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GARE E ALLENAMENTI PARTICOLARI DELL'ANNO 2018

PARTE 2

Sito Alto 2018

1^ TRAIL MADONNA DI SITO ALTO - SALA CONSILINA (SA) - 10/06/2018

RESOCONTO DELLA GARA

Entusiasti, carichi di energia e affascinati dal paesaggio così si sono presentati i 113 atleti che hanno partecipato al Primo Trail Madonna di Sito Alto che ha avuto luogo ieri a Sala Consilina. Vittoria maschile per Mario Maresca, nella femminile ha vinto Lidia Mongelli, campionessa italiana.

“Gara e percorso bellissimo. Organizzazione perfetta. Una bellissima festa!!! Tantissimo calore dalle persone del posto”, sono stati i commenti postati sui Social che lasciano spazio alla soddisfazione espressa dagli organizzatori. “Siamo contentissimi perché il lavoro svolto è stato ripagato – ha detto Michele Garone – 114 atleti di cui uno si è offerto da terminal a fine gara. Il vincitore Mario Maresca ha concluso il percorso in un un’ora e 49minuti, una scheggia.

Michele Garone si sofferma anche sulle donne che hanno partecipato al Trail: “Lidia Mongelli è stata bravissima – dice – ma anche tutte le altre. Un evento molto importante, il percorso quasi certamente resterà invariato per l’anno prossimo. L’aspetto naturale è stato pure molto apprezzato, dalla Croce di Marsico al santuario di Sito Alto; sono rimasti colpiti anche dal sentiero dei Pellegrini anche se molto tecnico e impegnativo fino al Castello”. Un pubblico di nicchia ha richiamato il Trail salese che si inquadra come sesta tappa su tredici in un percorso campano assai più ampio che tocca varie altre zone del territorio regionale. Coinvolte le unità mobili di soccorso sanitario, otto caseifici e la produzione di salumi locali hanno contribuito a divulgare la bontà dei prodotti del luogo anche attraverso stand espositivi, successo anche per il pasta party finale. [Fonte sito www.unotvweb.it]

LA MIA GARA

Quando a novembre l'amico Giovanni mi ha parlato della prima edizione di questa gara ho superficialmente appuntato la cosa, iniziando però iniziato a seguire la pagina su FB dell'evento. Inizialmente sono stato abbastanza pessimista di riuscire a prendervi parte sia per il periodo in cui si sarebbe svolta la gara (il 10 giugno, ossia una settimana dopo la data prevista del Trail delle 5 Querce a cui puntavo da mesi) sia perché, trattandosi di una prima edizione, di solito l'organizzazione risulta difficile da essere ottimizzata e può comportare sviste che su un trail di oltre 20 km possono essere micidiali per un atleta.

E invece ancor prima della fine delle feste natalizie, dopo uno scambio di telefonate e messaggi con uno degli organizzatori, Michele, mi ritrovo già ad essere iscritto, approfittando della promozione gratuita dell'Epifania.

Probabilmente se non avessero anticipato la data del trail delle 5 Querce alla fine non avrei neanche partecipato a questa gara, ma il fato è stato benevolo ed eccomi qui a scrivere un resoconto su quello che è stato sicuramente il trail più duro ma forse anche quello più spettacolare a cui io abbia partecipato.

Il giorno della gara le premesse non sono buone, perché parto alle 6 da casa con alle spalle 4 misere ore di sonno, per giunta neanche consecutive. Ma oramai credo di esserci abituato ed effettivamente durante la giornata non ho mai risentito di particolare stanchezza o di attacchi di sonno. Ovvio che la stanchezza durante la gara c'è stata, ma credo abbia influito maggiormente il fatto che si trattasse del terzo trail in 20 giorni piuttosto che per il poco sonno della notte trascorsa.

Nei mesi post iscrizione ho seguito online i vari preparativi della gara e mi è subito apparsa chiara tutta la voglia degli organizzatori Vittorio e Michele nel voler fare una gran bella figura e di non voler trascurare ogni minimo particolare. 

Mi rendo conto di ciò quando, appena all'uscita autostradale di Sala Consilina, trovo il primo cartello ad indicare direzione e distanza del punto di ritrovo pregara. Mi è bastato seguire le indicazioni apposte per giungere in pochi minuti e senza pensieri nei pressi della partenza. Unico errore di giornata che faccio è lasciare subito l'auto al primo parcheggio segnalato dagli organizzatori, denominato Cravatta, che in pratica offre una serie di spiazzi sovrapposti in cui poter parcheggiare, disposti secondo l'altimetria scoscesa del territorio. Trovo posto solo al terzo livello (al fresco fortunatamente) a circa 30-40m di dislivello rispetto alla strada sottostante. Dislivello che sarò costretto a rifare a piedi le scale di collegamento per due volte.

Appena parcheggiato, scendo dalle scale e arrivo alla strada principale, da cui le precise indicazioni mi conducono al punto di ritrovo. Qui ritiro pettorale e cospicuo pacco gara (una salsiccia, una piccolissima provoletta, una bottiglia di vino, tarallucci, dolci di pasticceria, un succo di frutta, degli integratori, una maglietta tecnica, una medaglia in ceramica, un mini barattolo di miele e uno di salsa di pomodori) e torno in macchina a prepararmi.

Indosso la divisa e le scarpe da trail, riempio lo zaino di integratori liquidi e solidi (sono previsti soli 3 ristori sul percorso e non so che troverò a disposizione) e mi dirigo verso piazza Umberto I, sede della partenza. 

Qui mi rinfresco ad una delle fontane presenti e, subito dopo la punzonatura, entro nella griglia di partenza. Riconosco tra gli atleti presenti e saluto al volo Annalisa Cretella, con la quale a novembre scorso ho corso l'ultimo tratto del trail del Tresino ad Agropoli, ove lei si è poi classificata come prima donna. Ma oggi c'è la Mongelli e il pronostico della vittoria femminile è tutto per lei.

Appena arriva l'ok dei vigili urbani, c'è il conto alla rovescia dello speaker e parte la gara.

Avevo studiato il percorso e sulla carta i primi 5 km dovevano essere quelli facili. E invece, appena fatta la prima curva, inizia una serie interminabile di ripide scalinate all'interno del centro storico cittadino. In questa prima parte del tracciato si sale e si scende continuamente, ma c'è qualche tratto in piano in cui si corre bene. Spingendo molto in questa tratto rischierei di restare cotto già dai primi chilometri, così risparmio le forze per dopo e corro tranquillo. La gara è lunga e non so cosa mi aspetta: non voglio esaurire le energie così presto e pregiudicare la corsa.

Tra il 5° e il 6° km si lascia definitivamente la zona abitativa di Sala C. e ci si immette nel bosco, iniziando a salire bruscamente di quota. Qua inizio a conversare con Adriano, un ragazzo del posto col quale condivideremo quasi tutta la restante parte della corsa.

Nei 3 chilometri successivi cammino quasi sempre perché la pendenza media è del 15%. Si avanza sempre nel bosco e la temperatura è piacevolissima, sia per la frescura dovuta all'ombra degli alberi sia per l'altitudine che credo sia già oltre i mille metri s.l.m. 

Nonostante la lunga e dura salita, col mio compagno di viaggio continuiamo a conversare (parlando di gare naturalmente) e il tempo scorre veloce. Approfittiamo per correre ogni breve tratto che ce lo permette, in modo da tenere un po' sveglie le gambe.

Arrivati al 9° km troviamo un paio di km corribili, ad eccezione della parte centrale che presenta un'asperità. C'è del fango ma riusciamo a correre passando ai lati e le gambe sembrano rispondere bene. E' in questo tratto credo che il tracciato di gara sconfina nella vicina regione Basilicata.

I chilometraggi segnati sul percorso sono sfasati di un paio di chilometri rispetto a quanto rilevato dai nostri orologi e ci illudiamo che il percorso sia più breve di quanto previsto. Ciò però resterà solo un'illusione perché alla fine i chilometraggi ufficiali si allineeranno e la misura totale del percorso sarà anche maggiore di quanto pubblicizzato...

All'11° km la strada ricomincia a salire. Stavolta non c'è una strada sterrata su cui correre, ma solo degli stretti sentieri in cui proseguire. Il 13° km è forse il più duro del percorso, con una pendenza di quasi il 18%. Avanzo a fatica e vorrei fermarmi a riposare, ma la presenza di Adriano mi spinge a non mollare. Rallentiamo però vistosamente e veniamo sorpassati da un paio di corridori che prima neanche vedevamo dietro di noi, tra i quali anche una ragazza, (di nome Ramona Romolo scoprirò poi dalla classifica), che nei pochi chilometri rimasti riuscirà poi a staccarmi di quasi 10 minuti.

Il 14° km è in leggera salita e ricominciamo a correre in diversi tratti, anche perchè nel frattempo intravediamo su un'altura vicina la Cappella della Madonna di Sito Alto e sappiamo che il raggiungimento del luogo religioso coincide con la fine della salita. 

Nelle ultime centinaia di metri prima della cappella ho le gambe bloccate e Adriano mi stacca di qualche decina di metri. Lui mi incita a raggiungerlo, io invece gli dico di andare avanti e non preoccuparsi che poi recupero. Purtroppo c'è molta foschia ma dall'altura in cui siamo il panorama è comunque mozzafiato. Siamo quasi a 1500 m slm ed è il punto più elevato di tutta l'area circostante. Vicino la cappella c'è l'ultimo punto di ristoro e ne approfitto per sciacquarmi il viso con dell'acqua. Adriano mangia qualcosa mentre io bevo un bicchiere di Coca Cola. 

Ripartiamo finalmente in discesa e stavolta vado avanti io: credo di essere un buon discesista e Adriano, che l'ha capito nelle precedenti brevi discese, mi invita a fargli strada.

Pur correndo in discesa nel 16° km ho le gambe ancora bloccate e non riesco a spingere, anche a causa del tracciato pietroso presente. Inoltre, mi rendo conto che se allungo un po' stacco Adriano e cerco di tenermelo vicino, pur faticando molto a frenare le gambe.

Nei 3 chilometri successivi si scende invece in un canalone erboso (asciutto fortunatamente) e sento l'energia tornare nelle mie gambe. Farei più fatica a frenare che a lasciare le gambe andare, così allungo il passo e purtroppo perdo di vista Adriano. In questi tre chilometri l'altitudine scende di ben 500 metri, ma il percorso mi piace molto e mi sembra di volare, nonostante il passo alla fine non scenderà mai neanche sotto i 5'/km. Corro, salto i dislivelli presenti, evito le pietre e le radici sporgenti dal terreno, faccio zig zag tra i tronchi di albero caduti sul percorso, inciampando solo una volta e senza conseguenze (saprò dopo che il vincitore della gara è caduto ben due volte sul percorso quindi facile facile non è).

Al 19° km aumenta ancora la pendenza (me l'aveva detto poco prima un volontario sul percorso ma pensavo scherzasse...) e in più si corre su uno stretto sentiero di pietre e roccia. 

Ho i piedi doloranti (sento la solita vescica riaperta sotto il piede destro e in più avverto delle piccole pietre nelle scarpe che mi stanno massacrando le dita) e non riesco più a correre. Saltello da un punto all'altro con la speranza che questa discesa finisca il prima possibile.

Attraverso dei suggestivi ruderi e finalmente rientro in città. I volontari mi dicono che è quasi fatta ma ancora le sorprese non sono finite.

Il 20° km presenta una discesa su strada pavimentata in pietra con un dislivello "medio" del 21,5%! Ad un certo punto credo vi siano scale da scendere e invece man mano che mi avvicino capisco che è solo una rampa ripidissima da affrontare. 

Non riesco più a controllare le gambe ormai senza energia e attraverso le vie cittadine dolorante in cerca del traguardo. 

Finalmente termina la discesa e giro a destra, trovandomi sul rettilineo finale che porta al traguardo. Michele mi fa i complimenti e subito parte l'emozionate applauso del pubblico. Cerco di aumentare l'andatura e immediatamente mi arrivano i crampi alle gambe. Ma stavolta non voglio tagliare il traguardo in maniera scomposta come a Gravina e invece di fermarmi e sedare i crampi, stringo i denti dal dolore e spingo ancora di più. Casualmente mi hanno immortalato in foto proprio in queste due fasi: la prima foto in cui arrivo sul rettilineo finale e cerco di aumentare l'andatura e la seconda con una smorfia di dolore per i crampi!

La forzatura stranamente mi riesce e taglio il traguardo correndo stavolta, domando i dolorosi crampi che sembravano bloccarmi completamente.

Ricevo i complimenti dall'altro organizzatore Vittorio, al quale rivolgo i miei per la gara da loro creata, e mi dirigo verso l'area rinfresco. Bevo un paio di bicchieri da sali e mangio una banana, poi vado in cerca del nuovo amico Adriano che nel frattempo mi ha raggiunto al ristoro. 

Avessi lasciato la macchina più vicina, avrei potuto usufruire degli spogliatoi e delle docce presenti (e del ricco pasta party previsto), ma purtroppo la macchina è distante e pensare di farmi ancora qualche km avanti e indietro mi fa desistere da questo proposito. 

Che dire della gara? Organizzazione ottima, dalle indicazioni per raggiungere la partenza al balisaggio e ai volontari sul percorso, dai punti di ristori ben forniti ai servizi offerti (parcheggi, docce, spogliatoi, bagni), dal ricco pacco gara alla particolare medaglia di partecipazione. E per ultimo un commento allo splendido percorso, duro ma comunque divertente e molto vario, fattori che apprezzo particolarmente in una gara di trail. L'anno prossimo credo proprio che punterò a fare diverse gare di trail in territorio campano!

data: 10/06/2018
distanza: 20,64 km 
dislivello positivo: 1462 m
n° finisher: 112
tempo:     Vittorio    2h46''14''    (8'03''/km)

posizione: Vittorio    46° su 112

Vincitore: Mario Maresca  1h49'51'' (5'19''/km)

Vincitrice: Lidia Mongelli   2h13'00'' (6'27''/km)  

Stranotturna 2018

16^ STRANOTTURNA CATANZARO - 23/06/2018

RESOCONTO DELLA GARA

Andrea Pranno della K42 Cosenza tra gli uomini, Francesca Paone della Hobby Marathon tra le donne: due dominatori indiscutibili per la Stranotturna 2018, competizione podistica giunta alla sedicesima edizione che è tornata nel calendario regionale dopo due anni di assenza anche se solo parziale visto che la gara non era in effetti stata cancellata ma solo riprogrammata in orari diurni. Sia per l’atleta di livello nazionale da poco ritornato nella sua Calabria dopo essere tesserato fuori regione sia per la runner catanzarese allenata dal professore Mirabelli, da qualche mese in forza alla Hobby Marathon dopo buoni successi regionali con la Fiamma la vittoria è apparsa chiara sin dai primi metri degli 8200 complessivi della gara. Percorso tradizionale per corsa su strada accompagnata quest’anno da un clima non particolarmente caldo (anzi qualche gocciolina di pioggia ha fatto capolino nell’ultima fase della kermesse) un circuito di 1.7 chilometri scarsi da ripetere cinque volte.

Partecipazione quantitavamente e qualitativamente all’altezza: sono venuti in 250 da tutta la regione anche per onorare la memoria di Fiorentino e Guarnieri amici della Hobby Marathon, società organizzatrice, prematuramente scomparsi negli anni oltre che ovviamente per ottenere punti importanti per il Gran Prix di cui la gara catanzarese era settima tappa.

Tornando alle classifiche: tra gli uomini piazza d’onore per Antonio Amodeo della Corricastrovillari giunto al traguardo quasi due minuti dopo il vincitore Pranno. Gradino più basso del podio per Antonio Bruno della Libertas Lamezia. Ai piedi del podio ma con un risultato di tutto rispetto Domenico Tucci sempre tesserato col sodalizio lametino, quinto e primo degli over 50 (ma più veloce di quasi tutti gli Sm 35) Luigi Imbrogno della Cosenza K42, per lui una media ragguardevole di 3’41 a chilometro.

In campo femminile dietro Francesca Paone ottima prova di Faustina Bianco (Dojo Judo Running) e terzo posta per Rosa Ciccone per l’Atletica Sciuto. [Fonte sito www.catanzaroinforma.it]

LA MIA GARA

Dopo 4 anni dalla mia seconda e ultima partecipazione, decido di iscrivermi alla Stranotturna di Catanzaro, gara di poco più di 8 km che si svolge in pieno centro cittadino catanzarese, su un circuito da ripetere ben 5 volte.

Il percorso di gara lo ricordo abbastanza duro e divertente perché caratterizzato da salite e discese continue, la gara però è brevissima per i miei gusti e la mia partecipazione è dovuta soprattutto allo scopo di raggiungere i 30 finisher della mia società al traguardo. Cosa che poi sfumerà comunque per alcune defezioni dell'ultimo minuto.

Arrivo a Catanzaro verso le 18:30 e impiego una vita ad attraversare il centro storico in macchina e trovare un parcheggio. Una volta trovato un posto auto, mi cambio e vado direttamente nel luogo di ritrovo della partenza, temendo di aver fatto già troppo tardi.

Tra scalinate e vicoli, giungo camminando a Piazza Immacolata, dove subito vedo le maglie gialle dei miei compagni di squadra. Saluto tutti i conoscenti e, dopo aver ritirato pettorale e maglietta commemorativa, inizio a riscaldarmi.

Non ricordando bene il percorso, faccio un primo giro completo dello stesso. Da Piazza Immacolata si sale per Corso Mazzini e poi si scende su Via Poerio. Qui il percorso non è affatto scosceso come ricordavo, anzi vi sono lunghi tratti più o meno in piano in cui si può spingere forte (ad averne), anche se alla fine la pendenza aumenta e il correre al buio tra le vie strette del posto è spettacolare.

Dopo il tratto in discesa si risale ripidamente verso Corso Mazzini e sul bel vialone illuminato e affollato si affronta il tratto che ricongiunge alla partenza su Piazza Immacolata.

Finito il giro completo, continuo a corricchiare nei pressi della partenza e a salutare al volo qualche atleta di mia conoscenza. Faccio qualche allungo e mi vado a posizionare dietro il gonfiabile.

Il fischio della partenza (perché a quanto ho capito per questioni di pubblica sicurezza non si può più effettuare lo sparo) giunge inaspettato perché i giudici stavano intimando al gruppo di arretrare di un altro metro e, nonostante Corso Mazzini sia abbastanza ampio, faccio un po' di fatica ad evitare di investire o farmi investire da qualche altro atleta per le prime centinaia di metri.  

Ma dopo lo scollinamento il gruppo si è già sfilacciato e ognuno corre col proprio ritmo. 

Io come di consueto evito di guardare l'orologio e corro a sensazione. Vedo davanti a me il compagno di squadra Carlo e me lo tengo come riferimento. Il primo giro mi esce a 4'23'', il secondo a 4'30''. Già durante questo giro il fuoriclasse Pranno, che dominerà tutta la gara, mi doppia!

Il ritmo è buono ma sento le gambe stanche e non ho voglia di accelerare. Anzi, nei due giri successivi rallento pure e li faccio a 4'38'' e 4'42''. In realtà di questi due giri ne ricordo solo uno e solo al quinto capisco (dopo aver chiesto conferma al compagno di squadra Francesco) che sono all'ultimo giro e che sto per finire. Stessa cosa che mi è successa alla gara a circuito di Castrovillari...

Al terzo giro (mi pare) Carlo mi stacca di qualche decina di metri e io neanche ci provo a seguirlo. Al quarto (o forse sempre al terzo) mi passa l'altro compagno di squadra Salimonti, che sento arrivare tanto veloce che credo addirittura mi stia doppiando. 

Le gambe sono stanche e la mia testa è già al lungo collinare che mi aspetta la mattina seguente, quindi non forzo e continuo ad andare avanti col mio ritmo. Accelero solo all'ultimo giro, appunto dopo la conferma che effettivamente si trattasse dell'ultimo, e lo faccio a 4'30'', recuperando il divario con Carlo e arrivando 5 secondi dietro di lui e l'altro compagno di squadra Maurizio. Veramente grandi prestazioni le loro!

Attendo gli arrivi degli altri compagni, passo ai saluti e correndo me ne torno alla macchina.

Il giudizio su questa gara è, per quanto mi riguarda, sempre positivo: divertente altimetria del tracciato, si corre in mezzo alla gente e in alcune delle vie più caratteristiche della città, si svolge in notturna e non sotto il picchiare del sole che tanto mi da fastidio nel periodo estivo. Certo, a metà gara un bicchiere d'acqua sarebbe stato gradito sul percorso, perché anche se si è corso in una giornata fresca e di notte, un minimo d'idratazione serve durante un'intensa attività sportiva. O almeno sarebbe bastato non scrivere sul regolamento "Lungo il percorso saranno predisposti ristori di acqua", così ognuno volendo si sarebbe organizzato autonomamente.

data: 23/06/2018
distanza: 8,35 km 
dislivello positivo: 151 m
n° finisher: 235
tempo:     Vittorio    37''20''    (4'28''/km)

posizione: Vittorio    101° su 235

Vincitore: Andrea Pranno     26'17'' (3'09''/km)

Vincitrice: Francesca Paone  37'25'' (4'00''/km)  

Etnatrail '18

8^ ETNATRAIL - LINGUAGLOSSA (CT) 22/07/2018

RESOCONTO DELLA GARA

 --- IN ARRIVO ---

LA MIA GARA

Etnatrail, ossia una gara di corsa in montagna sul vulcano attivo più alto d'Europa. Per uno come me che sta cercando di innalzare sempre più l'asticella di difficoltà rappresenta una sfida ideale da affrontare, ma non avevo immaginato che potesse essere tanto dura. E fortunatamente per motivi logistici e lavorativi avevo scelto di fare "solo" la 24 km, perché la gara più lunga in programma, ossia quella da 52 km (quella da 94 non ho mai pensato nemmeno lontanamente di poterla fare), sarebbe stata impossibile da portare a termine. 

Ma andiamo al resoconto della gara.

Arrivo in Sicilia il giorno primo dell'evento con la mia famiglia e soggiorno a Linguaglossa (CT). Il mio hotel si trova già sulla via che sale a Piano Provenzana, sede della partenza, e mi bastano 30 minuti scarsi per arrivare sul posto.

Verso le 8 sono già al punto di ritrovo e mi faccio un giro in veste turistica, scattando foto alle storiche colate di lava che mi circondano e alle sommità del Monte Etna che domina dall'alto tutto il circondario.

Nonostante mi trovi ad oltre 1800 s.l.m. ci sono già 27°C, quindi inizio a chiedermi come sarà correre con gli oltre 30°C previsti nelle ore calde della giornata.

Appena scendo dalla macchina, inoltre, sento dolore al ginocchio destro, senza nessun preavviso o precedente. Credo possa essere dovuto al fatto che nella scarpa destra ho inserito un morbido spessore a protezione della solita vescica che si crea dopo un'oretta di corsa, oramai presenza fissa in tutti i miei trail.

Non riesco a camminare senza dolore, ma se corro non sento niente. Quindi inizio a corricchiare in giro e, con la scusa, anticipo il riscaldamento.

Nel mio zaino ho messo un litro d'acqua (come da regolamento), il bicchiere di plastica richiudibile da usare ai ristori, il telo termico, il telefono, un borraccia con 125 ml di soluzione salina, una mini mappa del percorso e qualche fruttino Zuegg.

Ai piedi fisso le ghette della Salomon, vivamente consigliate dal regolamento, per evitare che la sabbia vulcanica possa penetrare nelle scarpe e causare problemi.

Poco prima delle 9 mi posiziono nei pressi della linea di partenza e attendo di ascoltare il briefing sul percorso da parte degli organizzatori. Intorno a me sento parlare diverse lingue straniere a testimonianza dell'internazionalità dell'evento. Tra gli iscritti in effetti ci sono atleti provenienti da Australia, Belgio, Francia, Germania, Italia, Malta, Olanda, Polonia, Portogallo, Russia, Spagna, Svizzera, UK, Ungheria e Vietnam.

Durante il briefing i consigli più importanti sono due:

1. “seguite sempre i segnali arancioni e rossi e mai quelli gialli. Se non trovate segnali per 150 m tornate indietro perché avete di sicuro sbagliato direzione”.

2. “al secondo ristoro (che è una base vita) fate scorta di almeno 1,5 litri d'acqua perché da lì in poi inizia la parte dura e l'altro ristoro è ben lontano”.

Annoto mentalmente i consigli gentilmente ricevuti e alle 9:05 inizio la gara.

Dopo un centinaio di metri, già termina l'asfalto e inizia la parte facile della gara: si corre nel bosco al fresco e quasi sempre in leggera discesa; inoltre, la sabbia vulcanica, sempre presente sin dai primi passi, è spesso amalgamata agli aghi di pino che ne rendono la corsa più agevole e meno dispendiosa.

Già in questi primi km i segnali sul percorso sono sempre ben visibili, ma ad una biforcazione del sentiero vedo i due corridori che mi precedono andare a destra, seguendo i colori gialli. Accelero verso di loro e inizio a gridare per richiamarli e fortunatamente mi sentono e tornano indietro. Avessero avuto gli auricolari, come ho visto fare ad alcuni atleti, la loro gara sarebbe finita lì.

Dopo la mia buona azione del giorno e trascorsi 4 km con un ritmo poco sotto i 5’ la discesa termina e si arriva ad una quota di 1500 m s.l.m., minima altitudine della gara.

Inizia qualche tratto in salita e al 6° km trovo il primo ristoro. Ho quasi tutte le scorte integre e vado avanti senza fermarmi, prendendo al volo un po’ d’acqua per rinfrescarmi la testa.

Salite e discese si alternano continuamente, mentre è sempre ormai fisso il fondo sabbioso che rende difficoltosa e stancante la corsa.

Purtroppo ho ricordi vaghi di molti tratti da gara, forse dovuti al concitato finale, e quindi qualche tratto potrebbe risultare traslato cronologicamente. Ma la dura fatica può giocare questi brutti scherzi.

Fino all’8° km si sale, raggiungendo di nuovo circa la stessa quota di partenza, nei successivi 3 km si sale e si scende in maniera alterna e qui c’è una delle parti più caratteristiche del percorso: si sale intorno a diversi crateri e si ci gira intorno, correndo sulla sommità. Le mie vertigini reggono bene la basse profondità dei crateri circostanti, nonostante le forti raffiche di vento che mi colpiscono da tutti i lati.

Una ripida discesa finale termina questo suggestivo tratto e al 10° km mi immetto di nuovo nel bosco.

Ho omesso di dire che le nuove ghette impediscono si alle pietre di entrare nelle scarpe ma non alla polvere sottile e che la ghetta sinistra, nonostante l’abbia risistemata più volte fermandomi, mi sta provocando un bel taglietto nei punti in cui entra in contatto con la mia pelle...

Inoltre, nonostante i miei nuovi accorgimenti, la scarpa destra ha già eroso la mia pelle e provocato la solita dolorosa ferita alla pianta del piede. Ferita che unita alla polvere vulcanica brucia abbastanza.

Ma vabbè, piccole cose... Non saranno certe queste robette a riuscire a fermarmi.

Dal 12° km si inizia a salire seriamente e inizio ad essere sorpassato da chi usa i bastoncini. Già a Sala Consilina a giugno avevo notato quanto aiuto possano dare questi aggeggi nelle salite, perché l’utilizzo delle braccia rende meno faticoso quelle delle gambe, alleggerendo il peso sulle stesse.

Trovo un bel bastone e lo utilizzo anche io con lo stesso scopo, alternandolo nella mano destra e in quella sinistra. In effetto un po’ di aiuto me lo fornisce e ancora meglio sarebbe stato trovarne uno simile per l’altra mano.  Ma mi ci arrangio ugualmente e sarà il mio fedele alleato per i successivi 4 km impervi.

Al ristoro/base vita del 12° km bevo un po’ d’acqua e di coca cola, mi sciacquo con acqua e riparto subito.

La pendenza aumenta sempre più: al 12° km è del 10%, al 13° del 14%, al 14° del 15,5% e al 15° del 18,4%!

Impiegherò oltre 1 ora e mezza per fare nemmeno 5 km, di cui solo il 15° km in quasi 25 minuti! In pratica ogni due passi che faccio avanti ne faccio uno indietro, a causa del franamento del terreno sabbioso sotto i miei piedi.

Poco prima del 14° km si arriva al punto più tremendo del percorso (per me almeno): si corre su una cresta rocciosa con sulla destra un pendio pietroso con qualche macchia d’erba e sulla sinistra un terrificante strapiombo di forse 500 m, con alla base l’antica e nera colata lavica del vulcano. Le mie gambe tremano e sono costretto sempre a guardare in basso e proseguire in una maniera curva innaturale, in modo da evitare di guardare di sotto. In aggiunta le raffiche di vento sono tremende e improvvise, tant’è che una mi fa proprio cadere di lato e sbattere con le mani su una roccia nel tentativo di non sbatterci con la testa. Fortunatamente le raffiche arrivavano da sinistra verso destra, quindi non in direzione strapiombo...

A dire che come al solito prima di iscrivermi avevo chiesto all’organizzazione della gara se ci fossero punti esposti vista la mia sofferenza di vertigini e, come al solito, ero stato rincuorato a riguardo...

Poco prima di arrivare alla quota massima del percorso (2249 m secondo il mio gps), faccia fatica a respirare. Non so se per la stanchezza, se per l’altitudine o se per l’aria satura di zolfo. Mi sento la testa leggera, mi manca il fiato e le pulsazioni elevate;  devo fermarmi spesso prima di riprendere a salire.

Quando finalmente arrivo nel punto più alto del percorso e i due volontari mi dicono che ora si scende, cerco con la sguardo un minimo segno di sentiero ma non vedo nulla. Loro continuano ad indicarmi la direzione da seguire e mi avvio, ma ancora non mi capacito che debba scendere dalla montagna da dove suggeritomi.

Butto finalmente il mio fido bastone e allungo la falcata, sempre camminando. Non riesco a correre perché le gambe sono imballate dai tanti km di salita.

Inoltre, il terreno è composto di sabbia lavica e ad ogni passo il piede mi sprofonda fino alla caviglia al suo interno, tant’è che controllo spesso che le ghette siano ancora presenti quando i piedi riemergono.

Le gambe iniziano a dare segni di vita e inizio a correre, se correre si può definire questo saltellare su una scarpata sabbiosa cercando di non franare per qualche decina di metri per poi finire in qualche dirupo.

Gli altri atleti sono lontanissimi e per molti tratti non vedo nessuno né davanti né dietro di me. E così sarà fino alla fine, tranne qualche eccezionale nel finale.

Sto sempre attentissimo ad individuare i segnali del percorso perché non ho la forza di sbagliare strada e poi tornare indietro, accumulando metri gratuiti.

Si continua a scendere, anche per tratti abbastanza ripidi, fino a poco dopo il 18° km. Questo tratto risulterà quello mio veloce della discesa con un ritmo di ben 9’10’’ a km, giusto per fare rendere l’idea della mia velocità.

Da qui in poi si scende e si sale dentro canali che forse accolgono l’acqua quando piove, con qualche breve tratto in roccia alternato ai soliti terreno sabbiosi. Il percorso mi piace molto e avessi energia qua mi divertirei molto, ma la capacità di corsa è ridotta a poche decine di metri saltuari.

In più ho le scarpe completamente piene di pietre e sabbia sin da quando ho iniziato la discesa. I piedi gridano pietà e così decido di fermarmi: mi tolgo le ghette e le scarpe e butto tutta la roba nero che contengono.

Rimetto le scarpe con fatica, ma non le ghette (che infilo al polso) e riparto camminando. La mia energia è finita e nonostante il percorso ora è “facile e piacevole” non riesco più a correre.

Al 20° c’è un ragazzo dell’organizzazione che rappresenta l’ultimo ristoro, con bibite a scelta tra acqua e coca cola. Scelgo quest’ultima e mi riempio anche la borraccia di coca.

Vado avanti per inerzia e 3-4 atleti che prima neanche vedevo in lontananza mi raggiungono e superano.

Sono costretto a fermarmi ogni 5 minuti per riprendere un po’ di forze e quando decido di sedermi non faccio attenzione e mi poggio su una pianta spinosa che si conficca nel mio posteriore. Mi alzo subito dolorante e ricomincio a camminare, estraendo nel frattempo le spine che mi tormentano...

Manca veramente poco all’arrivo, ma la salita del 20° è per me il tratto peggiore di tutta la gara.

Non riesco nemmeno a camminare in piano e devo farmi quasi un km di dura salita. Se qualcuno a questo punto mi avesse dato la possibilità di ritirarmi forse avrei accettato tanto al lumicino erano ridotte le mie forze. Mi siedo più volte a riposare e quando trovo un atleta coricato a terra dicendomi “ce la faremo mai ad arrivare al traguardo” almeno mi rincuoro di non essere il solo a soffrire. Quando dopo svariati minuti raggiungo la sommità della salita mi sembra un miracolo. In questo breve tratto mi hanno superato almeno una decina di atleti e anche alcuni semplici escursionisti, tanto era ridotta la mia andatura.

Quando ho davanti a me la discesa vorrei correre ma le gambe non riescono a farlo. Cammino fino a quando non capisco che il traguardo è incredibilmente a poche centinaia di metri. In effetti la lunghezza effettiva del tracciato è pari a 22,3 km rispetto ai 24 km teoricamente previsti.

Questo inaspettato regalo mi fa rimettere addirittura a correre e raggiungo anche l’atleta che avevo davanti ad alcune centinaia di metri prima.

Taglio il traguardo in 4h01’23’’, contenenti circa 26 minuti di fermo distribuiti tra punti di ristoro, svuotamento scarpe e ripristino energia. Arrivo inaspettatamente anche nel primo 40% della classifica e venendo poi a sapere che alcuni atleti si sono addirittura persi sul percorso e poi costretti al ritiro. 

Con la (bruttissima e mediocre) medaglia al collo, bevo qualcosa al ristoro finale e mi dirigo verso la macchina. Ho lo stomaco completamente chiuso e mi viene da rimettere, quindi sto ben lontano da qualsiasi tipo di cibo solido. Anche nel tragitto in macchina e in hotel ancora ho il senso di vomito molto elevato, ma riesco a superarlo. Faccio a fatica la doccia e man mano che viene via il nero vulcanico sulle mie gambe inizio a sentirmi meglio, ma ci vorranno un paio d’ore ancora per ritornare a sentirmi in forze.

Un’altra fatica è terminata. Il disgusto che ho provato per la corsa negli ultimi km di questa gara è già sparito e ora è tempo di pensare a far guarire in fretta le ferite riportate ai piedi e rivolgere la mente verso le nuove avventure che mi aspettano prossimamente...

data: 22/07/2018
distanza: 22,32 km 
dislivello positivo: 1127 m
n° finisher: 171
tempo:     Vittorio    4h01'23''    (10'49''/km)

posizione: Vittorio    67° su 171

Vincitore: Vincenzo Tomasello 2h25'17'' (6'31''/km)

Vincitrice: Basilia Foerster       3h00'26'' (8'05''/km)  

Curinga 2018

11^ 6 ORE PER LE VIE DI CURINGA - CURINGA (CZ) 04/08/2018

RESOCONTO DELLA GARA [Fonte sito http://www.newsbiella.it]

Nuovo strepitoso risultato di Stefano Velatta. Il portacolori dell’Atletica Paratico ha conquistato la seconda posizione della 6 ore di Curinga, in provincia di Catanzaro prendendo parte, per il secondo anno consecutivo, ad una delle gare più impegnative della stagione. 120 gli atleti ai nastri di partenza che hanno percorso l’intero paese, tra paesaggi spettacolari e una vegetazione caratteristica, ricca di ulivi e platani secolari. Con salite e pendenze intorno al 20%, in pochi sono riusciti a terminare l’ardua prova: alla fine Francesco Ciancio ha preceduto l’atleta biellese (79 km percorsi) e Vito Intini.

“È stato massacrante – confida Velatta -  In più quest’anno ho affrontato un campione nazionale australiano giunto qui per fare un allenamento in vista della 100 km in Croazia. Penso di aver pagato la gara di domenica scorsa sul Gran Sasso anche se ho compiuto dei miglioramenti rispetto all’anno scorso: ho percorso 7 km in più e sono felicissimo perché non mi aspettavo una prestazione del genere”. Con lui, un altro biellese ha preso parte alla gara: si tratta di Stefano Castoldi (Olimpia Runner), giunto in 10° posizione, con 61 km all’attivo.

“L’organizzazione e il calore della gente ha reso indimenticabile quest’esperienza – prosegue Velatta -  Si è trattata di un’autentica festa trascorsa in compagnia di queste persone straordinarie. Lo sport è stato l’indiscusso protagonista. Per questo penso proprio di tornare l’anno prossimo. Ci tengo a ringraziare l’organizzatore Gianbattista Malacari. Questa gara è stata un ottimo allenamento in vista del Mondiale in Croazia a settembre”.

RESOCONTO DELLA GARA [Fonte sito http://www.runtoday.it]

Caldo, salite e discese, ottima organizzazione, un paese in festa, tanti ragazzini giovani ‘a dare una mano’ ai ristori e non solo. Chilometri e 6 ore di tempo. E’ questa l’estrema sintesi dell’11^ edizione della 6 Ore per le vie di Curinga, ormai consueto raduno per gli inossidabili ultramaratoneti che di fare gare in giro per l’Italia mai sono stanchi.

Siamo in Calabria, qualche chilometro a sud di Lamezia Terme, sulle prime colline ‘vista mar Tirreno’ c’è Curinga ed il suo appuntamento di inizio agosto con la corsa. Chi fa ultramaratone ormai lo sa, c’è stato in questi anni e probabilmente continua a tornarci. Anche se è una ultramaratona davvero tosta, forse la più dura in Italia, giri da circa 3,5km con circa 80 metri di dislivello per ogni tornata, si parte alle 18 e si termina alle 24 per un sabato sera da leoni.

A vincere è l’italo australiano, origini calabresi, Francesco Ciancio (Cisal Soverato) che ha totalizzato 81,085km, un ritmo forsennato il suo che ha permesso di mettersi alle spalle il vincitore della scorsa edizione Stefano Velatta (Atl. Paratico). Il biellese ha corso en 78,933km, ben 6 in più dell’anno passato, ma non è stato sufficiente. I due hanno tenuto un ritmo davvero strepitoso considerato appunto l’altimetria e la temperatura non facile. Forse sarà stata la rabbia per essere stati esclusi dalla Nazionale 100km che affronterà i mondiali in Croazia ad inizio settembre. Terzo gradino del podio per l’evergreen Vito Intini (Amatori Putignano), un nome una garanzia quando si parla di ultramaratone anche se il distacco dal duo di testa è stato importante. Vito ha totalizzato 67,265km.

Gara femminile dominata da Daniela De Stefano (Asd Corricastrovillari) che concede il bis dopo il successo già ottenuto nel 2017 tra le vie di Curinga. Quest’anno sono 5 i chilometri percorsi in più rispetto all’anno passato, ben 64,775. Si è lasciata alle spalle Erica Teresa Delfine (Amatori Putignano) cheha corso 60,068km e Addolorato Trisolino (Runcard) 56,618km.

Anche per Daniela De Stefano, campionessa italiana 100km, è sfumata la convocazione ai mondiali per la 100km per colpa di una brutta storia di doping di chi l’ha preceduta a Seregno al Campionato Italiano che è poi stata squalificata e ha fatto saltare tutta la possibile squadra nazionale femminile: “E’ ormai un appuntamento fisso questo di Curinga – fa sapere la vincitrice – ed ero curiosa di vedere se mi fossi migliorata rispetto all’anno scorso. Direi di sì considerati i km percorsi in più anche con un percorso quest’anno variato e molto più difficile, con una salita maggiore rispetto al passato come mi aveva avvertito l’organizzatore Battista Malacari. Sono certamente soddisfatta, rimane la delusione dei mondiali, il danno fatto da Cristina Pitonzo e il suo essere dopata è stato notevole”.

LA MIA GARA

A dire che quando mi parlavano di questa gara io rispondevo sempre con argomentazioni contrarie, quali "si svolge ad agosto è fa troppo caldo per i miei gusti", "non mi piacciono le gare a circuito", "percorso troppo impegnativo", "durata esagerata", etc. etc.

E invece, tra gli obiettivi fissati ad inizio stagione, questa era l'unica gara che avevo voglia di rifare di quelle a cui avevo già partecipato negli anni passati. 

Complice però la devastante gara sull'Etna di 15 giorni primi, decido di iscrivermi solo nell'ultimo giorno utile per farlo. Le gambe sembrano aver recuperato, ma su come reagirà il mio fisico ad un'altra fatica del genere lo potrò scoprire solo gareggiando.

Gli iscritti alla 6 ore sono di meno rispetto allo scorso anno, quando la gara coincideva col campionato italiano delle 6 ore, e, leggendo i nomi dei partecipanti, mi sembra scontata la seconda vittoria consecutiva di Velatta. Cosa che invece non accadrà.

Poco prima delle 17 sono sul posto e ritiro pettorale, chip e pacco gara. Purtroppo mi viene detto che a fine gara non ci saranno consegnate le medaglie in quanto ci sono stati ritardi sulle consegna, con la promessa che ci verrà spedita presto a casa. Un po' mi dispiace in quanto la medaglia a fine gara è un premio diretto per la fatica appena fatta e un po' ricarica dell'energia persa... 

Fa caldo ed è molto umido, ma il clima è ben più favorevole rispetto ai 35°C del 2017.

Mi incontro coi miei compagni di squadra, tra cui Carmine, che parteciperà con me alla 6 ore integrale, e Ida/Patrizia/Maurizio + Kamel/Walter/Massimo che invece faranno la gara a staffetta, correndo circa 2 ore ciascuno.

Rispetto all'anno passato ci sono tre principali novità:

1. la partenza risulta invertita, in quanto si parte in direzione del circuito breve e poi si risale sul circuito lungo; 

2. è stato aggiunto un tratto ulteriore al giro lungo (che prima era 3.605 m) subito prima della già micidiale salita di San Rocco, con un paio di rampette abbastanza ripide;

3. gli atleti vengono dirottati sul giro piccolo non più a 40' dalla fine, ma già all'ultima ora.

La gara inizia alle 18:02 con due minuti circa di ritardo sull'orario previsto e la cosa strana è che invece il cronometro era partito in orario... In pratica la gara avrà una durata effettiva di 5h58' 

Invece di correrla in solitaria come lo scorso anno, faccio subito gruppo con Carmine e si uniscono a noi anche due partecipanti alla "breve" maratona, Filippo e Pasquale della Cosenza K42. E in effetti in compagnia, parlando del più e del meno e, in particolar modo, di corsa, i primi giri procedono abbastanza tranquilli e senza difficoltà. 

Dopo qualche giro i due maratoneti vogliono rallentare e si staccano un po' e del gruppo restiamo solo io e Carmine, mentre le nostre andature sono sempre molto costanti, tant'è che i primi giri 7 li facciamo ad un ritmo quasi fisso 24:48, 22:45, 22:57, 23:17, 23:29, 24:04, 23:21. 

Nel frattempo ai ristori bevo molto, come già fatto l'anno precedente, passando dall'acqua alla Coca Cola, dai sali minerali al tè. Stavolta però, ritenendo il crollo finale dello scorso anno dovuto ai pochi alimenti solidi consumati, ogni paio di giri mangio un boccone di qualcosa, immettendo nello stomaco un paio di pezzetti di dolce, dell'anguria, della banana e un fruttino Zuegg di quelli che mi ero portato dietro. 

Ad inizio 8° giro, quando credo di aver percorso circa 25 km, faccio un breve pitstop al bagno chimico e dico a Carmine di non aspettarmi. Perdo poco meno di 2 minuti ma purtroppo non riuscirò più a raggiungere il mio compagno di squadra.

Completo il giro in poco più di 25', ma nella discesa inizio a sentire qualche leggera fitta alla pancia.

Percorro altri due giri (27' e 31') e arrivo intorno ai 37 km percorsi e il mal di pancia non mi permette più di correre. Fortunatamente mi ritrovo vicino ai bagni chimici e ne approfitto per una "seduta tecnica" di qualche minuto.

Ne esco con l'idea che svuotata la pancia possa riprendere a correre normalmente, mentre non appena rimessi i piedi su strada mi rendo conto che ho anche le gambe svuotate da ogni energia. Riprendo la gara camminando, ma ogni 10 passi sono costretto a fermarmi per dei forti attacchi di vomito che però non si concretizzano e per la vista annebbiata... 

I due giri successivi sono tremendi e li "cammino" in 33' e 40', tant'è che il mio pensiero fisso è quello di terminare appunto questi due giri e fermarmi, col raggiungimento del traguardo minimo fissato nei 42 km della maratona. 

Come se non bastasse, in questi due giri in cui non riesco a correre, il freschetto della notte mi fa asciugare addosso il sudore e inizio a sentire anche freddo e dei dolori intercostali (come già successo a Policoro nel 2017...).

Dalla sosta in bagno bevo solo acqua e mi tengo alla larga da qualsiasi cosa da mangiare presente ai ristori, ma completati i 12 giri decido di continuare la gara, anche sotto il continuo sostegno dei compagni di squadra presenti sul traguardo o incrociati sul percorso. 

Inoltre, sono entrato nel frattempo nell'ultima ora di gara e il non dover ripetere il giro lungo (e le relative salite/discese) è un altro stimolo a non mollare.

Le gambe un po' si sbloccano e riesco almeno a camminare veloce e a corricchiare in qualche brevissimo tratto.

Ritrovo anche Carmine intorno al mio 46° km percorso e riprovo anche a correre con lui, ma con scarsi risultati tant'è che alla fine gli dico di proseguire da solo. 

Solo all'ultimo giro le gambe reagiscono: sarà per lo sparo di segnalazione degli ultimi 5 minuti di gara, sarà per aver smaltito parte della stanchezza camminando, ma riesco di nuovo a correre bene con le gambe che girano e i dolori intercostali improvvisamente spariti. Cerco di arrivare almeno al 48° km e spingo più che posso, fino a quando non arriva lo sparo finale di mezzanotte. Poggio il mio segna numero a terra e vado incontro agli amici al ristoro. 

E così termina la mia gara, alla fine con soli 800 m in meno del 2017 e con le gambe che sento ancora con energia, tant'è che il giorno dopo riuscirò a fare un collinare di 12 km, cosa che di solito non mi capita nemmeno dopo una gara breve.

Quest'anno sentivo che avrei potuto fare oltre i 50 km, ma purtroppo i contrattempi fanno parte della corsa e mi tengo ben stretto il risultato ottenuto. Per quest'anno non ho in programma altre ultra (alla Sorrento Positano di dicembre vorrei fare la "breve" di 27 km), quindi i prossimi mesi saranno dedicati ad allenarmi e a qualche garetta breve nel circondario. Nel frattempo inizio già a pensare alle papabili ultra di inizio 2019...

data: 04/08/2018
durata della gara: 6 ore
n° finisher: 64
km:     Vittorio    48,076 km    (7'29''/km)

dislivello positivo: 1255 m

posizione: Vittorio    44° su 64

Vincitore: Francesco Ciancio    81,085 km (4'26''/km)

Vincitrice: Daniela De Stefano 64,775 km (5'33''/km)  

Loricati '18

2^ TROFEO DEI PINI LORICATI - TERRANOVA DI POLLINO (PZ) 26/08/2018

RESOCONTO DELLA GARA [Fonte sito www.lasiritide.it]

Ad altissima quota si è svolta, ieri mattina, la seconda edizione del Trofeo dei Pini Loricati, nel territorio di Terranova di Pollino. La gara è organizzata dalla Correre Pollino in collaborazione con lo Sci Club di Terranova, e si è svolta in uno spettacolo unico, che inizia a valle, presso la pista da sci di fondo di Piano della Giumenta (a circa 1600 metri di altezza) e continua per tutto il percorso che raggiunge la vetta della Serretta della Porticella a 1975 metri sul livello del mare. Quest'anno ha trionfato Michelangelo Spingola della Asd Corricastrovillari con un tempo di 01.34.36. Il primo lucano (terzo assoluto) è stato Egidio Lo Vaglio della Correre Pollino. Prima tra le donne Lidia Mongelli (dodicesima assoluta) del team di casa, con un tempo di 01.51.07. La gara è cominciata con un minuto di silenzio in
ricordo delle dieci vittime della tragedia del Raganello ed ogni atleta ha portato un fiocco nero sul pettorale. "La scommessa fatta l'anno scorso- ha detto il patron della CorrerePo||ino Antonio Figundio- ha dato i suoi frutti. Da 70 partecipanti, abbiamo superato i 180 quest'anno. Nulla sarebbe stato possibile senza la grandissima collaborazione dello Sci Club di Terranova di Pollino e dell'Amministrazione Comunale. Questa tipologia di gare nel cuore del Parco del Pollino fa vedere i risultati e possiamo ben sperare per la prossima edizione. La temperatura è stata ideale, sui 2000 metri c'era forte vento ma grazie al Soccorso Alpino lucano e calabrese, la Protezione Civile e i carabinieri forestali, siamo riusciti a portare a termine una gara non semplice perché alcuni sentieri sono tracciati ed altri no. La natura è bella, il Pollino è meraviglioso ma bisogna seguire alcuni accorgimenti per trascorrere nel migliore dei modi la visita".

LA MIA GARA

Ed ho alla fine portato a termine il Trofeo dei pini loricati, gara di trail di circa 18 km a cui lo scorso anno mi ero molto interessato, ma la distanza da casa di quasi 200 km e, soprattutto, la tempistica di viaggio prevista (quasi 3 ore e mezza) mi avevano fatto desistere.
Quest'anno invece, spinto da una forte voglia di rimettere piede nella parte più bella del Parco Nazionale del Pollino, mi decido a fare questa fatica, sperando che almeno il piacere della gara mi ripaghi dallo stress del lungo viaggio.
La settimana prima della gara ho il dubbio su quale scarpe usare, in quanto dopo aver buttato le vecchie Salomon, che ultimamente mi hanno distrutto più che protetto i piedi, avevo acquistato al Decathlon le uniche scarpe da trail in negozio (le economicissime Kalenji Active Run) e nel loro collaudo si sono rilevate troppo scadenti. Ho acquistato quindi il mercoledì pre gara le MT-2 della Topo Athletic e mi sono arrivate venerdì sera. Giusto il tempo di indossarle sabato per qualche ora in casa e poi è arrivato il tempo di provarle in gara. Come ben noto, utilizzare per la prima volta delle scarpe in gara potrebbe essere un vero e proprio suicidio, ma ho rischiato e stavolta mi è andata bene. Con le Kalenji credo proprio che ora avrei qualche osso rotto ...
Il mattino della gara la sveglia suona alle 4:45, dopo "ben" tre ore di sonno. Alle 5:15 esco da casa e alle 5:30 mi incontro col compagno di squadra Pino a Piano Lago, mentre alle 5:45 ci ritroviamo col presidente Carmelo a Cosenza, che farà l'alzataccia solo per accompagnarci e supportarci. Grandissimo!
Il viaggio è lungo ma il tempo scorre via veloce. L'argomento principale di conversazione è naturalmente la corsa: gare (passate e future), allenamenti, aneddoti e ricordi podistici ci accompagnano fino alle 8:20, orario in cui arriviamo nei pressi del Pollino Sky Club di Terranova di Pollino. Da casa mia ci vogliono quindi 3 ore, mezz'ora in meno di quanto avevo stimato. Mezz'ora di sonno in più l'anno prossimo...
Lasciamo le borse in macchina e ci incamminiamo verso la zona della partenza. Ci sono 16°C e molto vento: dopo 5 minuti all'aperto già soffriamo per il freddo, ma fortunatamente il chilometro di dura salita tra la zona parcheggio e la partenza ci riscalda.
Arrivati su ritiriamo pacchi gara e pettorali e con Pino ritorniamo alla macchina a riprendere i borsoni. 
Alla seconda salita tra parcheggio/partenza mi sento già le gambe pesanti, ma Pino mi dice che sentire le gambe stanche prima della gara è un buon segno. E in effetti dopo avrà ragione lui.
Riarrivati su ci separiamo: io indosso maglia termica a maniche corte e divisa, metto il pettorale e il fiocchetto nero in segno di lutto per le vittime del Raganello. Poi preparo lo zaino con dentro quanto richiesto/consigliato dal regolamento: fischietto, telo termico, 250 ml di sali minerali, il telefonino per eventuali chiamate di emergenza e i manicotti presenti nel pacco gara come estremo rimedio all'eventuale freddo in quota.
Sono pronto per il riscaldamento! 
Faccio un breve giro sulla parte iniziale del percorso perchè è già tardi e poi inizio a sentire caldo, quindi levo la maglia termica e la metto in borsa.
Sono le 9:43 e mi dirigo verso il gonfiabile della partenza prevista per le 9:45. Qua tra i consigli dell'organizzatore Figundio, i discorsi dello speaker, il minuto di silenzio in ricordo della strage del Raganello e con qualche minuto di ritardo alle 9:55 arriva lo sparo. 
Sono posizionato molto indietro nel gruppo degli atleti perchè meno mi sforzo nella fase iniziale più, teoricamente, ne avrò a fine gara. Il percorso prevede sulla carta dei saliscendi nella fase iniziale, 2-3 km di dura salita intorno ai km 10-13 e poi tanta discesa quasi fino all'arrivo. Quindi risparmiare energia per il finale di gara mi sembra la giusta tattica da seguire.
Nei primi 3 km si corre su vari saliscendi molto piacevoli e quasi sempre nel bosco, tendenzialmente con più discesa che salita, tant'è che dai 1.600 m di altitudine iniziale scendiamo fino a 1.463 m (media di questi 3 km poco sopra i 5'30''/km).
I successivi 3 km sono invece di salita e risale sopra i 1.700 m. La media di questi 3 km è ben più alta e si assesta sopra i 7'30''/km. Pur volendo accelerare è anche difficile sorpassare chi sta davanti in quanto spesso i sentieri sono abbastanza stretti e superare lateralmente è abbastanza pericoloso.
In questo tratto, più precisamente al km 4.5, sento un improvviso dolore alla caviglia destra. Penso mi abbia morso qualche insetto o punto qualche pianta ma non mi fermo a controllare, nonostante il dolore sia molto intenso. Continuo a correre cercando di ignorarlo, anche se il dolore mi accompagnerà fino al giorno successivo, per poi trasformarsi in bruciore.
Dopo il 6° km inizia un ulteriore tratto di saliscendi sempre di circa 3 km, che terminerà poi a Piano Iannace intorno ai 1.650 m di quota. In questo tratto mi sembra di ricordare che si corra per un buona parte su un sentiero caratteristico fatto di pietre proveniente dalle rocce che dominano il sentiero sulla sinistra. A seguire c'è invece un tratto ancora più difficile, composto da pietre e fango, in cui bisogna fare molta attenzione a non cadere o non prendere qualche storta. Mi ritrovo, forse fortunatamente, gente davanti e non posso aumentare l'andatura; in compenso ho tutto il tempo di guardare bene dove mettere i piedi e non corro mai alcun pericolo di caduta.
Seguono in paio di km di salita dura (ma neanche tanto) che conducono ai piani erbosi che si trovano alla base di Serra di Crispo. Qua il panorama è fantastico: Monte Pollino che domina la scena in lontananza, verdi pascoli ove mandrie di mucche e cavalli selvatici brucano l'erba incuranti di noi atleti che ci passiamo a lato, secolari e giovani pini loricati dalle forme più strane che sorvegliano il parco al passaggio di noi podisti. Questa visione già ripaga dalla fatica fatta!
Fisicamente sto bene e in questi due km alterno corsa a camminata, superando diversi atleti. La salita non è dura come sembrava dall'altimetria fornita dagli organizzatori e riesco a tenere una buona media per i miei canoni.
Nei due chilometri successivi si sale fino al punto più alto del percorso, Serretta delle Porticella a 1.980 m, e poi si arriva sulla Serra di Crispo. Il vento in questo tratto è abbastanza forte ma la visione su un versante a me sconosciuto di Serra Dolcederme e poi il passaggio nel Giardino degli Dei (nonchè il pensiero che la salita è quasi terminata) mi infondono nuova energia per superare prima il lieve attacco di vertigini e poi per ricominciare a correre con continuità.
Dal 13° km si inizia a scendere ripidamente, attraverso fango, rami e rocce che rendono la discesa molto tecnica. In questo tratto mi diverto molto e scendo al massimo, superando diversi atleti, pur essendo costretto a farlo spesso uscendo fuori dal sentiero o facendo qualche acrobazia perchè non c'è abbastanza spazio per sorpassare in sicurezza. 
Arrivato a fine discesa sento le gambe ancora bene e proseguo insieme ad un atleta che ho nel frattempo raggiunto, scambiando qualche parola con lui. 
I successivi 3 km sono sempre in discesa nel sottobosco ma molto corribile e mai pericolosa. Cerco di spingere più che posso, ma non riesco ad andare come vorrei. Il mio ritmo medio di questi 3 km è di 5'13''/km ma avessi avuto le gambe più fresche sarei potuto scendere agevolmente sotto i 5'. Peccato, sarei voluto rientrare nelle due ore di gara...
Al 17° km termina temporaneamente la discesa e vi è un tratto in salita al di fuori della boscaglia. Mi rendo conto che le gambe stanno meglio del previsto e oltre a seminare l'atleta con cui ho fatto gli ultimi km di discesa, raggiungo e lascio dietro anche un altro atleta che avevo nel frattempo ripreso. 
Passata la breve salita, si ritorna a scendere e sento vicino lo speaker al traguardo che annuncia gli arrivi degli atleti. 
Controllo davanti e dietro e non c'è nessuno vicino a me quindi proseguo al mio ritmo e così taglio il traguardo in 2h 05', 42° su 165 atleti giunti al traguardo. 
Il mio presidente Carmelo si congratula con me e io faccio lo stesso col compagno Pino che purtroppo è arrivato "solo" secondo assoluto, sorpassato negli ultimi km per i problemi di crampi che spesso lo stanno affliggendo.
Nonostante il dolore insistente e il gonfiore al piede, non mi sento neanche tanto stanco così mi cambio riesco pure a mangiare diverse cose al buffet di dolci/frutta presente, cosa che ultimamente nel posta gara non mi era riuscita a causa della chiusura completa dello stomaco per la stanchezza accumulata.
Aspettiamo le premiazioni che avvengono proprio quando sembra si stia mettendo a piovere e poi ci dirigiamo verso casa, dopo esserci fermati velocemente a mangiare qualcosa ad un locale a Senise.
Giudizio sulla gara: trail spettacolare che nonostante la sfacchinata del viaggio merita la partecipazione. Sicuramente ha il percorso più bello che io abbia mai fatto in una gara podistica, con il giusto compromesso tra tutte le componenti caratteristiche dei trail: salite, discese, pianure, fondi pietrosi, fango, brevi arrampicate, panorami mozzafiato e, soprattutto, neanche un centimetro di strada asfaltata. Sicuramente una gara che cercherò di mettere in calendario ogni anno!

data: 26/08/2018
distanza di gara: 18,13 km
n° finisher: 165
tempo Vittorio:      2h05'00''    (6'54''/km)

dislivello positivo:   821 m

posizione Vittorio:  42° su 165

Vincitore: Michele Spingola    1h34'36'' (5'13''/km)

Vincitrice: Lidia Mongelli        1h51'07'' (6'08''/km)  

Trullincorsa 2018

TRULLINCORSA - CAMPIONATO ITALIANO 10 KM - ALBEROBELLO (BA) 01/09/2018

RESOCONTO DELLA GARA [Fonte sito www.fidal.it]

Nei Campionati Italiani dei 10 chilometri di corsa su strada, ad Alberobello(Bari), titoli assoluti a Marco Salami (Esercito) e Sara Dossena (Laguna Running). Per entrambi è il primo successo in questa gara. Su un percorso in saliscendi nella capitale dei trulli, ma particolarmente suggestivo, tra gli uomini il mantovano con 29:45 festeggia il quinto tricolore in carriera, un anno dopo la vittoria nei 5000 in pista. Finiscono alle sue spalle Ahmed El Mazoury (Atl. Casone Noceto, 29:57), che replica il secondo posto dell’ultima edizione, e Marouan Razine (Esercito, 30:25), leader nel 2016. Al femminile la maratoneta lombarda, sesta agli Europei di Berlino, vince in solitaria con il tempo finale di 33:47 e centra il suo terzo titolo che segue quelli di campestre (2015) e nei 10.000 su pista della scorsa stagione, in attesa di puntare alla prossima 42,195 km di New York. In una giornata soleggiata, di fronte a una bella cornice di pubblico, si fa notare il secondo posto tricolore di Elena Romagnolo (Cus Pro Patria Milano). La primatista nazionale dei 3000 siepi e due volte finalista olimpica, dopo la maternità, non è più un’atleta a tempo pieno ma torna sul podio in 35:01 davanti alla ventenne Nicole Reina (Cus Pro Patria Milano, 35:23), terza delle italiane per conquistare il titolo della categoria under 23 che al maschile vede la conferma di Alessandro Giacobazzi (La Fratellanza 1874 Modena, 30:53). Tra gli juniores prevale il pugliese Pasquale Selvarolo (Barile Flower Terlizzi, 31:38) e si ripete Michela Cesarò (Cus Torino, 37:26). Nelle gare under 18 un altro titolo in questa stagione per i campioni su pista: l’allievo Francesco Guerra (Rcf Roma Sud, 33:11), che fa poker dopo l’accoppiata di Rieti (1500-300) e il successo anche nel cross, mentre sui 6 km al femminile si impone Martina Cornia (La Fratellanza 1874 Modena, 21:25).

LA MIA GARA

Alberobello, la città dei trulli. Non avrei mai pensato di partecipare ad una gara in questa splendida cittadina e riuscire a godere di una corsa in mezzo ai trulli.

Quando qualche settimana prima della gara il presidente della mia società Carmelo ha chiesto se qualcuno fosse interessato a partecipare ai campionati italiani sui 10 km ad Alberobello, mi ricordo di avergli detto che sarebbe stato molto difficile per me.

Questo per vari motivi:

1. la settimana prima mi aspettava un viaggio in macchina di oltre 6 ore (andata + ritorno) per la gara di Terranova di Pollino e quindi tanti altri km dopo pochi giorni non sarebbero stati l'ideale per la mia stanchezza ormai cronica;

2. 18 km trail con un bel dislivello non avrebbero consentito alle mie gambe di fare chissà che prestazione a 6 giorni di distanza;

3. le gare così brevi le spesso evito perchè sono troppo veloci (e stressanti) per i miei gusti podistici;

4. di sabato (giorno di svolgimento della gara) lavoro pure metà giornata...

E invece, dopo aver parlato a casa della gara, decido di andare, con l'idea di abbinare alla gara di sabato la giornata di domenica dedicata allo zoo safari di Fasano con la famiglia.

E così sabato alle 13 finisco di lavorare, torno a casa, pranzo al volo, prendo i pochi bagagli e con moglie e figlia alle 14:15 partiamo verso la Puglia.

Arriviamo ad Alberobello dopo 3 ore esatte e come prima cosa andiamo all'Hotel per fare il check in e sistemarci in stanza. Io finisco di prepararmi per la gara.

Dopo circa 15 minuti usciamo dall'hotel e andiamo in zona partenza, che raggiungiamo dopo un'altra decina di minuti. Per le strade c'è una marea di atleti, tra i quali riconosco Sara Dossena in preda a numerosi fans in cerca di una foto con lei, che poi scoprirò essere la vincitrice della gara femminile e quindi la nuova campionessa nazionale.

Arrivo in Largo Martellotta, sede di partenza/arrivo, e trovo una moltitudine di persone al di fuori del tracciato di gara. Cerco i compagni di squadra che sono partiti in mattinata tutti insieme ma non riesco ad avvistarli.

Finalmente dopo una decina di minuti vedo la compagna di squadra Fausta e la seguo, fino a quando non raggiungo anche il presidente Carmelo. Gli chiedo del pettorale e mi dice che è tutto nel pullmino che si trova a 10' di cammino da lì.

Sono già le 18 così mi incammino subito a passo veloce fino a raggiungere il parcheggio offerto dall'organizzazione. Saluto le mie compagne di squadra che hanno già corso la gara femminile che nel frattempo mi avvisano sulla durezza (e bellezza) del percorso. 

E' tardissimo e fortunatamente Pino mi aiuta a mettere il pettorale posteriore, così appena sono pronto col compagno di squadra Lorenzo alle 18:11 iniziamo a corricchiare per riscaldarci andando verso la partenza. Dopo neanche 1 km di riscaldamento facendo zigzag tra la tanta gente presente, entro nella griglia di partenza e mi posiziono vicino gli amici Damiano e Massimino.

Qualche minuto prima delle 18:30 si parte!

Il percorso è in effetti abbastanza duro in quanto composto da continui saliscendi. Si parte con circa 700 m in discesa e poi si sale per circa la stanza distanza. Poi si sale e si scende continuamente fino ad arrivare al punto più alto del percorso che coincide col Trullo Sovrano, per poi ridiscendere nuovamente verso Largo Martellotta. 

I giri da fare sono 3, ma l'ultimo è stato un po' allungato nel finale per arrivare alla fatidica distanza dei 10 km omologati.

Parto con calma perchè so che non ho quei ritmi nelle gambe e rischio di scoppiare. Il ritmo si assesta intorno ai 4'45''/km nel primo giro. Al secondo giro vengo già doppiato dai primi atleti che scenderanno sotto i 30' e ho un leggero calo, ma poi all'ultimo giro cerco di dare fondo a tutte le energie e chiudo la gara in progressione con una media di 4'47''/km, facendo i primi 5 km a 4'46'' e gli ultimi 5 a 4'48''. 

Su questo percorso e soprattutto senza preparazione specifica di più non potevo fare. 

Stupenda l'atmosfera agonistica e di festa che si è respirata ad Alberobello, dal pre al post gara. Alla fine sono stato molto contento di aver partecipato ad un campionato nazionale perchè chissà quando ne capiterà un altro nel sud Italia. Poi correre in mezzo ai trulli e in molti tratti tra due ali di folla è stato molto emozionante. E poi non capita certo tutti i giorni di correre insieme ad atleti di livello internazionale o di vedere tra gli spettatori della gara un certo Stefano Baldini!
 

data: 01/09/2018
distanza di gara: 10 km
n° finisher: 532 della mia gara (1.601 totali)
tempo Vittorio:      47'49''    (4'47''/km)

dislivello positivo:   113 m

posizione Vittorio:  436° su 532

Vincitore: Onesphore Nzikwindkunda 28'55'' (2'54''/km)

Vincitrice: Sara Dossena                   33'47'' (3'23''/km) 

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