piero Toffoli. Io e Piero ci salutiamo, capisce che non sto benissimo…cerco di tenermi in scia sua e di Ivan. Gelisio resta nella mia. Scolliniamo finalmente e sotto un cielo che si sta rifacendo stellato dopo il passaggio di nubi turbolente, dopo un tratto erboso in discesa e un’ultima rampa che ci fa scollinare anche il Zuc di Valliselle, scendiamo in picchiata per il ristoro e secondo CP di gara, la Casera della Valle Friz, villaggio cimbro dalle esoteriche memorie, illuminato a festa. Saluto, Mauro e Ivan che sono da poco al ristoro e saluto i volontari e nel mentre cerco di addentare qualcosina. Bevo molto e soprattutto ingurgito frutta. Riempio una borraccia e via, mentre un cane rabbioso (legato fortunatamente) abbaia ai 4 venti, ripartiamo...
Dopo un piccolo dente, scende su strada sterrata e poi asfaltata fra le casere in zona Casera Campo. Non ce ne rendiamo conto ma di lì a poco siamo a Piancavallo…finito il tratto veloce, ci reimettiamo in bosco, il gocciolare fino delle ore precedenti, ha fatto tirare su una gran cappa di umidità in valle. In alcuni tratti la luce delle frontali rimbalza su una spessa coltre umida. Mi metto davanti in questo tratto umido e poco visibile, corricchiando il più possibile. Sull’incrocio fra s.993 e s.994 mi sbaglio e i miei 2 compagni di viaggio avanzano…rimango solo ma per poco, perché riprendo quasi subito Ivan. Usciamo finalmente dal bosco e dopo un ulteriore incrocio di sentieri, vediamo un susseguirsi di bellissime creste da superare. Ed alcune frontali poco davanti a noi intente a farlo. Le creste belle ed infide che ci fanno scollinate in successione il Col Cornier e il Zuc Torondo, sono roccia calcarea a tratti dolomitica (d’altronde le dolomiti friulane sono ad un passo) e bagnate così sono difficili anche da camminare. Ogni tot metri una pseudoscivolata è nel mirino. Ivan continua ad imprecare, ma mi sta in scia. Superiamo la prima asperità dove salutiamo dei volontari del Soccorso Alpino e poi dopo un altro su e giù, ci mettiamo a salire la seocnda parte di creste…finalmente si scende prima su roccia e poi su erba. Aggiriamo luoghi magici come l’Antro delle Matte, dove prendo un po’ di margine su Ivan, ma non vedendo le balise sbaglio direzione. Ritorno su Ivan su tracciato di gara e intanto, mentre ci avviciniamo allo scollinamento di Forcella Palantina, vediamo che stiamo raggiungendo 2 atleti, uno è Mauro, l’altro più vicino è uno dei fuggitivi della seconda ora, Marco De Stefani.
Scollinata Forcella Palantina e salutando altri volontari, ci buttiamo in discesa, io più convinto che Ivan (impaurito per l’infortunio recente alla mano). La discesa è ripida e sassosa. Arrivato in zona Casera Palantina, mi fermo a fare pipì e attendo Ivan. Mi tolgo la frontale e parlottando agevolmente con Ivan, proseguiamo. Dopo un piccolo tratto di salita e alcuni saliscendi su forestale sassata-ghiaiosa, eccoci in zona Baracche Mognol. Siamo a metà gara, abbiamo ribeccato Marco che ci vede arrivare. Ivan viene salutato come una star e lui si giustifica dicendo che per lui oggi è un allenamento. Io scherzo con Ivan e i volontari, mangio frutta e quel che riesco, bevo Cola soprattutto e thè. Riparto convinto per riprendere definitivamente Marco. Sui tornanti sassosi che ci portano verso il Rifugio Semenza, il panorama che si staglia all’orizzonte è dolomitico. Vedo Ivan impegnarsi per non staccarsi, ma sono in buon momento e mi metto praticamente attaccato a Marco, che vedo provato. Intanto Mauro è là a 2 minuti. Dopo un tratto corricchiato, ecco l’ultima rampa arcigna per arrivare al Semenza. Supero Marco e vado a prendermi il ristoro velocemente. Mi scollo giù un gel alla ciliegia e tiro giù alcuni sorsi di Cola dalla bottiglia, sotto le ammonizioni dell’attempata volontaria. Chiedo scusa e saluto…il tratto successivo è tutto un bellissimo correre!
Sembra di essere in zona Tofane-Cime di Lavaredo…dopo un tratto sassato di magiabevi con splendida vista sui 2000 dell’Alpago, un veloce pianoro dove saluto alcuni volontari della protezione civile eppoi una forestale da correre a 1000. Finita la discesa della forestale, incontro un piccolo ricovero sulla destra, dove seduti appena fuori ci sono 2 ragazzi dell’organizzazione che mi chiedono come sto…io gli dico: “Bene” e chiedendomi cosa vorrei dico “Birra”…la faccia stranita del ragazzo che va a recuperare la lattina di birra e tutta un programmane bevo metà, ringrazio e saluto .
Dopo un tratto ancora veloce, due volontari mi indicano di andare a sinistra. La gara cambia radicalmente tipologia di terreno mettendo piede in Val Salatis. Il sentiero è un sigle track strettissimo, fangosissimo e pieno di radici…dopo un tratto pieno di strappetti , finalmente arrivo in cima all’asperità, che porta ad una ripida discesa, dove un ragazzo dell’organizzazione intima di far attenzione. Nel frattempo sento qualcuno che arriva da dietro, ma non sono Ivan e Marco…bensì John Benamati e un suo compagno di viaggio che ad inizio discesa chiedono strada e io gli faccio passare. Finalmente dopo un paio di scivolate finisce il tratto malefico, si torna su carraia ghiaiosa in leggera salita e qui cerco di correre quanto più possibile. In lontananza sento ancora il parlottio di Ivan e Marco. Aumento un po’ il ritmo e finalmente sulla discesa lascio andare le gambe. Finalmente ecco il ristoro di Manteo! Qui c’è Silvietta & Co. a viziarmi, mangio un po’ di crostata, bevo di tutto e ancora un bicchiere di birra …riparto rifrancato, vedendo gli altri 2 partiti da poco.
Il tratto che passa gli alpeggi con mucche in ogni dove è bellissimo, anche se all’inizio è strada asfaltata e poi una carraia fangosissima e incorribile. Cerco di mettermi a correre un po’, poi finito lo strappetto finalmente trovo una forestale bellissima e morbida dove affondare il passo…solo una borraccia caduta mi frena un pochino, ma qui corro bene e veloce. Dopo una curva, un altro tratto fangoso e un dentino con single track in mezzo agli arbusti. Poi nuovamente discesa, su un mix fra rocce e fangazza, non il massimo per le articolazioni. Sento dietro di me qualcuno: è Ivan, che ha salutato Marco e di ottima gamba mi ha ripreso. Stiamo assieme e parliamo di diverse cose, fra cui la noiosità di questo tratto boscoso e tutto uguale. Dopo un traverso, ci mettiamo in un single track scavato nel bosco, dove vedere dove mettere i piedi non è semplice. Proseguiamo e dopo una radura, attraversiamo la strada in località Palughetto, dove un volontario ci indica dove proseguire…ci facciamo forza assieme e dopo un tratto veloce, riattraversiamo la strada in località Campon, dove ci indicano di seguire le basi su un pratone per circa un km fino al ristoro. Ecco la Casa Forestale e il Museo etnografico! Eccoci a Pian Osteria…
A Pian Osteria, una volontaria ci accoglie, parla con Ivan e chiediamo quanto manchi all’arrivo…stime da 16 a 20 km, chissà?! Il ristoro è davvero ben fornito, c’è pure l’anguria! Di cui mi strafogo, fino quasi soffocare. Ripartiamo, salutando al bivio con una fontana una giovane famiglia con neonato…sulla rampa Ivan mi dice di andare, ma io gli confermo che andrò tranquillo e lo attendo…il tratto successivo, come ce lo descriveva un signore del ristoro è molto diverso da come lo immaginassi. Una lunghissima forestale saliscendi, che proviamo a correre praticamente tutta. A metà del tratto ci supera a gran ritmo uno dei gemelli Cassol che andrà a vincere la gara intermedia, il Troi dei Cimbri. Passato un pianoro con annessa vista sulle malghe, salutiamo diversi camminatori e finalmente dopo un ulteriore strappetto nel bosco ecco la radura che ci porta sulla sterrata che attraversa il grazioso villaggio cimbro di Vallorch con le sue baite in legno. Alla fine del piccolo villaggio, ecco un ristoro presidiato da due simpatici anziani che ci danno Cola e frutta. Chiediamo quanto manchi al ristoro successivo ed anche qui arriva il totoscommesse…in mezzo a tanti viandanti, ecco i contrattaccanti del Troi, che incitiamo. Ripartiamo e dopo un tratto ancora corribile, arriva una salita decisa che sale il Pizzoc. Ivan sempre dietro ad imprecare ai 4 venti, intanto sento rumore di bastoncini e capisco che è uno degli Sciamani…superata la prima salita, dove maldestramente (non fatelo, vi prego!) ci dice siete quasi arrivati al Vittorio (il rifugio del Pizzoc), ahimè niente di più erroneo. Saluto il grande Luciano Meneghel che ha accorciato sul Troi, per un infortunio alla mano ed ecco che gli inseguitori ci prendono: Domenico Grasso e Nico D’Agostini che prende margine sull’infinito tratto di saliscendi…ci passano alcuni del Troi, fra cui il buon Paolo Posocco, che ci dice quanti km segna il suo gps…questo tratto sembra davvero senza fine e in questa crisi comprendo che devo dare addio alle mire sub13h, peccato!
Finalmente arriva una radura, scorgiamo un passaggio in cresta e delle viandanti poco prima ci dicono che siamo quasi arrivati al Vittorio Veneto…ma non è finita, un bel tratto di saliscendi sotto il sole cocente, con tanto di tifosi e tifose, campanacci…mi passano altri del Troi, ma è fatta ecco il ristoro, ecco le Casere Pizzoc. Scendo al ristoro ed addentando qualcosa alla rinfusa, chiedo una birra. Mi tiro giù una Menabrea in pochissimo tempo , saluto Ivan e riparto. Con me c’è Domenico che riparte davanti. Dopo una breve rampa dove c’è il nastro del CP, scherzo con alcune persone che mi incitano…ma ecco la discesa! Discesa! Mi ricordo come si va giù, è il mio tecnico, un mix di rocce e sassi parecchio ripido, ma corribile. Qui riprendo un sacco di gente della corta e supero Domenico. Prendo velocità e superato il 1° tratto, mi immetto nel tratto boscoso, dopo aver visto Fregona sullo sfondo. Qui mi diverto, riesco a tenere il passo dei primi 10-15 del Troi e supero altra gente del Pizzoc Trail. Aumento e dopo un tratto tecnico e strettino, eccomi su una carraia. Vengo incitato e salutato da un ottimo Sandro Cacciatori che sta finendo in rimonta un ottimo Troi. Lo saluto gli dico di andare a tutta, io più di così non riesco…finita la carraia in leggera salita, spuntiamo fuori su strada sulla rampa che porta al sentiero minerario…passato in parte anche all’andata. Passo a gran velocità l’abitato di Ciser, superando altra gente della corta che mi incita e via fino alla strada che si inerpica nuovamente. Costeggio un chiosco di bibite (vorrei fermarmi ma…) e salutando alcuni volontari chiedo dove devo andare…finita finalmente la salita, ecco la discesa in zona Grotte del Caglieron, che sparo tutta. Evito una marea di turisti e mi ritrovo dopo un tratto pianeggiante, una salitina che poi diventa salita vera. Qui cammino quasi tutto, ma riesco ugualmente a passare altra gente della corta e vedo davanti a me, sempre più vicino, qualcuno che riconosco. E’ Mauro! Lo ritrovo ad un km dal traguardo e per non andare a tirare inutilmente, gli chiedo se vuole chiudere assieme. Da buoni amici ce la ridiamo e ci scambiamo impressioni e sensazioni. Dopo aver aggirato alcune vigne, ecco la strada. Ormai siamo a Fregona…sentiamo lo speaker Alex Geronazzo e in men che non si dica siamo al traguardo assieme in 13h44’ e 13° posto ass. a pari merito. Inizia il terzo tempo e dopo la doccia, fra sorrisi pasta party e le chiacchiere con l’amico Max Gostoli, ci si diverte…saluto tanta gente e dopo un po’ si riparte, stavolta direzione mare, per una piccola pausa relax prima del ritorno a casa. Questa gara come poche, mi ha donato tutta l’essenza del trail running!! Davvero da fare ed assaporare! Grazie territori cimbri, gli sciamani sul Pizzoc forse li ho visti per davvero…intanto la lunga preparazione in vista dell’UTMB 2018 prosegue…

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