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L'EVENTO

Gara in programma  sull’ormai collaudato percorso di 70 chilometri tra le città di Segusino e Vittorio Veneto. Gara di corsa in montagna sulla lunga distanza, il Gran Raid correrà in quota, lungo lo spartiacque prealpino tra le province di Treviso e Belluno, toccando i territori di 14 comuni delle due province venete.

Ecco i comuni coinvolti dal percorso della Gran Raid delle Prealpi Trevigiane: Segusino, Vas, Valdobbiadene, Lentiai, Miane, Mel, Follina, Trichiana, Cison di Valmarino,Limana, Belluno, Revine Lago, Farra d’Alpago, Vittorio Veneto.

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IL RACCONTO DI NAZARENO (Fonte sito Runningforum.it)

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Gran Raid delle Prealpi Trevigiane: una gara che da anni volevo fare. Nella parte fra il Pian de le Femene e il Visintin, diventa gara del cuore, viste le tante volte che mi sono allenato e divertito da quelle parti.
Per 2 anni ho desistito a correrla. Non perché non volessi, ma perché combaciava sempre con il Passatore, la stessa settimana o quella precedente ero impegnato nella 100 su strada più famosa d'Italia e non solo e non potevo mettere in programma questo bellissimo Ultra trail.
A fine 2016 mi sono deciso di "mollare" il Passatore per un anno e fare il GRPT e allora via con l'iscrizione e l'inserimento nel calendario gare di quest'anno. Tre settimane prima faccio un lungo con 3 amici stagionati ma gagliardi tutti provenienti dal bellunese, arriviamo di prima mattina a Cison di Valmarino e poi con passo tranquillo, fra camminata e corsa, ci mettiamo a ripercorrere il percorso di gara con qualche lieve variazione. Chiudiamo la ricognizione al San Boldo soddisfatti.

Capisco che non sarà affatto una gara semplice. Corribile in quasi la sua totalità, ma il dislivello c'è e in ogni punto c'è da spingere per arrivare in cresta. Un bel trail insomma, come piace a me. Corribile ma tosto.
Arriva il giorno prima della gara e piove a dirotto in zona pedemontana. Arrivo in serata al ritiro pacchi gara e pettorali e poi ci fiondiamo a Limana, dove l'indomani mattina mi incontrerò con la ciurma per salpare verso Segusino, verso questa nuova avventura prealpina, che per buoni 2/3 conosco.
Ciò che preoccupa un pò tutti e il bollettino meteo non certo fantastico dal pomeriggio in poi e la quantità di fango che ci attende in vari punti del percorso, soprattutto nell'infinita e ripidissima discesa verso i Laghi Blu.

Arriviamo a Segusino con largo anticipo, beviamo un caffè nel bar in mezzo alla piazza del paese, mi fermo a parlare un pò con Matteo "Inchi" Incaudo e poi via con i preparativi. Saluto la gente che conosco e altri che non conosco di persona e che finalmente incontro. Alcune foto sulla start line e poi via con le impressioni pre gara, con i vari Peter Kienzl e Christian Insam, Gli amici Luca Moro, Nic Fasoli e Fede Crotti e ovviamente la mitica Cristiana Follador.
Come un soldatino già presente sulla linea di partenza un indomito Ivan Geronazzo, particolarmente concentrato...

Lo speaker presenta atleti e manifestazione, fa l'in bocca al lupo a tutti e in men che non si dica si parte!
Assieme a Ivan, Alessio Camilli (che fa la staffetta) e Peter Kienzl parto davanti, sto bene e resto con loro facilmente sulle prime rampe sopra il paese, poi ci immettiamo sul sentiero di gara e via sul prima tratto di sassata che ci porta verso alcuni tornanti dispersi nella vegetazione...qui li vedo pompare davvero forte, mi lascio sfilare da loro e lascio passare anche Christian che mi affiancava fino a un momento prima. Costeggiando il ruscello, su un single track strettissimo e fangoso, stiamo raggiungendo l'abitato di Stramare, bellissima e caratteristica borgata incastonata nel bosco e vedo dietro di me Luca Moro in piena spinta che lascio passare assieme al secondo staffettista.
Dopo aver fatto il giro del borgo, risaliamo la dorsale su un bel sentiero sassato e in parte accidentato, dopo aver passato un antico capitello ad inizio secondo tornante, prendo sempre come riferimento Luca. Che mi sta una decina di metri davanti.
Dietro sento che sta arrivando qualcuno, ma non riesco a capire chi possa essere. Il sentiero si snoda su una vecchia strada rurale che univa i due borghi, quello di Stramare a quello di Milies, perlopiù lastricata di sassi e con varie parti dissestate. Dopo alcuni tornanti, si intravede la radura e dopo un passaggio fra delle casere, mi trovo affiancato e superato in discesa da un atleta che non conosco, appena entrati nel borgo fantasma di Milies, ci presentiamo, si chiama Ivan Giordano. Con Ivan farò gara per un bel pò. Mi chiede dov'è Luca e gli dico a una cinquantina di metri al massimo da noi, infatti nei tratti aperti lo vediamo. Alcuni volontari dell'organizzazione ci indicano di seguire il sentiero sul pratone che segue il profilo della dorsale verso sinistra e allora via. Supero Ivan che all'inizio sembra un pò fermo e faccio un pò di ritmo su questi leggeri saliscendi, contraddistinti da una continua salita veloce che non supera mai il 5% di pendenza. Il paesaggio che si scorge a fondovalle è bellissimo e le cime che spuntano all'orizzonte sono una perfetta cornice, da cartolina. C'è un timido sole ad illuminare la gara. Arrivati in forcella, scollinato il monte Vallina, con ancora Luca a vista, dopo un leggero strappetto camminato, ci mettiamo a correre su una larga carraia. Si scende per pochissimo e poi si risale per attaccare lo Zogo. E qui fa la sua comparsa uno degli atleti simbolo del trail running veneto, Luciano Meneghel, che quatto quatto ci prende, a ridosso del primo ristoro solo idrico della gara Io escalmo: "Ecco chi mancava! Ciao Luciano" E lui ricambia...io e Ivan sappiamo di che pasta è fatto il signor trailer che ci ha raggiunto e in men che non si dica, dopo qualche tornante si mette davanti. Dopo aver scollinato una prima parte dello Zogo perdo contatto con loro due, ma di poco. Sui tratti erbosi e con single track appena appena abbozzati, sono lì. Dopo un bellissimo tratto aperto con vista sul Cesen, mi fiondo in discesa e riprendo la salita corricchiando e camminando veloce, la salita non è molto luna ma ripida e costeggia un bel boschetto sulla sinistra. Dietro di me sento due voci e una non mi è nuova...il Zogo è scollinato e vedo il crocefisso ligneo che è presente sulla locandina. Scendo in picchiata controllata in discesa, percepisco da dietro due atleti, uno vestito in verde ed uno biancoazzurro...

I dislivelli sia in salita che in discesa si susseguono in continue strisce terrose, i single track, che attraversano distese sterminate d'erba. Ormai il Cesen è vicino, dopo aver attraversato la casera che sta sotto la cima, all'orizzonte vedo chi mi sta avanti che ormai e in prossimità del picco, Luca Moro ormai raggiunto dall'omone tiratissimo vestito di gialloarancio che risponde al nome di Luciano Meneghel e un pò dietro Ivan Giordano. Dietro ho Emanuele Fornasier e l'amico Nic Fasoli in bella spinta. Superata la salita del Cesen e salutando il personale dell'organizzazione, presente in ogni dove, attacchiamo un'altra breve salita. Ormai il primo ristoro vero e proprio non è lontano...infatti Malga Mariech e sotto i nostri piedi, ormai vengo affiancato da il duo che mi ha preso come riferimento e proseguiamo assieme. Un'altra discesa erbosa e viscida e poi una leggera salita su sterrata-asfalto ed eccoci al ristoro.
Sotto al gazebo addento un pò di frutta e della crostata, mi riempio di liquidi e faccio conoscenza dell'ottima bevanda energetica gusto fragola made in Veneto . Riparto dietro a Nic e prima di Emanuele. Restiamo assieme ancora per un pò, guardo il cronometro e vedo che il ritmo non è affatto male, soprattutto tenendo in considerazione quello che vien dopo. Dopo un pò di carraia e saliscendi anche ripidi erbosi, arriviamo nella parte forse più corribile e veloce del percorso, immetto una buona velocità di crociera, ma mentre passiamo la zona del rifugio Posa Puner saluto i miei compagni di avventura, che stanno davvero andando forte. Io resto del mio passo, il tratto è bello boscoso, caratterizzato da sterrate larghe e qualche tratto in asfalto. Dopo aver superato Malga Mont corricchio anche sulla rampa dura in asfalto, dove saluto altro personale dell'organizzazione. Di qui un tratto aperto bellissimo che ricorda un pò il tratto in cresta del Col Visentin. Su questo tratto sterrato pietroso incontro una coppia di trekker che mi saluta con un sorrisone, trovo ben chiari i segnatraccia dell'E5 e proseguo. In lontananza vedo la coppia che mi precede...sullo sfondo Malga Canidi che mi attende dopo una tirata in discesa. Del personale del Soccorso Alpino mi saluta e contraccambio, un ragazzo dell'organizzazione mi indica il passaggio da effettuare e lo ringrazio. Dopo una breve salita su pratone, mi fermo a fare pipì. Percepisco che dietro di me qualcuno non è molto lontano, cribbio! (anzi, sinceramente ho detto qualcos'altro...)
Riparto e conosco bene la discesa...è il tratto più tecnico della gara, la discesa su canalone e sfasciume per arrivare a Praderarego. Scendo bene, ma due sono più veloci di me. Un tipo vestito con maglietta bianca, che in apparenza sembra uno staffettista, visto che ha solo un marsupio e invece ha il pettorale della lunga e un tipo bardato di azzurro che sembra il sosia di Geronazzo. Resto con loro come punto di riferimento per un pò, poi sul tratto finale mi affianca un in formissima Fede Crotti e subito dietro uno staffettista. Io e Fede arriviamo assieme fra le baite e casere e arrivati a quella degli alpini, c'è il ristoro. Presidiato ovviamente da fantastici alpini stagionati, con cui scherzo un pò. Intanto con il sosia di Geronazzo e gli altri, dico sornione, che stiano attenti a tirar troppo, perché devono considerare cosa manca, un bel macello di D+ e fango ...
Oltre a un pò di dolce e bevande varie, questo è il primo ristoro in cui fra la frutta che ingurgito ci sono le fragole. Buonissime...ma devo ripartire!
Riparto, dicendo a Fede che inizierò a corricchiare fin da subito sul rampone del Col de Moi. Detto e fatto, dopo i primi tornanti, quando ci immettiamo nel tratto più duro, sul versante ancora completamente disboscato, con rampe ad oltre il 20-25% inizio a correre a tratti sempre più a lungo. Stacco il duo staffettista + sosia e davanti a me vedo Fede. Su un pianoro affianco una casera in rovina e finalmente ritorna la vegetazione.
Alcuni tratti ancora in corsa e poi cammino dove lo strappo inizia ad essere incorribile, la rampetta fangosa al 50% che dalla forestale porta sul tratto finale del Col de Moi, è tanto breve quanto bastarda.
Finalmente superata, dopo un pò di mangiabevi, trovo l'ultimo dente erboso che porta alla famosa enorme croce metallica che sta in cima. Fede è ancora là. Raggiunta la cima e salutata altra gente, finalmente si scende...il primo tratto non è affatto velocissimo, ma lo prendo abbastanza bene, poi aumento il ritmo.
Raggiungo Forcella Foran e a un bivio un signore dell'organizzazione gentilissimo oltre a chiedere il numero di pettorale mi offre della Coca Cola che rifiuto perché ancora pieno dal ristoro prima. Bevucchio ogni tanto e dopo un tratto di mangia e bevi semi esposto che torna per breve tempo sulla carraia, prendo la prima della due mini salite verticali spaccagambe sopra il San Boldo, che mi portano alla Cima del Vallon Scuro (come il tempo che pian piano sta venendo su) e che mi porterà poi sotto alla sua omonima casera. La prima la prendo a tutta, i Curvè sono una bomba e soprattutto sento delle voci abbastanza vicine, non ho voglia di farmi riprendere da altra gente e aumento progressivamente il ritmo. Sul secondo pandoro erboso aumento ancor di più e superato pure questo, inizio a scendere. All'inizio su prato poi il sentiero si fa single track e successivamente largo e infido, pieno di radici, fango e rocce, ma corribile e veloce. Guardo l'orologio, avevo pernsato di arrivare al 37° km per le 4h45' e così è, ma siamo ben lungi dal ristoro del San Boldo. Passo casera Costa Curta e successivamente davanti a due persone dell'organizzazione che mi dicono che mancano non meno 2-3 km e io dico che verran su 40 km fino al Passo e non 37 come da roadbook.
Aumento il ritmo e il tratto che dopo Croda Negra ci porta al San Boldo me lo bevo veloce. Passo le prime case e poi dopo il primo tratto in asfalto, passo il ponticello dove dall'altra parte c'è un ristorante abbastanza gremito con gente che mi guarda spaesata. Saluto e vado via, dopo un trattino in salita dove scherzo con un signore dell'organizzazione per via del kilometraggio scendo finalmente alla casera degli Alpini, salutando un bel pò di gente fra cui qualche faccia amica. Arrivo al San Boldo in 5h circa. Faccio il pieno di liquidi, frutta e in particolare fragole e mi fermo a parlare un pò con Inchi e Marta che mi attendeva a metà gara. Bevo ancora un pò di quella bevanda energetica fruttata e ringraziando tutti riparto, facendo lo scherzone , non vedendo il nastro magnetico in un primo momento rischio di non passarlo, poi passo nella parte giusta e mi rimetto sul sentiero di gara. Mentre mi sono fermato al San Boldo, sono arrivati il terzo staffettista e un altro atleta della lunga, che riparte poco dopo di me. Prendo bene la prima parte del Monte Cimone, intanto il tempo è ancora buono ma una coltre di nubi sta prendendo il sopravvento...
Smetto un pò di correre e alterno camminata a corsa, intanto il secondo staffettista dei terzi ci passa e su un tratto abbastanza ripido lascio andar via anche l'atleta che mi aveva avvicinato dopo il ristoro. Faccio due calcoli e capisco che sono 12-13° al momento. Proseguo del mio passo sulle rampe boscose del Cimone. Siccome si alternano pezzi poco ripidi a parti più arcigne non si sa mai quando aumentare il ritmo. Questo continuo frammentarsi sembra non finire mai, dopo aver passato casera Checconi, quasi senza accorgermene vista la nebbia che via via si sta infittendo, mi trovo sull'ultima parte ripida del Cimone. Finalmente arrivo in cima e me lo confermano due simpatici signori dell'organizzazione che ringrazio...il tratto successivo e un continuo mangiabevi, inizio a vedere i segnapercorso delle Prealpi bellunesi, capisco di essere in zona Pian de le Femene. Prima passo i due passi intermedi la Cisa e la Posa. In zona Pian de le Femene mi prende Max Calcinoni, ci conosciamo solo da classifiche e percorsi di allenamento condivisi, finalmente ci conosciamo di persona. Ci mettiamo a condividere il viaggio e i km dopo il Pian de le Femene passano veloci, risaliamo il crinale verso la cima del Monte Cor. Qui mi sento a casa. Questi sono luoghi spesso percorsi nei miei giri di allenamento e sono felice di percorrerli in gara. Dopo alcuni tratti di single track affiancando qualche pozza e stagno, usciamo verso l'imbocco con la strada. Dopo l'asfalto ci immettiamo sulla carraia che ci porta verso la cima del Monte Cor e l'omonima malga, dove c'è il ristoro. Negli ultimi metri ci affianca anche un amico di Max che ci scorta fino al ristoro. E proprio mentre raggiungiamo il gazebo del ristoro posto davanti alla casera Sonego-Frare, inizia il diluvio. Un diluvio vero e proprio. Dello splendido panorama di cui spesso sono stato testimone, oggi non c'è traccia. Siamo immersi fra nebbia e pioggia. Intanto ci rifocilliamo, con frutta, dolci, l'immancabile bevanda energetica e del tè caldo. Mettiamo su l'antipioggia e ripartiamo, mentre un altro atleta raggiunge il ristoro e si mette dentro alla casera per vestirsi.
Il tratto fra Monte Cor ed Agnellezze è burrascoso, ma la prendiamo con il sorriso e dopo lo strappo verticale erboso dell'Agnellezze, passiamo il tumulo di pietre e scendiamo sul single track viscido che porta a Forcella Zoppei. A Forcella Zoppei troviamo un altro ristoro, mi metto ad addentare un pò di frutta, mentre la pioggia si fa ancor più battente e i volontari ci chiedono se vogliamo proseguire. Li salutiamo ben presto e ripartiamo. Inizia una lunga carraia sempre più viscida. Veloce, ma con tutta quell'acqua particolarmente scivolosa. Proseguiamo di buona lena e dopo zona malghe Zoppei, la carraia si attorciglia in vari tornanti. Passiamo una piazzola naturale dove c'è una roulotte lasciata come avamposto da un pastore e un fuoristrada del Soccorso Alpino e proseguiamo ancora per un pò sulla sassata fino ad arrivare ad un bivio e finalmente prendiamo il single track boscoso. Il sentiero è molto bello, un continuo saliscendi che in mezzo presenta una bella rampa ripida, dietro di noi si rifà vivo il ragazzo che era arrivato dopo di noi al ristoro di Casera Sonego. Formiamo per breve tempo un terzetto e mentre il single track morbido che odora di montagna gira a sinistra, ecco che a destra inizia la ripidissima salita che passa per casera Costa e arriva fino in cima al Visentin. Il temporale sembra darci della tregua e dopo aver salutato un altro paio di volontari, ci avviamo ad attaccare la salita. Il primo pezzo, il meno ripido, lo corro quasi tutto. Poi mi spremo, inizio ad andar su in alternato camminata veloce e corsa e inizio a staccare nettamente Max e l'altro ragazzo. Passata la zona della casera, finito il tratto ripido immerso nel bosco, inizio la luna scalata sulla spalla erbosa del Col Visentin. Davanti a me vedo due atleti, uno più vicino, l'altro quasi in cima. Continuo a mantenere il ritmo alto, sto bene, mentre lo steccato continua a limitare la traccia del sentiero, percepisco che mi sto avvicinando molto a chi mi precede. Lo vedo, è Fede Crotti, che prima metto nel mirino e prima della salita finale supero. Gli chiedo come sta e mi dice abbastanza bene, nel frattempo in men che non si dica, la temperatura scende in maniera incredibile, il vento si alza. Sul tratto che porta al rifugio Col Visentin soffro della più grande crisi di freddo mai provata, perché così estemporanea e intensa. La pioggia è mista grandine e picchia sulle giacche facendo male. E' un freddo intenso, sembra di essere passati da primavera inoltrata a pien'inverno in pochi minuti . Arrivo sotto il rifugio e dopo aver superato il gazebo che due signori cercano di tenere su con le mani per via delle folate di vento, entro in rifugio. Sicuramente sto buttando via la gara, il decimo posto e lì a pochissimo e sto bene, ma il freddo patito mi impedisce di ragionare. Mi scaldo nella veranda e dopo essermi seduto mangio una tortina integratore (a parte quella e due gel, non ho toccato altro delle cose che avevo con me...) e bevo. Dopo aver fatto stretching e essermi scaldato a dovere riparto. Fede è già via da un pò, è ripartito con dei guanti di plastica donati dal rifugio per ammortizzare il freddo alle mani . Riparto duro come uno stoccafisso, imprecando come un dannato, cosa che avevo già fatto sul tratto bestiale pre rifugio. Oltre a Fede, anche Max è andato avanti e nel frattempo in cui noi eravamo in rifugio, un altro atleta è andato avanti. Insomma ero in rimonta e ora sto perdendo posizioni a raffica. Anche il tempo che mi ero messo in testa di fare si va a far benedire, stare sotto le 10h diventa impensabile, sia per la pausa lunga in rifugio e sia per la discesa a dir poco lenta che mi appresto a fare...il tratto in cresta è terribile, freddo pungente (2 gradi), vento, pioggia e grandine...non vedo l'ora di scendere, peccato che le gambe si siano indurite peggio del marmo. Finito il pezzo più duro, dopo Col Toront faccio il bagno in un mega pozzangherone misto fango in zona rifugio Brigata Alpina Cadore. Finalmente si scende sul facile e allora le mie gambe tornano a corricchiare in modo onesto. Imbecco il bivio a destra e dopo la zona delle casere Mognol con ristorino liquidi che salto e dei sempre gentili volontari, inizio la discesa libera su fango. Si, discesa libera. Non si corre, si scia o quasi. Il pratone è diventato una lingua di fango e nei tratti più ripidi scendere è possibile solo se si sta sull'erba. Mi passa uno staffettista che mi fa i complimenti, io ci scherzo su, le gambe iniziano a gridare pietà, perché questa discesa su fango dopo 65 kilometri circa e 4500m D+ è davvero devastante. Inizio a lasciar andare le gambe nei tratti più aperti, intanto impacciato come sono con le terraclaw su questo fango, mi passa un ottimo Flavio Famlonga, a suo agio sulla fangazza. Che sembra non finire mai. Sul tratto finale della parte ripida, perdo ancora una posizione, poi finalmente intravedo della discesa più gestibile e inizio ad aumentare progressivamente il ritmo, dopo alcuni tratti fra radici, frasche e fango, dove il sentiero si vede poco o nulla, rivedo una carraia ed è quella balisata. Ormai siamo vicini alle 10h, che se ne stanno andando. I km sono quasi 70 e faccio i calcoli su quando ci sarà l'ultimo ristorino dei -5. Finalmente, dopo aver passato due pozzanghere grandi come stagni e preso una strada rurale sulla destra, dopo una breve salita vedo casere Brigola, chiamate così in onore del contadino, tale Sig. Brigola, che ci abitava assieme alle sue bestiole e che costruì questo piccolissimo borgo...in ricordo del Sig. Brigola bevo un pò di Coca Cola e non il prosecco che i simpatici volontari mi offrivano (certo se avevano della birra non avrei resistito ) e riparto spedito. Il tratto finale è straveloce, lo prendo a tutta, almeno per chiudere sulle 10h e mezza. Ormai i laghi Blu si intravedono e dopo qualche nugolo di case e casere, arrivo alla curva che mi porta a scendere verso bordo lago. Saluto alcune persone sul percorso e corro a fianco del Lago Morto, vado veloce, alcuni tratti anche a 4' e giù di lì. Ancora qualche maledetto saliscendi e poi finisce la carraia per un momento. E dopo il passaggio in paese e sul ponte in asfalto, imbecco il sentiero all'interno del bosco...eccoci, saluto gli spettatori che nonostante il maltempo sono in zona arrivo e dopo aver superato il ponte di legno e l'ultimo tratto in carraia, sono arrivato. 10h39' e sedicesima piazza. Sono un pò rammaricato ma al contempo felice, poteva andare meglio ma anche peggio. Insomma può andare. Saluto Fede, Luca e Nic e dopo il ristoro di fine gara, cerco le docce. La doccia sarà gelida, una delle più fredde mai fatte, caspita dopo tutta quell'acqua una doccia calda sarebbe stata ideale...scherzo un pò con la gente sotto il tendone-spogliatoio e poi raggiungo quello del pasta party e delle premiazioni. Certo dispiace non esserci anch'io, perchè in cima al Visentin mancava davvero poco per essere in top 10, ma i conti si fanno all'arrivo. Prima di mangiare, incontro Fulvio che mi porge i Curve personalizzati con asta fissa e saluto un pò di gente. Rivedo il mitico Massimo Rabito e Cristiana Follador. Ora si che mangio in abbondanza e dopo il lauto pasto e gli ennesimi saluti e le ultime impressioni sulla gara, ce ne andiamo. E' stato un viaggio prealpino tosto e con suspense finale, ma che mi ha colpito molto positivamente e che vorrò sicuramente rifare. E' proprio l'amato Visentin che stavolta mi ha tradito, ma arriverà il giorno della rivincita...

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