I3CORRIGLIONIStorie di corsa
GARE E ALLENAMENTI PARTICOLARI DELL'ANNO 2019
PARTE 2
INDICE
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Maratona Antonello da Messina (13/01/2019)
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Cross in Fiore (17/03/2019)
- Trail Difesa di San Biagio (14/04/2019)
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5^ Rotary Day (28/04/2019)
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2^ Panoramica di Primavera (05/05/2019)
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2^ Trail Madonna di Sito Alto (09/06/2019)
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8^ Cortina Trail (28/06/2019)
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12^ 6 Ore di Curinga (03/08/2019)
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3^ Trofeo dei pini loricati (25/08/2019)
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3^ Maratonina Madonna dell'Arco (06/10/2019)
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1^ Corsa dell'Amicizia Eboli-Battipaglia-Eboli (15/12/2019)
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6^ Mezza maratone della Siritide (29/12/2019)
CORTINA TRAIL - CORTINA D'AMPEZZO (BL) - 28/06/2019
ARTICOLO SULL'EVENTO
La bandiera spagnola sventola alta sulla tredicesima edizione della Cortina Trail (sorella minore della Lavaredo Ultra Trail corsa ieri mattina), gara sulla distanza di 48 chilometri per 2600 metri di dislivello. A tagliare il traguardo per primo è stato Miguel Caballero Ortega, che ha avuto la meglio dopo un lungo testa a testa sul connazionale Pere Rullan Estarelles. Estarelles, peraltro, una volta tagliato il traguardo, ha accusato un lieve malore che ha richiesto il pronto intervento dei sanitari presenti sul posto. Sul gradino più basso del podio l’italiano Enzo Romeri, proveniente dal vicino Trentino.
Per quanto riguarda la gara femminile, invece, applausi a scena aperta per la padrona di casa Barbara Giacomuzzi, ampezzana doc, giunta settima sotto il traguardo di corso Italia. La vittoria è andata invece alla statunitense Hillary Allen, che si è accomodata sul gradino più alto del podio affiancata dalla spagnola Monica Comas Molist (seconda) e dalla tedesca Sabine Wurmsam (terza).
Sia per quanto riguarda la graduatoria maschile e sia per quella femminile, nei primi quindici assoluti si sono piazzati diversi italiani.
Raggiante al traguardo lo spagnolo Miguel Caballero Ortega che a caldo ha così commentato: «Manifestazione eccezionale, organizzazione perfetta e percorso di prima fascia. È la prima volta che partecipo e sono felice di aver vinto». Sono stati in 1800 ieri mattina alle 9 a prendere il via da corso Italia. Stesso format, giornata diversa rispetto al recente passato quando la Cortina Trail era inserita nella giornata del sabato. Percorso tanto impegnativo quanto spettacolare con i passaggi sul lago Ghedina, val Travenanzes, rifugio Averau al passo Giau, Croda da lago prima del rientro in centro a Cortina. Così come avvenuto nella giornata inaugurale di giovedì, il gran caldo l’ha fatta da padrone. In campo femminile, Hillary Allen partiva con i favori del pronostico, puntualmente rispettati. La statunitense si è confermata regina della Cortina Trail bissando il successo del 2018. «È stata la prima gara del 2019 e l’ho vinta, cosa chiedere di più?», ha commentato sorridente. [Fonte sito Corriere delle Alpi]
LA MIA GARA
E dopo quasi 5 mesi dall'iscrizione e 6 dalla partecipazione al sorteggio, eccomi qui a raccontare come è andata la mia gara obiettivo dell'anno, quella che avrebbe sancito il mio passaggio ufficiale ad ultratrailer.
Con circa 1400 km corsi in 4 mesi e mezzo, con dentro una maratona, un filotto di 108 giorni di corsa consecutivi, due gare di trail intorno ai 20 km e tanti lunghi di cui uno di 43 km, ci arrivo soddisfatto della preparazione fatta.
Peccato che ad una settimana dall'evento la febbre a 38°C, un forte mal di gola e una fastidiosa tosse arrivano a rovinarmi gli ultimi giorni del pre gara. Per non rischiare peggioramenti smetto di correre e nell'ultima settimana prima della data fatidica decido di fare solo un allenamento blando. La febbre passa, ma la tosse rimane. In compenso sento le gambe abbastanza riposate dai tanti (spero non troppi) giorni di fermo.
Ed ecco che velocemente arriva la vigilia della gara. Nel primo pomeriggio mi reco con moglie e figlia all'aeroporto di Lamezia Terme e prendo il volo per Treviso. Nonostante sapessi cosa mi aspettasse all'atterraggio (ricevuto l'allerta veneto dall'ArpaVeneto per le alte temperature previste per i prossimi giorni), il passaggio tra l'aria condizionata dell'aereo e i 38°C gradi esterni è terribile. E poi quello tra aeroporto e di nuovo esterno. E poi tutti quelli a seguire della giornata.
Dopo un'oretta e mezza di auto (noleggiata) arrivo all'Hotel prenotato a Pieve di Cadore. Cerco di mangiare un pranzo più o meno completo e, dopo una breve passeggiata per il bellissimo paesino, vado a letto abbastanza stremato e pessimista per le fatiche che mi aspettano il giorno successivo.
Mi alzo poco dopo le 5, ben prima della sveglia programmata, e inizio a fare una colazione abbondante con ciò che ho portato da casa. Sento la gola chiusa e non riesco neanche a parlare bene, ma di certo non posso tirarmi indietro ora.
Così già intorno alle 6 sono pronto per partire per Cortina.
Alle 7 sono già alla palestra/ritrovo. C'è ancora poca gente, così parcheggio proprio di fronte e vado a ritirare pettorale e pacco gara. Mi controllano il materiale obbligatorio e, dopo aver riempito le borracce (2 da 500 ml di acqua e una da 250 di sali) mi incammino per Corso Italia, sede della partenza.
Qui incontro subito l'amico di Running Forum Matteo, col quale trascorro piacevolmente l'oretta che ci separa dallo start.
E' la prima volta che partecipo ad un evento così internazionale e mi fa molto piacere essere circondato da atleti di diverse nazionalità. Mi sento molto meglio rispetto al risveglio e non vedo l'ora di poter attraversare quelle montagne meravigliose che circondano Cortina e che sto ammirando ovunque io rivolga il mio sguardo.
Alle 9 si parte! Forse con Matteo ci siamo messi un po' troppo avanti in griglia, così ci spostiamo subito lateralmente per far defluire gli atleti più veloci. Ci perdiamo di vista, ma durante la gara ci ritroveremo più volte.
I primi 3 km si corrono su asfalto e in pratica si esce dal centro abitato di Cortina. Già dal 2° km si inizia a salire e ad ogni fontana presente, come da programma, inizio a bagnarmi.
Al terzo chilometro si inizia a salire con maggiore pendenza e su un sentiero troppo stretto per far transitare agevolmente i quasi 1700 atleti partiti. Salgo camminando insieme alla massa di persone che mi circonda, facendo attenzione a tutti i bastoncini che da ogni lato mi sfiorano e che ogni tanto mi colpiscono, senza danni fortunatamente.
Poco prima del 4° km si passa dal favoloso Lago Ghedina. Vorrei fermarmi a fare qualche foto ma essendo il tratto in piano ne approfitto per correre un po' e superare qualcuno più lento che ho davanti. Fortunatamente alle foto da lì in avanti ci penseranno i fotografi ufficiali della Cano FotoSport.
Superato il lago si ricomincia a salire e, guardando l'abitato di Cortina sempre più in basso, capisco che sto già macinando un certo dislivello positivo. Approfitto della bassa velocità del tratto per fare un messaggio a mia moglie e dirle che va tutto bene.
La salita termina dopo circa 6 km e si comincia a scendere.
Le montagne che iniziano ad avvicinarsi sono spettacolari e così inizio a fermarmi per fare qualche foto col telefono. Poi ogni tanto si trovano fontanelle così ne approfitto per bere, rinfrescarmi e tenere sempre ben riempite le scorte d'acqua.
Si scende quasi fino al 12° km, quando si entra nella meravigliosa Val Travenanzes: montagne spettacolari dai due lati con l'omonimo fiume che scorre nel mezzo. Impossibile non fare foto a ripetizione in questo tratto che per un amante della montagna rappresenta il culmine della bellezza.
La valle va attraversata tutta e si sale quasi sempre, in quanto nei circa 10 km del tratto si passa da quota 1.500 a quota 2.300. Nonostante le scorte d'acqua con me, costantemente riempite in ogni ruscello incontrato, e i vari guadi del Ru Travenanzes con tanto di bagno di testa e gambe, arrivo a Forcella Col Dei Bos con poca acqua. Nonostante l'alta quota il caldo oggi si sente molto.
Ma finalmente si scende e, dopo qualche centinaio di metri per far girare le gambe, riesco ad acquisire un buon ritmo. La discesa è facile e inizio a superare diverse persone. Faccio anche un bel volo, senza però finire a terra, perchè ammirando i panorami che mi circondano non ho visto un qualche ostacolo a terra. Credo che in questo tratto si attraversi una galleria completamente scavata nella roccia.
Dopo un paio km di discesa e uno di salita verso l'ennesimo spettacolare punto panoramico, si ridiscende velocemente in uno stretto sentiero ripido, in cui i poveri escursionisti sono costretti a fermarsi per far passere noi atleti. E nonostante l'evidente loro perdita tempo, sono sempre incredibilmente sorridenti e pronti ad incitarci.
A fine discesa mi attende il primo punto di ristoro della giornata: il Rifugio Col Gallina, situato a poco meno del 24° km (metà gara).
Qui, come da programma, mi fermo un po'. Riempio le borracce d'acqua, bevo e mangio un po' pane e marmellata. E a proposito di mangiare, ogni oretta fin'ora ho mangiato dei mini sandwich di pancarrè e miele che mi sono portato dietro da casa.
Riposatomi e rifocillatomi, riparto dal rifugio per la mia avventura, quando sono trascorse poco più di 4h dalla partenza e mi trovo alla 643° posizione.
Dopo un tratto di discesa, si ricomincia a salire. Mi aspetta quella che credo sia la più dura salita della gara, che dai 2.000 m di Col Gallina porta al Rifugio Averau sopra quota 2.400.
Come in precedenza in questo tratto di salita vengo nuovamente sorpassato da chi usa i bastoncini. In alcuni tratti la pendenza è tanta, ma cerco di andare avanti concentrandomi solo sull'atleta che mi sta davanti. In questo tratto i punti peggiori sono la prima parte, in cui si sale senza in pratica vedere nulla che possa almeno consolare la vista e la mente, e l'ultimo, che in alcuni punti è reso più difficile anche dalla scivolosa neve ancora presente. Fortunatamente arrivati nella parte alta la visione sulle Cinque Torri e sulle altre montagne a me sconosciute, mi rincuora e rende meno difficoltosa la scalata. Ad un certo punto vedo lontano in alto un rifugio e chiedo all'atleta che mi è davanti se è quello l'Averau. Lui mi dici di si, gettandomi un po' nello sconforto, ma poi tale informazione si rivelerà fortunatamente errata (credo si trattasse invece del Nuvolau...).
E così, dopo un tratto ripido reso pure scivoloso dalla neve ancora presente, eccomi arrivato al vero Rifugio Averau! Sono circa le 14 (5 ore di gara trascorse), avviso mia moglie della conquista, butto un po' di rifiuti nel cestino del rifugio e scatto una foto ricordo all'insegna. Forse mi sono anche seduto un paio di minuti, ma non ne sono certo.
Subito dopo il rifugio si scende. Il primo tratto è quasi un muro e, sbagliando, cerco di scendere in linea diretta sul ciottolame presente. L'esito è che inizio a scendere acquisendo sempre più velocità e non riesco a frenare in nessun modo perchè il pietrisco continua a farmi scivolare e arrivo sotto in picchiata, rischiando più volte di cadere. Sento anche una fitta alla solita zona inguinale sinistra che mi fa maledire la mia scelta, ma dopo un po' non avvertirò più alcun fastidio e vado avanti.
La restante discesa è abbastanza corribile e, nonostante la faccia col freno a mano tirato per non sprecare energie, supero nuovamente una parte di coloro i quali mi avevano passato in salita coi bastoncini.
Dopo la discesa si ricomincia a salire ma dolcemente, si corre in un bellissimo paesaggio fatto di grandi sassi e prati erbosi. Riesco a corricchiare ancora nei tratti in piano, ma trattandosi di single track spesso raggiungo quello che mi precede e non spreco energie a cercare di passarlo, accodandomi pigramente. Continuo a ripetermi che le energie devo cercare di conservarmele per gli ultimi km di discesa perchè a non averne lì rischio di allungare di molto le ore di gara.
Arrivo in questo tratto e vengo immortalato dai fotografi alle 14:30, quindi sono trascorse 5,5 ore di gara. Mi sento bene e so che il secondo ristoro è vicino e soprattutto che è posizionato alla fine di una discesa. Quindi mi impegno a superare qualcuno quando la strada si allarga e scende e dopo un po' mi ritrovo al ristoro del Passo Giau, strapieno di atleti a rifocillarsi.
Bevo un po' di sali e mangio un paio di fette di pane con marmellata, poi riempio le borracce e riparto senza neanche sedermi.
Esco dal rifugio che sono quasi le 15 e mi trovo alla 616° posizione, quindi poco meno di 30 posizioni recuperate da Col Gallina.
Dopo il rifugio c'è il primo tratto (e anche l'ultimo in realtà) in cui avverto le vertigini: si corre su uno stretto sentiero, con a destra un burrone che per i miei canoni è un po' troppo esposto. Sono pure lontano dagli altri concorrenti, così cerco di stare più a sinistra possibile e di concentrarmi sul terreno, senza guardare direttamente di sotto.
Passato questo tratto si scende nuovamente. Dovrei essere contento del tratto in discesa invece man mano che scendo divento sempre più preoccupato perchè vedo già all'orizzonte la temibile forcella Giau e il trenino di persone che la risalgono in fila indiana e che in alto appaiono piccolissime.
Finita la discesa inizio l'arrampicata, nel secondo tratto della gara segnalato come "impegnativo" (quello in Val Travenanzes non l'ho notato proprio...). Come già fatto all'Averau, mi concentro solo sui piedi di chi mi sta davanti e cerco di salire senza pause. Devo di nuovo fare attenzione a chi usa i bastoncini (ossia quasi tutti) e in particolare a quello che mi precede, al quale continuano a scivolare in fase di spinta e spesso mi colpiscono, seppur senza alcun danno.
A differenza della salita dell'Averau, questa è più breve e già dopo un po' che si risale si vede la fine. Questo me la fa affrontare in maniere più positiva e in effetti arrivo sopra più velocemente e meno distrutto di quanto avevo preventivato. Inoltre, so che dopo il Giau oramai la parte difficile della gara è terminata e che quindi molto probabilmente riuscirò a tagliare il traguardo.
Dopo la forcella Giau si scende nuovamente, stavolta quasi sempre su prati erbosi e in mezzo ad enormi e spettacolari montagne. Corro sempre la discesa, sempre alla minima velocità di crociera, e, arrivato a Mondeval, intravedo l'ultima salita della gara (forcella Ambrizzola?).
Anche in questo caso dal basso ne intravedo l'inizio e la fine e mi rendo conto che rispetto alle altre è poco scoscesa, quasi corribile ad averne, eccetto forse nella parte iniziale.
E in effetti in poco tempo arrivo in cima alla forcella, poco sopra i 2300 m di quota. Nell'ultima parte mi raffreddo molto, anche per il vento freddo che mi ha colpito negli ultimi minuti. Ricomincio a tossire con continuità e vorrei mettere il gilet antivento che mi sono portato dietro appositamente ma, passato il cancelletto in cima, mi butto nella discesa e vado avanti.
In realtà non riesco a correre bene all'inizio, anche a causa del fondo abbastanza pietroso che mi da un po' di fastidio alla pianta dei piedi, ma vedo in fondo alla discesa il rifugio Croda da Lago e cerco di non mollare. Quando finalmente mi sblocco e riesco a correre, anche se a bassissimo ritmo, mi viene pure un dolore intercostale che non mi fa aumentare la velocità.
Ma finalmente arrivo al rifugio Croda da Lago e qui mi rendo veramente conto che la gara è finita. Anche qui mangio pane e marmellata, bevo un bicchiere di tè e riempio le borracce. Spremo poi in bocca sia delle fette di limone che di arancia e sento la reazione che hanno sulla mia gola infuocata, bruciore intenso prima e piacevole sollievo poi.
Faccio il solito messaggio rincuorante alla moglie e risponde anche ad alcuni messaggi di lavoro prima di ripartire, dopo 7 ore e 20' di gara e alla posizione 608.
I 10 km che mi separano da Cortina li corro quasi tutti, ad eccezione di qualche salitella presente, e li faccio inaspettatamente in poco più di un'ora. La discesa non è molto tecnica, eccetto qualche brevissimo tratto, devo solo fare attenzione a non inciampare nelle tante radici presenti sul percorso. Le gambe reggono e le discese mi piacciono, così supero un bel po' di gente. Vedo addirittura atleti sdraiati a terra stremati ai lati del percorso e penso che se non mi fossi gestito bene sarei potuto essere uno di loro.
Arrivato a Cortina incomincio ad incontrare gente che mi incita e che si complimenta con me per essere arrivato fin lì. Faccio a fatica e in mezzo al traffico (gestito però magistralmente dai vigili) l'ultima salita e poi eccomi nel tanto desiderato Corso Italia.
Giusto per auto lasciarmi un ricordino fisico della gara, valuto male il passaggio tra le fioriere adibite a bloccare il traffico veicolare su Corso Italia e striscio la gamba destra proprio sulla fioriera, facendomi un bel graffietto ricordo. Poi è solo un tripudio di gente, incitamenti, rumore, musica, emozioni.
Non c'è nessuno dietro ma aumento l'andatura più che riesco, tagliando il traguardo in piena corsa e con la felicità a mille, consapevole di aver fatto qualcosa che per sempre resterà nella mia mente.
Chiudo la gara in 8h27'25'', alla 569° posizione e con quasi un'ora di fermo inclusa, tra scatti fotografici, riempimento borracce, ristori gastronomici e pause fisiologiche. Avevo stimato un tempo ideale di 8 ore, ma alla luce del caldo torrido presente e della mia malattia dell'ultima settimana, mi sarebbero andate bene anche 10 ore, quindi sono ampiamente soddisfatto del tempo impiegato, con nessuna crisi rinvenuta, nessun dolore avvertito (tranne quello temporaneo all'adduttore) e un'ottima gestione di gara.
E ora? Ora veramente mi viene difficile trovare nuovi obiettivi interessanti. Durante l'estate correrò il minimo indispensabile (anche perchè sono passate quasi due settimana dalla gara e sono ancora con tosse e gola infiammata nonostante una cura antibiotica...) e parteciperò a qualche gara, poi cercherò di individuare un nuovo stimolante obiettivo!
data: 28/06/2019
distanza: 48,5 km
dislivello: 2.600 m
n° iscritti: 1800
n° partenti: 1671
n° finisher: 1500
tempo: Vittorio 8h27''25'' (10'28''/km)
posizione: Vittorio 567° su 1500
Vincitore: Miguel Caballero Ortega (ESP) 4h30'40'' (5'35''/km)
Vincitrice: Hillary Allen (USA) 5h30'50'' (6'49''/km)
6 ORE DI CURINGA - CURINGA (CZ) - 03/08/2019
ARTICOLO SULL'EVENTO
Archiviata la 12^ Edizione della Sei Ore e la 1^ del Settebello curinghese che ha permesso di poter conoscere il territorio di Curinga con le sue bellezze naturali i suoi monumenti e le sue chiese, come la Pineta a Mare, le Terme Romane, il Monastero Basiliano di Sant’Elia e il Platano millenario, l’oasi naturalistica di Rollo.
La 6 ore nel centro storico di Curinga ha visto gli atleti impegnati dalle 18 a mezzanotte, supportati da un pubblico festante, con pasta e fagioli offerta dall’Associazione per Curinga alle due di notte, che ha ripagato gli atleti da una giornata di grande fatica. Diverse le iniziative culturali a margine delle gare: teatro, convegni, presentazione di libri, un tour de force che ha coinvolto tanti giovani e associazioni che hanno saputo ben gestire una macchina complessa qual è stata tutta l’organizzazione. [Fonte Sito Lameziainforma.it]
LA MIA GARA
Mister 48 km, questo potrebbe il mio soprannome nelle ultra. Perchè se al Cortina Trail la distanza di gara di 48 km l'ho scelta io, ad una "6 ore" è quasi impossibile fare all'incirca lo stesso chilometraggio per 3 anni consecutivi. Eppure così è stato!
Nei miei programmi annuali non avevo inserito la 6 ore di Curinga questa volta, perchè un mese dopo Cortina non credevo di aver voglia di correre ancora per svariate ore. Invece i pochi allenamenti fatti sia subito prima sia nel mese successivo al citato ultratrail (ciò a causa della fastidiosa tosse che mi ha accompagnato per circa un mese e mezzo costantemente) mi ha fatto andare in crisi di astinenza da corsa e così mi sono iscritto. Avevo fatto anche un pensierino all'altra manifestazione organizzata dalla società Curinghese, la 50 km Curinga - San Pietro, ma a causa degli orari proibitivi per il caldo stagionale e del percorso ripetitvo (da Curinga a San Pietro da ripetere 5 volte), mi sono ributtato sulla tradizionale 6 ore.
Con la curiosità di sapere se la voglia di correre riuscirà a vincere sulla mancanza di allenamento (circa 150 km di corsa in 40 giorni...), alle 17 di sabato arrivo e parcheggio a Curinga.
Immediatamente incontro le compagne di squadra Catia (che farà pure la 6 ore ed esordirà brillantemente nel mondo ultra) e Loredana (in veste di spettatrice), venute insieme a Paolo della Jure Sport, anche lui all'esordio ultra.
A seguire arrivano anche gli altri amici Carmine, Walter, Ercole e Kamel, che faranno tutti la gara a staffetta.
Tra 4 chiacchiere con gli amici e ritiro pettorali/pacco gara, il tempo scorre in fretta e, dopo avere lasciato sul tavolo di ristoro personalizzato i miei viveri liquidi e solidi a cui eventualmente attingere e dopo la foto di gruppo di rito, mi metto nel gruppo dei partenti in attesa dello sparo.
Come ogni anno non ho alcun programma rigido da seguire, ma solo l'intenzione di fare 30 km nelle prime 3-3,5 ore e poi quello che viene viene. Mi piacerebbe superare la soglia dei 50 km, ma questo dipenderà da come mi sentirò durante le ultime ore di gara.
Appena partito mi ritrovo con Catia e iniziamo a correre insieme. Come già successo lo scorso anno con Carmine, passano i giri e il tempo scorre velocemente e piacevolmente. Sono un po' più lento del primo anno, ma so che ogni energia risparmiata prima me la ritroverò dopo. O almeno così mi auguro.
Dopo l'esperienza dello scorso anno, stavolta ai ristori prendo solo roba liquida, così ad ogni giro bevo, in ordine casuale: acqua, sali minerali, coca cola, tè e stavolta anche birra!
Come roba solida ogni oretta e mezza circa mangio una mini colazione con miele di quelle portate da casa e lasciate sul tavolo del ristoro personalizzato.
Tutto procede secondo i piani e i 30 km li passo intorno alle 3 ore e mezza, sempre insieme a Catia e coi nostri due particolari numeri di pettorale (17 io e 13 lei) che ad ogni giro suscitano qualche battuta del pubblico.
Subito dopo il 32° km percorso credo (che è più o meno sempre quello in cui mi succede ogni anno qualcosa) inizio a sentire male alla parte superiore del piede sinistro. Continuo a farci un altro paio di giri ma poi dico a Catia di proseguire da sola, anche perchè forse cambiando inconsciamente l'appoggio ora mi fa male anche il tibiale sinistro. Tra il dolore al piede e quello al tibiale, mi faccio due giri quasi tutti camminando, anche perchè la stanchezza si fa sentire e non voglio finire la gara stremato. Il giorno dopo devo andare al mare!
Arrivo al traguardo della maratona dopo 5 ore circa, ora mi tocca quindi fare il giro corto per la restante ora di gara.
Mi pongo l'obiettivo di fare almeno altri 3 km per entrare nel database del DUV e rinuncio definitivamente al traguardo dei 50 km perchè capisco di non essere in grado di correre se non per brevi tratti.
Catia mi passa un paio di volte e, insieme allo staffettista Ercole, mi incitano a proseguire con loro, ma io ormai sono in modalità relax e preferisco camminare per non affaticarmi ulteriormente e per non sovraccaricare il mio piede dolorante.
Solo dopo lo sparo che segnala che mancano 5 minuti al termine della gara corro un po' di più perchè vedo dall'orologio che posso di nuovo raggiungere il traguardo dei 48 km, sempre col dubbio che i dati del mio GPS siano reali e non falsati come già mi è successo nel 2017.
Allo sparo finale poggio il mio numero 17 a terra e mi riposo un po', poi insieme a Catia e a Paolo (che nel frattempo ha vinto la gara, nonostante il poco allenamento e la provenienza da un lungo periodo di fermo) mi dirigo nell'area del traguardo.
Qui ritiro la gigantesca e "particolare" medaglia (che il mio amico Carmine ha ribattezzato "il tagliere"), saluto gli amici e me ne scappo verso casa. Non ho fame e sono stanco, non ho nessuna voglia di aspettare l'apertura del ristoro culinario.
Alla fine ho percorso 48,883 km, ossia solo 30 m in meno del 2017. E' una buona distanza che mi fa posizionare circa a metà classifica, in mezzo a tanti ultrarunner con esperienza, ma arrivare a 50 sarebbe stato meglio. Per sfatare questo numero 48 il prossimo anno a 47 mi fermo!
data: 03/08/2019
tempo di gara: 6 ore
distanza da me percorsa: 48,883 km (7'22''/km)
mia posizione: 43° su 77
Vincitore: Paolo Audia 69,680 km (5'18''/km)
Vincitrice: Addolorata Trisolino 58,869 km (6'07''/km)
3^ TROFEO DEI PINI LORICATI - TERRANOVA DI POLLINO (CS) - 25/08/2019
ARTICOLO SULL'EVENTO
--- Non disponibile ---
LA MIA GARA
Dopo la bella esperienza del 2018, inserisco anche quest'anno il Trofeo dei pini loricati nel mio programma annuale delle gare da non perdere.
Al contrario dello scorso anno però non ci arrivo proprio benissimo. Dopo Cortina a fine giugno mi sono allenato poco e male a causa della tosse persistente. Poi con poca preparazione ho fatto Curinga, che è andata pure bene, ma ne sono uscito con un dolore al piede sinistro che mi ha fatto correre ancora meno di prima. Ero addirittura anche indeciso se iscrivermi o meno alla gara, ma visto che negli ultimi due allenamenti pre gara (di soli 8 km cadauno) il dolore al piede non era comparso, avevo proceduto all'iscrizione.
Gli iscritti alla gara sono 300, record assoluto della competizione che è in forte crescita dopo gli 80 iscritti del 2017 e i 180 del 2018.
Parto da casa alle 6:10 e arrivo in zona gara dopo quasi 3 ore. Se la partenza non fosse programmata alle 9:45 mi toccherebbe dormire sul posto tanto è lontano Terranova di Pollino da casa mia.
Una volta arrivato a qualche centinaio di metri dalla zona parcheggio, capisco però che i 300 iscritti forse sono un po' troppi da gestire per le infrastrutture locali. Essendo il parcheggio già pieno, gli organizzatori fanno parcheggiare me e le altre macchine bloccate nell'ingorgo a lato strada, lasciando solo lo spazio per il passaggio di un'auto.
Sapendo la distanza da lì alla zona partenza, stavolta vado preparato. Mi prendo già le cose da indossare per la gara e con lo zaino in spalla mi avvio.
Qui mi dirigo nel locale di ritiro pettorale/pacco gara, che non è più dentro il rifugio ma in una struttura adiacente, e mi cambio perchè l'orario di partenza è vicino.
Lascio lo zaino col mio cambio davanti al rifugio, come già fatto lo scorso anno e sempre fiducioso che nessuno toccherà niente.
Mi inizio a riscaldare e non sento fastidio al piede, anche se so già che di solito il problema compare dopo un certo numero di chilometri, quindi resto sempre dubbioso sulla tenuta.
Terminato il breve riscaldamento mi dirigo in zona partenza e saluto gli amici Marco e Valentina. Come lo scorso anno al sole fa molto caldo tant'è che mi dispiace non aver indossato il cappello. All'ombra invece c'è una piacevolissima temperatura di 16°C.
Nel frattempo arriva la notizia che la partenza è rimandata alle 10 per attendere degli atleti che hanno sbagliato strada e sono in ritardo. Alle 10 il tempo viene prolungato di altri 5 minuti e poi finalmente alle 10:05 si parte, con qualche malumore tra gli atleti che avrebbero gradito una partenza puntuale dopo l'alzataccia.
Parto come al solito piano, col ricordo dell'anno precedente in cui arrivato negli ultimi km di discesa non riuscivo a spingere come avrei voluto a causa delle gambe troppo stanche.
Nei primi 3,5 km il percorso abbastanza facile in quanto caratterizzato dall'alternanza di tratti in piano e in discesa, con qualche lieve salita nel mezzo. Faccio questo tratto con molta calma in modo sia da conserve le energie per dopo sia per non sforzare troppo il piede.
A seguire 1,5 km di salita con quasi 200 m di dislivello che faccio quasi tutti camminando e in fila indiana su single track. E' molto difficile sorpassare o essere superati in questo tratto e la velocità imposta dal gruppo è molto bassa.
I successivi 4 km si corrono invece quasi sempre nel sottobosco, prima su un terreno morbido e facile mentre alla fine il fondo diventa pietroso e tecnico, a tratti anche molto scivoloso nonostante il poco fango presente. Corro bene il tratto iniziale mentre alla fine, saltellando tra le pietre, inizio a sentire fastidio al piede.
Dal 9° km inizia la salita che conduce ad una delle vette del massiccio del Pollino: 3 km di salita che portano da Piano Iannace a quota 1.650 a Serrette delle Porticelle situtata a quota 1.984 m.
Il piede inizia a farmi male e faccio quasi tutto il tratto camminando. Nonostante il camminare supero qualche atleta ma vengo superato da qualcun altro.
Usciti dal bosco e arrivati ai piani subito incontro una caratteristica mandria di mucche al pascolo, mentre dopo un po' è il turno di un branco di stupendi cavalli selvatici.
Il sole cocente della partenza ha lasciato il posto ad un cielo scuro e minaccioso che appena metto piede sulla cresta si trasforma in pioggia.
Da qui in avanti è al 90% discesa verso il traguardo, inizialmente tecnica e poi abbastanza facile se non fosse per l'acquazzone presente che ha creato qualche zona abbastanza scivolosa e pericolosa. Io sono coperto dal folto bosco ma sentendo i tuoni sulla mia testa penso al pericolo che possono correre gli atleti che stanno arrivando o arriveranno sulla cresta esposta...
Purtroppo il piede mi limita abbastanza nello spingere ed è un peccato perchè le gambe le sento bene...
Chiudo la gara riuscendo a recuperare solo uno dei 3 atleti che mi sono stati davanti nella discesa, ma almeno staccando quelli che mi erano dietro.
Il tempo finale è di solo 1 secondo più veloce del 2018, ma senza il dolore al piede avrei potuto limare qualche altra cosina...
E ora spero di riuscire a fermarmi un po' dalla corsa in modo da recuperare dal problema del piede e poi in autunno corricchiare e iniziare a programmare la stagione 2020.
data: 25/08/2019
distanza: 18,32 km
dislivello: 842 m
n° iscritti: 300
n° finisher: 267
tempo: Vittorio 2h04''59'' (6'49''/km)
posizione: Vittorio 77° su 267
Vincitore: Marco Barbuscio 1h31'30'' (5'00''/km)
Vincitrice: Lidia Mongelli 1h47'39'' (5'53''/km)
3^ MARATONINA MADONNA DELL'ARCO - MANGONE (CS) - 06/10/2019
ARTICOLO SULL'EVENTO
La terza edizione della gara podistica Madonna dell’Arco fa colorare di azzurro le strade del Comune di Mangone. Quest’anno, infatti, per volere del Presidente della società organizzatrice ASD Dojo Judo Running Valle del Savuto, Carmelo Servidio, a partecipare alla gara calabrese giungono le giovani nuove leve della nazionale italiana di atletica: Dario De Caro e Francesco Breusa, entrambi del C.U.S. Torino; Michela Cesarò e Sergiy Polikarpenko, ambedue appartenenti al C.S. Carabinieri Sez. Atletica. Dopo essere stati presentati il giorno prima dell’evento presso la Sala Consiliare del Comune di Mangone, in cui ha partecipato attivamente anche l’ex azzurro cosentino Maurizio Leone, i giovani azzurri si sono dati battaglia lungo il percorso di gara, trovando degni avversari in campo maschile con un altro talentuoso giovane e fresco campione italiano, Ayoub Idam della Cosenza K42, mentre in campo femminile con le forti pugliesi Damiana Monfreda e Mariangela Ceglia, che sono tornate a Mangone per il secondo anno consecutivo.
Al termine del muscolare percorso di gara ad avere la meglio tra gli uomini è stato il favorito della vigilia, Polikarpenko, che ha chiuso la gara in 27’, lasciando alle sue spalle in ordine Breusa, De Caro e i calabresi Idam, Altomare e Barbuscio.
Nella gara femminile a vincere è stata invece la favoritissima Michela Cesarò, che però per un solo secondo è riuscita a tagliare il traguardo sulla Ceglia. Al gradino più basso del podio l’altra pugliese Monfreda, seguita poi da Vanessa Cardamone, Valentina Maiolino e Teresa Latella.
Come al solito impeccabile l’organizzazione della gara, conclusa con un ricco ristoro finale e sotto le squillanti note della Fanfara dei Bersaglieri del 1° Reggimento di Cosenza.
LA MIA GARA
Arrivo alla gara di casa dopo aver ricominciato da una decina di giorni ad allenarmi decentemente e dopo essermi finalmente tolto di dosso il dolore al piede sinistro. Non faccio allenamenti veloci da ormai un anno e sono abbastanza pessimista sui ritmi da dover sostenere in una gara così breve, anche se muscolarmente impegnativa. Ma le principali motivazioni che mi spingono a partecipare alla gara di casa sono quella di poter rivedere i miei compagni di squadra, molti dei quali non vedo da mesi, e poter vedere dal vivo campioni nazionali quali Polikarpenko, Breusa, De Caro, Idam e la Cesarò, senza nulla togliere agli altri forti ragazzi locali, quali il mio compagno di squadra Luigi che alla fine otterrà un ottimo quarto posto.
Prima delle 7 sono già sul posto per dare una mano all'allestimento dell'area: sistemiamo gli stand, l'arco gonfiabile per la partenza e i viveri per il post gara. Sistemato il tutto saluto i vari atleti che conosco e che man mano riempiono la piazza, dopo di che mi avvio a riscaldarmi un po'.
Allo start parto come al solito cauto, consapevole di non avere velocità nelle gambe e soprattutto di non avere idea di un ritmo da poter sostenere. Dopo aver fatto il giro in paese, la discesa di circa 3 km la faccio tranquilla e più lenta del 2018: vengo superato da diversi atleti ma non ho la capacità e la voglia di accelerare. E poi so che in salita si deciderà la gara.
E così sarà, perchè in effetti in salita riesco a tenere un buon passo, di circa 10''/km più veloce rispetto al 2018, e di conseguenza recupero diverse posizioni, staccando anche di qualche minuto parte di quelli che in discesa mi avevano superato.
Chiudo la gara con 20'' in meno rispetto all'anno precedente, fatto che posso solo attribuire ad una maggiore freschezza delle gambe che ad un migliore allenamento fatto. Vedremo il prossimo anno come andrà!
data: 06/10/2019
distanza: 8,50 km
dislivello: 842 m
n° iscritti: 189
n° finisher: 162
tempo: Vittorio 38''37'' (4'26''/km)
posizione: Vittorio 63° su 162
Vincitore: Sergiy Volodymyr Polikarpenko 27'00'' (3'06''/km)
Vincitrice: Michela Cesarò 32'48'' (3'46''/km)
1^ CORSA DELL'AMICIZIA - EBOLI-BATTIPAGLIA-EBOLI (SA) - 15/12/2019
ARTICOLO UFFICIALE SULL'EVENTO
Un percorso con le sue asperità altimetriche, ma che rientrano nella normalità di una gara che attraversa due centri storici con forti richiami medioevali. Insomma, nulla di così impossibile da affrontare, tant’è che sono stati molti i complimenti giunti all’organizzazione per il fascino e la bellezza degli scenari incontrati, senza però regalare nulla al crono, che per molti è stato comunque oggetto di competizione con se stessi.
Sul piano agonistico, in campo maschile non sono mancati sulla carta nomi importanti, tra cui spicca quello di Gilio Iannone – già campione italiano assoluti sui 1500mt – quotato come possibile vincitore della competizione. Ma ogni gara è a se stante, e questa mattina si è assistito ad una grande prova del giovanissimo Carmine Santoriello (team CarMax Camaldolese) che ha tentato fin dai primi km un assolo sfidando se stesso e creando alle sue spalle un vuoto poi incolmabile. E’ proprio lui ad aggiudicarsi la vittoria con un personal best sulla distanza di 1h11’31”; alle sue spalle, nel pieno spirito della manifestazione, i due esponenti più forti dell’ASD CarMax Camaldolese – Gilio Iannone e Giorgio Mario Nigro – che hanno deciso di tagliare insieme il traguardo e lasciare ai giudici Fidal l’onere di stabilire il posizionamento sul podio: alla fine la classifica vedrà a Gilio assegnata la seconda posizione.
A completare il podio dei premiati: Vitolo, Rizzo, Hallag, Romano, Fiorillo, Migliaccio, Gioviale, Spingola, Di Ceglie, Ruocco, Visone, Ruggiero, Bulzomr, Torre, Olimpo, Zito, Masucci.
In campo femminile si assiste ad un’ennesima gara in solitaria, con una Letizia Spingola (Asd CorriCastrovillari) che spinge sull’acceleratore fin da subito, prendendosi tanti minuti sul resto delle avversarie. Insomma, non c’è dubbio su chi sia la regina di questa prima edizione ed alla fine è proprio lei a tagliare il traguardo con 1h27’06” di time finale. Alle sue spalle, invece, si assiste ad un altro piacevole messaggio di solidarietà ed amicizia, che ci viene da due atlete il cui nome nel campano non è una sorpresa: Alessandra Ambrosio (Asd Amatori Atletica Napoli) ed Annamaria Caso (quest’ultima campionessa italiana master 55 di maratona), che mano nella mano chiudono la propria mezza maratona in 1h31’32”; l’ufficialità dei giudici Fidal, poi, assegnerà ad Alessandra il secondo gradino del podio.
A completare la lista delle premiate: Pacella, Biscardi, De Carlo, Landi, Iorio, De Domenico, Croccia.
Tanti i premi di categoria, maschili e femminili, così come tanti sono stati i riconoscimenti a tutti coloro che hanno contribuito a rendere questa manifestazione una corsa sicura e realizzabile. Non sono mancati i due primi cittadini delle città ospitanti, Massimo Cariello (sindaco di Eboli) e Cecilia Francese (sindaco di Battipaglia), entrambi orgogliosi di poter ringraziare tutti i team che hanno deciso di onorare la manifestazione con la propria presenza. Ed a proposito di team, a vincere la classifica di società è proprio la favorita: l’Asd CarMax Camaldolese.
Insieme si può… ed è da queste semplici parole che Ernesto Marino, Paolo Majoli (dirigenti dell’Asd Sele Marathon) e Sergio Mastrangelo (dirigente delll’Asd Idea Atletica Aurora) hanno regalato alle proprie realtà sì una mezza maratona, sì una manifestazione sportiva, sì una gara; ma soprattutto un messaggio sincero di Sport come Amicizia, di Sport come mezzo che Unisce.
Al prossimo anno: Battipaglia-Eboli-Battipaglia… sempre uniti dalla magia che solo lo sport sa creare. [FONTE SITO MELITONLINE.NET]
LA MIA GARA
E dopo 14 mesi dall'ultima finalmente ritorno a correre una mezza maratona. Sembrerebbe strana una tale lunga astinenza da quella che da tempo è sempre stata la mia distanza su strada preferita, ma la mancanza di gare di 21 km in Calabria e negli immediati dintorni hanno di certo influito molto su ciò. Oltre alla mancanza di gare del genere, è sempre da almeno 14 mesi che non faccio allenamenti specifici e di velocità, ma con la scusa degli ultratrail ho aumentato un po' il chilometraggio mensile, seppur distribuendolo su più uscite. In diversi allenamenti mi sono reso conto che ciò mi ha dotato di una maggiore resistenza ma la sperimentazione non aveva ancora coinvolto una gara veloce quale la mezza.
Arrivo alla gara abbastanza riposato perchè negli ultimi giorni ho un po' mollato con gli allenamenti: il mal di gola è di nuovo tornato a farmi compagnia quindi meglio saltare qualche seduta che arrivare al giorno della gara con la febbre.
Metto la sveglia alle 5 perchè voglio partire alle 5:30 ed essere sul posto per le 8, ma mi sveglio già alle 4:30, dopo una nottata un po' movimentata a causa di 2-3 risvegli da parte della bimba raffreddata.
Quando parto è ancora notte profonda ma non fa tanto freddo come previsto essendoci 6°C. Incontro poche macchine sulla strada e il viaggi prosegue tranquillo. Mi fermo all'autogrill di Campagna per quella che doveva essere una sosta fisiologica veloce ma impiego 10 minuti per entrare ed uscire dalla struttura, causato dell'imbottigliamento di persone provenienti da due pullman turistici entrati poco prima di me. Dopo 5 minuti, e 2h20' di viaggio in totale, sono ad Eboli. Qui parcheggio in zona partenza e vado a ritirare pacco gara e pettorale. C'è un po' di fila ma non ho fretta perchè sento mormorare che la gara partirà con 15' di ritardo e quindi alle 9. Ritirato il tutto vado in macchina a cambiarmi e mi preparo per una decina di minuti di riscaldamento.
Alle 9:07 parte la gara. Mi ritrovo circa a metà nella massa dei partenti e come ogni volta mi chiedo il perchè di chi pur essendo molto lento vada a posizionarsi più avanti possibile, intralciando poi chi più veloce arriva da dietro. All'inizio la strada è stretta e bisogna fare attenzione a non inciampare, poi si allarga. Nei primi 2,5 km ci sono due duri e inaspettati strappetti che mi fanno rivalutare le parole dell'organizzazione che dicono "percorso piatto e veloce", anche se sento altri atleti dire che queste sono le due uniche salite presenti. In realtà tutto il percorso non sarà mai completamente piatto ma presenterà sempre un po' di dislivello, discesa o salita che sia, cosa che io gradisco molto allenandomi sempre su collinari e mai a passo costante.
La mia idea iniziale è quella di fare i primi 15-18 km ad una media di 4'50''/km e poi regolarmi su come gestire il finale di gara. Invece parto veloce, nonostante l'ingorgo e le salite, e i primi 2 li faccio a 4'45''. Poi si scende e l'andatura aumenta in maniera naturale, fino a giungere anche sotto i 4'20''. Non ho problemi a livello di respirazione ma sento le gambe già pesanti, ma ho davanti a me a qualche centinaio di metri un gruppetto di atleti che vanno ad andatura costante e cerco di non perdere i contatti in modo da provare pian piano ad agganciarmi a loro. Dopo i primi 8 km di gara si esce dal centro abitato di Eboli e si va in direzione Battipaglia, costeggiando in parte l'autostrada. La leggera discesa del percorso mi fa pensare che al ritorno sarà dura mantenere questi ritmi, ma nel frattempo ho raggiunto il gruppetto di 6 atleti che rincorrevo e mi sembra di non faticare molto stando insieme a loro. La media al 10° km è di 4'32'' ma subito dopo il 13° km, appena entrati nella città di Battipaglia, il gruppetto si sfalda. Tre atleti aumentano il ritmo, mentre io e gli altri restiamo indietro mantenendo un passo costante. Quando tagliamo il traguardo nel centro di Battipaglia siamo rimasti solo io e una ragazza, ma sul rettilineo che porta fuori dal centro abitato resta indietro anche lei e rimango da solo. Un po' di stanchezza si fa sentire e la media di questi chilometri si assesta sui 4'35''-40''. Recupero pure uno dei due atleti del gruppetto che prima aveva allungato, ma a metà del 16° si inizia a salire. Quella che all'andata sembrava una leggera discesa ora in senso contrario è una salita abbastanza dura a causa della fatica già fatta. Il ritmo diminuisce intorno ai 4'45'' e così sarà per tutti i restanti chilometri fino al 21, che farò leggermente più veloce. Nonostante questo recupero qualche posizione e raggiungo pure il secondo atleta del gruppetto che si era staccato. Chiudo la gara in un inaspettato 1h37'', tempo di solo un minuto superiore al mio PB, che dimostra che i miei nuovi metodi di allenamento mi garantiscono comunque una certa velocità pur senza sedute specifiche.
data: 15/12/2019
distanza: 21,097 km
dislivello: 176 m
n° iscritti: 400
n° finisher: 373
tempo: Vittorio 1h37''01'' (4'35''/km)
posizione: Vittorio 129° su 373
Vincitore: Carmine Santoriello 1h11'31'' (3'23''/km)
Vincitrice: Letizia Spingola 1h27'06'' (4'08''/km)
6^ MEZZA MARATONA DELLA SIRITIDE - POLICORO (MT) - 29/12/2019
ARTICOLO UFFICIALE SULL'EVENTO
Freddo, tanto freddo, pioggia per fortuna poca, il vento solo negli ultimi chilometri, il sole in rapidissime apparizioni: tutto sommato, dopo i rovesci e la neve del sabato in alcune zone di Puglia e Basilicata, ci è andata bene, scongiurando un ulteriore rinvio.
Già, perché la 6^ edizione dell’Half Marathon della Siritide si sarebbe dovuta svolgere lo scorso 24 novembre, ma l’annullamento causa allerta meteo rinviava la gara al 29 dicembre.
Luigi Cappucci, anima buona di questa manifestazione, coordina le operazioni basilari, come la sistemazione dell’arco di partenza/arrivo, si preoccupa di ogni particolare e apre alla consegna di pettorali, chip e pacchi gara, peraltro attiva sin dal giorno prima.
Quattro bagni chimici e quelli dei bar in piazza risolvono il tipico problema mattutino degli atleti; pur con qualche sofferenza, causa freddo, ci si deve svestire e cambiare: in tanti - soprattutto chi non deve vincere - indossa la “maglia della salute” sotto la canotta e magari anche pantaloni più lunghi.
Presenta la manifestazione Michele Cuoco, il suo occhio è vigile e attento, la voce (nonostante il freddo) è pronta a commentare ogni fase della manifestazione a cominciare dalla presentazione dei pacer di Runningzen, autentici metronomi, che condurranno gli atleti a seguire con facilità il ritmo desiderato.
Si schierano gli atleti dietro la linea di partenza, 447 risultano gli iscritti, un record per la manifestazione, ma un centinaio di loro non è presente.
Allineati perfettamente gli atleti dietro il tappeto di rilevazione chip che delinea la linea di partenza, sotto lo sguardo della statua di Ercole che combatte contro il leone Nemeo, ecco lo sparo del giudice che libera gli atleti. Qualcun altro parte in netto ritardo, l’incitamento è di andare a prendere i fuggitivi!
Il percorso,chiaramente omologato secondo le norme internazionali per le mezze maratone, rinnovato rispetto alle scorse edizioni, è sostanzialmente piatto e veloce, anche se alcuni cavalcavia appesantiscono un po’ il ritmo; si svolge quasi interamente in zone più periferiche, circondate dal verde. Il freddo, nemico di chi è fermo ad attendere, aiuta gli atleti a correre bene e di più; la gara è interessante con un quartetto da subito in testa, composto da Quarato, Rutigliano, Barbuscio e Lancellotti. In campo femminile, come da facile pronostico, sin dai primi passi domina Teresa Montrone, la barese fresca vincitrice della Maratona di Reggio Emilia; la lotta è per le posizioni successive.
Il tracciato è interamente sorvegliato e presidiato, con ristori come da regolamento; qualche auto attraversa il tracciato al 20° km, pur non creando grandi fastidi ai corridori.
A lungo in testa in quattro, negli ultimi chilometri allungano Quarato e Lancellotti; nell’ultimo chilometro, da star ed atleta esperto, pur essendo un 2000, ecco svilupparsi l’azione decisiva di Rocco Lancellotti (Club Atletico Potenza) che va ad imporsi in 1h10:38, tra il boato della piazza. Prestazione di ottimo livello anche per Francesco Quarato (Team Pianeta Sport Massafra) che chiude secondo in 1h10:43, migliorando di alcuni secondi il personale, ma con il rammarico di non aver ancora abbattuto il muro dei 70 minuti. Splendido l’abbraccio tra i due atleti, segno di grande sportività e rispetto, da sempre caratteristica dell’atletica.
Terzo posto per il sempre competitivo Pasquale Rutigliano (OlimpiaEur Camp), terzo in 1h11:34, a precedere il tenace Marco Barbuscio (Marathon Cosenza), quarto in 1h11:35.
In campo femminile, netto dominio di Teresa Montrone (Alteratletica Locorotondo), sempre umile e gentilissima, che pur non al meglio della forma, e al via della preparazione invernale, letteralmente domina in 1h21:17; secondo posto per la forte Letizia Spingola (CorriCastrovillari), in 1h28:19, che precede la combattiva Francesca Mele (Club Correre Galatina), terza in 1h28:29.
365 i finisher, con graduatorie chiuse da Maria Rospo (RHBike Team) in 2h23:22, al femminile, e da Domenico L’Abbate (Avis in corsa Conversano), in 2h33:14, al maschile.
La medaglia per tutti gli arrivati e il ristoro con tantissima frutta permettono di ritrovare forze e motivazioni; indossati tuta, felpa e giubbotto si torna a stare bene e al caldo.
Con estrema sollecitudine, grazie al lavoro dei locali Giudici e degli addetti al rilevamento elettronico di Icron, cominciano le premiazioni proprio quando inizia a piovere: ma la pioggia comprende di non essere gradita e ci lascia presto tranquilli.
Con l’avallo dell’Esercito Italiano, che “sponsorizza" l’evento, si comincia dal podio maschile, con rimborsi spesa di differente importo offerti ai primi sette arrivati: per il primo si aggiunge il trofeo. Stesso trattamento, logicamente, anche per le prime sette donne, che lasciano il posto ai primi di ciascuna categoria per fasce di età. [FONTE SITO PODISTI.NET]
LA MIA GARA
Quando avevo inserito questa gara in calendario a fine novembre l'avevo fatto con l'intezione di correrla come test per poi fare una gara più tirata il 15 dicembre ad Eboli, ma a causa poi dello slittamento della data causa allerta meteo è successo il contrario. L'idea iniziale era quindi quella di partire col ritmo tenuto ad Eboli e poi dopo il 15° km valutare la condizione e decidere su che ritmo proseguire.
Ma il 29 dicembre non è una gran bella data in cui puntare ad un buon tempo tra grandi mangiate e bevute, sonno ridotto e gli ormai soliti ritmi influenzali e con l'aggiunta di un fastidio al bicipite femorale destro che mi fa riposare per cautela i due giorni precedenti alla gara. A ciò si è aggiunto la sera precedente anche un dolore al tibiale anteriore sinistro, arrivato per aver corso a freddo per 10 metri davanti casa... Con queste premesse decido la sera prima di andare alla gara e dopo cena mi preparo il borsone per la trasferta.
La gara parte tardi (9:45) quindi posso alzarmi ad un orario non mortale e partire con calma un paio d'ore prima. Faccio la colazione sperimentata nelle ultime gare, ossia doppia colazione di pane con burro di anacardi e una con miele. Sembra pesante ma mi ci sto trovando bene ultimamente e non ho poi bisogno di integrare in corsa.
Uscito da casa trovo una temperatura di 0°C, ma spero che a Policoro, essendo sul mare, le condizioni siano migliori. Arrivato sul posto i gradi esterni in effetti sono aumentati a 3, ma c'è una leggera pioggerellina accompagnata da un gelido vento che non mi fanno ben sperare. Vado a ritirare pettorale e pacco gara e incontro e saluto i miei compagnia di squadra Antonio, Emilio, Massimo e Fausta (che però non correrà oggi) e poi altri atleti di mia conoscenza quali Marco e da lontano Enrico. Fatta qualche foto di rito me ne torno in macchina con la speranza di riscaldarmi un po' perchè sento parecchio freddo. Qui accendo i riscaldamenti e inizio a pensare a cosa indossare per non sentire freddo e anche all'opposto per non corprirmi troppo e poi soffrire per il caldo. Alla fine decido di mettere sotto l a canotta societaria la termica a maniche corte come ad Eboli con l'aggiunta di una fascia per la testa e dei manicotti sulle braccia. Avrei dovuto mettere anche i guanti ma me ne dimentico...
Esco dall'auto all'ultimo momento e l'impatto col freddo esterno è abbastanza brusco. Mi metto subito a correre nel tentativo di riscaldarmi ma le mani diventano subito gelate. Incontro dopo un po' l'amico Luca e proseguo il riscaldamento con lui. Riesco a fare neanche 1,5 km che è già tempo di andare a posizionarsi nella partenza, la quale, a dispetto degli altri anni, parte con solo qualche minuto di ritardo i quali però sono sufficienti a rendermi le mani come due pezzi di ghiaccio, facendomi rimpiangere i guanti lasciati nel borsone.
Finalmente si parte e l'idea è quella di fare una gara tranquilla con Luca col quale abbiamo fatto di recente tempi molto simili. Vedo anche i pacer e decido che di impegnarmi a non farmi superare dai palloncini viola dell'1h40'. Nel primo chilometro l'andatura è abbastanza lenta (poco sotto i 5'/km) e ne approfitto per spostarmi nel gruppo e andare a salutare l'amico Enrico che ritorna finalmente a correre una mezza dopo aver avuto problemi di salute, concludendola pure con un buon tempo. Poi raggiungo nuovamente Luca e proseguo con lui per i primi due chilometri. Ho ancora le mani congelate e sento freddo per cui accelero un po' l'andatura per cercare di riscaldarmi prima lasciando un po' dietro Luca. Ci sono tanti atleti e quindi proseguo la mia gara raggiungendo e superando senza mai forzare chi mi sta davanti. Dal quarto km c'è la discesa che porta dal livello della città di Policoro alla zona sul livello del mare. Senza forzare faccio i 2 km di discesa a 4'20'' e stacco un gruppetto di atleti di una società di Altamura, che poi ritroverò in seguito. Arrivato al tratto in pianura vedo che sono abbastanza vicino ai palloncini arancioni dell'1h35' e cerco di tenere il ritmo intorno ai 4'20'' nel tentativo di avvicinarmi perchè ho pochi atleti nelle vicinanze e inizia a soffiare il solito vento che trovo ogni anno e vorrei essere più coperto dalle raffiche di vento. Tengo i 4'25'' per un paio di km e arrivo all'8°, ove è posizionato il cavalcavia che rappresenta la prima salita della gara. Lo oltrepasso abbastanza agevolmente perdendo solo qualche secondo rispetto al ritmo degli ultimi chilometri e staccando qualcuno che evidentemente non è abituato a correre in salita.
Sul lungo e ventoso rettilineo successivo capisco che il percorso di quest'anno è stato modificato in quanto vedo dall'altro lato della strada i cartelli delle chilometriche, segno che prima o poi bisogna tornare indietro dalla stessa strada. Sto correndo da un paio di chilometri fianco a fianco con un atleta di una società di Bitritto, continuiamo a sorpassarci a vicenda e in tal modo riusciamo a tenere un ritmo abbastanza alto. Dopo l'11 incrociamo la testa della gara e incito l'amico Marco che si trova nel gruppetto dei primi. Al tredicesimo km si arriva all'Oasi WWF Herakleia e si fa inversioni di marcia. C'è anche allestito un ristoro di liquidi e solidi, ma non prendo nulla. Mi farò bastare fino a fine gara quei pochi sorsi d'acqua bevuti nei ristori precedenti. Nella via di ritorno incontro sia Luca sia Enrico e incito entrambi a non mollare, ma in realtà sono io che in quel tratto (14-15° km) sto mollando complice forse la lievissima salita del percorso. Ma è a questo punto che avviene la svolta della gara perchè da dietro mi riprende il gruppo di atleti di Altamura che avevo notato al 4° km e uno di loro mi chiede di unirmi a loro. Io rispondo che ci posso provare ma che non garantisco, ma incredibilmente le mie gambe vanno. Due di loro vanno spediti e io cerco di tenere il loro passo, mentre gli altri componenti del gruppo man mano si separano restando indietro. Più volte penso di mollarli e proseguire la gara ad un ritmo più tranquillo, ma ho voglia di finire in fretta questa lotta contro le folate di vento e non mollo. Al 17° c'è di nuovo un cavalcavia da superare e uno dei ragazzi di Altamura dice a me e al suo compagno di squadra che ora lui andrà in progressione per scendere sotto l'1h35'. Dice al suo compagno che il peggio è ormai passato e che deve solo tenere questo ritmo. Io in realtà so che si sbaglia perchè conosco il percorso e so che la parte finale è quella più dura ma non ho fiato sufficiente per comunicarglielo.
Restiamo in due e quando arriviamo sul cavalcavia il vento ci rallenta notevolmente. Cerchiamo di alternarci in testa al mini trenino ma la fatica si fa sentire. Per fortuna recuperiamo e sorpassiamo ancora qualche atleta che non ha più forze per proseguire nel ritmo tenuto nei primi km e questo ci spingi a non mollare.
A metà del 19° km ecco il penultimo ostacolo del percorso: il sottopasso che permette di passare sotto la SS 106. La salita dopo la galleria è breve ma a quel punto della gara si fa sentire tutto, soprattutto in funzione del fatto che nella mia testa c'è già l'immagine della durissima ultima salita della gara che ci riporterà alla stessa quota della partenza e che inizierà dopo poche centinaia di metri.
Col compagno di viaggio affrontiamo la salita a denti stretti e questo sarà il mio chilometro più lento della gara (4'52''). Per fortuna la salita è più corta degli altri anni perchè l'ultima breve rampetta è stata sostituita da un giro di circa un chilometro ad integrazione del tratto eliminato giù nell'oasi. Alla visione del traguardo le mie gambe abituate ai cambi di pendenza riescono subito ad uscire dall'imballaggio causatoi dalla salita, così aumento il passo e riesco a raggiungere e quasi a superare l'atleta che mi precede. Tagliato il traguardo mi mettono la medaglia al collo e corro a ringraziare i due atleti di Altamura che mi hanno permesso di fare un'ottima gara, poi scappo nella zona ristoro a prendere qualcosa. Cerco di mangiare una banana ma continuo a tossire di continuo, così prendo un tè caldo nel tentativo di riscaldarmi. Essendo vano anche questo, ricomincio a correre verso la macchina, salutando pure Luca che nel frattempo sta raggiungendo il traguardo.
In macchina accendo i riscaldamenti e mi cambio velocemente e finalmente la tosse diminuisce e riesco a riscaldarmi un po' e a smettere di tremare. La cosa strana è che, eccetto i primi km, non ho mai sofferto il freddo in gara...
Poi controllo l'orologio che dice che ho fatto il mio nuovo personale sulla distanza. Mi sembra strano visto come avevo iniziata la gara e attendo l'uscita della classifica ufficiale per averne conferma. E così avverrà incredibilmente un'oretta dopo.
In conclusione sono riuscito a fare un nuovo primato in una distanza per cui non mi sono allenato, senza fare alcun lavoro di qualità negli ultimi 14 mesi e arrivandoci pure in condizioni precarie e con un clima pessimo. Forse la temperatura fredda ha pure aiutato la prestazione ma di sicuro il vento mi ha tolto diversi secondi preziosi. I malanni fisici invece durante la gara si sono fatti sentire poco: qualche fitta nella prima discesa al bicipite femorale dx e qualche dolorino occasionale dal 13° in poi al tibiale sinistro, ma niente che abbia influito negativamente sulla mia prestazione.
Anno concluso nel migliore dei modi, con raggiungimento dell'obiettivo prefissato ad inizio anno di correre 12 gare. Ora via con la programmazione del 2020, in cerca di nuove ed entusiasmanti avventure!
data: 29/12/2019
distanza: 21,097 km
dislivello: 77 m
n° finisher: 365
tempo: Vittorio 1h35''29'' (4'32''/km)
posizione: Vittorio 101° su 365
Vincitore: Rocco Lancellotti 1h10'38'' (3'21''/km)
Vincitrice: Teresa Montrone 1h21'17'' (3'51''/km)