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GARE E ALLENAMENTI PARTICOLARI DELL'ANNO 2021

PARTE 1

Cross in Fiore

CROSS IN FIORE - SAN GIOVANNI IN FIORE (CS) - 11/04/2021

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ARTICOLO SULL'EVENTO

Dopo la pausa, causa Covid, dello scorso anno e dopo l'annullamento della data del 21 marzo scorso causa neve, si è ritornati a correre questo bellissimo cross in una super spettacolare location grazie all'ASD Jure Sport che con la collaborazione della Fidal Comitato Regionale Calabria e Provinciale di Cosenza, ha organizzato a San Giovanni in Fiore, la 7^ edizione della manifestazione di cross denominata “CROSS IN FIORE”,una gara valida per i Camponati Regionali individuali Master di Cross maschile e femminile e per i Campionati italiani di categoria.

La manifestazione è stata ospitata, anche quest'anno, dalla bellissima struttura dell'Agriturismo Tenuta di Torre Garga, che per le norme di sicurezza Covid, ha potuto mettere a disposizione solo l'esterno e non i locali interni come per e altre edizioni.

La struttura, come ormai è noto a tutti è una location splendida e suggestiva, immersa nel paesaggio fiabesco della Sila e la gara, anche quest'anno si è svolta su un percorso tipico del cross, pieno di asperità e molto tecnico ma allo stesso tempo magnifico, che ha permesso a tutti di correre in un ambiente puro e lontano dagli inquinamenti.

La gara si è svolta su un circuito da ripetere diverse volte a seconda dei chilometri da percorrere, chilometri che sono stati 6 per li assoluti Maschili e femminili, master maschili e allievi, 4 per le master femminili e 2 per cadetti e ragazzi.

Tutti gli atleti come in ogni edizione,hanno potuto godere di un ambiente accogliente e preparato per le migliori occasioni, un ambiente quasi familiare che, nonostante le restrizioni covid, ha fatto godere agli atleti una bellissima giorntata di sport riscaldata dal sole e anche da tanto calore umano che, si è manifestato nella meravigliosa organizzazione della Jure Sport.

La bellissima mattinata è iniziata con la gara dei cadetti e cadette che dovevano percorrere 2 km a cui è seguita quella delle master femminile e dulcis in fundo quella dei master maschili e assoluti maschili e femminili.

Alla fine dei 4 giri previsti per la gara master e assoluti, a tagliare per primo il traguardo è Marco Barbuscio della Marathon Cosenza, seguito dall'atleta della Cosenza k42 Alberto Giuncato.

Per quanta riguarda la gara femminile, è stata vinta l'atleta della Fiamma Catanzaro Francesca Paone, seconda si è piazzata Souma Spyridoula della Cosenza K42 e terza Rosa Ciccone dell'Atletica Sciuto.

Con le premiazioni si è conclusa questa splendida giornata di sport, che ci ha fatto assaporare il paesaggio spettacolare della Sila illuminato da un sole magico e soprattutto ci ha fatto capire quanto è forte la voglia da parte di tutti gli atleti di ritornare a gareggiare e a far vincere lo sport. [Correre.org]

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LA MIA GARA

Dopo un anno e due mesi senza partecipazione a manifestazioni sportive finalmente si ricomincia a gareggiare!

E non c'è cosa migliore di ricominciare a farlo in una gara immersa nel Parco Nazionale della Sila, quale il Cross in Fiore, che si svolge ogni anno (siamo alla 7° edizione) nei pressi di San Giovanni in Fiore. La gara si sarebbe dovuta svolgere a marzo ma a causa di una forte nevicata è stata spostata a questa data.

Il percorso è molto bello e si svolge su un anello di 1,5 km da ripetere ben 4 volte, caratterizzato da un primo tratto di circa 700m in piano, poi una discesa accentuata di 250m e tutto il resto (550m) di salita che diventa sempre più bastarda man mano che ci si avvicina al traguardo.

La cosa che più non mi piace di questo tipo di gare è che, essendo campionati regionali, si svolgono in batterie di atleti suddivisi per categoria di appartenenza. Ciò praticamente fa si che una gara che dura meno di mezz'ora ti porta via almeno mezza giornata di attese  varie.

Arrivo sul posto verso le 9:30 e dopo un po' mi incontro coi miei due compagni di squadra. Ritiriamo il pacco gara e iniziamo a salutare gli atleti che conosciamo. Si dice in giro che i giudici di gara vogliano accorpare alcune batterie a causa dell'assenza di vari atleti e che quindi si dovrebbe partire prima del previsto (mia batteria alle 12:20 da programma).

Dopo alcune comunicazione su variazioni orarie, alla fine i giudici decidono di confermare gli orari ufficiali. Così me ne vado in macchina , parcheggiata a bordo percorso, e mi guardo le altre batterie. Dopo un paio d'ore con la mascherina preferisco stare in macchina ma lmeno respirare liberamente.

Quando parte la batteria che precede la mia scendo dall'auto e inizio a riscaldarmi. Alla fine invece di anticipare siamo in netto ritardo e la mia batteria (alla quale alla fine hanno unito anche quelle di SM35-40-ASS-ALL) parte alle 13:08!

Faccio così la nuova esperienza della corsa in mascherina, anche se solo per le prima centinaia di metri, e non è proprio piacevole a quelle andature. Parto come al solito dalle retrovie e nonostante una partenza veloce faccio fatica a non farmi staccare dal gruppo. Dopo circa 500m il gruppo è già sfilato ed io cerco di non perdere contatto con chi mi precede. Il primo giro mi ricorda quanto è dura la salita che porta al traguardo, ma non mollo. Nel secondo giro recupero 3-4 posizioni su alcuni atleti che vedevo davanti ma capisco già che sarà molto difficile che io ne riesca a recuperare altre.

E così è stato infatti perchè nonostante una condotta di gara molto regolare e senza vistosi cali (ogni giro lo corro tra 4'31'' e 4'35''/km) nell'ultimo giro non riesco a cambiare passo come spesso mi succede in gara. L'atleta che mi è stato vicino per gran parte della gara accelera e mi lascia dietro, mi riesco ad avvicinare abbastanza ad un altra atleta che mi è davanti, ma non ho l'energia (e la voglia) di provare a prenderlo.

Chiudo così la gara con un 12° posto di categoria, che sarebbe potuto anche essere 10° se fossi stato in una giornata migliore, ma che comunque mi fa migliorare il mio PB sul percorso di oltre 2 minuti in meno. Magari anche i 38 km in montagna fatti 8 giorni prima hanno un po' influito sulla freschezza delle mie gambe che già dal primo giro ho sentito pesanti nel tratto in salita.

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data: 11/04/2021
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distanza misurata: 6,06 km 
dislivello: 70 m
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n° finisher SM45: 17
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tempo:       Vittorio    27'35''    (4'33''/km)

cat SM45:   Vittorio    12° su 17

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Vincitore: Marco Barbuscio                  

Vincitrice: Francesca Paone (su 4 km)  

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UTLF 2021

ULTRA TRAIL LI FOJ - 52,36 km e 3.634 m D+ - PICERNO (PZ) - 05/06/2021

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ARTICOLO SULL'EVENTO

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LA MIA GARA

PARTE I
Quando a inizio 2020 ho visto che stavano organizzando un'ultra trail a poche ore di macchina da casa mia mi sono detto che una gara così non me la potevo lasciare scappare. Poi invece è arrivato il Coronavirus e tutto il mondo si è fermato, comprese naturalmente anche le attività sportive.
Per fortuna la gara è stata riorganizzata per l'annno 2021 e così ho fatto click non appena ad inizio anno hanno aperto le iscrizioni.
Per quanto riguarda la preparazione, ho deciso di seguire la stessa tipologia di allenamento già fatta con successo per il Cortina Trail, ossia tanti km (per i miei canoni almeno) ma con pochi lunghi. Per Cortina avevo anche inserito delle gare di trail intermedie, ma causa pandemia sono riuscito a fare solo una breve gara di cross stavolta.
Da gennaio sono riuscito a tenere una media di chilometraggio mensile di poco superiore a 300 km, anche se purtroppo ho fatto pochi lunghi, di cui il più lungo di 38 km ma con soli 1.000 D+. In altri allenamento più brevi sono riuscito a fare anche D+ superiori ai 1.000 m, ma sempre meno di quanto avrei voluto e dovuto.
Detto questo, avevo deciso che a tre settimane dalla gara me la sarei presa molto comoda, in modo da arrivare sano e riposato all'evento. Non l'avessi mai fatto.
Il secondo giorno delle mie 3 settimane di relax, mentre faccio defaticamento davanti casa, prendo una storta al piede dx.
Il quarto giorno, durante la solita uscita infrasettimanale di corsa lenta di 40', sento improvvisamente una fitta all'adduttore sinistro.
Dopo altri 2-3 giorni si aggiunge anche un dolore al femore sinistro in corrispondenza del gluteo.
Nemmeno il tempo di essere contento che la storta e il dolore al gluteo sono rientrati che mi ritorna, improvvisamente e dopo un paio di mesi di totale assenza, il dolore alla zona destra dell'inguine che era comparso ad inizio estate 2020 e mi aveva saltuariamente fatto compagnia per diversi mesi.
Non credo si tratti di sfortuna, ma magari la storta mi ha fatto poi correre nei giorni successivi con un postura diversa che poi ha causato il resto dei guai.
E potrei aggiungere anche che la sera prima della gara, mentre stavo per andare a letto, mi è improvvisamente venuto male alla caviglia sinistra, che mi faceva imprecare ad ogni passo che facevo...
Con queste premesse arrivo alla notte prima della gara abbastanza agitato e non tranquillo come al solito sono, tant'è che dormo poco e male. La sveglia è alle 6 ma mi sveglio già alle 4:30, alzandomi alle 5 e mettendomi a leggere un libro non sapendo che fare visto che avevo già preparato tutto dalla sera prima.
Faccio una colazione abbondante e mi porto dietro anche roba per fare un secondo round in macchina a tre ore dallo start.
Verso le 6:15 carico borsone e attrezzature in macchina a parto, arrivando sul posto poco prima delle 9. Qua passo prima dal punto di controllo Covid, dove esibisco il mio certificato di avvenuta vaccinazione (prima dose) e mi danno un pass per andare avanti. Poi, dopo aver lasciato scorrermi davanti alla macchina un grosso gregge che in pratica poi è passato sotto il gonfiabile dello start, vado a ritirare pettorale, pacco gara e tracker gps e torno in macchina a prepararmi.
Noto subito che chi ha organizzato la gara ha stampato sul pettorale anche l'altimetria del percorso, cosa di grande utilità e molto apprezzata, soprattutto alla luce del fatto che solo due giorni prima è stato creato il nuovo e definitivo percorso.
In questa fase faccio un primo errore che avrei potuto evitare. Sul regolamento c'era scritto che il pettorale doveva obbligatoriamente essere affisso con le spillette alla maglietta. In pratica niente utilizzo della comodissima cintura porta pettorale. Prima di mettere le spille guardo anche i miei vicini di parcheggio e noto che anche loro lo hanno applicato alla maglietta, così mi rassegno e faccio lo stesso. Mi accorgerò solo in seguito che in tanti invece hanno utilizzato il porta pettorale, strumento che in seguito mi sarebbe stato molto utile ad avere dietro.
Mentre mi cambio vedo anche il mitico Marco Olmo salire "in borghese" verso l'area di partenza, mi piacerebbe molto conoscerlo dal vivo ma è letteralmente accerchiato da altri atleti e così preferisco non portagli anche il mio di disturbo. Rimando l'eventuale saluto al post gara (che però non ci sarà, in quanto non sono riuscito a rivederlo in giro).
Poco prima della partenza fanno il controllo del materiale obbligatorio: controllano tutti ma più che voler vedere fisicamente le cose si fidano della parola degli atleti (cosa che avevo già visto fare in parte a Cortina) e che per quanto mi faccia piacere, perchè riaprire tutto lo zaino sarebbe stata una seccatura, mi fa un po' riflettere a come poi gestire eventuali problemi sul percorso senza l'adeguata attrezzatura dietro.
A seguire ci fanno accendere il tracker (è la prima volta che ne uso uno), ci illustrano il percorso con un breve briefing e puntualissimi ci fanno partire!

PARTE II
Dopo aver percorso qualche centinaio di metri in single track, in modalità di controllo perchè non ho idea di come reagiranno i miei problemi fisici, si inizia subito col primo vertical che ci aspetta sul percorso: la parete della Leonessa. Il tratto è ripido tant'è che in circa un km guadagniamo già 200 m di d+, con dentro almeno un muro in roccia da superare arrampicandosi con le mani. Salgo agevolmente e per fortuna non avverto alcun problema alle gambe.
E siamo già in cima a Monte Li Foji, che offre una splendida visuale su tutta la vallata circostante. Ma purtroppo non posso ammirarla più di tanto perchè si cammina a ciglio scarpata...
Da lì inizia una lunga e quasi continua e ripida discesa che ci porterà da quota 1.300 a 680 m in circa 6 km nei pressi dell'abitato di Picerno. Anche nella discesa cerco di controllare la falcata perchè ho paura di farmi male, ma avverto i femorali sforzarsi un po' troppo a causa del freno a mano tirato e del fatto che molti tratti di strada sono purtroppo in cemento aumentando esponenzialmente le sollecitazioni alle mie gambe.
Dal paese di Picerno si ricomincia a salire e si percorre una stradina molto ripida e cementata dove, ironia della sorte, si svolge la via crucis. Ogni tot di metri c'è una stazione rappresentata da una lastra in pietra con un testo e il numero, fino alla 14esima che si trova in prossimità della chiesa. Massima ammirazione per i fedeli che si fanno un giorno all'anno questo vertical per seguire i principi della loro fede.
Risaliti fino a quota di circa 950 m, ci troviamo al km 10 e al primo ristoro. Qua riempio di acqua le mie borracce e proseguo. Nel tratto della via crucis mi sono reso conto di aver sudato molto e perso molti sali, ma rimando l'assunzione degli stessi al primo punto utile (il 2° ristoro) non avendone portato dietro e non usandone mai in allenamento.
Si ricomincia a scendere, anche se il percorso è talmente mosso che in pratica non ci si riposa mai, e si raggiunge prima il punto più basso del percorso a quota 580 m e poi il ristoro intorno al 18° km. Qua riempio di nuovo le borracce d'acqua e bevo i sali offerti presenti al rinfresco. Non sono un esperto ma credo che li abbiano diluiti un po' troppo dal sapore che hanno...
Riparto dopo poco, insieme al ragazzo pugliese con cui corro in pratica da una decina di chilometri. Noto che ci sono già alcuni ritirati al ristoro e mi sembra strano dopo neanche metà gara.
C'è una nuova e ripida salita ma passa tranquilla, almeno nei km iniziali, in quanto col collega runner parliamo di gare comuni fatte e di come ci alleniamo. Raggiungiamo e superiamo diverse persone, pur avanzando quasi sempre solo in modalità camminata.
Arrivato intorno al 23° km inizio a sentire delle fitte di dolore a quelli che internet mi indica come "vasto mediale" e "vasto laterale". Sono dolori per me nuovi e non so che fare, così continuo a camminare e a correre lentamente nei tratti in piano, sperando che il fastidio passi in qualche modo.
E invece arrivato intorno al 24° km succede il patatrac: il muscolo mi resta contratto e mi devo fermare per il dolore. Mi sono capitati in passato crampi simili al bicipite femorale, ma mai dalla parte davanti della coscia e non so come gestirli. Il ragazzo pugliese mi aspetta e mi incita per forse un km, ma io riesco a tratti a malapena a camminare così poi mi sta a sentire e prosegue con la sua andatura.
Vado avanti zoppicando, poi mi fermo a cercare di stendere il muscolo e ripartire a camminare, tirando fino al successivo blocco del muscolo. Provare a correre non è possibile perchè altrimenti il blocco mi arriva subito.
Non mi sono mai ritirato in una gara e il pensiero di farlo, anzi, la quasi certezza mi demoralizza. Gli altri atleti che mi raggiungono e mi vedono in difficoltà mi cercano di dare consigli e mi offrono i prodotti che hanno dietro, li ringrazio ma continuo a pensare ad un modo di uscire da questa situazione da solo. Fosse stato possibile ritirarmi subito lo avrei fatto al volo, ma dovevo comunque e in ogni modo prima arrivare al 30° km per farlo.
Mi metto in modalità lumaca e proseguo, evitando di correre in qualsiasi condizione di pendenza e fermandomi ogni tanto a fare stretching alla gamba. Per fortuna i crampi di dolore sono più diluiti nel tempo rispetto all'inizio.
Arrivo di nuovo sopra quota 1.100 m intorno al 26° km e poi si scende di nuovo. Vorrei correre perchè stavolta il percorso è ideale, non troppa pendenza e tutto su sentiero, ma riesco a farlo solo per pochi metri alla volta. Ma in questa fase mi accontento pure.
Nel successivo tratto sotto il sole e su cemento prima e poi asfalto, vicino ad alcune case di contadini, mi ritrovo all'improvviso davanti ad un altro mini vertical: in 500 si sale di 100 m D+, su un sentiero in terra mossa su cui faccio una fatica assurda anche a solo camminare. Stavolta sono costretto più volte a fermarmi proprio per la stanchezza, anche se a sentire le imprecazioni dell'atleta campano che mi precede non sono il solo a soffrire.
Finita la salita finalmente si arriva al ristoro del 30°. Qua trovo una decina di membri dell'organizzazione che offrono agli atleti una discreta varietà di cibo. Ma io ci arrivo così stanco che ho solo la forza di prendermi una bustina di sali e andarmi a stendere al fresco su una delle strutture dell'area attrezzata per picnic.

PARTE III
Prendo il telefono dello zaino e mando un messaggio a mia moglie, dicendole del problema alla gamba e che non so se fermarmi qui o continuare la sofferenza. Bevo i sali, acqua, mangio un po' di insalata di riso (scartando però i funghi di cui non mi fido ad averli nello stomaco) e, rinfrancato dal riposo, riparto. Neanche avviso casa della mia decisione, tanto so che mi stanno seguendo online tramite il tracker. E so che conoscono la mia voglia di non arrendermi mai.
Il tratto successivo è stupendo, in piano e si costeggia un laghetto fantastico che credo sia un'oasi naturalistica. Correre lì sarebbe il massimo, ma la mia gamba sinistra non ne vuole sapere. Non appena provo a correre sento subito l'irrigidimento al solito punto e mi devo fermare per evitare il blocco muscolare. E il relativo dolore.
Dopo tanto cammino però un po' la gamba si sblocca e riesco a correre un po' nei tratti in leggera discesa e in piano. In salita o in discesa ripida invece non riesco perchè lo sforzo maggiore mi fa bloccare il muscolo.
Al 38,8° km arrivo al tratto secondo me più brutto e più duro del percorso: 300 m di ennesimo vertical con dentro 100 m D+. Questo tratto lo faccio con fatica estrema e sono costretto a fermarmi più volte e addirittura sedermi a terra per recuperare le forze. E oltre al dislivello arrivano altri due problemi: 1) siccome è una zona molto umida e sottobosco c'è pieno di zanzare che mi pungono ovunque; 2) essendo già dopo le 16 inizia a farmi freddo.
Ma dopo un tempo che mi sembra interminabile arrivo in cima alla salita e di nuovo sopra i 1.400 m di quota.
Si scende fino al ristoro del 40° e qui mi fermo su una panchina a rifiatare, riempiendo di nuovo le borracce (di cui una con sali e una con acqua per come già fatto anche al 30° km) e mangiando ben 3 pezzi di una squisita crostata. Accarezzo anche l'idea di fermarmi là a mangiare crostata fino alla fine dei miei giorni, ma poi gli organizzatori mi convincono che mancano solo 9 km all'arrivo e che le salite sono terminate. Due falsità belle grandi e grosse, a cui per fortuna non credo minimamente, visto che ho studiato l'altimetria e il percorso abbastanza bene. E poi vedo visivamente in lontananza Monte Li Foj e so che per giungere al traguardo dovrò in qualche modo di nuovo scavalcarlo.
Dopo il ristoro si scende di nuovo fino a quota 1.200, per poi risalire fino a quasi 1.500 m al 45° km, punto più alto del percorso credo.
Sono quasi le 18 e sono quindi trascorse quasi 8 ore di gara, il cielo è nuvoloso e si alza un bel venticello. Sto gelando dal freddo, ma non ho la volontà di cacciarmi lo zaino e mettermi qualcosa, pur avendo dietro manicotti, scaldacollo e un gilet antivento, che per indossarlo però avrei dovuto anche poi applicarci sopra il pettorale di gara (quanto avrei voluto avere il porta pettorale in quel momento!). Ho paura che se mi fermo poi non riprendo a camminare più e quindi preferisco conservare le ultime energie per andare avanti.
Si scende nuovamente per un paio di km e poi ancora salita. Prima del 40° ero stato superato dal primo della 100 km, mentre intorno al 48° mi passano il secondo e il terzo, col quale riesco anche a scambiare qualche parola. I miei complimenti ai primi 3 che ancora corrono in salita e in discesa con una freschezza e una agilità come se avessero appena iniziato la gara (mentre sono in corsa da 2 ore e mezza più di me e con un maggiore chilometraggio!).
Nel mio piccolo raggiungo incredibilmente anche io uno della mia gara e dopo averci scambiato qualche parola (di sconforto reciproco) poi lo stacco. E il mio ritmo non è neanche di camminata svelta.
Arrivato ai piedi del Monte Li Foj intorno al 49° km vado di nuovo in crisi mentale. Ennesimo vertical: in 700m 100m di D+ che in quella fase di gara sono una mazzata. Per di più si corre nel fitto bosco, quasi al buio e al freddo essendo vicini ai 1.500 m slm. Comincio a capire il perchè dell'obbligo di portare dietro la frontale e le pile di ricambio anche per noi della 50 km... E poi non vedo più nessuno da molto tempo, ne davanti ne dietro di me, quindi nonostante le segnalazioni sempre presenti ogni tanto mi viene pure il dubbio di aver sbagliato strada.

PARTE IV
Al 50° sono di nuovo in cima al Li Foj e qua termina l'altimetria stampata sul pettorale, ma non il percorso di gara. Analizzando nei giorni precedenti la traccia so che i km sono circa 52. Ma so anche che il traguardo si trova in basso, quindi inizio a rendermi conto che la gara la finirò davvero.
Dall'altro versante del Foj finalmente si scende. I tratti sono tutti corribili e cerco di fare quello che posso per velocizzare la durata di gara, forzando però il meno possibile la gamba. Sto sempre con l'orecchio teso cercando di sentire qualche voce o la musica dell'area di arrivo ma niente. Solo nelle ultime centinaia di metri finalmente incontro prima un gruppo di persone intende a farsi delle foto e poi intravedo il traguardo a qualche centinaio i metri.
E proprio qui alla fine sbaglio strada perchè invece di mirare dritto verso il traguardo, lascio la larga e comoda strada carrabile e giro a destra intravedendo delle fettuccie di segnalazione. Dopo qualche centinaio di metri incontro due ragazze e chiedo se per il traguardo è quella strada da seguire. Loro, sicuramente prendendomi per uno uscito di testa, mi indicano semplicemente con la mano che la via da seguire è quella che avevo da poco lasciato.
Effettivamente poi mi rendo conto che avevo intrapreso di nuovo la prima parte del percorso... magari con la voglia inconscia di fare un altro giro
Taglio nel prato e raggiungo nuovamente la strada di prima e mi metto a correre, sperando di riuscire ad arrivarci fino al traguardo. Poi lo speaker annuncia il mio arrivo e come al solito la stanchezza e i dolori spariscono, sostituiti dalla gioia che solo il raggiungiumento del traguardo ti può dare, dopo tanta fatica fatta. Chiudo la prova 25° (su 50 arrivati e 9 ritirati) in 8h53'09'', su un totale di 52,36 km e 3.634 m D+.
Mi danno la medaglia, una bottiglietta d'acqua e un biglietto per andare a mangiare nella zona adibita. Dico allo speaker che mi chiamo "Vittorio" e non "Vincenzo" come da lui annunciato e mi avvio verso l'area di ristoro.
Qua mi dicono l'elenco delle cose che posso prendere gratis, glielo faccio ripetere più volte perchè non riesco a concentrarmi su quello che mi dice. Capisco solo che mi vuole dare del vino e gli dico che preferisco evitare perchè devo fare un viaggio lungo in macchina. Quindi mi dicono di andarmi a sedere che ci pensano loro a portare tutto al tavolo. Dopo pochi minuti, e dopo aver avvisato casa che la gara è finita e sono sopravvissuto, mi arriva un vassoio con sopra una fagiolata con salsiccia + un mega crostino a bagno e un "contorno" composto da un piatto con affettati e formaggi, con un panino e una bottiglietta d'acqua a completare l'opera. Non ho fame per niente ma mi sforzo di mangiare quasi tutta la fagiolata con la salsiccia, giusto per stare leggero. Il resto me lo porterò invece a casa.
Poi saluto il ragazzo con cui avevo fatto la prima parte della gara, il quale mi dice che è arrivato un'oretta prima di me e quinto in classifica, e raggiungo finalmente la macchina per cambiarmi e ripartire. Nel post gara come al solito già sto iniziando a dimenticare le fatiche fatte e a fantasticare su quelle future...

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data: 05/06/2021
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distanza: 52,36 km 
dislivello: 3.634 m D+
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n° partenti: 59
n° finisher: 50
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tempo:       Vittorio    8h53'09''    (10'39''/km)

posizione:   25°

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Vincitore: Giovanni Ruocco   5h10'36''   (6'12''/km)            

Vincitrice: Lorenza Verdura   7h38'36''   (9'10''/km) 

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Correre Pollino '21

TROFEO CORRERE POLLINO (S.E.) - SAN SEVERINO LUCANO (PZ) - 11/07/2021

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ARTICOLO SULL'EVENTO

Un percorso di 14 chilometri, con lo start posizionato a 1500 metri con un dislivello positivo di quasi 700 metri e dove il punto più alto toccato è arrivato a 2005 metri, con le vette di Serra Crispi e Serretta delle Porticelle, per poi riscendere, si fa per dire, sui Piani del Pollino e sul meraviglioso colpo d’occhio dei pini loricati. Quasi 280 atleti si sono dati appuntamento per un ritorno agonistico in grande stile: quello del Trofeo speciale della CorrerePollino, che dopo lo stop della pandemia, torna in una location particolarissima e meravigliosa con partenza dal Santuario della Madonna del Pollino nel territorio di San Severino Lucano. Da lì su fino in vetta, in una gara che più che una corsa è stata una scalata. Alla fine la storia è ricominciata lì dove era rimasta sospesa prima dell’inizio della pandemia con la vittoria assoluta di Marco Barbuscio del team ASD Marathon Cosenza con il tempo di 1,17’,16’’ e, tra le donne, di Lidia Mongelli della CorrerePollino con un tempo di 1,39’,14’’. Sul podio, rispettivamente al secondo e terzo posto, sono andati Giuseppe Gentile del team Tornado ed Egidio Lo Vaglio della CorrerePollino. Alle spalle di Lidia Mongelli, invece, sul podio femminile sono arrivate Valentina Maiolino del team Marathon Cosenza e Maria Grazia Strafella del team The Prison Asd. La corsa rientra tra gli eventi organizzati dalla Fidal, Ente Parco nazionale del Pollino e Trail Uisp. [Fonte articolo: sito web lasiritide.it]

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LA MIA GARA

 

PROLOGO

Fino a qualche settimana o anche solo qualche giorno fa mai mi sarei immagino di essere qui a scrivere un racconto su questa gara. Ma per spiegare il motivo di ciò devo tornare indietro di qualche settimana.
Dopo l'ultratrail del Li Foj ho continuano a correre regolarmente tutti i giorni e con ogni nuova corsa sentivo sempre meno dolorini alle gambe e sempre più l'energia rifluire nel mio corpo. 
Dopo 7 giorni di corse lentissime e brevi, il 13 giugno ho di nuovo superato i 10 km (ne ho fatti 12,5 per l'esattezza) ma sulla via del ritorno ho ricominciato a sentire dolore nella zona inguinale, come già accaduto nella settimana pre gara. Tale dolore si è fatto sentire anche per tutta la giornata e soprattutto durante la notte successiva, facendomi più volte svegliare dal fastidio. Convinto (sbagliando) che come al solito la cosa sarebbe passata nel giro di qualche giorno, il mattino dopo esco regolarmente a correre e anche i 3 successivi, seppur per sempre brevi e lenti allenamenti. Ma al quinto giorno di corsa con dolore (e si, ce ne ho messo di tempo) mi sono proprio fermato a metà allenamento e sono tornato a casa camminando, con in testa la decisione di un lungo stop. 
Sospetta pubalgia dai sintomi: dolore all'inguine correndo, camminando, facendo particolari movimenti, scendendo dal letto, starnutendo, tossendo, saltando, salendo le scale, etc. etc. 
18 giugno, ultimo giorno di corsa chiuso con una mezza corsetta quasi zoppicando e sensazioni pessime per il futuro podistico a breve termine. 
Dal giorno dopo prima riposo completo, poi inizio ad alternare bici, camminata e un po' di leggerissima palestra a casa, giusto per fare qualcosa all'alba e non perdere l'abitudine di alzarmi presto. 
Con la bici non ho alcun fastidio e imposto la settimana di allenamento così: uscita da 50km di domenica e altre due infrasettimanali da 20 km. Di domenica non ho alcun problema temporale, ma prima di andare a lavoro è un casino farcela ad uscire in bici per il poco tempo a disposizione, ma anticipo la sveglia e ci riesco. 
Anche con la camminata faccio progressi, arrivando ad un ritmo sotto i 9'/km, che insieme alla bici spero mi permetta di mantenere una certa condizione fisica.
Dopo 9 giorni non sento più alcun fastidio all'inguine/pube, se non un unico movimento della gamba, ossia quando da seduto la piego completamente contro il corpo. Voglio riprovare a correre, ma la paura di una delusione o di una ricaduta è tanta.  
Il 28 giugno esco per la prova, con l'intenzione di fare 4-5 km lenti e fermarmi al primo accenno di fastidio. Ne faccio poco più di 7 di km, senza alcun problema ne prima ne dopo l'allenamento. 
Sono contentissimo e dopo 2 giorni ci riprovo. Stavolta di km ne faccio 8 ma avverto in discesa un po' di fastidio/dolore e quindi penso di fermarmi nuovamente. Ma il giorno dopo mi dicono che l'indomani l'iscrizione alla gara che si svolge nel Parco Nazionale del Pollino scadrà e quindi decido di fare un altro test prima di buttare i remi in barca. 
Il 2 luglio così faccio un'uscita mista con 4 km di asfalto e 4 su sterrato con forte pendenza e stranamente di nuovo non ho alcun fastidio. Mi iscrivo quindi alla gara e decido che però devo almeno provare a fare un allenamento più lungo visto il poco allenamento che ho.
Così la domenica successiva, il 4 luglio, a meno 7 gg dalla gara, faccio un collinare di 15 km. Primi km tutto bene, nei 4 km di salita continua vado benissimo tant'è che supero pure uno in mtb, ma quando al ritorno trovo la discesa ecco tornare il dolore, che mi accompagnerà poi per il resto dalla giornata, la notte e il giorno successivo.
Il morale è a terra e vorrei non essermi iscritto alla gara. Nei giorni successivi il dolore pian piano scompare e resta solo un leggero fastidio, ma evito di correre. Continuo con camminate e bici e il giorno prima della gara neanche quello. 
Il Parco Nazionale del Pollino è fantastico e anche se in modalità trekking voglio comunque prendere parte all'evento.

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IL GIORNO DELLA GARA
Viste le premesse alla sveglia mattutina il morale è abbastanza basso, ma mi preparo facendo finta di niente. Borraccia con acqua, borraccia coi sali, zaino con telo termico e fischietto, bicchiere: il materiale obbligatorio ce l'ho tutto (mentre ho visto alcuni concorrenti non avere neanche le scarpe da trail...).
Il viaggio è lungo perchè il posto è abbastanza sperduto, ma per arrivarci faccio la strada più breve che attraversa il Parco Nazionale e già lo spettacolo di Piano Ruggio e dei monti circostanti mi rincuora. I 12°C che trovo in quota poi sono un toccasana dopo i roventi ultimi giorni di caldo torrido.
La partenza avviene dal Santuario della Madonna del Pollino, luogo in cui non sono mai stato. Il Santuario si trova in cima ad un'altura ad una quota sopra i 1.500 m e non è pronto di certo ad accogliere quasi 300 atleti + accompagnatori vari. Ma è il parcheggio il problema principale perchè i posti auto disponibili saranno circa una ventina. Ma è tutto previsto e ci dirottano su un'area scoscesa e piena di erba in cui normalmente andrei solo con un robusto fuoristrada. Ma per la corsa si fa questo e altro. 
Una volta parcheggiato, vado a ritirare il pacco gara e ritorno in macchina per prepararmi. Col poco spazio a disposizione c'è veramente un grande assembramento di gente e purtroppo in pochissimi usano la mascherina. Io comunque la mia me la tengo il più possibile e mi dirigo vicino la statua della Madonna da cui avverrà la partenza della prima batteria alle 9:15 (le altre due saranno distanziate di 3 minuti ciascuna).
Dopo un breve ed esaustivo briefing da parte dell'organizzazione, ecco lo sparo e la partenza della gara. Non ho fatto alcun minuto di riscaldamento prima (ma tanto stretching) e nelle prime centinaia di metri dopo lo start vado lentissimo e ne approfitto per prendere il ritmo e spezzare il fiato. Si corre su un lastricato di durissime pietre e inizio già a sentire fastidio all'inguine, sia a destra che a sinistra. 
Chiedendomi come arriverò al traguardo, giungo subito alla prima discesa tecnica tra le pietre. Qua si forma un imbuto perchè alcuni di quelli che mi precedono ritengo non abbiano mai fatto un trail in vita loro e procedono camminando lentissimamente. Ok che non ho fretta, ma a stare fermo ad aspettare proprio non mi piace. Ma non c'è margine per sorpassi e mi tocca proseguire così. 
Dalle pietre si passa a correre nel bosco e anche qui i sentieri sono stretti e mi tocca rimanere a ruota di chi mi precede. Sento che potrei spingere di più, anche perchè il fastidio è sparito, ma so già che ogni energia risparmiata ora me la ritroverò sulla vita del ritorno.
Dal 4° al 5° km si comincia a salire seriamente, con circa 300 m di D+ in 2 km. Vado in modalità camminata e supero diverse persone. Salgo velocemente e tranquillamente, mentre sento gli atleti che sorpasso abbastanza affannati. Che sia merito delle tante passeggiate che ho fatto?
Dal 6° km si è già sui piani del Pollino e inizia lo spettacolo. Mandrie di cavalli selvaggi, i maestosi pini loricati e le imponenti montagne che mi circondano mi ricordano il perchè non dovevo assolutamente perdermi questo evento.
Ma ecco che la magia è interrotta da un atleta che in mezzo a quelle pietre deve per forza sorpassare e finisce a terra sbattendo qualunque parte del corpo. Si rialza e perde sangue dal braccio e dalla testa. Gli chiedo come si sente e dice che gli fa solo un po' male la testa. Gli corro un po' affianco e poi gli butto sulla ferita alla testa parte della mia acqua residua. Insisto a dirgli che se gli gira la testa o non sta bene meglio se si ferma, che tanto poco più su c'è un membro dell'organizzazione che può allertare i soccorsi, ma lui persiste e continua a correre, senza neanche ringraziarmi per l'aiuto. Vabbè, amen... La vita è la sua, quindi proseguo per la mia strada.
Arrivati in cima a Serra di Crispo a 1.905 m slm lo spettacolo è fantastico. Vorrei fermarmi a fare foto per immortalare quel paradiso, ma non ho il telefono dietro. Proseguo quindi con un'andatura che mi consente sia di godermi lo spettacolo sia non inciampare tra i vari massi presenti.
Da Serra di Crispo si scende e nel frattempo mi ri-sorpassa a tutta Testarotta, che vedo che ha applicato una fascia alla testa. Niente da fare, è proprio irrecuperabile. Si attraversano ancora i piani del Pollino e poi si risale su un'altra cresta (Serra della Porticella credo), sede già del percorso della gara che partiva da Terranova del Pollino. Dopo un passaggio sul filo della cresta si scende di nuovo e si corre su saliscendi con poca pendenza nei prati erbosi sempre dei Piani del Pollino. 
Poi si inizia a scendere davvero e, con eccezione di qualche breve salita, il resto del percorso di ritorno è tutto in discesa, sullo stesso tragitto fatto all'andata. 
Mentre in salita sono andato spedito, in discesa ho paura di allungare troppo la falcata e spingere e avere poi problemi all'inguine. Vengo quindi recuperato da qualche atleta, ma nei tratti in salita, per quanto brevi, mi sento ancora pieno di energia e recupero di nuovo le posizioni perse.
E' proprio in discesa che assisto alla seconda caduta del giorno: un atleta inciampa e finisce a terra, per fortuna su terreno e senza conseguenze. 
E proprio nell'ultima discesa della gara, tecnica in quanto si passa di nuovo in mezzo alle rocce, un altro atleta lo vedo cadere davanti a me, procurandosi una bella botta a braccio destro e costato. Si rialza e continua a correre, dicendo che va tutto bene a parte qualche dolorino.
Mi rendo conto che siamo alla fine della gara ma non capisco quanto disti il traguardo. Vorrei e sento che potrei passare i due che mi stanno davanti ma non c'è spazio e non voglio rischiare di cadere e farmi male proprio alla fine. Spero di trovare una bella salita finale in modo da riuscire a passarli, soprattutto quando uno spettatore mi dice che mancano 550 metri, ma purtroppo il gonfiabile arriva dopo forse soli 100 metri e i giochi sono fatti. 
Concludo la gara con una gestione perfetta, senza aver avvertito dolore pubalgico, se non in partenza, e neanche tanto stanco (tant'è che il pomeriggio farò pure un'uscita in bici). Non riesco ancora capacitarmi di come ciò sia stato possibile ma ringrazio il mio corpo che mi ha permesso di esserci.
Termino la gara in 66° posizione su 246 atleti arrivati al traguardo, che proporzionalmente mi fa annoverare questa come una delle mie migliori prestazioni podistiche a livello di classifica.
Merito della bici? Merito delle passeggiate? O merito dei tanti km corsi durante gli ultimi mesi? O forse del riposo dalla corsa delle ultime settimane? Non lo so, ma è stato qualcosa di inaspettato e quindi ancora più piacevole!
Tra le note positive della gara sicuramente la splendida location che però d'altra parte la rende un po' scomoda sia da raggiungere sia per gli spazi a disposizione molto ristretti.
Tra le negative il troppo superficiale controllo del materiale obbligatorio da parte degli organizzatori e la mancanza di personale sanitario e di ristori sul percorso (o almeno io non ne ho visti). Ma tutto sommato è una gara che spero di rifare ogni anno!

data: 11/07/2021
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distanza: 14 km 
dislivello: 700 m D+
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n° finisher: 280
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tempo:       Vittorio    1h46'39''    (7'34''/km)

posizione:   66°

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Vincitore: Marco Barbuscio   1h17'16''   (5'29''/km)            

Vincitrice: Lidia Mongelli       1h36'34''   (6'51''/km) 

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Curinga 2021

6 ORE DI CURINGA - CURINGA (CZ) - 07/08/2021

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ARTICOLO SULL'EVENTO

NON DISPONIBILE

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LA MIA GARA

Dopo l'ottima resa nella gara di San Severino Lucano naturalmente non ho intenzione di fermarmi per curarmi e punto direttamente alla mia terza gara in programma: la 6 ore di Curinga. Invece di usare un po' di sana razionalità e fermarmi decido quindi di continuare ad allenarmi, almeno parzialmente, per fare per la quarta volta la gara di Curinga.
So già che non potrò fare chissà che prestazione e che dovrò limitare gli allenamenti, ma non ho voglia di arrendermi e faccio una specie di programmino: porto avanti l'idea di fare dopo una settimana una ventina di km e la settimana successiva una trentina. In caso di fallimento di quest'ultimo avrei deciso di non partecipare alla 6 ore.
Ad una settimana dalla gara dal Pollino, provo a fare il collinare da 20 km: ne escono fuori 18 km ad un ritmo di 5'47''/km con tanta sofferenza nel finale sia di tenuta perchè non faccio lunghi da maggio sia di dolori all'inguine che in discesa tornano a farsi sentire.
Ma non mi arrendo. Corricchio in settimana e la domenica successiva eccomi pronto per farne almeno 30, però con l'intenzione di correre le salite ripide perchè tanto è quello che dovrò fare a Curinga. Riesco a fare i 30 km ad un ritmo di 6'29''/km dovuto ai vari tratti di camminata, ma non ho problemi tali da non poter gareggiare.
Temporeggio ancora, ma il giorno in cui scade l'iscrizione alla gara mi iscrivo.
Arrivo a Curinga con quella specie di lungo di 30 km di due settimane prima e nient'altro negli ultimi mesi, eccetto il trail di inizio giugno che ormai è più che dimenticato.
Ci è voluta la quarta edizione a cui partecipo per farmi partecipare con il grosso dubbio di non riuscire a giungere al traguardo dei 42 km, minimo necessario per entrare in classifica.
Arrivato sul posto, parcheggio ormai al solito posto e vado a ritirare pacco gara e pettorale. Saluto qualche amico che non vedo da prima dei tempi del Covid e dopo un po' sono pronto per la partenza. Così come fatto a San Severino non ho neanche il coraggio di fare riscaldamento per evitare di avvertire già dolore all'inguine/adduttore.
Siccome non sono previsti ristori assistiti, i meravigliosi volontari hanno sistemato 100 sedie (una per atleta) lungo un'area del percorso con sopra una vaschetta contenente inizialmente una spugna da usare alle fontanelle e una bottiglia d'acqua. La bacinella sarà costantemente sorvegliata e riempita, e poi arricchita da frutta, bibita al caffè, merendina e altro.
Si parte alle 18, tutti con la mascherina da tenere per le prime centinaia di metri e si corre sui cubetti di porfido, che subito mi provocano fastidio alle mie zone infortunate.
E inizia subito la sfida tra le testa che mi dice di andare piano e fare attenzione e le gambe che sono belle riposate dagli ultimi mesi di pochi allenamenti che vorrebbero spingere.
Il primo giro, come da tradizione, lo corro tutto, facendo naturalmente il mio giro lungo più veloce della serata: 3,605 km a 5'50''/km.
Mi sento bene e non ho dolori (dopo il primo paio di km spariscono sempre) e al secondo giro cammino giusto la salita di San Rocco (media giro 5'58''/km).
E tutto procede più o meno regolare fino all'ottavo giro, quando ho percorso circa 29 km, con una media totale di 6'25''/km. Ad ogni giro mi sono idratato con acqua e con un sorso dei miei sali minerali e ogni 2-3 giri ho anche mangiato un po' di anguria.
Iniziano però i dolori alla zona pubica che passano da sopportabili a sempre più forti, costringendomi a rallentare i ritmi e a passare dalla corsa alla camminata su tutto il percorso. Me la prendo comoda e ad un giro mi fermo a mangiare un gelato offerto sempre dai ragazzi volontari, ad un altro a spiegare alla speaker e ad alcuni amici che ormai la mia gara è finita. Vorrei fermarmi e ritirarmi ma loro mi spronano a provare ad andare avanti fino almeno ai 42 km per entrare in classifica. Mi faccio due conti e anche solo camminando dovrei farcela, così vado avanti. I successivi tre giri lunghi li percorro rispettivamente alla media di circa 10'/km, 11'/km e 12'/km. Poi finalmente si entra nell'ultima ora di gara e almeno le salite ripide sono finite. Come gli altri anni in questa fase mi ritornano sempre nuove energie, forse per l'avvicinarsi della fine della gara, ma questa volta quando riprovo a correre sento troppo dolore e ritorno alla camminata. Mi dicono però che con i 42 km entro in classifica ma non nel DUV, così aumento il ritmo della camminata cercando di farcela. Quando mancano 5 capisco che o corro o a 45 km non ci arriverò più, così stringo i denti e inserisco qualche nuovo tratto di corsa.
Allo sparo di mezzanotte il mio orologio segna proprio 45 km, fortunatamente confermati anche dalla misurazione ufficiale (45,149 km).
Avendo camminato per oltre due ore non sono neanche tanto stanco come negli altri anni, così mangio e bevo qualcosa di quelle rimasta sulla mia sedia/postazione e me ne torno a casa. Più di questo non potevo fare, anzi, nemmeno questo avrei dovuto fare...
Ma per fortuna il giorno dopo i dolori inguinali non sono aumentati, quindi almeno mi sono tolto la soddisfazione di terminare con dignità la terza gara del 2021 che avevo in programma.

data: 07/08/2021
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durata: 6 ore
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n° finisher: 55 (maschi) + 16 (donne)
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tempo:       Vittorio    45,149 km    (7'58''/km)

dislivello:    Vittorio    909 m D+

posizione:   34°

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Vincitore: Nicolangelo D'Avanzo  km 70,847    (5'05''/km)         

Vincitrice: Alisia Calderone         km 56,241     (6'24''/km) 

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